Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.

Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.

I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.

Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."

L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.

L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.

Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.

Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).

Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.

Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro. 

Dr Antonio Giangrande  

NOTA BENE

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ANNO 2021

 

LO SPETTACOLO

 

E LO SPORT

 

QUARTA PARTE

 

 

 

DI ANTONIO GIANGRANDE

 

 

 

  

 

L’ITALIA ALLO SPECCHIO

IL DNA DEGLI ITALIANI

     

 

 

 

L’APOTEOSI

DI UN POPOLO DIFETTATO

Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2021, consequenziale a quello del 2020. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.

Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.

 

IL GOVERNO

 

UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.

UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.

PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.

LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.

LA SOLITA ITALIOPOLI.

SOLITA LADRONIA.

SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.

SOLITA APPALTOPOLI.

SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.

ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.

SOLITO SPRECOPOLI.

SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.

 

L’AMMINISTRAZIONE

 

SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.

SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.

IL COGLIONAVIRUS.

 

L’ACCOGLIENZA

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA.

SOLITI PROFUGHI E FOIBE.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.

 

GLI STATISTI

 

IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.

IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.

SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.

SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.

IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.

 

I PARTITI

 

SOLITI 5 STELLE… CADENTI.

SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.

SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.

IL SOLITO AMICO TERRORISTA.

1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.

 

LA GIUSTIZIA

 

SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.

LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.

LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.

SOLITO DELITTO DI PERUGIA.

SOLITA ABUSOPOLI.

SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.

SOLITA GIUSTIZIOPOLI.

SOLITA MANETTOPOLI.

SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.

I SOLITI MISTERI ITALIANI.

BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.

 

LA MAFIOSITA’

 

SOLITA MAFIOPOLI.

SOLITE MAFIE IN ITALIA.

SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.

SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.

SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.

LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.

SOLITA CASTOPOLI.

LA SOLITA MASSONERIOPOLI.

CONTRO TUTTE LE MAFIE.

 

LA CULTURA ED I MEDIA

 

LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.

SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.

SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.

SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.

SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.

 

LO SPETTACOLO E LO SPORT

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI.

SOLITO SANREMO.

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.

 

LA SOCIETA’

 

AUSPICI, RICORDI ED ANNIVERSARI.

I MORTI FAMOSI.

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?

 

L’AMBIENTE

 

LA SOLITA AGROFRODOPOLI.

SOLITO ANIMALOPOLI.

IL SOLITO TERREMOTO E…

IL SOLITO AMBIENTOPOLI.

 

IL TERRITORIO

 

SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.

SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.

SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.

SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.

SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.

SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.

SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.

SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.

SOLITA SIENA.

SOLITA SARDEGNA.

SOLITE MARCHE.

SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.

SOLITA ROMA ED IL LAZIO.

SOLITO ABRUZZO.

SOLITO MOLISE.

SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.

SOLITA BARI.

SOLITA FOGGIA.

SOLITA TARANTO.

SOLITA BRINDISI.

SOLITA LECCE.

SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.

SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.

SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.

 

LE RELIGIONI

 

SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.

 

FEMMINE E LGBTI

 

SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.

 

 

 

 

 

 

LO SPETTACOLO E LO SPORT

INDICE PRIMA PARTE

SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)

Il Circo.

Superstizione e fisse.

Gli Zozzoni.

Le Icone.

Le Hollywood d’Italia.

«Gomorra», tra fiction e realtà.

Quelli che …il calcio.

I Naufraghi.

Amici: tutto truccato?

Il Grande Fratello Vip.

"I tormentoni estivi? Sono da 60 anni specchio dell'Italia".

Le Woodstock.

Rap ed illegalità.

L’Eurovision.

Abella Danger e Bella Thorne.

Achille Lauro.

Adele.

Adriana Volpe.

Adriano e Rosalinda Celentano.

Aerosmith.

Aida Yespica.

Afef.

Alanis Morissette.

Alba Parietti.

Alba Rohrwacher.

Al Bano Carrisi.

Alda D’Eusanio

Aldo, Giovanni e Giacomo.

Ale & Franz.

Alec Baldwin.

Alessandra Amoroso.

Alessandro Benvenuti.

Alessandro Borghese.

Alessandro Borghi.

Alessandro Cattelan.

Alessandro Cecchi Paone.

Alessandro Gassmann.

Alessandro Haber.

Alessandro Nivola.

Alessia Marcuzzi.

Alessio Bernabei.

Alfonso Signorini. 

Alice ed Ellen Kessler.

Alina Lopez e Emily Willis.

Amanda Lear.

Ambra Angiolini.

Amedeo Minghi.

Amouranth, alias Kaitlyn Siragusa.

Andrea Balestri.

Andrea Bocelli.

Andrea Delogu.

Andrea Roncato.

Andrea Sannino.

Angela White.

Angelina Jolie.

Anya Taylor-Joy.

Anna Falchi.

Anna Oxa.

Annalisa Minetti.

Anna Maria Rizzoli.

Anna Tatangelo.

Anna Mazzamauro.

Anthony Hopkins.

Antonella Clerici.

Antonella Elia.

Antonella Mosetti.

Antonello Venditti.

Antonino Cannavacciuolo.

Antonio Costantini Awanagana.

Antonio Mezzancella.

Antonio Ricci.

Arisa.

Asia e Dario Argento.

Aubrey Kate.

Baltimora.

Barbara De Rossi.

Barbara d'Urso.

Beatrice Rana.

Belen Rodriguez.

Bella Hadid.

Benedetta D’Anna.

Benedicta Boccoli.

Bill Murray.

Billie Eilish.

Björn Andrésen.

Bob Dylan.

Bobby Solo, ossia: Roberto Satti.

Brad Pitt.

Brandi Love.

Brigitte Bardot.

Britney Spears.

Bruce Springsteen.

Camilla Boniardi: Camihawke.

Can Yaman.

Capo Plaza, nato come Luca D'Orso.

Cara Delevingne.

Carla Gravina.

Carlo Cracco.

Carlo Verdone.

Carlotta Proietti.

Carmen Consoli.

Carmen Russo e Enzo Paolo Turchi.

Carol Alt.

Carolina Marconi.

Catherine Spaak.

Caterina Balivo.

Caterina Caselli.

Caterina De Angelis e Margherita Buy.

Caterina Lalli, in arte Lialai.

Caterina Murino.

Caterina Valente.

Cecilia Capriotti.

Chadia Rodriguez.

Charlotte Sartre.

Chloé Zhao, regista Premio Oscar.

Christian De Sica.

Claudia Koll.

Cristian Bugatti in arte Bugo.

Cristiano Malgioglio.

Clara Mia.

Claudia Cardinale.

Claudia Gerini.

Claudia Motta.

Claudia Pandolfi.

Claudia Schiffer.

Claudia Koll.

Claudio Baglioni.

Claudio Bisio.

Claudio Cecchetto.

Claudio Santamaria.

Coma_Cose.

Cosimo Fini, cioè Gué Pequeno.

Corinne Clery.

Daft Punk.

Damon Furnier, in arte Alice Cooper.

Daniela Ferolla.

Dario Faini, Dardust e DRD.

Demi Lovato.

Demi Moore.

Demi Sutra.

Deep Purple.

Diego Abatantuono.

Diletta Leotta.

Donatella Rettore.

Dori Ghezzi vedova De André.

Dredd.

Ed Sheeran.

Edoardo Bennato.

Edoardo Vianello.

Eddie Murphy.

Elena Sofia Ricci.

Eleonora Cecere.

Eleonora Giorgi.

Eleonora Pedron.

Elettra Lamborghini.

Elio (Stefano Belisari) e le Sorie Tese.

Elisa Isoardi.

Elisabetta Canalis.

Elisabetta Gregoraci.

Elena Anna Staller, detta Ilona (il nome della madre) o Cicciolina.

Elodie.

Ema Stokholma.

Emanuela Fanelli.

Emma Marrone.

Emily Ratajkowski.

Enrico Brignano.

Enrico Lucherini.

Enrico Montesano.

Enrico Papi.

Enrico Ruggeri.

Enrico Vanzina.

Enza Sampò.

Enzo Braschi.

Enzo Ghinazzi: Pupo.

Enzo Iacchetti.

Ermal Meta.

Eros Ramazzotti.

Eva Grimaldi.

Eveline Dellai.

Ezio Greggio.

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)

Faber Cucchetti.

Fabio Marino.

Fabio Testi.

Fanny Ardant.

Federico Quaranta.

Federico Salvatore.

Filomena Mastromarino: Malena.

Fedez e Chiara Ferragni.

Fiorella Mannoia.

Flavia Vento.

Flavio Insinna.

Francesca Alotta.

Francesca Cipriani.

Francesca Giuliano.

Francesca Michielin.

Francesca Neri.

Francesca Reggiani.

Francesco Baccini.

Francesco De Gregori.

Francesco Gabbani.

Francesco Guccini.

Francesco Pannofino.

Francesco Sarcina.

Franco Oppini.

Franco Trentalance.

Frank Matano.

Gabriel Garko.

Gabriele e Silvio Muccino.

Gabriele Lavia.

Gabriele Paolini.

Gabriele Salvatores.

Gene Gnocchi.

Gerry Scotti.

Giancarlo Magalli.

Giancarlo ed Adriano Giannini.

Gianfranco Vissani.

Gianluca Grignani.

Gianni Morandi.

Gianni Sperti.

Gigi D'Alessio.

Gina Lollobrigida.

Gino Paoli.

Giovanna Mezzogiorno.

Giovanni Veronesi.

Giucas Casella.

Giulia De Lellis.

Giuliano Montaldo.

Giulio Mogol Rapetti.

Giuseppe Povia.

Greta Scarano.

Harvey Keitel.

Heather Parisi.

Helen Mirren.

Hugh Grant.

Gli Stadio.

I Dik Dik.

I Duran Duran.

I Jalisse.

I Gemelli di Guidonia.

I Pooh.

I Righeira.

I Tiromancino.

Iggy Pop.

Ilaria Galassi.

Ilary Blasi.

Ilenia Pastorelli.

Irina Shayk.

Iva Zanicchi.

Ivan Cattaneo.

J-Ax.

James Franco.

Jamie Lee Curtis.

Jane Fonda.

Jean Reno.

Jenny B.

Jennifer Lopez.

Jerry Calà.

Jessica Drake.

Jessica Rizzo.

Joan Collins.

Jo Squillo.

John Carpenter.

Johnny Depp.

José Luis Moreno.

Junior Cally.

Justine Mattera.

Gabriele Pellegrini: Dado.

Giovanni Scialpi, in arte Shalpy.

Kabir Bedi.

Kayden Sisters.

Kasia Smutniak.

Kate Moss.

Kate Winslet.

Katherine Kelly Lang- Brooke Logan.

Katia Ricciarelli.

Kazumi.

Kevin Spacey.

Kim Kardashian.

Kissa Sins.

Lady Gaga.

La Gialappa's Band.

La Rappresentante di Lista.

Lando Buzzanca.

Laura Chiatti.

Laura Freddi.

Laura Pausini.

Le Carlucci.

Lele Mora.

Lello Arena.

Leo Gullotta.

Liana Orfei.

Licia Colò.

Lillo (Pasquale Petrolo) & Greg (Claudio Gregori).

Linda Evangelista.

Lino Banfi.

Linus.

Liza Minnelli.

Lo Stato Sociale.

Loredana Bertè.

Lorella Cuccarini.

Lorenzo Jovanotti Cherubini.

Loretta Goggi.

Lory Del Santo.

Luca Barbareschi.

Luca Barbarossa.

Luca Bizzarri.

Luca Tommassini.

Luca Zingaretti.

Luca Ward.

Luce Caponegro: Selen.

Luciana Littizzetto.

Luciana Savignano.

Luciano Ligabue.

Lucrezia Lante della Rovere.

 

INDICE TERZA PARTE

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)

Maccio Capatonda (all'anagrafe, Marcello Macchia).

Madame.

Maddalena Corvaglia.

Madonna.

Maitland Ward.

May Thai.

Malika Ayane.

Maneskin.

Manila Nazzaro.

Manuel Agnelli.

Manuela Arcuri.

Mara Maionchi.

Mara Venier.

Marcella Bella.

Marco Bellocchio.

Marco Castoldi in arte Morgan.

Marco e Dino Risi.

Marco Giallini.

Marco Mengoni.

Marco Tullio Giordana.

Maria Bakalova.

Maria De Filippi.

Maria Giuliana Toro: «nome d' arte», Giuliana Longari.

Maria Grazia Cucinotta.

Maria Luisa “Lu” Colombo.

Maria Pia Calzone.

Marianna Mammone: BigMama.

Marica Chanelle.

Marilyn Manson.

Mario Maffucci.

Marina La Rosa.

Marina Perzy.

Marisa Laurito.

Martina Cicogna.

Martina Colombari.

Massimo Boldi.

Massimo Ghini.

Massimo Ranieri.

Massimo Wertmüller.

Matilda De Angelis.

Maurizio Aiello.

Maurizio Battista.

Maurizio Milani.

Mauro Coruzzi, in arte Platinette.

Max Pezzali.

Mel Brooks.

Memo Remigi.

Micaela Ramazzotti.

Michael J. Fox.

Michael Sylvester Gardenzio Stallone.

Michele Foresta, in arte Mago Forest.

Michele Guardì.

Michele Placido.

Michelle Hunziker.

Miguel Bosé.

Milena Vukotic.

Milton Morales.

Mikhail Baryshnikov.

Mina.

Miriam Leone.

Mistress T..

Mita Medici.

Myss Keta.

Modà.

Monica Bellucci.

Monica Guerritore.

Monica Vitti.

Nada.

Naike Rivelli ed Ornella Muti.

Nancy Brilli.

Nanni Moretti.

Naomi Campbell.

Nek.

Nicolas Cage.

Nicole Aniston.

Nina Moric.

Nino D’Angelo.

Nino Frassica.

Nick Nolte.

Nyna Ferragni.

Noemi.

99 Posse.

Oliver Stone.

Orietta Berti.

Orlando Portento.

Ornella Vanoni.

Pamela Anderson.

Pamela Prati.

Paola Perego.

Paola Pitagora.

Paola Saulino, meglio nota come Insta_Paolina.

Paolo Bonolis.

Paolo Conte.

Paolo Fox.

Paolo Rossi.

Paolo Sorrentino.

Paris Hilton.     

Pasquale Panella alias Vito Taburno.

Patrizia De Blanck.

Patty Pravo.

Patti Smith.

Pedro Almodóvar.

Peppe Barra.

Peppino di Capri.

Phil Collins.

Pietra Montecorvino.

Pierfrancesco Favino.

Pier Francesco Pingitore.

Piero Chiambretti.

Pietro Galeotti.

Pino Donaggio.

Pio e Amedeo.

Pietro e Sergio Castellitto.

Pippo Baudo.

Pippo Franco.

Pupi Avati.

Quentin Tarantino.

Quincy Jones Jr.

Rae Lil Black.

Rajae Bezzaz.

Raffaella Carrà.

Raffaella Fico.

Red Ronnie.

Regina Profeta.

Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni.

Renzo Arbore.

Riccardo Cocciante.

Riccardo Fabbriconi: Blanco.

Riccardo Muti.

Riccardo Scamarcio.

Ricchi e Poveri.

Richard Benson.

Rita Dalla Chiesa.

Rita Ora.

Robert De Niro.

Roberto Da Crema.

Roberto Vecchioni.

Robyn Fenty, in arte Rihanna.

Rocco Maurizio Anaclerio, in arte Dj Ringo.

Rocco Papaleo.

Rocco Siffredi.

Roberto Bolle.

Rodrigo Alves.

Rosalino Cellamare: Ron.

Rosario Fiorello.

Rowan Atkinson.

Sabina Guzzanti.

Sabrina Ferilli.

Sabrina Salerno.

Sal Da Vinci.

Salma Hayek.

Salvatore Esposito.

Sandra Milo.

Sara Croce.

Sara Tommasi.

Sarah Cosmi.

Scarlit Scandal.

Serena Autieri.

Serena Grandi.

Serena Rossi.

Sergio Rubini.

Shaila Gatta.

Sharon Stone.

Shel Shapiro.

Silvio Orlando.

Simona Izzo e Ricky Tognazzi.

Simona Marchini.

Simona Tagli.

Simona Ventura.

Simone Cristicchi.

Sylvie Lubamba.

Sylvie Vartan.

Sophia Loren.

Stefania Casini.

Stefania Orlando.

Stefania e Amanda Sandrelli.

Stefano Accorsi.

Stefano e Frida Bollani.

Stefano Sollima.

Steven Spielberg.

Sting.

Taylor Swift.

Teo Teocoli.

Terence Hill, alias Mario Girotti.

Terence Trent d’Arby, ora Sananda Maitreya.

Teresa Saponangelo.

Tilda Swinton.

Tim Burton.

Tina Ciaco, in arte Priscilla Salerno.

Tina Turner.

Tinì Cansino.

Tinto Brass.

Tiziano Ferro.

Tommaso Paradiso.

Toni Ribas.

Toni Servillo.

Tony Renis.

Tosca D’Aquino.

Tullio Solenghi.

Uccio De Santis.

Umberto Smaila.

Umberto Tozzi.

Val Kilmer.

Valentina Lashkéyeva. In arte: Gina Gerson.

Valentina Nappi.

Valentine Demy.

Valeria Golino.

Valeria Marini.

Valeria Rossi.

Valerio Lundini.

Valerio Staffelli.

Vasco Rossi.

Veronica Pivetti.

Village People.

Vina Sky.

Vincent Gallo.

Vincenzo Salemme.

Vittoria Puccini.

Vittoria Risi.

Zucchero Fornaciari.

Wanna Marchi e Stefania Nobile.

Wladimiro Guadagno, in arte Luxuria.

Willie Nelson.

Willie Peyote.

Will Smith.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

SOLITO SANREMO. (Ho scritto un saggio dedicato)

Figure di m…e figuranti.

Non sono solo canzonette.

La Prima Serata.

La Seconda Serata.

La Terza Serata.

La Quarta Serata.

La Quinta ed ultima Serata.

Sanremo 2022.

 

 

INDICE QUINTA PARTE

 

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)

Quelli che…scrivono.

Quelli che….la Paralimpiade.  

Quelli che…l’Olimpiade.

L’omertà nello Sport.

Autonomia dello sport? Peggio della Bielorussia.

Le Plusvalenze.

Le Speculazioni finanziarie.

Gli Arbitri.

I Superman…

Figli di Papà.

Quelli che …ti picchiano.

Quelli che … l’Ippica.

Quelli che … le Lame.

Quelli che …i Motori.

Quelli che …il Ciclismo.

Quelli che …l’Atletica.

 

INDICE SESTA PARTE

 

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)

Quelli che …il Calcio. 

 

INDICE SETTIMA PARTE

 

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)

Quelli che ...la Palla ovale.

Quelli che …la Pallacanestro. 

Quelli che …la Pallavolo.

Quelli che …il Tennis.

Quelli che …la Vela.

Quelli che …i Tuffi. 

Quelli che …il Nuoto. 

Quelli che …gli Sci.

Quelli che …gli Scacchi. 

Quelli che… al tavolo da gioco.

Il Doping.

 

 

 

 

LO SPETTACOLO E LO SPORT

QUARTA PARTE

 

SOLITO SANREMO. (Ho scritto un saggio dedicato)

·        Figure di m…e figuranti.

Il Festival nella pandemia. Sanremo 2021 in lockdown, il Festival delle restrizioni: tutti i divieti anti-Covid. Roberta Caiano su Il Riformista il 26 Febbraio 2021. Che quella del 2021 sarebbe stata un’edizione all’insegna delle restrizioni e dei regolamenti anti-contagio lo si era intravisto con la conferma dell’assenza di pubblico in platea, ma con l’avvicinarsi della data di inizio del Festival di Sanremo sono state anticipate altre misure anti-Covid. Distanziamento sociale, mascherine e dispositivi di protezione non saranno sufficienti e Sanremo sarà in piena zona rossa. Infatti, data la popolarità della kermesse canora e soprattutto l’espandersi della pandemia anche a causa delle varianti, il Comune di Sanremo, in accordo con la prefettura e la questura, ha deciso di adottare provvedimenti ancor più contenitivi per evitare assembramenti e caos all’esterno del Teatro Ariston. Tra i divieti c’è quello di stazionamento, dalle 8:00 alle 14:00, nella zona antistante e retrostante il teatro che ospita il Festival, e quello di transito pedonale dalle 14:00 fino a fine spettacolo, tranne per chi deve recarsi in un negozio di quell’area cui sarà consentito il passaggio. E’ fatto inoltre divieto di assembramento vicino ad alberghi e altre strutture ricettive cittadine, dove saranno ospitati cantanti e artisti. In più, nella settimana dal 2 al 6 marzo, i ristoranti nei pressi dell’Ariston che faranno servizio mensa per il personale del Festival, saranno chiusi al pubblico. Tra i provvedimenti presi dal Comune si segnala anche la sospensione degli spettacoli aperti al pubblico in sale, spazi chiusi e anche all’aperto e il divieto di ogni attività che possa richiamare gente come attività musicali o di intrattenimento in aree pubbliche o aperte al pubblico e in aree private visibili dal pubblico. Eventuali riprese radiofoniche o televisive itineranti, in aree pubbliche o aperte al pubblico, sono autorizzate soltanto nel rispetto delle misure di sicurezza e dovranno essere interrotte qualora si dovessero formare assembramenti. I responsabili degli alberghi e delle altre strutture ricettive dovranno controllare con il proprio personale il rispetto delle disposizioni.

Filippo Grimaldi per gazzetta.it il 26 febbraio 2021. Tutto troppo ovattato per una Sanremo che fra quattro giorni ospiterà la serata inaugurale del Festival numero 71: zero fan, zero appassionati, solo qualche curioso che s’informa sugli spostamenti di Ibrahimovic in Riviera. Da mercoledì scorso Sanremo è in zona arancione scuro, una sorta di anticamera del lockdown duro. In giro, pochi locali aperti, nessun forestiero a parte quanti lavorano all’organizzazione della rassegna. Poi c’è Ibra: ingombrante, maledettamente ingombrante lo svedese, che ancora non s’è palesato (arriverà martedì in giornata), ma già è riuscito a catalizzare su di sé l’attenzione di tutti, quasi oscurando l’attesa per la competizione canora, a tal punto da avere messo in second’ordine l’inevitabile polemica musicale legata al fatto che nella serata delle cover, giovedì prossimo, 4 marzo, nessun cantante abbia scelto 4 marzo 1943 di Dalla, a 50 anni esatti dal suo debutto, proprio su questo palco. All’ingresso dell’Ariston, tutto blindato. Due corsie di ingresso, altrettante in uscita, personale ai varchi, lettore ottico dei pass. Ma aspettano lui, re Zlatan, sul cui arrivo in Riviera tutto è tenuto segreto. Una simile attesa ricorda quella del 1996, quando sul palco salì The Boss, Bruce Springsteen. Oggi Zlatan parla da leader, racconta che "tante persone sono gelose, vorrebbero essere nella mia situazione, ma non tutti possono farlo". Ai canali dell’Uefa (e a Discovery+ Svezia) lo svedese racconta molto di sé e di questo Milan, di come lui abbia "zlatanizzato Pioli", della sua adorazione per "quel Ronaldo, che è il calcio", mentre "questo è il gioco del calcio". Differenza nient’affatto sottile, per uno come lui "cresciuto alla vecchia scuola, mentre oggi i social hanno cambiato tutto e oggi la nuova generazione gioca cinque minuti", e già si parla "di grandi giocatori". Questo è l’Ibrahimovic che vedremo sul palco dell’Ariston: "Io gioco a calcio perché sono il migliore a giocare a calcio". E ancora: "Bisogna fare quello in cui si è bravi. altrimenti rischi di non fare una bella figura". Sottintendendo, dunque, che pure sul palco saprà dire la sua. Si spera che in qualche modo Ibra faccia da volano anche per rilanciare una città che, pur a fronte del binomio indissolubile con Sanremo, non può avere quest’anno il solito fascino della settimana del Festival.

IBRA MONEGASCO?—   Gli italiani si guarderanno Ibra in tv, qualcosa lui si inventerà. La speranza di chi abita da queste parti è poterlo vedere allenarsi. Dove, quando? I giorni in cui lavorerà da solo in Riviera sono almeno due, venerdì e sabato prossimi, vigilia della trasferta dei rossoneri a Verona, mentre resta incerto il programma (calcistico) dello svedese alla vigilia del turno infrasettimanale e il giorno dopo l’Udinese. Tre le opzioni: lo stadio Comunale, campo di casa della Sanremese, squadra di Serie D. Oppure quello dell’Ospedaletti, a sei chilometri da qui verso il confine con la Francia: il Ciccio Ozenda è stato totalmente rinnovato due anni fa con un sintetico di ultima generazione. Poi c’è l’opzione tre, la più complicata ed affascinante: il Training Center La Turbie, i campi a picco sul Principato dove si allena il Monaco, a 40 minuti d’auto da Sanremo. È vero che gli artisti del Festival saranno in una bolla, ma lui potrebbe comunque uscire dall’Italia come fanno i 3400 frontalieri ogni giorno. Nessuna conferma in tal senso, ma domenica 7 il Monaco non gioca e dunque, chissà... Certo è che se il Festival aveva bisogno di un personaggio top per decollare in un Ariston deserto, ha scelto l’uomo giusto. Che, però, nelle notti sul palco non si dimenticherà certo della sua missione: "Tutti dobbiamo essere all’altezza", ripete rivolto innanzitutto a se stesso. Anche fuori dal campo. Non steccherà, neppure con l’orchestra dell’Ariston ad accompagnarlo.

Arianna Ascione per corriere.it l'1 marzo 2021. Si sono conosciuti ai tempi de L'eredità, stanno insieme dal 2003, hanno un figlio - José Alberto - che oggi ha 12 anni, sono sposati dal 2009 (civilmente, nel 2019 si sono detti sì anche in chiesa) e hanno persino un profilo di coppia su Instagram (citato da Lo Stato Sociale nella loro canzone in gara). Insomma: quella tra Amadeus e Giovanna Civitillo è una grande storia d’amore. La showgirl partenopea quest’anno è nel cast della 71ma edizione del Festival di Sanremo, al timone con Valeria Graci e Giovanni Vernia del PrimaFestival - già in onda su Rai1 dal 27 febbraio subito dopo il Tg1 delle 20 -, il notiziario flash dedicato alla manifestazione. Sanremo non è una novità per Giovanna Civitillo (lo scorso anno ha lavorato come inviata all’Ariston per La Vita in Diretta) ma, per evitare possibili polemiche, in un’intervista rilasciata ad Oggi e pubblicata sul numero attualmente in edicola Amadeus ci ha tenuto a precisare: «Giovanna lavora in Rai dal 1996, l’ha voluta lo sponsor e a me è stato comunicato a cose fatte. Lei mi ha detto: se ti creo problemi, rinuncio. Ma perché avrebbe dovuto? Ci si stupisce della moglie quando non lo si fa per le amanti».

«Ero pronta a rinunciarci». Civitillo ha confermato al settimanale di essere stata pronta a rinunciare all’incarico, per evitare di creare difficoltà a suo marito: «Mi ha sorpresa davvero questa proposta di Rai Pubblicità. Ero pronta a rinunciarci, per evitare polemiche che disturbassero Ama. Poi lui mi ha convinto su quanto fosse stupido rinunciarci: indosserò il mio impermeabile e mi lascerò scivolare addosso le polemiche. Io sono a posto con la mia coscienza, so come sono andate le cose e voglio affrontare il Prefestival con lo spirito giusto». Già durante la conferenza stampa di presentazione del Festival, interrogato sulla questione, Amadeus aveva raccontato che spesso sua moglie a livello lavorativo viene penalizzata proprio per via della loro relazione, e che è molto felice per questo suo nuovo impegno professionale: «Non accetto raccomandazioni proprio perché voglio essere libero. Ma sfatiamo un mito. C’è una differenza tra raccomandazione e segnalazione. Si può segnalare chi è bravo, o adatto a un ruolo: questo non significa imporlo. Ma mia moglie è del tutto estranea a entrambe le cose. Sa quanta gente la ferma per strada dicendole di lavorare di più in tv? Solare, allegra, spiritosa, piena di qualità artistiche e proprio perché è mia moglie il più delle volte viene penalizzata. Quindi chi sono io per negarle questa possibilità? Sono strafelice per lei». 

Giovanna Civitillo al PrimaFestival: “Non volevo danneggiare Amadeus”. Alice su Notizie.it il 25/02/2021. Giovanna Civitillo ha spiegato perché avrebbe pensato di rinunciare alla conduzione del PrimaFestival di Sanremo 2021. Giovanna Civitillo è stata scelta per condurre lo show di apertura del Festival di Sanremo 2021, il PrimaFestival, insieme a Giovanni Vernia e Valeria Graci. La showgirl ha rivelato che per non passare per “raccomandata” avrebbe pensato di rinunciare al ruolo. Giovanna Civitillo sarà la conduttrice del PrimaFestival di Sanremo 2021. La showgirl, moglie del direttore artistico di questa edizione, Amadeus, ha dichiarato che inizialmente quando le sarebbe stato offerto il posto avrebbe pensato di rifiutare per non “danneggiare” suo marito e per non dover rispondere alle critiche di essere stata “raccomandata” (cosa per altro non vera). Lo stesso Amadeus avrebbe insistito perché Giovanna accettasse la conduzione del PrimaFestival e adesso lei sarebbe più felice che mai: “Ero pronta a rinunciarci, per evitare polemiche che disturbassero Amadeus. Poi lui mi ha convinto su quanto fosse stupido rinunciarci: indosserò il mio impermeabile e mi lascerò scivolare addosso le polemiche. Io sono a posto con la mia coscienza, so come sono andate le cose e voglio affrontare il Prefestival con lo spirito giusto”, ha confessato. In un primo momento circolavano ipotesi riguardanti una presunta partecipazione di Giovanna Civitillo alla kermesse in qualità di valletta ma poi la sua conduzione al PrimaFestival ha definitivamente messo a tacere le indiscrezioni. Un anno fa la showgirl era stata ospite fissa a La Vita in Diretta, dove aveva raccontato i retroscena della kermesse (che, anche in quell’occasione, era stata condotta da suo marito). Giovanna Civitillo e Amadeus sono sposati dal 2009 e insieme hanno avuto un figlio, José Alberto.

La showgril. Chi è la moglie di Amadeus, la ballerina Giovanna Civitillo: conduttrice del PrimaFestival di Sanremo. Vito Califano su Il Riformista il 2 Marzo 2021. Giovanna Civitillo sarà conduttrice del PrimaFestival di Sanremo: il notiziario che andrà in onda dalle 20:30 su Rai1 nei giorni della kermesse. Con Civitillo anche Valeria Graci e Giovanni Vernia. Immagini a caldo, interviste, dirette dal teatro Ariston, l’analisi dei social: tutto questo al PreFestival. Civitillo è moglie di Amadeus, direttore artistico del Festival, originaria di Vico Equense, nel casertano, showgirl e ballerina. Diplomata in danza classica, ha lavorato sia in Rai che a Mediaset. Alcune trasmissioni: Carràmba! Che sorpresa, Beato tra le donne, Domenica In. Dal 2002 al 2006 ha collaborato con Amadeus a L’eredità. Dal 2003 i due hanno cominciato una relazione. Si sono sposati nel 2009, dieci anni dopo in chiesa. I due hanno un figlio, Josè Alberto. La canzone della coppia, ha confidato il conduttore a Tv Sorrisi e Canzoni, è Il segreto degli Stadio. Civitillo è stata criticata dalla giornalista Lucia Annunziata per alcuni stacchetti messi in scena proprio durante L’eredità. Ha lavorato anche alla sitcom Camera Café, allo Zecchino d’Oro, ad Avanti un altro!, La Vita in diretta. La sua partecipazione al PrimaFestival è stata molto criticata: accusata di favoritismo e raccomandazione. La ballerina e valletta è stata invitata dallo sponsor, secondo quanto riportato. Civitillo si è detta “sorpresa davvero da questa proposta di Rai Pubblicità. Ero pronta a rinunciarci, per evitare polemiche che disturbassero Ama. Poi lui mi ha convinto su quanto fosse stupido rinunciarci: indosserò il mio impermeabile e mi lascerò scivolare addosso le polemiche. Io sono a posto con la mia coscienza, so come sono andate le cose e voglio affrontare il Prefestival con lo spirito giusto”. Amadeus stesso, in conferenza stampa e in un’intervista a Oggi, ha replicato alle polemiche sui favoritismi: “Non accetto raccomandazioni proprio perché voglio essere libero. Ma sfatiamo un mito. C’è una differenza tra raccomandazione e segnalazione. Si può segnalare chi è bravo, o adatto a un ruolo: questo non significa imporlo. Ma mia moglie è del tutto estranea a entrambe le cose. Sa quanta gente la ferma per strada dicendole di lavorare di più in tv? Solare, allegra, spiritosa, piena di qualità artistiche e proprio perché è mia moglie il più delle volte viene penalizzata. Quindi chi sono io per negarle questa possibilità? Sono strafelice per lei”.

 (Adnkronos il 24 febbraio 2021) - Prima del Festival di Sanremo l'ad Rai Fabrizio Salini consegni l'elenco di tutti gli artisti, in gara e non, che prenderanno parte alla kermesse così come la lista dei relativi agenti. Questo al fine di esaminare l'effettivo rispetto della policy sul conflitto di interessi di agenti e produttori. In sintesi è questo il contenuto della missiva inviata dai consiglieri Rai Rita Borioni e Riccardo Laganà all'amministratore delegato della Rai Salini. "Il 14 settembre 2020 sono entrate in vigore le Linee Guida finalizzate ad evitare l'insorgere di situazioni di conflitto di interessi tra produttori e agenti che rappresentino artisti - sottolineano all'Adnkronos - Con l'approssimarsi della manifestazione canora Festival di Sanremo 2021, abbiamo chiesto, attraverso una lettera all'Ad e tutto il Cda, di ricevere con urgenza informazioni sul rispetto della policy e sulle modalità di monitoraggio e attuazione della stessa". "In particolare - osservano Borioni e Laganà richiamando quanto scritto nella policy - posto che 'gli Agenti non possono rappresentare più del 30% degli Artisti ricompresi in una produzione televisiva', crediamo che prima dell'inizio del Festival sia necessario avere l'elenco completo ed aggiornato di tutti gli artisti (in gara e non) rappresentati da ciascun agente per verificare ex ante eventuali criticità o violazioni che di fatto non possono sussistere perché la deroga al regolamento è concessa su proposta del direttore di rete all'Amministratore Delegato il quale poi dovrà effettuare un passaggio necessario in Cda con vincolo dei 5/7 per l'approvazione della deroga stessa".

Renato Franco per il "Corriere della Sera" il 10 febbraio 2021. «Io e Fiorello siamo consapevoli della situazione difficile: dobbiamo trovare un equilibrio tra le 75 pagine del protocollo e lo show televisivo. Ma a casa gli spettatori avranno il piacere di distrarsi e pensare a un momento di spensieratezza. Abbiamo il dovere di dare cinque serate di serenità. Ho la speranza che sia un Festival di una piccola rinascita». Non solo il Sanremo dei tamponi e delle mascherine, delle zone forse rosse e dei gel disinfettanti. Il conduttore sta mettendo a punto il Festival più normale possibile nella situazione più anormale mai vista. Il mosaico degli ospiti continua a comporsi. Il sogno è avere la coppia Celentano-Benigni: «Mi auguro che la loro risposta sia positiva. Appartengono alla storia del cinema, del teatro, della musica. Averli insieme sul palco sarebbe un grande regalo al Festival». Amadeus non dice di più, ma la sensazione è che Benigni potrebbe esserci anche senza Celentano. Almeno si lavora anche in questa direzione. Co-conduttrici per una sera si alterneranno Naomi Campbell (che apre martedì 2 marzo), Elodie e Matilda De Angelis. «Abbiamo qualche idea sul venerdì e sul sabato, una di queste è Ornella Vanoni, che ha confermato la sua presenza ma non la vorrei solo per cantare un medley e andar via. Stiamo lavorando per tenerla di più». Tra gli ospiti musicali certi i Negramaro e Alessandra Amoroso, concreta l' ipotesi Bertè, porte aperte per Jovanotti («se vuole venire, non deve neanche bussare»). E poi tutte le sere Ibrahimovic e Achille Lauro che presenterà cinque quadri musicali, cinque performance a tema. La certezza è Fiorello che riesce a regalare spettacolo anche in una conferenza stampa in streaming («voglio essere il Venero di Botticelli di Achille Lauro»), ironizza sulle citazioni colte del direttore di Rai1 Coletta («dai dicci Ossi di seppia di Montale»), si presenta nel nuovo promo di Sanremo con il volto di Renzi («quello bravo a fare le crisi»), fa lo spavaldo e assicura: «Di solito sono un po' vigliacchetto, ma questa volta lo dico: sarà un Festival di successo. Non vedo l' ora di capire cosa accadrà quando saremo lì la prima sera e diremo "buonasera": non ci sarà nessuno e mi ritroverò a parlare con le sedie». Inevitabile prendere in considerazione l' ipotesi contagio: nel caso fosse un cantante sarebbe eliminato, ma nel caso capitasse al conduttore? «L' ho già detto una volta per creare ansia a Fiorello e lo ripeto: se mi dovessi contagiare, lo farà da solo - spiega Amadeus -. E aggiungo anche che quando mi ha chiesto "e se mi dovessi contagiare io?", gli ho risposto che non può perché io sono sostituibile, lui no, quindi deve stare bene». Altra benzina per Fiorello: «Carlo Conti, Fabio Fazio, Alessandro Greco, Marzullo: tenetevi pronti, perché io da solo non ce la potrei fare». Amadeus sottolinea che sarà un Festival al femminile: «Ci sarà una donna a sera insieme a me, ma anche altre presenze sul palco sempre partendo da un' idea. Porteremo più donne che racconteranno il mondo femminile. Tra le varie idee, sto pensando all' infermiera Alessia Bonari, che a marzo portava sul suo viso i segni della mascherina indossata per tutto il giorno. La sua è diventata una foto simbolo nei primi mesi della pandemia». Tra le donne coinvolte in modo collaterale anche Giovanna Civitillo (moglie di Amadeus), volto del PrimaFestival con Giovanni Vernia e Valeria Graci. Il conduttore non vuole sentire parlare di raccomandazione. «Mi è stato comunicato che Rai Pubblicità e Suzuki desideravano Giovanna. Mi ha fatto piacere. Giovanna ha una vita indipendente dalla mia, non è moglie di, ha già lavorato con Frizzi, con Bonolis. Sono contento se Rai Pubblicità e gli sponsor hanno pensato a lei. Le polemiche? Sorrido, qui ci si scandalizza per la moglie e non per l' amante». E Fiorello è ancora una volta maestro. «Ama sei un grande, sei lo Swiffer delle polemiche, le raccogli tutte. Sei partito ad agosto con Morgan scartato, poi la nave, poi i 300 spettatori in sala, poi i figuranti, poi niente figuranti e lascio il festival, poi Ibra che litiga con Lukaku, Fedez che fa sentire 10 secondi di canzone. Era meglio quando eri solo sessista. Ciao Ama, ti saluta la Murgia».

Gino Castaldo per "la Repubblica" l'11 febbraio 2021. Vi aspettavate un mare di canzoni che parlano di virus e isolamento, pandemie e catastrofi planetarie? Niente affatto. Le ventisei canzoni del Festival, pur essendo state verosimilmente tutte scritte nei mesi del lockdown, non rispettano il classico schema dello specchio dei tempi. Anzi, autori e cantanti hanno pensato che di virus se ne parla anche troppo e che, almeno per Sanremo, valesse la pena cercare pensieri altri, evasioni, digressioni, fantasie, giochi. Lo ha ribadito anche Amadeus, raccontando che «l' assenza di riferimenti non è dovuta alla selezione, e che nelle trecento canzoni, ricevute nei mesi scorsi, riferimenti alla pandemia praticamente non ce n' erano, segno che i cantanti in questo periodo non avevano molta voglia di parlare di qualcosa che già è presente dovunque tutti i giorni». Che poi nella stragrande maggioranza dei casi, evitare di raccontare il presente nella sua cruda verosimiglianza significa parlare d' amore, come da tradizione, anche se i pezzi vengono dal cast più giovane e innovativo che si sia mai visto al Festival. Talmente giovane che quando nel bel mezzo del riservatissimo ascolto delle canzoni in gara organizzato per la stampa arriva Orietta Berti con la sua Quando ti sei innamorato , sembra una pezzo di repertorio televisivo finito per sbaglio in una rassegna di esordienti. Ci sono eccezioni, ovviamente, dal farmacista di Max Gazzè che ha da proporre rimedi infallibili per risolvere ogni problema, fino alla Mai dire mai di Willie Peyote che dopo tanto "parlar d' amore" sarà un pugno di realtà sbattuto in faccia alla platea televisiva, fin dall' inizio ispirato alla serie Boris con la citazione della frase "un paese di musichette mentre fuori c' è la morte", e se la prende con la folle corsa all' apparire, sempre e comunque, senza badare al senso delle cose, e se la prende anche con chi fa canzoni "deresponsabilizzate" e da questo punto di vista potrebbe sembrare anche una malignità rivolta ai suoi compagni di gara al festival. Dunque sì, l' atteso rinnovamento globale c' è stato, e anche se i contenuti sono meno sorprendenti del previsto, la maratona sarà stilisticamente inedita, ci sarà la giovane Madame coi suoi fraseggi futuribili, ci sono i Maneskin scatenati su un rock feroce e provocante, c' è la coppia Colapesce Dimartino con una delizia di sapore indie, un pezzo travolgente portato da La rappresentante di lista che sarà una delle rivelazioni più sorprendenti. Ci godremo la follia liscio-punk degli Extraliscio, il soul ricercato di Ghemon, il teatro svalvolato del Combat pop de Lo stato sociale, le melodie moderne e stralunate di Fulminaci e Giò Evan. Faranno bella figura Noemi e Annalisa in questi scenari rinnovati, appaiono più antiche Malika Ayane e Arisa che si è rifugiata nelle braccia sicure e confortevoli di una melodia classica scritta per l' occasione da Gigi D' Alessio. Si parla molto di medicinali, questo sì potrebbe essere un segno dei tempi, ben tre canzoni ne fanno menzione, a parte l' elenco sterminato del pezzo di Gazzè, c' è anche Aiello che parla dell' analgesico Ibuprofene e Giò Evan intitola addirittura il pezzo Arnica, chissà, magari immaginato come lenitivo blando a tutti nostri dolori. In cerca di curiosità ricordiamo che in ben due canzoni (Maneskin e Stato Sociale) si nomina la parola "coglione" e che ad Amadeus è riuscita un' impresa che non era riuscita nemmeno a Baudo e Mike Bongiorno, ovvero essere nominato in una canzone in gara, ovvero quella di Lo stato sociale. Fulminacci si candida a proporre una frase che potrebbe diventare un divertente tormentone del Festival, quando dopo una strofa strana e un bridge inquieto approda a un ritornello più classico incentrato sul verso "voglio solamente diventare deficiente". Bugo porta una canzone amabile e orecchiabile con discrete chance di piacere, e sarà eventualmente un risarcimento alla disavventura dello scorso anno. Se vogliamo immaginare possibili piazzamenti non si può non citare il gioco di coppia Francesca Michielin-Fedez, ultracandidato alla vittoria, e l' appeal di cantanti giovani ma già seguiti come Irama. Certo i nomi sono tanti, un' enormità, perfino troppi per nominati tutti, e Festival fino a tarda notte è deliberata e consapevole. Quindi inutile protestare. Di certo si parlerà d' amore in tutti i modi possibili, dalla estrema e quasi eccessiva classicità di Orietta Berti alla obliqua modernità di Madame, che sembra parlare a un' altra donna che invece è la propria voce interiore, dalla struggente purezza sentimentale del pezzo di Ermal Meta alla fine di un amore che diventa occasione di rinascita per Noemi. Tutto dipenderà da come risulteranno le canzoni davanti a una platea vuota. Sarà la prima volta per un Festival che nella sua storia ne ha viste di tutti i colori. Ma come questa mai. 

Da corrieredellosport.it l'8 febbraio 2021. Sembra una vita fa, invece è un anno esatto oggi: nella quarta puntata del festival di Sanremo, iniziata il 7 febbraio e terminata nella notte dell’8, si consumava in diretta la rottura tra Bugo e Morgan, durante l’esibizione del duo per “Sincero”. Morgan cambiò le parole del testo senza preavviso, insultando il collega. L'incipit recitava: "Le brutte intenzioni la maleducazione/la tua brutta figura di ieri sera/la tua ingratitudine la tua arroganza/fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa/certo disordine è una forma d'arte/ma tu sai solo coltivare invidia/ringrazia il cielo che sei su questo palco/rispetta chi ti ci ha portato dentro /questo sono io". Bugo abbandonò il palco e Morgan pronunciò il famoso “Che succede?", che divenne presto un meme. Esplose così una soap opera che è stata tra gli argomenti più discussi dell'ultimo anno, non solo relativamente Festival o alla musica ma nell’intrattenimento tutto: il video dell’esibizione è stato il più visto del 2020 su YouTube.

Sanremo, Morgan di nuovo contro Bugo: "La sua canzone fu già bocciata due anni fa". La Repubblica il 24/2/2021. L'artista che provocò la squalifica lo scorso anno accusa l'ex partner di portare in gara un brano che era già stato presentato alle selezioni nel 2019 ma scartato da Baglioni. Ancora lite a distanza tra Morgan e Bugo, protagonisti della clamorosa squalifica nella scorsa edizione del Festival di Sanremo. Morgan, che non ha ancora digerito la sua esclusione e la presenza dell'ex partner in gara al prossimo Festival di Sanremo, lancia la sua nuova accusa in una story su Instagram. "La canzone con cui Bugo andrà a Sanremo è quella che presentò due anni fa a Baglioni e fu bocciata". Una frase gettata in pasto ai social che non spiega e non aggiunge altro: da regolamento i brani presentati al Festival devono essere inediti e se anche Bugo l'avesse proposto due anni fa senza averlo mai pubblicato, non influirebbe sulla sua presenza tra i Big. Lo stesso Bugo in un'intervista a Repubblica parla del suo ritorno a Sanremo come una rivalsa: "Non è una rivincita, non vivo di rivincite, ma una rivalsa sì. Quando Amadeus mi ha chiesto se volessi tornare gli ho detto che mi sarei messo subito al lavoro per scrivere una bella canzone. Ci ho messo tutta l’anima, era già pronta ad aprile". L'umore di Morgan è spiegato meglio in un post accompagnato da una foto scattata un anno fa proprio a Sanremo: "Febbraio 2020, un anno fa, anche se sembra una foto di 10 anni fa, da quanto sono invecchiato fisicamente, moralmente, artisticamente, spiritualmente" scrive Marco Castoldi. "Un anno che a dire 'baratro' non basta, e credo non solo per me, perché questa discesa agli inferi è stata attivata dalla prima quarantena e continua nella stessa ferocia esistenziale a stupire persino il mio più fondo pessimismo, che non ha mai avuto nulla a che spartire con il disumano, anzi, era frutto di un pensiero che portava a un’agire intelligente, ragionato ma di cuore. Ora sono appeso all’unica certezza che mi è data, deduzione pura e vera, vuota d’ogni speranza che riporti Primavera" conclude l'artista, "che probabilmente abbiamo ancora molta vita, finché questo dispiacere lo viviamo con stupore".

Sanremo 2021, il Codacons interviene: “Cachet esagerati”. Alice su Notizie.it il 10/02/2021. Il Codacons ha presentato un esposto per chiedere alla Rai di fare chiarezza sui compensi per gli ospiti di Sanremo 2021. Il Codacons ha presentato un esposto alla magistratura contabile chiedendo che la Rai faccia chiarezza su quelli che sarebbero i compensi per gli ospiti del Festival di Sanremo 2021. Il Codacons ha chiesto alla Rai di fare chiarezza sui cachet che verranno percepiti da alcuni degli ospiti del Festival di Sanremo 2021. Stando alle prime indiscrezioni infatti sarebbero stati pattuiti ben 50 mila euro a serata per Zlatan Ibrahimovic (per una somma totale di 250mila euro in tutto), la stessa cifra per Fiorello e 25mila euro a serata per Elodie.“È evidente che la Rai sembri non badare a spese quando si tratta di Sanremo”, ha commentato il Codacons in merito alla vicenda, pretendendo che la Rai faccia chiarezza sull’ammontare dei compensi. L’associazione ha inoltre preteso che si faccia chiarezza anche sulla conduzione del PrimaFestival affidata a Giovanna Civitillo, moglie del direttore artistico di questa 71esima edizione della kermesse, Amadeus. Nel suo esposto l’associazione ha ricordato anche che i cachet percepiti dagli ospiti di Sanremo sono quelli del servizio pubblico: “Ricordiamo che i compensi che la Rai riconosce agli ospiti del Festival sono soldi dei cittadini, versati alla rete attraverso il canone. Riteniamo pertanto doveroso una verifica della congruità di tali spese, nell’interesse della collettività che finanzia l’intera macchina di Sanremo”. La Rai farà luce sulla questione? Questa nuova edizione della kermesse è già stata ampiamente dibattuta per via dell’emergenza sanitaria ancora in atto, e in tanti sui social si sono detti pronti a “boicottare” lo show a causa della chiusura di cinema e teatri.

UN SANREMO A CONDUZIONE FAMILIARE. Da davidemaggio.it il 5 febbraio 2021. Giovanna Civitillo avrà il suo posto al sole al Festival di Sanremo. Dopo aver rinunciato al ruolo da inviata per La Vita in Diretta, lasciando il posto alle ‘titolari’ Rosanna Cacio e Raffaella Longobardi, la moglie di Amadeus sembrava destinata a ricoprire l’unico ruolo al quale non avrebbe mai rinunciato: quello di supporter del direttore artistico della kermesse, dietro le quinte dell’Ariston. E invece possiamo annunciarvi sa che nelle ultime ore lo sponsor Suzuki ha fortemente voluto la First Lady del Festival al timone di PrimaFestival, l’anteprima che ogni sera traghetterà il pubblico di Rai 1 all’Ariston, e che sarà in onda dal 27 febbraio al 6 marzo 2021. Con lei Giovanni Vernia e Valeria Graci. Una promozione sul campo per la Civitillo che raccoglierà il testimone da Gigi e Ross, conduttori della striscia lo scorso anno insieme ad Ema Stokholma. E chissà che questo cambio di programma non si riveli felice: PrimaFestival non ha mai particolarmente brillato per idee e brio, mentre la Civitillo ha dimostrato grande entusiasmo e una serie di “agganci” che potrebbero stuzzicare l’interesse del pubblico. Lo scorso anno, intrufolandosi nel backstage, ha offerto diverse chicche e interviste last minute al marito, scherzando anche sulla loro vita sessuale. A rimetterci è La Vita in Diretta, che da sempre dedica quasi tutto il suo spazio alla kermesse nella settimana sanremese e che adesso dovrà trovare il modo di riformulare il proprio racconto. Com’è noto, infatti, il protocollo di sicurezza prevede che nessun programma del daytime traslochi nella cittadina ligure per il Festival di Sanremo.

Giovanna Civitillo e la madre di Amadeus: “Mi controlla”. Alice su Notizie.it il 06/03/2021. Giovanna Civitillo ha raccontato i retroscena del suo rapporto con la madre di Amadeus e la figlia Alice. La showgirl Giovanna Civitillo, moglie di Amadeus, ha confessato quali sarebbero i suoi rapporti con la suocera e ha rivelato anche i retroscena del suo legame con la prima figlia avuta dal conduttore durante il suo precedente matrimonio. Oggi Giovanna Civitillo e Amadeus sono una delle coppie più unite e longeve del mondo dello spettacolo e la showgirl (a cui quest’anno è stata affidata la conduzione del PrimaFestival) ha svelato quali sarebbero i rapporti tra lei e la madre del conduttore (che la considererebbe come la figlia che non ha mai avuto): “Mia suocera mi chiama sempre dopo avermi visto in tv. Non vuole che metta i pantaloni, solo vestiti. È la mia prima fan. Mi controlla. Mi vuole molto femminile. Pensare che nella vita di ogni giorno sono sempre in jeans e scarpe da ginnastica”, ha raccontato Giovanna Civitillo, che insieme ad Amadeus ha avuto suo figlio José Alberto nel 2009. Amadeus era già padre di un’altra figlia, Alice Sebastiani, nata dal suo precedente matrimonio con Marisa Di Martino. Giovanna ha rivelato di aver instaurato uno splendido rapporto con la ragazza, che è stata anche testimone alle sue nozze con Amadeus. Oggi Alice vive in Spagna, e pertanto le due non si vedrebbero molto spesso. Giovanna ha anche rivelato che sarebbe stata proprio Alice a spingere suo padre a corteggiarla all’epoca in cui i due si sono conosciuti a L’Eredità, nei primi anni 2000.

FRANCESCA D' ANGELO per Libero Quotidiano l'8 febbraio 2021. Si sono conosciuti in tv: Amadeus conduceva L' eredità, Giovanna Civitillo era una delle ballerine del programma. Da allora sono innamoratissimi, rappresentano l' uno la spalla dell' altra e hanno persino un profilo Instagram in comune (che è puro futurismo per le coppie di oggi). Volevate dunque che Amadeus e sua moglie Giovanna si separassero proprio durante l' edizione più discussa, criticata e impegnativa della storia di Sanremo? Certo che no. E infatti i due continueranno a fare squadra: se l' anno scorso Civitillo gironzolava nel backstage in qualità di inviata de La vita in diretta, quest' anno sarà il volto della striscia PrimaFestival. Ad anticipare la notizia è il sito di Davide Maggio e ovviamente i ben pensanti si sono subito scatenati, fiutando favoritismi. Calma.

Galeotto fu lo sponsor. Inizialmente infatti la presenza di Civitillo non era prevista. Lo stesso Amadeus aveva escluso la presenza della moglie come co-conduttrice del Festival 2021, smentendo le indiscrezioni circolate a gennaio in rete. A sua volta, la diretta interessata aveva rinunciato a tornare come inviata a La vita in diretta per lasciare campo libero alle giornaliste della testata. Tutto sembrava insomma andare nella direzione del «caro, vengo all' Ariston solo per portarti la schiscetta» finché non si è messo di traverso uno degli sponsor. Stando infatti a quanto emerso ieri, Suzuki avrebbe espresso alla concessionaria RaiPubblicità il desiderio di poter avere la First Lady Sanremese alla guida di PrimaFestival. Detto, fatto (no, la Guaccero non c' entra): Emma Stokholma, Gigi e Ross hanno ceduto il testimone di padroni di casa a Civitillo, Giovanni Vernia e Valeria Graci. Saranno loro tre a raccontare il festival subito dopo il Tg delle 20, dandoci un assaggio di quello che vedremo da lì a poco. Sulla carta il trio promette bene: i comici Vernia e Graci sono dei brillanti mattatori, che non hanno nulla da invidiare a Gigi e Ross (noi già sogniamo un ritorno di Jonny Groove). A sua volta la First Lady ha dimostrato di avere ironia da vendere e di sicuro può parlare di Sanremo come persona decisamente informata sui fatti... Se c' è qualcuno che può regalarci qualche ghiotta chicca last minute, è lei. La creazione del nuovo team di PrimaFestival ci dice però anche un' altra cosa: la macchina sanremese si è messa finalmente in moto. In mezzo a protocolli, carrelli porta premi, tamponi da schedulare e platee vuote da riempire, si è iniziato a pianificare "la ciccia".

Dovute accortezze. «La decisione del Cts significa non fermare la musica, significa dare agli italiani uno spettacolo importante e bellissimo, che noi stiamo realizzando perché il Festival di Sanremo ci appartiene», ha commentato al Tg1 Amadeus. «Anche in un anno così difficile, è importante che quella festa ci possa essere con le dovute accortezze. Ma la festa deve essere anche nelle case degli italiani, soprattutto la musica». Sarà un Sanremo diverso, sicuramente. Ma non per questo meno bello. Chiudiamo con una piccola postilla su La vita in diretta che, in tutto questo, è l' unica ad averci rimesso. Non solo si vede soffiare Giovannina nostra ma dovrà pure rinunciare a traslocare all' Ariston: il protocollo sanitario lo vieta. Nessun programma Rai potrà infatti trasferirsi a Sanremo. Ergo, a La vita in diretta dovranno inventarsi qualcosa, riformulando la loro tradizionale liturgia di racconto sanremese.

La polemica sulla kermesse. Sanremo, la Rai ha deciso: niente pubblico e niente eventi esterni. Antonio Lamorte su Il Riformista l'1 Febbraio 2021. Dopo il dibattito della settimana scorsa sul pubblico in sala, al Festival di Sanremo, che si terrà dal 2 al 6 marzo, nella cittadina ligure, arriva la decisione della Rai. Niente pubblico e niente eventi esterni. La decisione è stata comunicata al termine di una riunione con il direttore artistico della kermesse Amadeus, in cui sono stati esaminati in dettaglio i vari scenari, ritiene che “la 71esima edizione del Festival di Sanremo, prevista dal 2 al 6 marzo, debba concentrarsi esclusivamente sull’evento serale al Teatro Ariston. Per tale motivo domani l’Azienda presenterà al Cts il protocollo organizzativo-sanitario che non prevede la presenza del pubblico al Teatro Ariston”. Questo quanto previsto e comunicato in una nota diffusa da viale Mazzini. La Rai, inoltre, ha anche deciso che per il Festival di Sanremo “non sono previsti eventi esterni e la presenza a Sanremo di programmi collegati al Festival, che negli ultimi anni hanno animato la rassegna canora. Con tale impostazione la Rai intende produrre il massimo sforzo per realizzare un Festival in sicurezza e portare lo show ai suoi telespettatori nel rispetto del mondo della musica e della storia del Festival”. Questa la decisione dopo le polemiche della settimana scorsa. Amadeus stava lavorando a un pubblico di figuranti, contrattualizzati. Una platea di quasi 400 persone. Il caso è esploso dopo le dichiarazioni del ministro della Cultura Dario Franceschini che aveva chiuso alla presenza del pubblico. Una delle ragioni, la disparità di trattamento che si sarebbe verificata nei confronti di teatri e cinema chiusi da tempo proprio a causa dell’emergenza coronavirus. Dall’altra parte, anche la corrente di pensiero di chi pensa che un Festival con il pubblico avrebbe potuto portare a sbloccare la situazione per tutte le attività del mondo dello spettacolo. Le argomentazioni hanno sottolineato anche diversi programmi televisivi, tra Mediaset e Sky soprattutto, con il pubblico. Il dpcm del 14 gennaio permette gli spettacoli in teatro senza pubblico ma in presenza negli studi televisivi. L’Ariston è considerato teatro, categoria D/3, con cinematografi, sale per concerti e spettacoli e simili con fine di lucro. Niente da fare, a quanto pare. Il Festival non avrà pubblico. Tra chi spingeva per una kermesse senza pubblico anche le case discografiche, per tutelare la sicurezza dei partecipanti. Enzo Mazza, ceo di Fimi, la federazione che riunisce le quattro major discografiche (Universal, Sony, Warner e Bmg) si era spinto a ipotizzare un Festival fuori dal Teatro Ariston e anche via da Sanremo. Le proposte: una tensostruttura o il Forum di Assago, come ha detto Mazza a Il Corriere della Sera. La soluzione però è stata già trovata dalla Rai, a quanto pare. Amadeus, secondo quanto trapelato la settimana scorsa, aveva considerato le dimissioni dopo la presa di posizione del ministro Franceschini. Ora si aspettano le norme del Cts.

Francesco Merlo per "la Repubblica" il 2 febbraio 2021. E chissà che adesso, come il mare che durante il lockdown si è ripopolato di pesci, anche il Festival di Sanremo, svuotato del pubblico dell' Ariston, non si riempia di autenticità. È il paradosso della vita che torna proprio quando viene a mancare la vita. Diciamo, infatti, la verità: non era mai stato un granché questo pubblico del teatro Ariston, 1200 posti, con la nomenklatura della Rai schierata nelle prime file, qualche vip e moltissimi semivip, e tutti quegli assessori, presidenti, direttori, almeno trecento posti divisi tra prefettura, procura, questura, e poi il Tribunale di Imperia, la Provincia, due abbonamenti a testa per ogni consigliere comunale e i biglietti omaggio «destinati a soddisfare - dicevano i protocolli del cerimoniale Rai - le esigenze istituzionali». Insomma è sempre stato un pubblico di figuranti plaudenti anche se non scritturati, ciascuno con il proprio biglietto nominale, con la propria poltroncina rossa, non importa se pagata o in omaggio perché sempre e comunque offerta. E infatti non c' era bisogno del segnale luminoso e neppure dell' incitamento dell' Amadeus di turno, «e ora un bell'applauso», per far parlare, tutte insieme, quelle mani, che si potevano anche tendere, agitare e unire a catena l' una con l' altra. È il pubblico che lo scorso anno si alzò in piedi battendo il tempo e poi intonando in coro «se cade il mondo / allora ci spostiamo / se cade il mondo / sarà perché ti amo». La scena, rivista adesso, è ancora più goffa e si capisce bene perché Umberto Eco chiamasse "Bonga" questo mondo di plaudenti. Sanremo insomma non ha perduto il pubblico pop dei grandi concerti, che riempie gli stadi per Vasco Rossi, per De Gregori, e anche per Gianni Morandi e per Al Bano e Romina, dove tutti sono protagonisti di una musica che è colonna sonora dell' Italia appunto popolare, e ciascuno applaude il proprio ricordo, rievoca con la forza delle mani il pezzetto di una storia comune. Ecco perché questo festival a porte chiuse potrebbe ora diventare più autentico, perché sarà al totale servizio del suo pubblico più vero, quello pop della tv, senza la mediazione-patacca del suo pubblico kitsch, quello del teatro Ariston. Di sicuro piacerebbe a Umberto Eco che immaginò i Bonga come un popolo primitivo di derivazione appunto televisiva che, a poco a poco, aveva iniziato ad applaudire sempre, anche fuori della televisione, «persino ai funerali per non sentirsi ombre tra ombre». Rimane da capire perché il ministro Franceschini, che ha bocciato l' idea di scritturare il pubblico e di riempire l'Ariston di figuranti, sostituti, ectoplasmi, finti spettatori plaudenti, come sono già ad Amici, a X Factor e al Maurizio Costanzo Show, abbia invece promosso, nella politica che è malata come Sanremo, i volenterosi che Giuseppe Conte ha raccolto in Parlamento. Se ci pensate bene anche quei costruttori sono come i Bonga di Umberto Eco, anche loro pronti ad applaudire la scena, qualsiasi scena, pronti a saltare sul palco dei vincitori.

La polemica sul Festival. Sanremo, pubblico sì pubblico no: i programmi che hanno avuto spettatori in studio. Antonio Lamorte su Il Riformista il 28 Gennaio 2021. Esplode definitivamente il caso Sanremo. Dopo settimane di indiscrezioni, annunci, voci su probabili soluzioni o misure specifiche per tenere la 71esima edizione del Festival della Canzone Italiana – dal 2 al 6 marzo – la rissa è partita ufficialmente. Il ministro Dario Franceschini ha chiuso alla possibilità di ospitare il pubblico nel Teatro Ariston. Il direttore artistico Amadeus, appresa la considerazione del membro del governo, starebbe meditando le dimissioni. Sono ore di riunioni e confronti per decidersi il da farsi. Da oggi si è capito che in un mese potrebbero cambiare molte cose, forse anche saltare tutto. “Il Teatro Ariston di #Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro (della Salute, ndr) Roberto Speranza, il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile”, aveva twittato in mattinata Franceschini. Un’apertura al pubblico, si intende implicitamente dalla nota, creerebbe un precedente di disparità con tante altre attività del mondo dello spettacolo costrette alla chiusura per via della pandemia da coronavirus. Il ministro faceva riferimento al pubblico pagante proprio in virtù delle dichiarazioni di Amadeus. Il conduttore aveva spiegato a Il Corriere della Sera solo sabato scorso: “Pensiamo a figure contrattualizzate che sono parte integrante dello spettacolo nel rispetto del Dpcm. Con le giuste distanze possiamo arrivare a 380 persone in platea, mentre la galleria sarà ovviamente chiusa. Dobbiamo offrire al pubblico a casa e agli artisti che sono sul palco la possibilità di avere uno spettacolo vero”. Amadeus non escludeva totalmente l’idea della nave quarantena per ospitare artisti e addetti ai lavori e annunciava un taglio netto agli eventi e alla sala stampa ridotta a 100 persone. Il ministro faceva riferimento al pubblico pagante proprio in virtù delle dichiarazioni di Amadeus. Il conduttore aveva spiegato a Il Corriere della Sera sabato scorso: “Pensiamo a figure contrattualizzate che sono parte integrante dello spettacolo nel rispetto del Dpcm. Con le giuste distanze possiamo arrivare a 380 persone in platea, mentre la galleria sarà ovviamente chiusa. Dobbiamo offrire al pubblico a casa e agli artisti che sono sul palco la possibilità di avere uno spettacolo vero”. Amadeus non escludeva totalmente l’idea della nave quarantena per ospitare artisti e addetti ai lavori e annunciava un taglio netto agli eventi e alla sala stampa ridotta a 100 persone. Il Teatro Ariston di #Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro @robersperanza, il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile. — Dario Franceschini (@dariofrance) January 28, 2021. Oltre alla querelle tra chi vede Sanremo come un’occasione utile a rilanciare tutto il settore, e a far riaprire cinema e teatri, e a chi al contrario percepisce la presenza del pubblico in sala come una discriminazione verso tutte quelle attività dello spettacolo chiuse da mesi; si pone la questione: l’Ariston è un teatro o uno studio televisivo? I teatri sono chiusi, il pubblico è ammesso negli studi tv, secondo le Faq del governo, “in quanto alle trasmissioni televisive non si applica il divieto previsto per gli spettacoli, perché la presenza di pubblico in studio rappresenta soltanto un elemento ‘coreografico’ o comunque strettamente funzionale alla trasmissione”, ferme restando le norme di distanziamento. E quindi siamo punto e a capo.

LE TRASMISSIONI CON PUBBLICO – Alla bagarre si aggiunge chi fa notare che diverse trasmissioni hanno ospitato pubblico, con diverse soluzioni e misure. La produzione di X Factor, il talent-show a tema musicale di Sky, aveva spiegato lo a fine ottobre in una nota diffusa sui social: “Il pubblico presente a X Factor 2020 segue tutti i protocolli previsti dalle norme: distanziamento, mascherine e tampone prima di accedere al teatro. Il numero dei presenti rientra nella capienza prevista dalle disposizioni attuali. Le persone presenti in sala sono persone assunte appositamente e come tali dispongono delle autorizzazioni necessarie”. Il pubblico presente a #XF2020 segue tutti i protocolli previsti dalle norme: distanziamento, mascherine e tampone prima di accedere al teatro. Il numero dei presenti rientra nella capienza prevista dalle disposizioni attuali. — X FACTOR (@XFactor_Italia) October 29, 2020

Passiamo a Mediaset: già a fine maggio 2020 Maria De Filippi aveva accolto il pubblico negli studi di Amici. Alla semifinale tornavano in studio 90 persone, sedute a distanza, tutte aspiranti partecipanti ai casting della trasmissione. Pubblico in studio (diviso da plexiglass) anche per Uomini e Donne e C’è posta per te di De Filippi. Senza mezze misure la replica di Maurizio Costanzo alle critiche per il pubblico nel suo Show: “Volete sapere come funziona? È facile: il pubblico della mia trasmissione prima di entrare fa il test sierologico, e così tutti gli ospiti. Fra una persona e l’altra c’è un plexiglass, e anche fra un ospite e l’altro c’è un plexiglass. Perché non fanno così anche nei teatri? Possono farlo tutti. Facciano così, invece che rompere e fare polemiche!” Il programma è registrato in un teatro, tutte le poltroncine occupate, il pubblico separato con del plexiglass trasparente. “Possono farlo tutti – aveva continuato ad Adn-Kronos Costanzo – Certo, specifico che il pubblico viene in teatro un’ora e mezzo prima, perché possa essere fatto il test su ciascuno. Quindi io pago gli infermieri, il personale, il plexiglass. Il proprietario del cinema all’angolo faccia così, così non c’è pericolo legato all’assembramento”.

Alternativa la soluzione dello show di Rai1 Ballando con le stelle che ha ospitato da 38 a 45 persone, separate da distanza di sicurezza, ma in un altro studio, collegato tramite fibra ottica a quello in cui si registra lo spettacolo. Due tribune identiche, dalle quali un impianto audio trasmette le reazioni audio, che sovrapposte dalla regia davano l’immagine di una platea unica, in un altro studio a qualche chilometro di distanza. Una soluzione alternativa ma che non si può considerare come pubblico in presenza.

LA LIRICA – Insorge intanto il mondo della lirica. In un articolo del Corriere della Sera il direttore dell’Opera di Lione e dell’Orchestra di Toscana lamenta le soluzioni proposte da Amadeus: “Non ce l’abbiamo con Sanremo, ma con la soluzione ipocrita dei figuranti, un tipico escamotage all’ italiana. Se Sanremo avesse avuto il coraggio di aprire le porte a un pubblico vero, con le norme di sicurezza messe in atto in ogni teatro, avrebbe potuto diventare l’apripista della ripartenza. E tutti avremmo detto: grazie Amadeus. Così invece è solo una furbata di basso livello”. I figuranti di Sanremo sono “uno schiaffo a un settore costretto al silenzio da mesi” secondo Ilaria Borletti Buitoni, presidente della Società del Quartetto.

Silvia Fumarola per "la Repubblica" il 21 gennaio 2021. «Una cosa è certa, scontata per loro e per noi: non sarà un evento pubblico e questo è evidente. L' attuale Dpcm, in vigore fino a 5 marzo - al massimo resterebbe fuori soltanto la serata finale del 6 - non consente spettacoli aperti al pubblico nei teatri e nei cinema anche all' aperto. Quindi non c' è alcuna ipotesi di presenza di pubblico né pagante, né su inviti». Lo ha detto il prefetto di Imperia Alberto Intini, che ha incontrato una delegazione della Rai per iniziare a discutere del piano sicurezza per il Festival di Sanremo (2-6 marzo). Amadeus, conduttore e direttore artistico, lo ha ripetuto più volte: «Il pubblico è fondamentale», ma la pandemia cambia i piani. Si era ipotizzata la "bolla": spettatori protetti su una nave da crociera al largo, poi scortati in teatro. Soluzione che i virologi e gli esperti avevano considerato rischiosa. L' incontro col prefetto non è ancora un Comitato per l' ordine e la sicurezza pubblica, mancando sia l' Asl che il sindaco di Sanremo, che Intini incontrerà nei prossimi giorni. «È ancora tutto in itinere e, prima di compiere valutazioni, bisognerà capire l' evolversi della situazione - ha aggiunto Intini - l' unica cosa che mi sento di dire è che la norma è chiara e Sanremo non sarà un' eccezione». Il prefetto ha sottolineato come sia inutile parlare di ipotesi, che potrebbero non essere percorribili, riferendosi a ipotetiche navi, zone rosse, red carpet e via dicendo. Ma non è tutto. Sanremo richiama migliaia di persone. «Il programma televisivo» ha sottolineato il prefetto «sarà tarato in base ai riverberi che può avere sulla città». Vale a dire che se non potranno esserci persone in sala, tanto meno potranno crearsi assembramenti in città. Impossibile pensare a un palco in piazza, la parola "distanziamento" è una chimera. Il consigliere Rai Riccardo Laganà chiede che «per Sanremo a decidere siano le autorità competenti in materia di sicurezza in accordo con i vertici Rai senza alcuna interferenza da parte di agenti e conduttori e evitando ipotetiche bolle sanitarie galleggianti. Anche il più piccolo errore sarebbe imperdonabile». Resta l' ipotesi del pubblico dei figuranti, com' è stato fatto per X Factor. All' Ariston - blindato - entrerebbe un gruppo di persone sotto contratto, pagate e tamponate, in platea, mentre la galleria sarebbe destinata ai fotografi. Poi c' è il nodo della sala stampa (ridotta per 70-80 giornalisti): si pensa a tamponi quotidiani, non si sa chi dovrebbe occuparsene. Ripetono gli esperti che il tampone fotografa il momento. In caso di positivo, tutti gli inviati in quarantena? Il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri dice che «saranno valutate con molta attenzione le proposte della Rai». Si muovono anche i discografici. Sergio Cerruti, presidente Afi, Associazione Fonografici Italiani, con Fimi e Pmi ha inviato una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza, al commissario per l' emergenza Covid-19 Domenico Arcuri e all' amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini. «Chiediamo al ministro Speranza e al Comitato Tecnico Scientifico di intervenire quanto prima per definire le linee guida necessarie a garantire la sicurezza sanitaria. La scelta di confermare la kermesse per marzo, senza un chiaro protocollo, è eticamente sbagliata. Non si può rischiare con la salute delle persone. Con una pandemia di questa portata sarebbe stato opportuno posticipare il Festival nei mesi estivi o a settembre».

Alberto Mattioli per “la Stampa” il 22 gennaio 2021. Tutti i teatri italiani devono restare chiusi al pubblico, dalla Scala alla sale parrocchiali. Chiusa la prosa, chiusa l' opera, chiuso il balletto, chiusi i concerti classici e jazz e pop, chiusi i cinema. Tutti chiusi tranne, pare, l' Ariston, perché si sa che senza il Festival di Sanremo non c' è salvezza, e insomma per chi decide l' Italia è ancora e sempre sinonimo di canzone, cuore e amore e via andare. Amadeus l' ha ripetuto ancora pochi giorni fa: farà di tutto perché Sanremo si faccia con il pubblico, magari su e giù dalla nave ancorata al largo, le troupe crocierate, la riserva di plaudenti tamponati. Fra chi il teatro lo fa e fra chi a teatro ci va la rabbia monta da giorni. Anche perché la prima delle due categorie è spaccata fra i tutelati, gli assunti delle fondazioni e degli stabili, che prendono la cassa integrazione, e i liberi professionisti, che vivono dei mille euro governativi al mese, se e quando arrivano, e non è che siano tutti divi con ingenti patrimoni. Così ieri l' indignazione generale è esplosa con le parole di Emma Dante, grande regista di prosa e lirica, che su Facebook ha scritto quel che tutti pensano: «Se si decide di fare Sanremo con il pubblico, si riaprono i teatri e i cinema. È pacifico», e anche abbastanza lapalissiano: almeno nella disgrazia valga la par condicio. Apriti cielo. I social hanno plebiscitato l' uscita della Dante e subito sono arrivate altre dichiarazioni. Per esempio, quella di Manuela Kustermann, attrice e direttrice del Vascello di Roma: «Se il Festival di Sanremo apre al pubblico, mobilitiamoci, scendiamo in piazza. Ci sentiamo mortificati, dimenticati. Si parla di turismo, mai di cultura, mai di teatro. È vergognoso che da mesi il ministro Franceschini sia latitante, non dica nulla, non si esponga». In effetti, il Mibact sembra evaporato, tranne la nebulosa idea della «Netflix della cultura» che non convince nessuno e drenerà ulteriori risorse all' unico teatro che conta davvero: quello che si fa in teatro, davanti al pubblico, in carne, ossa, lacrime e risate. E non sono le solite élite snob a dire che vedere l' Ariston aperto e la Scala chiusa sarebbe una vergogna planetaria. Renzo Arbore, campione del nazionalpopolare, è chiarissimo: «Il Festival faccia di necessità virtù. Il pubblico vero non si può avere ma dei figuranti sì. Basteranno ad Amadeus e Fiorello che sono bravissimi e sapranno inventarsi qualcosa di adatto per giocare comunque. Non si può fare finta di niente: gli spettatori sanno benissimo che teatri e cinema sono ancora chiusi e che è un Festival nato in una pandemia». E Al Bano, uno che sta a Sanremo come la Nutella al pane? Lui è addirittura per il rinvio: se deve diventare «un Festival a metà», si chiede, allora «non sarebbe meglio aspettare tempi migliori?». Quanto a Iva Zanicchi, altra sanremese dop, dice che «non si può fare un Festival di Sanremo senza il pubblico e il suo calore. Sarebbe molto triste». Intanto i discografici chiedono alla Rai di fornire con congruo anticipo «un serio protocollo sanitario su Sanremo, che dovrebbe essere approvato dal Cts», mentre l'immancabile Codacons si dice pronto a chiedere il blocco del Festival e a impugnare davanti al Tar qualsiasi atto che lo autorizzi. La Commissione di vigilanza Rai ha convocato per martedì il direttore di Raiuno, Stefano Coletta appunto per capire cosa la rete ammiraglia conti di fare, e magari pure come. Resta l' impressione di una politica che confonde cultura e circenses (la disgraziata espressione di Conte sugli artisti «che ci divertono»), quindi lo spettacolo muoia pure ma si salvi la patria canzonetta. Peraltro, a proposito di festival di musica leggera, è di ieri la notizia che salterà causa Covid quello di Glastonbury, e per il secondo anno di fila. Cambiando l' ordine delle arti il risultato non cambia: scrive «Variety» che molto probabilmente il festival di Cannes non si farà più a maggio ma a luglio. Se va bene.

·        Non sono solo canzonette.

Gianni Morandi, la confessione di Beppe Vessicchio: "Lui che è il più navigato... ecco com'era ridotto", mai visto prima. Libero Quotidiano l'8 agosto 2021. Beppe Vessicchio è diventato famoso anche tra i più giovani grazie alla sua presenza rassicurante in diversi programmi televisivi, in particolare il Festival di Sanremo. Il musicista ha rilasciato una lunga intervista al Fatto Quotidiano, raccontandosi senza remore e parlando a ruota libera dell’ambiente che frequenta ormai da tanti anni. Molto interessanti i passaggi su Sanremo, che viene sempre descritto come un lungo di grande stress. “Per me no - ha ironizzato Vessicchio - tanto ci posso tornare anche l’anno dopo, mentre gli artisti ne sentono l’importanza, sentono la precarietà del sistema e la tensione è sempre alta. Solo Elio e le Storie Tese sono andati lì per giocare e divertirsi. Gli altri? Ho sentito le mani ghiacciate di persone che hanno sempre mostrato grande sicurezza”. Ed è a questo punto che Vessicchio ha svelato un retroscena: “Ho visto la tensione anche in Gianni Morandi: lui è il più navigato, che non stona neanche se gli dai una martellata, prima di entrare era avvolto dall’ansia”. Passando invece ai conduttori, su chi sia stato il più preparato Vessicchio non ha dubbi: “Ho visto Pippo Baudo sistemare i vasi dei fiori all’ingresso dell’Ariston. Come lui nessun altro; a Roma era presente anche alle prove dell’orchestra, a sottolineare la totale immersione nel Festival. Un anno ha pure corretto il finale di Con te partirò di Bocelli, e in altri casi ha cambiato introduzioni troppo lunghe dei brani”.

Se il conformismo della sinistra prova ad okkupare il palcoscenico. Marco Gervasoni l'11 Marzo 2021 su culturaidentita.it. Da venerdì 5 marzo è in edicola il nuovo numero di CulturaIdentità, il mensile fondato da Edoardo Sylos Labini, questo mese dedicato al festival di Sanremo e alla storia della musica leggera italiana con la copertina firmata dall’artista Marco Lodola. Tra i servizi vi segnaliamo l’articolo del giornalista Marco Gervasoni sui tentativi (riusciti) del P.C.I. di “okkupare” Sanremo e in generale la cultura italiana (Redazione) Da tempio dell’Italietta democristiana e “piccolo borghese” a fucina di propaganda della sinistra rosé e politicamente corretta. Da un conformismo a un altro (peggiore). Ecco come potremmo sintetizzare in breve la parabola storica del Festival di Sanremo. La sinistra musicale, cioè essenzialmente il Pci e i suoi artisti, se ne erano tenuti lontani, poi, a un certo punto, essi scoprirono che poteva essere una grande occasione di egemonia, e naturalmente trovarono campo libero perché a contrastarli non v’era nessuno. Era il progetto culturale veltroniano, quello di raccogliere la cultura pop, […] e se l’allora direttore dell’Unità aveva sdoganato Giovannona coscia lunga, si poteva fare lo stesso con il Festival di Sanremo […]

I musicarelli, film e canzoni che hanno raccontato l’Italia e le sue trasformazioni. I film con gli idoli pop degli anni 60 diventano un successo grazie ad una formula vincente che unisce musica, commedia e quotidianità. Piero Mei su Il Quotidiano del Sud il 5 marzo 2021. L’Italia del boom suonava un’altra musica: anche Sanremo, anche il cinema. Appassivano i fiori che “m’han fatto male eppure li ho graditi, son rose rosse e parlano d’amor” come cantò Nilla Pizzi (“Grazie dei fior”, primo festival 1951, “in mezzo a quelle rose ci sono tante spine”), né volava più la colomba bianca su Trieste per la ragazza che “inginocchiata a San Giusto, prega con l’animo mesto” (“Vola Colomba”, 1952); basta con la malinconia del “viale ingiallito d’autunno”, o con la tristezza “amica della mia malinconia”, e, seppure la tradizione cantava ancora che “son tutte belle le mamme del mondo, quando un bambino si stringono al cuor”, l’Italia del festival che sarebbe divenuto l’unico show destinato ad entrare nella graduatoria dei top 50 spettacoli più televisti di sempre, gli altri 49 tutte partite di calcio, era pronta a spiccare il suo volo nazional popolare. Il quale fu davvero un “Volare” grazie a Domenico Modugno, 1958. Erano in arrivo i “collettoni”, tribù di ragazzi di allora che seguivano a frotte gli idoli di quel tempo entusiasta, idoli permanenti come Rita Pavone o Gianni Morandi; tra i “collettoni” era anche Renato Zero, il capostipite dei “sorcini”. Si vendevano dischi, si ballava in discoteca, con c’era ancora il “clippino”, ma nasceva un genere cinematografico: il “musicarello”. Il concept era semplice, l’abstract pure. Prendi una canzone (meglio se più d’una) di facile presa e immediata orecchiabilità, prendi la ragazza o il ragazzo che la cantano, mettigli intorno storielle esili, piccoli grandi scorci di vita quotidiana, di quelle cose che capitano a tutti i ragazzi: un po’ di scontro generazionale, ma in allegria; un po’ di commedia degli equivoci, da affidare a quella splendida stirpe di attori italiani che venivano definiti “caratteristi”. Il costo dell’operazione era basso, l’incasso era alto, il successo garantito. Disse Goffredo Lombardo, boss della Titanus e grande produttore cinematografico: “I musicarelli hanno garantito il cinema italiano”. Garantito al botteghino. I mondi s’intrecciano: Luchino Visconti passava più d’una serata al Piper, storico locale romano, quando Patty Pravo faceva girare i ragazzi come fossero dei “bamboli”. Forse i “musicarelli” consentirono la produzione di capolavori come Il Gattopardo dai costi fallimentari, uno stuolo di lavandaie nel cast per garantire il quotidiano bucato dei costumi, un armamentario di cristallerie autentiche di Boemia per garantire che il tintinnio dei bicchieri fosse proprio quello originale che il “signor conte Luchino” aveva ascoltato fin da bambino alla sua nobile tavola (e favola). Esagerando un po’, si può dire che alla “volgare questione del denaro” provvedessero gli Urlatori alla sbarra, come fu il titolo di un “musicarello” delle origini, il ciuffo di Little Tony, “ho un cuore matto, matto da legare”, il casco d’oro di Caterina Caselli che “nessuno mi può giudicare, nemmeno tu”, la lacrima sul viso da cui Bobby Solo aveva “capito tante cose”, Rita Pavone, che recitava e cantava pure con Totò, ora “Rita la zanzara”, ora “Rita nel Far West”, Gianni Morandi che “non son degno di te”, “in ginocchio da te”, “se non avessi più te”. Gianni dalla musica e dalle mani infinite che, pare, Marco Bellocchio avrebbe voluto come protagonista nel film I pugni in tasca, l’avvio della contestazione. Girò Le castagne sono buone diretto da Pietro Germi e stava per cantare che c’era un ragazzo che come lui “amava i Beatles e i Rolling Stones”: la mise in scaletta anche Joan Baez. C’erano, in quei “musicarelli d’una volta” anche, naturalmente, Adriano Celentano e Mina, il “molleggiato” che stava per diventare il re degli ignoranti, profeta dei lunghi silenzi e dell’ambientalismo, e lei, Mina, “Minona, ‘na fagottata de robba” come ebbe a dirle in un memorabile incontro televisivo Alberto Sordi, Mina che bucava il video e anche lo schermo, i quali, però, volevano troppo di lei che così d’improvviso li abbandonò al loro destino, come aveva fatto Greta Garbo. Fortunatamente non negò al mondo la sua meravigliosa voce. C’era anche, in quei filmetti musicali  che stavano sgocciolando, portati via dal Sessantotto che andava verso anni di piombo, una giovane coppia che, Nel sole, cominciava la sua lunga storia che ancora continua, un musicarello lungo più di mezzo secolo, Romina e Al Bano, o Al Bano e Romina. A proposito: ma staranno ancora insieme? “Nostalgia, nostalgia canaglia, che ti prende proprio quando non vuoi…”. Il musicarello continua, se non nello schermo nella vita. Mica “sono solo canzonette”…

Quando Domenico Modugno seppe farci Volare: Brani memorabili, 4 trionfi a Sanremo e poi cinema e teatro. L'artista, noto in tutto il mondo, raggiunse le vette del successo anche grazie alle canzoni presentate al Festival della canzone italiana. Gabriele Tornatore su Il Quotidiano del Sud il 3 marzo 2021. Quando si parla del Festival della Canzone Italiana uno dei nomi che non può non essere rievocato è quello di Domenico Modugno, uno dei personaggi che hanno reso lo spettacolo di Sanremo famoso in tutto il mondo, nonché il cantante che conta il maggior numero di vittorie, ben quattro, ex aequo col collega Claudio Villa. Considerato uno degli uomini di spettacolo più prolifici del nostro paese, è ricordato non solo per la musica, ma anche per i suoi successi nel cinema, arte che amò molto e con cui ci regalò importanti prove attoriali diretto da grandi nomi, come Luigi Comencini, Vittorio De Sica e Pier Paolo Pasolini. Dopo una piccola parentesi teatrale, si laurea al Centro Sperimentale di Cinematografia negli anni 50, grazie al quale inizia a lavorare davanti alla macchina da presa. La svolta, però, arriva in ambito musicale nel 1953, quando ottiene un contratto discografico con l’RCA italiana con cui pubblica le prime canzoni scritte in dialetto siciliano e salentino. Alcuni brani saranno molto apprezzati dal pubblico e verranno inseriti nel suo primo album: “I successi di Domenico Modugno” (si ricordano “La donna riccia” e “Ninna nanna”). Da questo momento ha inizio una carriera fatta di grandi successi musicali e non solo, che toccherà l’apice con le vittorie al festival di Sanremo. I suoi brani lo renderanno famoso persino oltre oceano, tanto da essere cantati anche in altre lingue. Tra le canzoni più riconosciute ricordiamo “Addio… Addio…” (che gli valse la vittoria a Sanremo nel 1962), “Tu si’ ‘na cosa grande” (storico pezzo con cui vinse il festival di Napoli nel 1964), o il brano per cui tutti lo ricordiamo, l’immortale “Nel blu dipinto di blu” (che gli fece vincere il premio Grammy nel 1958). L’autore, però, non si dimentica della settima arte, destreggiandosi anche nella recitazione e nella regia, riuscendo a convogliare il talento musicale all’interno di numerose pellicole, diventando fonte di ispirazione per la produzione di diversi film. L’esempio più noto avviene nel 1959, quando il regista Piero Tennelli dirige Nel blu dipinto di blu, pellicola ascrivibile al genere dei “musicarelli”, diventata famosa poiché riprende il titolo di una delle canzoni più cantate di sempre. L’idea del film nacque per la bellezza intrinseca della canzone, ma il motivo per cui i produttori investirono nella pellicola fu la vittoria al Festival della Canzone Italiana, che ne aumentò il valore artistico ed espressivo. Altro caso fu il film Destinazione Sanremo, in cui Modugno fu uno dei tanti cantanti inseriti all’interno di quest’opera, creata come pretesto per pubblicizzare il festival del 1959. Ma la più grande connessione tra musica e cinema fu la collaborazione col maestro Pier Paolo Pasolini con il quale scrisse “Che cosa sono le nuvole”, un meraviglioso testo che tratta metaforicamente dell’amore e della vita, cantato proprio da Modugno. La canzone fu perfino inserita nel film a episodi Capriccio all’italiana, anch’esso di Pasolini. Questi furono i più importanti, ma il cantautore, grazie alla sua poliedricità, si fece spazio in ogni area del panorama audiovisivo, lasciandoci il ricordo di un artista che ha donato all’Italia molta di quella poesia per cui è riconosciuta.

Il Festival di Sanremo compie 70 anni. Edoardo Frittoli su Panorama il 29 Gennaio 2021. Nato per rivitalizzare il Casinò nel 1951, vide la partecipazione di soli quattro concorrenti, tra cui la vincitrice Nilla Pizzi. Fu snobbato dalla stampa ma fu una svolta nella storia della musica leggera italiana. Il primo Festival della Canzone Italiana, inaugurato settant'anni fa, si svolse quasi in sordina. Non c'era la platea del teatro Ariston, non c'erano i flash dei cronisti e la parata delle star, ma si tenne nella sala delle feste del Casinò di Sanremo. Non c'era la televisione, che sarebbe arrivata soltanto due anni più tardi. Non c'era neppure la sfilata di cantanti, perché quel primo Festival prevedeva la partecipazione di soli tre interpreti (due solisti e un duo). Fu tuttavia una finestra tra il passato delle grandi glorie melodiche della canzone italiana dell'Eiar del ventennio e la nuova vita delle star della canzone e delle case discografiche italiane. Quella prima edizione nasceva dalle macerie della guerra per ridare vita all'attività del Casinò il cui storico palazzo era stato risparmiato dalla furia delle incursioni aeree. Promotore dell'iniziativa fu un comitato presieduto dal sindaco della città ligure, Adolfo Siffredi e dal commerciante di ori Amilcare Rambaldi, socialista ed ex partigiano amante del jazz. L'idea iniziale era quella di organizzare un festival internazionale con ospiti del calibro di Louis Armstrong o Duke Ellington, ma la proposta della commissione fu scartata dalla giunta comunale allora ancora nelle mani del Comitato di Liberazione Nazionale. Due anni dopo il Casinò assunse Angelo Nizza, un autore radiofonico famoso nel ventennio, il quale riprese l'idea di Rambaldi spostando però l'attenzione dalla musica d'oltreoceano a quella italiana e popolare, con l'obiettivo di attrarre il pubblico italiano ancora per gran parte lontano dalle sonorità del jazz e dello swing. Prima di poter concretizzare il progetto, fu necessario sistemare i disastrati conti della struttura alberghiera e della casa da gioco, che fu alla fine affidata all' Ata, l'Associazione Turistico Alberghiera presieduta dal lungimirante presidente Pier Busseti, il quale raccolse l'idea di Rambaldi e la trasferì alla dirigenza della radio Rai, alla quale avrebbe offerto la location del Casinò per una nuova rassegna di musica italiana. La proposta fu accolta con entusiasmo dal direttore della radio maestro Giulio Razzi, il quale propose la formula competitiva su tre serate che anche oggi caratterizza le edizioni del festival. L'organizzazione iniziò alla metà del 1950 e coinvolse le principali case discografiche nazionali, che in breve inviarono all'attenzione degli organizzatori ben 240 inediti, molti di più di quelli attesi. I segnali erano ottimi e alla vigilia della prima edizione Razzi selezionò le venti che avrebbero preso parte alla competizione. La data della prima serata fu fissata per il 29 gennaio 1951. La sala delle feste non fu neppure riempita, dato il costo proibitivo del biglietto fissato a 500 lire. Ma c'erano la apparecchiature della radio a reclutare molti più spettatori di quanto la sala ne potesse contenere. Anche la fascia oraria di trasmissione della kermesse fu oggetto di discussione, ed alla ne il festival sarà trasmesso solo dalle ore 22, fatto che in un Italia ancora prevalentemente rurale escludeva una buona parte dei potenziali ascoltatori. Il presentatore della prima edizione fu Nunzio Filogamo, una voce già ben nota dai radioascoltatori della vecchia radio del regime, la Eiar. L'orchestra era quella dell'emittente nazionale diretta dal maestro Cinico Angelini, che curò anche gli arrangiamenti delle canzoni in gara. Così come in casa Rai furono scelti gli interpreti, che erano soltanto tre e venivano tutti dall'orchestra dell'emittente di Stato. la prima edizione del festival era dunque improntata sulla premiazione di un brano e non sulla figura del cantante-interprete, che soltanto dopo quella edizione pionieristica emergerà come divo nazionale. I prescelti erano Nilla Pizzi (pseudonimo di Adionilla), Achille Togliani e il Duo Fasano (le torinesi Dina e Delna Fasano). La Pizzi, che era emersa con diversi pseudonimi durante gli anni della guerra, era anche la compagna del maestro Angelini con il quale ebbe una relazione dopo la separazione dal marito sposato da giovanissima. L'altro cantante, Achille Togliani, era il tipo d'uomo che piaceva nei primi anni del dopoguerra, (fece molto parlare la sua relazione con la Loren) ed aveva già fatto successo con la partecipazione a diversi fotoromanzi e cineromanzi. Angelini lo scelse dopo averlo sentito cantare in uno spettacolo di Macario. Infine le sorelle torinesi Fasano, le interpreti del tormentone dell'era fascista "Pippo non lo sa". La prima edizione del Festival, snobbata da pressoché tutti gli organi di informazione, ebbe una dimensione casalinga. Tra la giuria c'era anche il sindaco di Sanremo e i giornalisti in sala erano solo sei. Passata sotto tono la prima edizione, la canzone che appariva la più moderna e la migliore per la voce calda della Pizzi era chiaramente "Grazie dei Fiori", che si può considerare come brano di rottura sia per le tematiche che per l'arrangiamento, finalmente lontano dalle vecchie polke, dai valzerini o dalle melodie retoriche dei grandi tenori alla Beniamino Gigli. Le altre canzoni, meno innovative, caddero presto nel dimenticatoio (ad esempio "Al mercato di Pizzighettone"). Al secondo posto finì il brano "La Luna si veste d'Argento" , una canzone più tradizionale scritta da una donna (cosa rara per l'epoca), Ornella Ferrari, ed interpretata in duo dalla Pizzi e da Togliani. Le luci della prima edizione del Festival di Sanremo si spensero il 1 febbraio 1951 e dal punto di vista del successo commerciale si capì che l'Italia presa ancora dalle ristrettezze del dopoguerra non era del tutto pronta. Ma le case discografiche, non spaventate dal silenzio della stampa, intuirono che la kermesse avrebbe avuto futuro. Poco dopo la conclusione nell'organizzazione entrò la più importante etichetta discografica italiana dell'epoca, le Messaggerie Musicali di un certo signor Ladislao Sugar. La nascita della televisione e il boom economico degli anni successivi fecero il resto.

Anticipazione da “Oggi” l'11 febbraio 2021. «Macché suicido, Luigi fu ammazzato!». Dopo 54 anni il giallo della morte di Luigi Tenco sarebbe prossimo alla soluzione. Lo dice a OGGI, in edicola da domani, Lino Patruno, 85 anni, grande amico del cantautore genovese, morto in circostanze a dir poco misteriose la notte del 27 gennaio 1967, poco dopo aver cantato al Festival di Sanremo. «Ho saputo che un ricercatore, il quale ha dedicato parte della sua vita a studiare meticolosamente la vita e la morte di Tenco, pubblicando già diversi libri, ha scoperto chi è l’assassino e presto ne renderà pubblico il nome».

Patruno racconta: «Io Luigi lo conoscevo benissimo: era un giovane allegro e solare; quell’immagine da depresso cronico gli è stata cucita addosso dopo, per giustificare la tesi del suicidio».

E aggiunge: «Secondo me Tenco si era ficcato in un brutto giro», spiega Patruno. «Per motivi di marketing lo avevano “fidanzato” con Dalida, un brutto e ambiguo personaggio che andava in giro con un tale ancora più brutto e ambiguo di lei, Lucien Morisse, il suo primo marito da cui aveva divorziato ed era rimasto al suo fianco in qualità di agente e personal manager. Si diceva che questo Morisse fosse addirittura legato al Clan dei marsigliesi… Si diceva anche che Tenco, quella sera, era incavolato nero, non per l’eliminazione della sua canzone, ma perché aveva scoperto che il Festival era tutto truccato. Forse voleva pubblicamente denunciare anche un giro di scommesse clandestine. Probabilmente qualcuno gli ha chiuso la bocca prima che potesse fare danni».

"Nemmeno i moralisti osano più detestarlo". Ecco l'articolo di Giovanni Arpino sull'apertura dell'edizione 1987 che uscì su queste pagine. Giovanni Arpino, Domenica 24/01/2021 su Il Giornale. Sempre più fastoso, gigantesco, forse apocalittico, torna il Festival di Sanremo. E c'è poco da ridere, anche perché è stato depennato Beppe Grillo (una delle scuse: nella notte finale il programma è talmente fitto che si faranno le ore 3,30 del mattino, e un comico sarebbe stato di troppo). Torna il Festival con tutto il suo corredo di chiacchiere, risse più o meno feroci, divismi facili, manovre sotterranee che molti ritengono sordide, speranze dei discografici, un universo che offre le sue redini in mano a Pippo Baudo, nei panni di Giove. Se ne parla da ben trentasette anni, quando le primissime edizioni, pilotate da «Aramis» Filogamo e dedicate a quei famosi «amici vicini e lontani», sapevano di canzonette in famiglia, di teneri ritornelli subito catturati dai fischi dei garzoni dei fornai. Vivevamo pacificamente in bianco e nero, gli «effetti speciali» non erano ancora colati nei gironi degli spettacoli (e sulle nostre bistecche ritinte coi raggi infrarossi e misteriosi ormoni). Riappare Sanremo proprio nei giorni in cui dà l'addio alla vita l'ultima delle sorelle Lescano: tramontano i tulipani, avanti coi garofani (senza nessuna allusione da parte nostra). Per quattro sere, anzi quattro notti (Baudo è un notissimo, pervicace tiratardi), trenta milioni di italiani seguiranno questa mostruosa giostra canora, puntandoci anche su un bel po' di miliardi, come è obbligatorio nella nostra Repubblica fondata su scommesse e lotterie. Per reagire a tanta furia ululante diverse altre reti hanno apprestato programmi alternativi, che forse consoleranno la minoranza silenziosa, quella che non appartiene all'esercito dei trenta milioni. Chi non vuole rivedere Patty Pravo o un certo Mango può chiedere soccorso a un immancabile tenente Colombo, chi rifiuta Romina o gli Spandau può sempre nascondersi in un «tragico venerdì» dove Villaggio impazza. Chi se ne infischia della crisi di vendita (34 milioni di dischi nel '69 e solo 14 oggi, musicassette a parte) dedicherà un pensiero amichevole a Claudio Villa, che fu «reuccio» proprio da Sanremo in poi e oggi deve guardarsi lo spettacolo col cuore ricucito. Del Festival, e specialmente di questo, si è detto tutto da parte di chicchessia: è la «grande illusione», è la «malinconia di sempre», è la «voce del padrone» a misura planetaria ma ancora e sempre un pochino Italietta canora. Nemmeno i moralisti osano più detestarlo, e a Pasolini, che lo trovava «disgustoso», un editore severo come Laterza risponde oggi con un solennissimo libro intitolato appunto «Le canzoni di Sanremo». E noi? A me, molto sommessamente, vien voglia di ripetere la famosa e sospirata frasetta di Eduardo De Filippo: «Imm'a passà a nuttata». Anzi quattro. Cercando doverosi camuffamenti e però senza sfregiare né sfottere quei trenta milioni di concittadini che nel «linguaggio festivaliero» trovano una loro provvisoria unità comunicativa, come gli succede anche col pallone o la spaghettata. Corri, dunque, o Festival, scaraventando note, lustrini, pazze acconciature e pigolii dove ti pare. Qualche risvolto inconsapevolmente ironico lo stai già proponendo, infatti: dopo il melenso film dedicato a Garibaldi, ecco che tu, o Festival, ti vendichi proponendo una canzone che si occupa dell'eroe dei due mondi coi seguenti versicoli: «Il Garibaldi è ricercato - in tutti i mari del Sud - ma non si può tagliar la barba - per questioni di look - Anita dice: Peppe, quando gioca il Brasil - si va a vederlo in Italy - pensaci Peppì». Molto bene. E buona notte, visto che quando Sanremo canta anche l'indice dei furti cala: non sono forse questi i veri miracoli «all'italiana»? Il Giornale, 4 febbraio 1987

Non sono solo canzonette. Non solo cuore e amore: nelle rime del Festival i mutamenti del Bel Paese raccontati da Celentano, Modugno, Tenco, Vasco, Faletti, Cristicchi e Lo Stato Sociale. Edvige Vitaliano su Il Quotidiano del Sud il 18 gennaio 2021. Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si e sul pentagramma una storia tutta italiana che – come nelle favole – inizia in un salone delle feste. È il 29 gennaio del 1951 al Casinò di Sanremo, Nunzio Filogamo che aveva fatto del suo motto radiofonico – “amici vicini e lontani” – il saluto per eccellenza entrerà nella storia della rassegna canora. È lui il conduttore di quel battesimo in sordina. Niente a che vedere con le edizioni degli anni a venire, ma da lì si entra nell’archivio sanremese fatto di canzoni intergenerazionali. Per un specie di sortilegio, anche solo a rievocarne i titoli o a ripescarne a memoria il “motivetto”, ed ecco ripartire la caccia al ricordo di quella o quell’altra edizione. Ma – come una matrioska – la storia del festival ne contiene diverse. Cambia a seconda del punto di osservazione da cui la si guarda o la si cerca di raccontare. A partire proprio dalle canzoni che – in alcuni casi –“non sono solo canzonette”. Prende vita allora una sorta di diario di bordo di quel che potremmo chiamare “l’altro Sanremo”. Una hit-parade slegata dalla rima festivaliera per antonomasia “cuori, amori e palpiti”. A spulciare nell’albo del canzoniere, infatti, non sono pochi i brani che negli anni si sono misurati – giocando anche d’anticipo – con tematiche diverse intercettando modi e maniere di un’Italia in continua metamorfosi. Alcune di queste canzoni hanno avuto successo, altre meno. Alcune le ricordiamo, altre sono finite nel cassetto, altre sono diventate canzoni-manifesto…Cominciamo dal “Molleggiato”. È il 1966 Celentano alla sua seconda volta al festival si presenta con  Il ragazzo della via Gluck. Un pezzo che al festival non piacque salvo poi fare incette di vendite e diventare uno dei più conosciuti e amati del repertorio di Adriano. Una canzone  biografica – la via Gluck del  quartiere Greco di  Milano  era una via periferica adiacente alla linea ferroviaria,  dove il cantante viveva da ragazzo con la famiglia – che anticipava (e di molto) le tematiche ambientaliste, la vita nelle periferie e il sogno verde di una quotidianità che iniziava ad essere messa sotto scacco dal cemento. È sempre Celentano che irrompe sulla scena con quella che sarà ribattezzata “canzone crumira”. Siamo nel 1970: autunno caldo  e scioperi. Al  Festival il ragazzo dei “24 mila baci” si presenta con Claudia Mori, vince e fa rumore con “Chi non lavora non fa l’amore”. Due anni prima, però, a Sanremo arriva “Nel blu dipinto di blu” intriso di rimandi cromatici e poetici alla Chagall tradotti in musica e parole da Modugno e Franco Migliacci. È il 31 gennaio del 1958: quella sera sul palco della città dei fiori un attore pugliese con i baffetti alla Clark Gable rompe le regole e cambia a braccia aperte il corso della canzone italiana. “Nel blu dipinto di blu” – conosciuta anche come “Volare” – diventa l’emblema dell’Italia e del boom economico. Del difficile mestiere di vivere, per dirla con Pavese, e di malinconia si nutre “Ciao amore, ciao” di Luigi Tenco. Siamo nel 1967 e tutto finisce con la morte di Tenco nella camera 219 dell’hotel Savoy. Di anno in anno arriviamo al Blasco. Vasco spiazza non una ma due volte. La prima con “Vado al massimo” (1982), la seconda (1983) con un pezzo alla Kerouac. La canzone-manifesto è “Vita spericolata” con cui sdogana alcuni dei riti e dei miti giovanili (Steven McQueen, docet ). Canzoni, voci, volti e sguardi sul palcoscenico. Simone Cristicchi è tra quelli che osano di più. Con “Ti regalerò una rosa” racconta il dramma, l’amore e la vita scompaginata di chi ha problemi psichiatrici. Vince. È il 2007. Ad Antonio e Margherita, i protagonisti del pezzo, Cristicchi ha saputo dare i colori della fiaba senza rinunciare alla forza della verità di un amore nato tra i padiglioni di un ospedale psichiatrico (ex, dalla legge Basaglia in poi). E sono così compiuti questi due ritratti che poco importa dar loro un nome, un volto, una carta di identità. Non serve. Hanno già vinto, nonostante i pugni della vita. Cristicchi accorcia le distanze in una canzone. Raccoglie “i punti di domanda senza frase”, che erano gli occhi di un uomo. Di un diverso. Sente il brivido freddo che si prova guardando l’ignoto. E non lo scansa. Così aveva fatto qualche anno prima Giorgio Faletti con “Signor tenente”. Testo come un pugno nello stomaco. Siamo nel  1994. L’eco doloroso delle stragi del ’92 (Capaci e via D’Amelio) e del ’93 (via dei Georgofili a Firenze e via Palestro a Milano), non si è ancora spenta.  Resta nel cuore il “recitar-cantando” di Faletti.  Il pezzo è scandito da quel “minchia” che ha il suono di un battito. Restiamo ancora negli anni Novanta. Nel 1991 Renato Zero partecipa per la prima volta al  Festival , con “Spalle al muro”, il testo non fa sconti tra solitudine e tempo che inesorabilmente passa. Lunghissimo l’applauso del pubblico in piedi. Renato non vincerà, ma la canzone non sarà dimenticata.  Anzi. Lo scorso anno viene scelta dal rapper Anastasio per la serata dei duetti.   Anche la tematica scivolosa e per nulla semplice dell’amore omosessuale si prende la scena in alcune canzoni. In ordine temporale sparso, accade, ad esempio con “Il postino (amami uomo)” di Renzo Rubino (2013), con “Luca era gay” di Povia (2009) e ancor prima con Federico Salvatore con “Sulla porta” (1996). E in questa storia di canzoni legate a Sanremo non manca neppure il racconto della violenza sulle donne. Lo fa Luca Barbarossa con “L’Amore rubato” (1988). Non sono esenti gli attentati terroristici che colpiscono al cuore l’Europa.  Siamo nel 2018,  Ermal Meta  e  Fabrizio Moro  conquistano il podio con “Non mi avete fatto niente”. Un testo di contemporanea drammaticità puntella la geografia del terrore (riferimenti agli attentati a Il Cairo, alla Rambla a Barcellona, alla Francia con Bataclan e Nizza, a Londra ma anche alle Torri Gemelle e non solo). Cristicchi che li accompagna nella serata dei duetti legge la lettera che Antoine Leiris, parigino, postò su Fb dopo la strage del Bataclan in cui rimase uccisa sua moglie. Sempre quell’anno, dietro il motivo scanzonato e il sogno di “Una vita in vacanza”, i cinque bolognesi de Lo Stato Sociale scattano una foto lucida del mondo del lavoro (precariato, compreso). Il pezzo punta dritto alla pancia del Paese reale. Basta rileggere il post di allora sulla pagina ufficiale Facebook del gruppo: “Domenico Mignano, Marco Cusano, Antonio Montella, Massimo Napolitano e Roberto Fabbricatore, operai Fiat di Pomigliano d’Arco. Sono questi i cinque nomi che sono saliti con noi sul palco dell’Ariston. […] Abbiamo pensato che un brano il cui tema è quello del lavoro, seppur con leggerezza, potesse planare su un argomento sensibile e centrale per tutti noi. […] La dedica è per tutti i lavoratori, i disoccupati, i precari, i cassaintegrati e chiunque ambisca a poter vivere una vita in vacanza, non forzata. Felicemente”. Sono solo canzonette?

·        La Prima Serata.

Il testo integrale della Lettera di Amadeus a leggo.it il 2 marzo 2021. Caro direttore, cari lettori, cari telespettatori, oggi Sanremo parte per davvero. O, forse, sarebbe meglio dire riparte per davvero. E ora voglio raccontare, su Leggo, nero su bianco, cosa mi ha spinto ad essere qui. È incredibile quello che abbiamo vissuto tutti, nessuno escluso, dalla fine del Festival 2020 a oggi. Un anno difficilissimo che ha messo a dura prova tutti e tutto: la pandemia ci ha stravolto la vita, a tanti ha fatto perdere gli affetti, il lavoro, la sicurezza del presente e il sogno del futuro. Con tutto questo negli occhi, nella testa e nel cuore ho pensato a lungo se fosse giusto farlo, il Sanremo del 2021. Io ero disponibile ma sentivo tanta incertezza intorno. Certo se avessi rinunciato sarebbe stato facile, avrei evitato ogni rischio e difficilmente qualcuno avrebbe potuto criticarmi. Spesso la mattina mi guardavo allo specchio e mi facevo una domanda: «Ama, è giusto quest'anno, in questo momento, fare Sanremo?». Qualche volta mi rispondevo deciso sì, altre scuotevo la testa. Un'altalena di sensazioni della quale solo mia moglie, Giovanna, è stata testimone. Ma un giorno di ottobre mentre stavo facendo la spesa a Ponte Milvio a Roma sono stato fermato con un'educazione di altri tempi da una gentile signora. Aveva i capelli grigi e curati, indossava un paltò color cammello, trascinava un carrellino. Mi ha parlato a voce bassa, mi ha raccontato di essere vedova. E poi guardandomi negli occhi mi ha ripetuto più volte la parola serenità. Sì, la serenità della sua televisione, delle canzoni, di un Festival che ha sempre seguito. Se lo avessi fatto, mi ha detto, avrei aiutato lei e quelli come lei a vivere finalmente una cosa normale. Ho pensato a quelle parole. Ho pensato a quello che so fare: il presentatore. Non posso (magari fossi in grado) risolvere i problemi di chi ha perso il lavoro, non posso essere io a proteggere il Paese dal contagio, ne' posso pianificare la campagna dei vaccini. Io posso solo organizzare un Festival, posso inventare e improvvisare, con il mio amico Fiorello, uno show che regali alla gente un po' di leggerezza e di divertimento. Ecco, ripensando a tutti questi mesi, credo sia stata proprio quell'anziana signora a incoraggiarmi ancora di più ad organizzare il Festival di Sanremo 70+1. E l'ho fatto, credetemi, con tutto me stesso e con l'aiuto di molte persone, in condizioni difficilissime. L'ho fatto con ancora più forza e determinazione dello scorso anno. Mai avrei pensato fosse possibile. L'ho fatto rispettando ogni norma di sicurezza ma soprattutto pensando a chi vive di musica, a chi vive di televisione e spettacolo, al Paese reale, quello che sta lottando per ritrovarsi. Abbiamo scoperto, infatti, che la normalità è una cosa straordinaria. E proprio per riavere un po' di quella normalità, abbiamo lavorato in maniera straordinaria. Ecco, oggi Sanremo riparte. Con i cantanti e le canzoni, l'orchestra e i giornalisti e tutti quei lavoratori che con professionalità mi aiuteranno a portare in scena uno spettacolo di qualità. Non avrò spettatori in sala ma mi rincuorerò pensando al pubblico della tv e, soprattutto, a quella signora col paltò cammello di Ponte Milvio.

Il calendario del Festival. Sanremo, il programma serata per serata: gli ospiti, la gara, il regolamento. Vito Califano su Il Riformista il 2 Marzo 2021. La 71esima edizione del Festival di Sanremo finalmente al via. Dopo mesi di polemiche, notizie e fughe di notizie, divieti e rivelazioni, anticipazioni sul cast e sugli ospiti, stasera parte l’edizione 2021 della kermesse più celebre dedicata alla musica italiana. Uno specchio del Paese, come molti definiscono l’evento, che al suo interno contiene molto più delle canzoni in gara.
Da oggi fino a sabato 6 marzo, a partire dalle 20:40, saranno cinque le serate come ogni anno. Un Festival destinato a restare nella storia viste le numerose restrizioni e divieti per via della pandemia da coronavirus. Quindi niente pubblico, zero eventi esterni all’Ariston, ridotta all’osso anche la presenza giornalistica. Tantissimi comunque gli ospiti, una lista che si è andata anche aggiornando nelle ultime ore. Saranno invece 26 i cantanti Big in gara, otto le Nuove Proposte.

Martedì 2 marzo – La madrina e co-conduttrice della prima serata sarà l’attrice Matilda De Angelis. Da subito saranno sul palco anche gli ospiti fissi della kermesse: il cantante Achille Lauro e il calciatore Zlatan Ibrahimovic. La prima serata vedrà anche l’esibizione in apertura di Diodato che canterà Fai rumore, il brano che ha vinto Sanremo l’anno scorso, e poi di Loredana Bertè. Si esibiranno inoltre i primi 13 cantanti Big in gara e quattro Nuove Proposte: di queste soltanto due passeranno alla serata di giovedì dopo il voto di Giuria demoscopica, Sala stampa e Televoto.

Mercoledì 3 marzo – La madrina e co-conduttrice della seconda serata sarà la cantante Elodie. Ospiti speciali i tre cantanti del trio Il Volo – Gianluca Ginobile, Ignazio Boschetto e Piero Barone – che hanno vinto Sanremo con Grande Amore nel 2015 e che hanno conquistato il terzo posto nel 2019. I tre eseguiranno un tributo a Ennio Morricone, scomparso nel 2020, diretti dall’orchestra diretta dal figlio del maestro, Andrea Morricone. Ospite speciale anche il marciatore e campione olimpico Alex Schwazer che racconterà la sua storia: in particolare il caso di doping costruito ai suoi danni appena svelato. In extremis, annunciato soltanto lunedì dopo la vittoria ai Golden Globe, annunciata anche la partecipazione di Laura Pausini. La gara vedrà l’esibizione degli altri 13 Big in gara e poi di altri quattro giovani, dei quali resteranno soltanto due in corsa.

Giovedì 4 marzo – È la serata delle cover: gli artisti Big in gara si esibiranno con artisti ospiti o senza in brani della canzone italiana non necessariamente legati a Sanremo. Le performance saranno votate dai musicisti dell’Orchestra. Un giudizio che varrà un premio specifico e infine per la classifica finale della gara. Madrina e co-conduttrice della serata sarà la top model Vittoria Ceretti. Ospiti anche i Negramaro e il calciatore Sinisa Mihajlovic. Sul palco anche l’attrice Valeria Fabrizi.

Venerdì 5 marzo – Madrina e co-conduttrice della serata sarà la giornalista Barbara Palombelli. Ospiti i cantanti Mahmood e Alessandra Amoroso. Sul palco anche Beatrice Venezi, la direttrice d’orchestra già giurata di AmaSanremo e Sanremo Giovani. Sarà lei a proclamare il vincitore della categoria Nuove Proposte, deciso da Giuria Demoscopica, sala stampa e televoto. Nel corso della serata, oltre alla Finale delle quattro Nuove Proposte, si esibiranno tutti i 26 Big in gara.

Sabato 6 marzo – È la serata finale. Nessuna madrina. Sul palco si alterneranno la conduttrice Simona Ventura, la nuotatrice Federica Pellegrini, l’attrice Serena Rossi. Ospite anche l’ex sciatore Alberto Tomba e i cantanti Umberto Tozzi, Ornella Vanoni e Francesco Gabbani. I 26 Big si esibiranno e verranno giudicati dal Televoto. La classifica terrà conto dei voti di tutte le altre serate. Per i primi tre si azzererà tutto e si ripartirà con Giuria demoscopica, sala stampa e televoto per decretare il vincitore.

La kermesse. Sanremo 2021, la scaletta della prima serata: tutti i cantanti e gli ospiti. Antonio Lamorte su Il Riformista il 2 Marzo 2021. Al via stasera la 71esima edizione del Festival di Sanremo. Un’edizione, quella del 2021, destinata a entrare nella storia per via delle restrizioni causate dalla pandemia da coronavirus. Niente pubblico, zero eventi, pochissimi giornalisti. Direttore artistico, come l’anno scorso, è Amadeus, affiancato da Fiorello, che ha messo insieme uno dei cast più variegati della storia della kermesse. Si parte alle 20:40, su Rai1, dopo il PrimaFestival. Amadeus ha già anticipato che ogni serata non terminerà prima dell’1:30. Si esibiranno, la prima sera, 13 Big e quattro Nuove Proposte. Prima di passare ai cantanti in gara, uno sguardo agli ospiti della prima serata. Aprirà il Festival Diodato, che canterà Fai rumore, il brano che ha vinto l’edizione 2020. Ci saranno anche gli ospiti fissi: il cantante Achille Lauro e il calciatore del Milan Zlatan Ibrahimovic. La madrina e co-conduttrice della prima serata sarà l’attrice Matilda De Angelis. L’altro grande ospite sarà Loredana Bertè, che presenterà un medley dei suoi successi e il nuovo singolo Figlia di … . Forfait, sempre a causa della pandemia, della supermodella statunitense Naomi Campbell. La scaletta precisa è stata resa nota soltanto poche ore prima dello start. L’ordine è stato aggiornato con la sostituzione di Irama con Noemi, dopo il risultato di un tampone positivo nello staff del primo. I cantanti Big e giovani che si esibiranno saranno i seguenti – con il nome del pezzo che presenteranno:

Nuove Proposte:

Avincola – Goal!

Elena Faggi – Che ne so

Folcast – Scopriti

Gaudiano – Polvere da sparo

Big:

Arisa – Potevi fare di più

Colapesce e Dimartino – Musica Leggerissima

Aiello – Ora

Francesca Michielin e Fedez – Chiamami per nome

Max Gazzè e Trifluoperazina Monstery Band – Il farmacista

Noemi – Glicine

Madame – Voce

Maneskin – Zitti e buoni

Ghemon – Momento perfetto

Coma_Cose – Fiamme negli occhi

Annalisa – Dieci

Francesco Renga – Quando trovo te

Fasma – Parlami

Le canzoni saranno votate dalla Giuria Demoscopica: con i risultati verrà stilata una classifica delle 13 canzoni eseguite durante la serata. Per quanto riguarda le Nuove Proposte, anche in questo caso a votare sarà la Giuria Demoscopica, ma si aggiungeranno anche la Giuria della Sala Stampa, Tv, Radio e Web e il pubblico tramite Televoto. Le prime due canzoni accederanno alla quarta serata, mentre le altre due verranno eliminate dalla competizione.

Dago-collection il 3 marzo 2021.

LE VERITA’ NON DETTE – Matilda De Angelis folgorata sulla via di Sanremo: “La prima volta che ho visto il palco dell’Ariston mi sono messa a piangere”. Più di Nicole Kidman, potè Amadeus.

IL TEMPO DELLE CATTEDRALI – La memorialistica di Francesca Michielin su Facebook: “Quando ho iniziato a studiare canto, arrivavo a malapena ad un la. Quando mi sono approcciata al Si bemolle, il mio maestro di canto mi ha detto “fai risuonare il si bemolle nella cupola del palato, pensa alla cupola di una cattedrale”. Stasera proverò a far risuonare proprio quel si bemolle nella punta della cattedrale che mi sento dentro. Ho dovuto imparare ad abitarmi per non avere paura di me. ‘Chiamami per nome’ gira attorno al si bemolle tutto il tempo. E ha una cattedrale dove piove sopra. Sono pronta per il temporale. Spacchiamo tutto Fedez” (anche le cattedrali?)

LA RATAJKOWSKY ME SPICCIA CASA – Una Arisa friccicarella condivide su Instagram le sue emozioni: “Vorrei farvi ascoltare il mio cuore, batte come i bassi della lambada” (Prima di farlo ascoltare a noi, avrà provato a contattare un cardiologo?) – E poi sfoggia una massiccia dose di autoironia: “Su e giu per Sanremo trovo il tempo di farmi fotografare in modalita Ratajkowsky de noantri per ricordarvi che sò fica e me dovete vota”.

STASERA FACCIAMO UN DELIVERY? - Dal testo della canzone di Annalisa: “Vestiti fuori posto, addormentati in un parcheggio, baci francesi delivery”. Ma come sono questi baci francesi delivery?

SESSO IBRUPROFENE – Aiello in versione spaghetti-western: “Sono uno di voi. Uno che si e sudato tutto, che non ha mollato mai..che non ha avuto nessuna porta lasciata aperta perché io entrassi con disinvoltura. Io quella porta l’ho dovuta sfondare a calci e pugni…”

CHIAMATE VERDONE - Max Gazzè e La Trifluoperazina Monstery Band portano una canzone allegra, movimentata: “Il farmacista”. Nel testo si citano il tè verde (due bustine), il Norgestrel in fiale, un pizzico di Secorbital, lavanda, passiflora, fiori di bach e anche del guaranà…

MI MANDA CR7 – Madame è la cantante più giovane in gara ma può vantare tra i suoi fan nientemeno che Cristiano Ronaldo che spesso ha condiviso sui social i suoi brani.

Da gazzetta.it il 2 marzo 2021. A poche ore dall’esordio sul palco dell’Ariston Zlatan si scatena in conferenza stampa: “Più facile fare gol che stare al Festival, ma se sbaglio... nessuno mi può giudicare”. “Sicuramente è più facile fare gol. Questo non è il mio mondo ma sono in buone mani con Amadeus e Fiorello, e non sono preoccupato. Se sbaglio nessuno mi può giudicare perché non è il mio mondo, se faccio bene meglio perché così avrò un lavoro quando smetto”. A poche ore dall’esordio sul palco del Teatro Ariston Zlatan si scatena in conferenza stampa: “Sicuramente ci divertiremo”. E sull’infortunio: “Il programma è sempre uguale. Sono stato sfortunato ad avere una piccola lesione, ma il programma del festival non cambia”. E se Amadeus riuscisse a portare sul palco anche Lukaku? “Se vuol venire, è benvenuto. Quello che succede in campo, finisce in campo, non c’è nessun problema”. Nessun timore per il duetto canoro con Mihajlovic: “Spero che non sappia cantare, così saremo allo stesso livello”.

LA RISPOSTA A LEBRON—   Ibra ha parlato anche della polemica con LeBron James, sul ruolo di un atleta nella politica: “La politica divide il mondo, lo sport unisce il mondo. Il calcio unisce atleti da ovunque, facciamo quello che facciamo per unire, era questo il messaggio. Atleti devono fare atleti e i politici devono fare i politici”. Nessuna preoccupazione per la fede interista di Amadeus e Fiorello: “Lo so che sono interisti, me lo ricordano ogni giorno - li liquida con una battuta -. Per sei mesi prima non dicevano nulla...”.

L’OBIETTIVO—   E se anche Sanremo non è il suo palcoscenico, Zlatan ha già puntato un obiettivo: “Voglio dare indietro all’Italia quello che mi ha dato, non solo nel calcio. E’ arrivata l’opportunità di fare il Festival, ho chiesto e mi hanno detto che è la più grande cosa che c’è in Italia: e allora lo facciamo. Amadeus mi ha chiamato perché vuole spaccare tutti i record e io mi presento”.

Sanremo 2021, alla ricerca del tempo perduto. Il desiderio di normalità non basta. La prima serata del Festival è dominata dalla nostalgia prepotente del "mondo del prima". di Beatrice Dondi su L'Espresso il 3 marzo 2021. Era l'8 febbraio 2020 quando Diodato stringeva tra le braccia il trofeo da vincitore dopo aver conquistato il palco con un verso che Paolo Fox se lo sarebbe sognato anche la notte: “"Ma fai rumore, sì ché non lo posso sopportare questo silenzio innaturale". E quel silenzio ingombrante e doloroso, che ha assordato un intero anno della vita quotidiana del Paese è tornato prepotente filo conduttore del Festival che avrebbe voluto essere della normalità e che invece ci si è ritrovato gioco forza ad annegarci dentro. Ogni istante di questo Festival “del dopo” ha inseguito la normalità perduta, ci si è rotolato dentro, con tutto il suo peso, da balena spiaggiata in un habitat anomalo. E non solo per l'assenza di un pubblico plaudente, per l'infermiera che ha coperto i segni dei combattimenti in corsia con lo sfavillio di un abito da sera, per l'orchestra con la mascherina chiamata a compensare l'entusiasmo della platea invisibile. Non per il discorso di apertura di Amadeus che ha usato parole gravi e speranzose neanche fosse un Presidente di fine anno né il continuo richiamo alle difficoltà oggettive della messa in opera dell'immane show di Rai Uno. Il senso di spaesamento di questo strano Sanremo addomesticato dalla coppia di mattatori centometristi costretti a mantenere le distanze dai cantanti in gara e dai fiori da consegnare alle signore, ha avvolto l'intera serata per il semplice motivo che l'allegria forzata fatica a trovare spazio in questo mondo del dopo. Ogni quadro, presenza, battuta ha costretto al confronto, di quando si poteva, di quando ci si abbracciava, di quando il silenzio arrivava solo fine puntata. Così il sapore di già visto si è fatto sentire più forte, lasciando la sensazione della replica sovrastare quel desiderio di futile inutilità che abitualmente muove la tensione verso il Festival. Non bastano lo spettacolo di libertà regalato dalla gigantessa Bertè, la grazia ironica dell'impeccabile Matilda De Angelis, il benedetto appello per la libertà di Patrick Zaki, i piedi nudi di Madame, l'adrenalina dei Maneskin, la leggerezza dei Coma Cose, le unghie rosse di Arisa, Fedez che commuove il web ancora prima di imbracciare il microfono, l'inutilità fastidiosa di Ibrahimovic, i siparietti a ritmo di Lambada, i monologhi sulle dita dei piedi per restituire la normalità di ieri. Perché la musica che risuona nel teatro vuoto, in un anno in cui nessun teatro è stato riempito, costringe a ricordare quella cantata dai balconi mesi fa, quei balconi da cui non siamo ancora usciti.

Achille Lauro "piange" sangue. Fiorello intrattiene con uno spumeggiante show. Amadeus: "Il cuore batte più forte". Ibra detta le regole. Serena Pizzi - Mer, 03/03/2021 - su Il Giornale. La 71esima edizione del festival di Sanremo è iniziata. Le norme anti-Covid, la voglia di vivere, il desiderio di ricomiciare e la forza di andare avanti hanno avuto la meglio su questa pandemia che ci flagella da ormai un anno. Esattamente 13 mesi fa, gli italiani si erano riuniti, chi all'Ariston chi davanti alla tv, per seguire la kermesse. Come dimenticare il "dov'è Bugo?" di Morgan? Ecco, quello è stato l'ultimo evento pubblico che ci ha donato un po' di spensieratezza. Questa sera tutto è ricominciato dove avevamo lasciato il nostro ultimo sorriso. Senza pubblico, è vero. Senza la ressa fuori dal Teatro, è vero. Senza i centinaia di giornalisti ad assillarie di domande gli artisti, è vero. Ma tutto è ricominciato. I big in gara oggi sono: Arisa, Colapesce Dimartino, Aiello, Francesca Michielin e Fedez, Max Gazzè, Noemi (in sostituzione di Irama, che non canterà stasera perché un membro del suo staff è risultato positivo al tampone antigenico), Madame, Maneskin, Ghemon, Coma_Cose, Annalisa, Francesco Renga, Fasma. Oltre i 13 campioni, sul palco dell'Ariston ci sono anche 4 nuove proposte: Gaudiano, Elena Faggi, Avincola e Folcast. Le nuove proposte che passano il turno e si esibiranno venerdì sono Folcast e Gaudiano. In un Teatro completamente vuoto, Amadeus e Fiorello mettono in scena il primo siparietto (al buio). "Benvenuti al 71esimo festival di Sanremo. Quest'anno il cuore batte più forte rispetto all'anno scorso", dice il direttore artistico. Poi, legge alcuni passaggi di una sua lettera pubblicata oggi da Leggo, spiegando di avere preparato la kermesse "con tutto me stesso e con l'aiuto di molte persone in condizioni difficilissime. L'ho fatto pensando a chi vive di musica, di tv e di spettacolo, al Paese reale che sta lottando per ritrovarsi. Abbiamo scoperto che la normalità è una cosa straordinaria. Oggi Sanremo riparte". Riparte, sì, ma senza pubblico e con gli applausi registrati: "Mi rincuora pensare che siano i vostri applausi da casa". In un clima generale di protocolli rigidi, anche i fiori non vengono consegnati da una mano all'altra. Ecco che subentra un carrello. E anche in questa occasione Fiorello scherza, non può fare altrimenti. "I fiori non li ho toccati, non li ha toccati nessuno. Non si sa neanche chi li abbia messi qui, chi lo sa?", dice divertito. Poi, una volta consegnato il mazzo di fiori a Elena Faggi, lo showman spinge fuori il carrello senza toccarlo con le mani, ma con dei colpi di bacino.

Fiorello show. In pochi minuti si capisce che sarà lui a non far sentire la mancanza del pubblico in sala all'Ariston. Fiorello entra con un pesante mantello ("Sono 21 chili") coperto di fiori e canta una versione punk-rock di Grazie dei fiori, imitando Achille Lauro: "L'ho preso in prestito dal camerino di Achille Lauro". Non si nasconde, si mangia il palco e fa subito inquadrare le poltroncine rosse vuote. Anzi, interagisce con loro: "Su i braccioli, giù i braccioli. Voi (sedie, ndr) non avete mai potuto vedere il Festival. Su di voi c'è sempre stata la parte peggiore dell'essere umano". E poi, a Amadeus: "Sdogana questa parola. Lo devi dire, lo disse Dante. Culo, devi dire. Subito". Il direttore artistico ride e dice "culo". Poi lo showman scende dal palco e inizia a camminare fra le sedute vuote, saltella, fa il giro del teatro. Alla fine risale sul palco: "Si comincia, e ancora non avete visto niente. Più culi per tutti".

L'esibizione di Diodato. Il 71esimo festival di Sanremo inizia lì dove si è fermato il 70esimo, poco prima della pandemia. Così con la foto di Diodato, vincitore della kermesse, con Amadeus e Fiorello. E Diodato torna all'Ariston proprio per ricantare Fai rumore. "È stata l'ultima immagine felice di un intero Paese che da lì a pochi giorni sarebbe stato in un incredibile lockdown e nessuno se lo sarebbe aspettato", commenta Amadeus. "Neanche Paolo Fox", stempera la tensione con una battuta Fiorello. Il brano dell'artista, infatti, è diventato l'inno "di un Paese che non voleva arrendersi", ha detto ancora il conduttore, ricordando il fatto che Fai Rumore è stato il brano che ha accompagnato la musica dai balconi di tutta Italia durante la prima ondata della pandemia. Vedere quella foto e sentire quella cazone fa venire davvero i brividi.

Arriva anche Ibrahimovic. "Buonasera Amadeus, buonasera Italia, un onore per me essere qua ma è un onore anche per te avermi qua". Così Zlatan Ibrahimovic al suo arrivo, sulle note d un brano gitano, sul palco dell'Ariston, dove sarà ospite per tutte le serate del Festival di Sanremo. L'attaccante del Milan si è dichiarato "direttore" del Festival ed ha "dettato" alcune regole. La prima è che si gioca 11 per parte, quindi in 22, e all'obiezione di Amadeus che sono 13 per sera ha replicato che i quattro in più devono essere venduti, "c'è il Liverpool che cerca difensori, altrimenti li metto nel mio giardino". Ma nonostante le battute di rito, pure Ibra è emozionatissimo. Ah, non dimentichiamo che sul suo abito c'è anche il suo "logo".

All'Ariston l'infermiera simbolo del Covid. Alessia Bonari, l'infermiera diventata simbolo del primo lockdown per il selfie con i segni sul volto causati dalla mascherina che ha fatto il giro del mondo, approfitta dell'invito del festival di Sanremo per lanciare un messaggio che aiuti lei e tutti coloro che combattono il Covid in prima linea. Avvolta da un abito lungo rosa con disegni di strass, Alessia ha fatto il suo ingresso sul palco del teatro Ariston dicendo: "Cosa è cambiato da quella foto? La situazione è praticamente sempre la stessa. Ci tengo a mandare il messaggio che non bisogna abbassare la guardia. E ce la faremo". Amadeus si associa: "Ho sentito al telefono il ministro della Salute Speranza e mi ha chiesto di ricordare dal palco di Sanremo che è importantissimo continuare a rispettare le regole anticontagio, fondamentale indossare la mascherina, lavarsi le mani, evitare assembramenti". E quel "ce la faremo" ci dà un po' di speranza.

Fedez si commuove. Fedez si commuove e abbraccia Francesca Michielin alla fine del debutto in gara sul palco dell'Ariston. I due hanno eseguito il brano con un nastro distanziatore o forse di "connessione" tra le due aste dei microfoni, poste a distanza di un metro e mezzo. Poi alla fine rompono gli schemi per abbracciarsi, mentre gli occhi di Fedez si inumidiscono di lacrime. I due vengono raggiunti da Amadeus e poi anche da Fiorello che racconta dell'emozione di Fedez: "Stava per svenire dietro le quinte. Mi ha detto: 'Ma chi me l'ha fatto fare. Io non esco. Potevo restare a casa'". Ricordiamo che Fedez aveva rischiato di essere squalificato. Il motivo? Aveva spoilerato su Instagram la sua Chiamami per nome.

La Bertè fa la differenza. Capelli blu e una corona di farfalle. Così Loredana Bertè si è presentata sul palco dell'Ariston nella serata inaugurale della 71ma edizione del festival di Sanremo. L'artista calabrese ha offerto al pubblico un medley di alcuni dei suoi più grandi successi. La Bertè, che il 9 marzo sarà protagonista di A Grande Richiesta, una delle serate evento della Rai, ha poi presentato all'Ariston il suo nuovo singolo, Figlia di. E prima di lasciare il palco, da guerriera quale è ha urlato: "Al primo schiaffo bisogna denunciare...". Un appello contro la violenza sulle donne potenziato da un paio di scarpette rosse portato con sé.

Achille Lauro piange lacrime di sangue. Sul palco Achille Lauro lascia tutti senza parole. L'artista ha presentato il suo singolo, Solo noi. Fra piume, trucchi e unghie pitturate, Lauro dopo la sua esibizione ha pianto lacrime di sangue. Il cantante sarà ospite tutte e cinque le serate con i suoi quadri mistici. E dopo il singolo, si è esibito in un sorprendente monologo. "Sono un volto coperto dal trucco. La lacrima che lo rovina. Il velo di mistero sulla vita. Sono la solitudine nascosta in un costume da palcoscenico. Sessualmente tutto. Genericamente niente", ha detto Lauro. E ancora: "Esagerazione, teatralità, disinibizione. Lusso e decadenza. Peccato e peccatore. Grazia e benedizione. Un brano che diventa nudità. Sono gli artisti che si spogliano, E lasciano che chiunque possa spiare nelle loro camere da letto e in tutte le stanze della psiche".

La bravura di Matilda De Angelis. Bellissima. Quasi perfetta. Nei tempi. Simpatica. Dopo un po' di emozione iniziale, Matilda De Angelis si è esibita in un bel monologo sul bacio (peccato ci sia stato qualche errore). Qualche battuta e infine il dietto con Fiorello, Ti lascerò. Matilda è impeccabile e sui social ha già conquistato tutti. Una grande scoperta di questo Festival.

Fiorello si fa chiamare dai suoi amici. Costretto, suo malgrado, a stare senza pubblico in sala, Fiorello chiama il pubblico a casa. Probabilmente stanco di non poter giocare con nessuno della platea come è abituato a fare sia in tv che in radio, lo showman porta sul palco dell'Ariston un classico dei suoi show: le telefonate in diretta. Chiede in diretta agli amici di fare il suo numero ed arrivano telefonate a valanga. Così dopo il giornalista Paolo Giordano, al quale Fiorello non risponde perché non la gag non è aperta alla stampa, chiamano in sequenza Claudio Santamaria, Gianni Morandi, Mara Venier, Antonio Cabrini e Jovanotti. Quest'ultimo racconta di essere sul divano a guardare il Festival con moglie, figlia e uno stuolo di cani e gatti. Un altro modo per far divertire il pubblico a casa. Diciamo pure che anche questo Sanremo è tutto di Fiorello.

La classifica dei big in gara alla fine della prima serata. Il voto della giuria demoscopica in ordine crescente: Aiello, Ghemon, Madame, Coma_Cose, Colapesce DiMartino, Max Gazzè, Maneskin, Arisa, Francesco Renga, Francesca Michelin e Fedez, Fasma, Noemi e Annalisa. Annalisa, quindi, è in testa. L'appuntamento va a domani sera.

Sanremo 2021, le pagelle della prima serata. Ernesto Assante Ernesto Assante su La Repubblica il 2 marzo 2021. I voti alle esibizioni dei primi 13 big e delle 4 nuove proposte.

Arisa. Potevi fare di più. Canzone fin troppo tradizionale, con un rischiosissimo cambio di tono a metà. Prevedibile, ben cantata, in altri anni sarebbe stata papabile per il podio. Chissà. 6

Colapesce/Di Martino. Musica leggerissima. Sarebbe interessante capire dove inizia la genialità e finisce la presa in giro. Leggerissimi, divertenti, stralunati. 7

Aiello. Ora. Bravo, intenso, forte anche troppo. Appassionato, grida oltre il necessario ma strappa sentimenti e tensioni. 6

Francesca Michielin/Fedez. Chiamami per nome. Ognuno dei due guadagna qualcosa nel collaborare con l’altro, e Mahmood aiuta entrambi 7

Max Gazzè-Trifluoperazina Monstery Band. Il farmacista. La citazione di Frankenstein Jr., la band cartonata con McCartney e Hendrix, il vestito la Leonardo Da Vinci: Gazzè supera i suoi limiti e si diverte assai. 8

Noemi. Glicine. La canzone è ben costruita, lei la canta bene e fa bella figura, dimostrando che si può cambiare restando se stessi. 6

Madame. Voce. Musica leggera? Nemmeno lontanamente. Madame chiede attenzione, concentrazione, fatica, per trovare la bellezza, come un diamante in una pietra. 8

Maneskin. Zitti e buoni. Elettricità e coscienza, potenza e controllo. in una parola rock. Com’era, com’è, come sarà. 9

Ghemon. Momento perfetto. Un look vintage adatto alla bisogna, per cantare un brano tra soul, pop e qualcos’altro ancora, meravigliosamente calibrato sulla sua vocalità originalissima. 8 ½

Coma_Cose. Fiamme negli occhi. Il singolo che al primo ascolto colpisce di più. I Coma_Cose colpiscono nel centro, mescolando passato, presente e futuro, beat, hippie, rock, hip hop, con l’orchestra e guardandosi negli occhi. 10

Annalisa. Dieci. Il pezzo è molto ben costruito e lei lo propone con sicurezza. Ottimo per le radio, ma meno originale di altri. 6 ½

Francesco Renga. Quando trovo te. Grande voce, pezzo da riascoltare, non immediato e non superpop
6.

Fasma. Parlami. L’emozione dello scorso anno è sostituita una una sicurezza notevole e da un pezzo bello sostenuto da un grande arrangiamento. 8

Nuove proposte.

Gaudiano. Polvere da sparo. (ansa)Un onesto tentativo, lui canta bene, il pezzo è un po’ come la pizza all’ananas. C’è a chi piace. 5 ½

Elena Faggi. Che ne so. La dimostrazione che l’aspetto conta fino a un certo punto. Hanno fatto di tutto per peggiorarla, vestito, trucco, capelli. Ma la canzone è superiore a tutto questo. 6 ½

Avincola. Goal. Pop italiano in linea con le ultime ondate. Ma troppo simile a tante altre cose, nonostante il pallone e l’abito arancione. 5

Folcast. Scopriti. Decisamente il migliore, una spanna sopra gli altri. Bella canzone, leggero soul, grande voce, e Rodrigo D’Erasmo come ciliegina sulla torta. 8

Sanremo, Fiorello ne ha pure per i politici: "Pagati per occupare la poltrona". Nel corso della prima serata del festival di Sanremo, Fiorello ha punto in più occasioni i politici e le abitudini della politica, ma anche la Rai. Francesca Galici - Mer, 03/03/2021 - su Il Giornale. Dopo la stilettata di Amadeus alla Rai, che ha impedito all'organizzazione di utilizzare le navi da crociera per creare una bolla sicura e impedire i contagi in modo tale da avere il pubblico di figuranti in studio, anche Fiorello picchia duro. Il teatro vuoto proprio non va giù al conduttore e allo showman, che comunque cerca di ironizzare sulla situazione scherzando con le poltrone vuote. Nel primo monologo, Fiorello ha preso di mira Zingaretti e in un altro intervento, sempre in relazione all'assenza di pubblico, lo showman siciliano si è lasciato andare a un'altra battuta ficcante e satirica sulle abitudini dei politici. Fiorello ha punzecchiato la Rai, ma anche l'ex governo di Giuseppe Conte, che hanno di fatto impedito all'organizzazione di portare in sala i 300 figuranti inizialmente previsti. Una scelta non condivisa considerata l'importanza del pubblico per gli artisti in gara e per la qualità dello spettacolo per i telespettatori a casa. E così Fiorello ha deciso di scherzare anche su questo aspetto. Tra il serio e il faceto, Fiorello ha spiegato che i 300 figuranti erano già stati pagati dall'organizzazione e che, non potendo più entrare al teatro Ariston, hanno provato ad andare in montagna ma hanno trovato chiuso. "Se vedete 300 persone in giro per l'Italia, sono i figuranti in vacanza", ha scherzato Fiorello. Il riferimento è alla decisione di bloccare la partenza della stagione sciistica poche settimane fa a poche ore dalla sua ripresa. Una decisione impopolare, che ha scatenato molte polemiche e che Fiorello ha voluto rimarcare in questo Sanremo, che pare aver preso una piega politica con i monologhi e gli interventi dello showman siciliano. Ma ecco che Fiorello, proprio in riferimento ai figuranti, tira la stoccata definitiva e li paragona ai politici. Per il co-conduttore, infatti, il figurante "è come il politico, è pagato per occupare la poltrona. Solo che il figurante va a casa quando il programma è finito...". Impossibile non cogliere il riferimento all'abitudine dei politici di non lasciare la poltrona e di trovare ogni escamotage per continuare la loro esperienza in parlamento il più a lungo possibile. Un esempio concreto è quanto accaduto nelle ultime settimane, con le capriole e le giravolte di alcuni esponenti che dopo aver criticato con ferocia Mario Draghi, ora fanno parte della sua squadra di governo, alcuni anche in veste di sottosegretari. Eppure, con il Conte II, il programma era finito. Eppure loro non se ne sono andati come i figuranti.

Il racconto della prima serata. Sanremo, Amadeus e Fiorello reggono un Festival atipico: show di Ibra e Bertè, appello per Zaki. Redazione su Il Riformista il 3 Marzo 2021. E’ finalmente partita l’attesa e discussa edizione del Festival di Sanremo in epoca Covid. Niente pubblico, carrelli per portare i fiori sul palco, attenzione alle distanze. Ma, incredibilmente, pare che Fiorello e Amadeus siano riusciti a trasformare le difficoltà nel loro punto di forza. Fra i due c’è la stessa chimica della scorsa edizione. Fiorello inanella una battuta dopo l’altra, Amadeus gli fa da spalla. E ride, di gusto, sinceramente. Tanto che è impossibile non mettersi nei loro panni, in questa situazione surreale, e sorridere. Fiorello inventa il tormentone dell’anno: “Su i braccioli, giù i braccioli“, rivolgendosi alle sedie vuote in platea. Quelle sedie vuote che diventano parte integrante dello spettacolo per il quale il cuore di Amadeus “batte più forte” e che riparte “dall’ultima immagine felice di un intero Paese che da lì a pochi giorni sarebbe stato in un incredibile lockdown e nessuno se lo sarebbe aspettato”. Torna infatti all’Ariston Diodato, vincitore dello scorso Festival con ‘Fai rumore’, e l’emozione riporta proprio a quegli ultimi giorni pre-pandemia. Ma se bisogna scegliere il vero protagonista della serata, quello è Zlatan Ibrahimovic. Dal campione rossonero, ospite fisso di tutte e cinque le serate, ci si aspettava tanto. E lui non delude. Sua la gag migliore della serata. “E’ un onore per me essere qua, ma anche per te avermi qua“, dice ad Amadeus. E aggiunge: “Sul campo da calcio mi sento grande, potente. Qua mi sento più piccolo. Però sempre più grande di te e più potente”. Ibra spiega di avere portato le sue regole del Festival. “Ma io sono il direttore”, dice Amadeus. “Ah, ti hanno detto così? Il direttore è Zlatan”, risponde Ibrahimovic. Che poi detta le sue regole: “Il Festival sarà con 22 cantanti. 11 contro 11, se no non è regolare. Ce ne sono 26? Vendili, il Liverpool sta cercando 4 difensori. Se no li tengo io, metto nel mio giardino e li faccio lavorare. E quanto è grande il palco? Non va bene, è fatto per piccole persone come te. Mi serve un 105 per 68 come San Siro, se no il Festival è annullato”. Senza dimenticarsi delle tre donne della prima serata del Festival. La straordinaria Loredana Bertè che fa cantare tutti con un medley dei suoi successi e presenta in anteprima il nuovo singolo ‘Figlia di’. L’emozionatissima Matilda De Angelis, in abito Prada bordeaux con profondo scollo a V, anche lei con il fiatone per l’agitazione: “Questo è un palco strano, ti fa dimenticare tutte le cose che sai fare, tipo produrre saliva”. Per finire con Alessia Bonari, l’infermiera diventata un simbolo del lockdown a causa della foto postata su Instagram con i segni della mascherina durante la pandemia. All’Ariston arriva per lanciare il suo appello: “La situazione è sempre la stessa, ci tengo a mandare il messaggio che non bisogna abbassare la guardia. Bisogna continuare a stare attenti e uniti, tutti insieme ce la faremo”. E un monito lo lancia anche Amadeus: “Ho sentito il ministro Speranza al telefono, mi ha chiesto di ricordare che non ne possiamo più ma che c’è solo un modo, al di là dei vaccini, di uscire dalla pandemia: usare la mascherina, lavarci le mani, stare attenti. Non possiamo andare avanti così, dobbiamo tornare alla normalità”. Con tanto di ringraziamenti via Twitter del ministro della Salute: “Grazie Amadeus e grazie Alessia. Il virus si può battere solo con l’impegno di tutti”. Poi l’appello per Zaki: “Noi, da cittadini e uomini civili, possiamo solo augurarci che Patrick Zaki torni libero il più presto possibile e che possa tornare a studiare nella sua Bologna. Forza Patrick”. Così Amadeus, dopo avere ripercorso le tappe della vicenda del 27enne ricercatore egiziano dell’università di Bologna detenuto in Egitto da più di un anno, durante la prima serata del Festival di Sanremo.

"Non abbassiamo la guardia, uniti ce la faremo" dice la giovane 24enne. Alessia Bonari, l’omaggio del Festival di Sanremo all’infermiera: “Sei il simbolo della lotta al covid”. Redazione su Il Riformista il 3 Marzo 2021. Un anno dopo la foto-simbolo dell’inizio della pandemia è sul palco del Festival di Sanremo a ricordare a tutti che “bisogna continuare a stare attenti e uniti, tutti insieme ce la faremo”. Alessia Bonari, 24enne infermiera originaria di Grosseto e in servizio in un ospedale di Milano, è una delle protagoniste della prima serata di un Festival di Sanremo atipico, senza pubblico ma con tanta carica emotiva. La sua immagine, pubblica il 9 marzo scorso su Instagram con i segni della mascherina sul volto, fece il giro del web. Un anno dopo è stata fortemente voluta da Amadeus che ha ricordato il suo impegno in prima linea nella lotta al coronavirus. All’Ariston Alessia arriva per lanciare il suo appello: “La situazione è sempre la stessa, ci tengo a mandare il messaggio che non bisogna abbassare la guardia. Bisogna continuare a stare attenti e uniti, tutti insieme ce la faremo”. Un monito lo lancia anche Amadeus: “Ho sentito il ministro Speranza al telefono, mi ha chiesto di ricordare che non ne possiamo più ma che c’è solo un modo, al di là dei vaccini, di uscire dalla pandemia: usare la mascherina, lavarci le mani, stare attenti. Non possiamo andare avanti così, dobbiamo tornare alla normalità”. Alessia è “una ragazza che abbiamo voluto fortemente. Fino a un anno fa quando uscivi di casa non dovevi dimenticare le chiavi e il cellulare” ricorda Amadeus. Con la pandemia “c’è un’altra cosa che non bisogna più dimenticare quando usciamo di casa, la mascherina” sottolinea il conduttore del Festival. “Sono fortunato perché quelli come me non la indossano tutta la giornata. Non la indosso quando lavoro. Qualcuno invece questa mascherina l’ha dovuta indossare per 12-15 ore al giorno. Questa ragazza (Alessia, ndr) ha mostrato i segni cutanei delle 15 ore in cui ha dovuto indossare la mascherina”. Un selfie dopo un turno massacrante di lavoro che fece il giro dei social.

IL POST DEL 9 MARZO 2020 – “Sono stanca fisicamente perché i dispositivi di protezione fanno male, il camice fa sudare e una volta vestita non posso più andare in bagno o bere per sei ore. Sono stanca psicologicamente, e come me lo sono tutti i miei colleghi che da settimane si trovano nella mia stessa condizione, ma questo non ci impedirà di svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto. Continuerò a curare e prendermi cura dei miei pazienti, perché sono fiera e innamorata del mio lavoro. Quello che chiedo a chiunque stia leggendo questo post è di non vanificare lo sforzo che stiamo facendo, di essere altruisti, di stare in casa e così proteggere chi è più fragile. Noi giovani non siamo immuni al coronavirus, anche noi ci possiamo ammalare, o peggio ancora possiamo far ammalare. Non mi posso permettere il lusso di tornarmene a casa mia in quarantena, devo andare a lavoro e fare la mia parte. Voi fate la vostra, ve lo chiedo per favore”.

Colpo di scena a Sanremo, salta l’esibizione di Irama stasera: Noemi prenderà il suo posto. Fabio Calcagni su Il Riformista il 2 Marzo 2021. Subito colpo di scena a poche ore dall’inizio ufficiale del Festival di Sanremo 2021, la 71esima edizione della kermesse canora. Irama, alias di Filippo Maria Fanti, diventato famoso dopo la sua partecipazione ad Amici di Maria De Filippi, vincendo nel 2018, e che porterà all’Ariston con il brano “La genesi del tuo colore”, non potrà esibirsi come da programma durante la prima serata. Un tampone antigenico ha fatto emergere la positività di uno dei componenti del suo staff. Lo stesso Irama è stato sottoposto a tampone molecolare di verifica. Nell’attesa la sua esibizione è stata momentaneamente rinviata alla seconda serata: al suo posto tra i 13 Campioni, i ‘big’ che stasera si esibiranno, si esibirà Noemi.

CHI E’ IRAMA – L’artista, originario di Monza, diventato famoso dopo la sua partecipazione ad Amici di Maria De Filippi vincendo nel 2018. È tornato nel 2020 anche ad “Amici speciali”. All’epoca del talent aveva già partecipato nel 2016 al festival di Sanremo nella sezione “nuove proposte” con la canzone “Cosa resterà”. Torna sul palco dell’Ariston nel 2019 con “La ragazza dal cuore di latta”. Partecipa nel 2021 stavolta tra i big con il brano “La genesi del tuo colore”. Per le sue canzoni Irama sceglie sempre testi introspettivi con un buon ritmo. I brani che lo hanno reso celebre sono “Un giorno in più”, che lo ha portato in cima alla classifica di iTunes, “Che ne sai”, “Che vuoi che sia”, “Un respiro” e “Nera”, contenuti nell’Ep “Plume” che si è aggiudicato doppio disco di platino della Fimi per aver superato le 100mila copie vendute. Con Nera invece, Irama, si porta a casa il triplo disco di platino con oltre 150 mila copie vendute. Il singolo di Irama, Mediterranea uscito nell’estate del 2020 è Doppio Platino superando le 140mila copie. È stato fidanzato con l’influencer Giulia De Lellis, ora la sua compagna è la modella di origini greco-cipriote Victoria Stella Derogou.

Il cantante dal triplo disco platino. Chi è Irama, il cantante che porta il ritmo a Sanremo con “La genesi del tuo colore”. Rossella Grasso su Il Riformista il 2 Marzo 2021. Quella di Irama, alias di Filippo Maria Fanti è una scalata verso il successo. Il suo nome d’arte, anagramma del suo secondo nome, vuol dire “ritmo” in lingua malese”. L’artista, originario di Monza, diventato famoso dopo la sua partecipazione ad Amici di Maria De Filippi vincendo nel 2018. È tornato nel 20202 anche ad “Amici speciali”. All’epoca del talent aveva già partecipato nel 2016 al festival di Sanremo nella sezione “nuove proposte” con la canzone “Cosa resterà”. Torna sul palco dell’Ariston nel 2019 con “La ragazza dal cuore di latta”. Partecipa nel 2021 stavolta tra i big con il brano “La genesi del tuo colore”. Per le sue canzoni Irama sceglie sempre testi introspettivi con un buon ritmo. I brani che lo hanno reso celebre sono “Un giorno in più”, che lo ha portato in cima alla classifica di iTunes, “Che ne sai”, “Che vuoi che sia”, “Un respiro” e “Nera”, contenuti nell’Ep “Plume” che si è aggiudicato doppio disco di platino della Fimi per aver superato le 100mila copie vendute. Con Nera invece, Irama, si porta a casa il triplo disco di platino con oltre 150 mila copie vendute. Il singolo di Irama, Mediterranea uscito nell’estate del 2020 è Doppio Platino superando le 140mila copie.

La performance sulle note di "Musica leggerissima". Chi è Paola Fraschini, la pattinatrice a Sanremo con Colapesce e Dimartino. Antonio Lamorte su Il Riformista il 2 Marzo 2021. Non solo musica a Sanremo, come sempre succede con il Festival della Canzone italiana d’altronde. Sul palco dell’Ariston ci sarà anche Paola Fraschini, pattinatrice artistica di fama internazionale. Non solo Zlatan Ibrahimovic, Alex Schwazer, Federica Pellegrini e Alberto Tomba al Festival ma anche la campionessa originaria di Genova. Un Festival di sportivi insomma. La pattinatrice accompagnerà l’esibizione di Colapesce e Dimartino, i due cantautori siciliani che parteciperanno alla gara dei big con il brano Musica Leggerissima. Fraschini è nata nel capoluogo ligure del 1984. Si è laureata campionessa del mondo per sette volte. Sei volte nella categoria Solo Dance Senior. La prima volta a Friburgo nel 2009, poi a Portimao nel 2010, a Brasilia nel 2011, a Auckland nel 2012, a Taipei nel 2013, a Reus nel 2014. Campionessa del mondo anche nella categoria quartetti a Novara nel 2016. Si è aggiudicata inoltre il titolo europeo nella categoria Coppia danza Senior con Marco Brogi a Vic nel 2010. Titolo bissato l’anno successivo a Reggio Calabria. Dal 2017 è prima pattinatrice a rotelle per lo spettacolo Volta nel Cirque du Soleil. Anche il fratello Matteo si è laureato Campione d’Europa. Pattinare all’Ariston non sarà facile, visto il palco stretto,  scivoloso e anche leggermente in discesa. “È passato molto tempo dalla mia ultima performance italiana e, quindi, l’emozione è sicuramente tanta – ha raccontato la portacolori dello Sturla Pattinaggio al Secolo XIX – La coreografia del Festival, da me ideata, sarà una sorpresa per tutti. Posso solo anticipare che sarò vestita in modo semplice e che accompagnerò il brano nella parte finale per oltre un minuto”. Colapesce e Dimartino, cantautori della scena indie e it-pop, presenteranno stasera Musica Leggerissima. Il loro brano è stato molto apprezzato dai giornalisti che hanno ascoltato in anteprima le canzoni in gara. Per alcuni sono tra i candidati alla vittoria. Stasera si esibiranno 13 dei 26 big in gara e quattro delle Nuove Proposte.

Il Festival. Il mistero della Trifluoperazina Monstery Band, il gruppo top secret a Sanremo con Max Gazzè. Antonio Lamorte su Il Riformista il 2 Marzo 2021. Il primo caso del Festival di Sanremo 2021 è la Trifluoperazina Monstery Band che accompagnerà, a quanto annunciato, Max Gazzè sul palco del Teatro Ariston. Una band della quale non si sa nulla. Gazzè porterà alla kermesse la canzone Il Farmacista. Giovedì, alla serata delle cover, l’autore e musicista romano porterà Del mondo, del gruppo C. S. I., contenuta nell’album Ko de mondo del 1994. Quella sera ad accompagnare Gazzè ci saranno l’amico Daniele Silvestri e The Magical Mistery Band. Quello della Trifluoperazina Monstery Band è un vero e proprio mistero intanto. Chi ha assistito alle prove generali ha detto che sul palco, con Gazzè, sono comparsi dei cartonati di Jimi Hendrix, Marylin Monroe, la Regina Elisabetta, come riportato da Soundsblog. “Penso che si percepisca l’ironia dietro a questa cosa. Ed è lo stesso sarcasmo che caratterizza anche la nostra canzone”, ha detto Gazzè a Tv Sorrisi e Canzoni. La Trifluoperazina è un medicinale usato per il trattamento della schizofrenia, viene assunta anche per il trattamento di alcune forme di ansia. L’identità della band misteriosa verrà comunque svelata soltanto martedì 2 marzo quando sarà il turno di Gazzè sul palco di Sanremo. A proposito della canzone Il farmacista lo stesso autore ha spiegato: “È un modo per riflettere, ma anche per provare a sorridere in questo periodo difficile in cui politica e sanità si sono mescolate troppo. Con questo testo cerco di sottolineare alcuni aspetti più leggeri”, ha detto a Tv Sorrisi e Canzoni. Una canzone ironica, ha anticipato anche Gazzè. Più uno scienziato pazzo che un farmacista. Un uptempo rock.

Nuove proposte. Chi è Avincola, il cantautore indie in gara a Sanremo giovani con “Goal!”. Antonio Lamorte su Il Riformista il 2 Marzo 2021. Avincola è considerato una delle voci più originali e promettenti nel cantautorato indie e it-pop. È una delle Nuove Proposte del Festival di Sanremo 2021, dove porta Goal!. “Un inno di rivalsa in cui può identificarsi chiunque nella vita si sia ritrovato almeno una volta a fare il ‘panchinaro’”, ha spiegato a Tv Sorrisi e Canzoni. Simone Avincola ha 33 anni ed è nato nel quartiere della Garbatella a Roma. Voleva fare il regista. Ha vinto il Premio Stefano Rosso, il Premio Botteghe d’Autore, il Premio PIVI Siae e il Premio MEI Cinema. Il suo primo Ep lo ha pubblicato a 21 anni. Ha realizzato il docufilm Stefano Rosso – L’ultimo Romano, presentato a marzo 2013 al Cinema America. Del 2014 l’album Così canterò tra vent’anni, del 2015 KM28 (Helikonia). Collabora con l’etichetta Leave Music. Del 2019 i singoli Tra poco e Un rider. Del 2020 Miami a Fregene, con il video diretto da Phaim Bhuiyan, vincitore del David di Donatello 2020 come miglior regista esordiente. Goal! è una canzone nel solco del cantautorato it-pop tanto in voga in questi anni. Una scena quotidiana, un amore che ha bisogno di una scossa, un inno a chi sogna un’occasione da titolare. La protagonista di tante sue canzoni è la sua fidanzata Giuditta. “Mi sono ispirato a lei, a noi, anche negli altri brani di Turisti, il mio terzo album in uscita il 26 febbraio”.

Il duo esploso in pochi anni. Chi sono i Coma_Cose, la coppia urban che porterà a Sanremo “Fiamme negli occhi”. Antonio Lamorte su Il Riformista il 2 Marzo 2021. È un progetto che ha fatto esplodere orecchie e visualizzazioni nel giro di pochi anni. I Coma_Cose – un nome che ha del non-sense, come tra l’altro anche le loro canzoni – al Festival di Sanremo porteranno Fiamme negli occhi. Sono un duo, una coppia, in musica e nella vita. Hanno all’attivo un album. Giovedì, nella serata delle cover, porteranno sul palco dell’Ariston Il mio canto libero di Lucio Battisti, accompagnati dai produttori Mamakass e Alberto Radius, chitarrista dei Formula 3. E infatti la musica di questa coppia è un frullatore di hip hop, musica urban, pose indie, cantautorato italiano. Citazioni, look eccentrico e metropolitano, Milano sempre protagonista, un racconto poco più che disincantato della loro generazione, contribuiscono a plasmare il loro microcosmo: un pastiche post-moderno. I Coma_Cose sono Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano. Il primo, classe 1981, viene da Salò e si fa chiamare Fausto Lama. Prima era conosciuto come Edipo: una manciata di album dal 2010 al 2015. Silenzio fino al 2017, dopo l’incontro con Mesiano, dj nata a Pordenone, anni 32, ma trapiantata a Milano, si fa chiamare California e suonava techno, elettronica, drum’n’bass. I due si sono conosciuti a lavoro, in un negozio di Porta Ticinese, dove lavoravano da commessi. Hanno pubblicato i primi quattro brani, con videoclip annessi, tra febbraio e giugno del 2017. A ottobre dello stesso anno esce il concept EP Inverno Ticinese: tre brani e un tour che va spesso e volentieri sold out. Esplodono nell’ambiente indie con il singolo e il video di Post Concerto del marzo 2018. Il loro mestiere è ritmo, calembour, giochi di parole, significanti più che significati, sound urbano. Uno stile che attira da subito molta attenzione. Il loro primo album, Hype Aura, esce a marzo 2019 e raccoglie consensi sia nel pubblico che nella critica. Due dischi d’oro all’attivo per Post concerto e Mancarsi (forse il loro brano più riuscito e cantautorale). Il nome Coma_Cose sfugge a qualsiasi ermeneutica razionale: “Coma” definisce un momento storico difficile, dal quale è il momento di svegliarsi; “Cose” è stato aggiunto, in sostanza, perché suonava bene. Fiamme negli occhi è una canzone d’amore, scritta in prima persona, un botta e risposta; vi si ritrovano dentro tutte le caratteristiche del duo. Un’impronta ormai riconoscibile. Un’atmosfera da “canzone da spiaggia del futuro, ma anche di una colonna sonora per un viaggio in auto”, hanno detto a Tv Sorrisi e Canzoni. Su questa coppia sconosciuta al grande pubblico di Rai1 ci sono molte aspettative.

Da mediasetplay.mediaset.it l'11 marzo 2021. Francesca Mesiano, in arte California, e Fausto Lama Zanardelli, in arte Edipo, sono i due componenti del gruppo indie rap-elettronico italiano Coma Cose che si sottopongono alle domande irriverenti nell'intervista doppia de Le Iene sulla loro vita di coppia, giù dal palco. Come definite la vostra relazione? "Atipica, strampalata, ma ci amiamo e ci desideriamo", sorridono California e Fausto, ed entrambi concordano: "sì, possiamo pensare che non ci sarà nessun altro nella nostra vita. Seppelliti insieme? Perché no, sarebbe divertente". E Francesca confessa: "Fausto? Profuma di marshmallow".

Il rapper romantico. Chi è Fasma, il rapper dei record su Spotify autore di “Parlami”: in un anno il salto tra i big a Sanremo.

Elena Del Mastro su Il Riformista il 2 Marzo 2021. Fasma, nome d’arte di Tiberio Fazioli, è un rapper italiano. Classe 1996 esordisce nel panorama musicale nel 2016 con la crew WFK insieme al produttore GG, a Barak da Baby e Tommy l’Aggiustatutto. Nel 2017 pubblica vari brani: Marylin M. (certificato disco d’oro), M. Manson, Lady D. e Monnalisa. Questi brani sono stati racchiusi nell’EP d’esordio dell’artista, intitolato WFK.1 pubblicato il 5 luglio 2018. In nome d’arte è l’abbreviazione di “fantasma”: un nome scelto per esprimere la centralità dell’anima per l’artista. Ha due album all’attivo: “Moriresti per vivere con me?” del 2018 e “Io sono Fasma” del 2020 oltre all’ep “Wfk.1”. Si è attestato tra i big di Sanremo 2021 con il brano “Parlami”. Il rapper è già salito sul palco dell’Ariston nel 2020, per la categoria “Nuove proposte”, classificandosi al terzo posto con il brano “Per sentirmi vivo”. In nemmeno un anno il grande salto tra i big. “Per sentirmi vivo”, ha regalato all’artista un record: 47 milioni e 300mila ascolti su Spotify. Parlando del brano presentato a Sanremo ha detto: “È una canzone d’amore onesta, scritta due anni fa, in cui si può leggere una richiesta d’affetto. E d’aiuto. Me l’ha ispirata un mio amico coi suoi racconti; alla fine mi sono immedesimato in lui, nelle sue passioni, e nella sua storia d’amore. Me ne parlava di continuo, così, giorno dopo giorno, ho iniziato ad appassionarmi al suo sviluppo. Ad un certo punto m’è venuto naturale trasformarla in canzone. Ho fatto finta che fosse mia. Non l’ho vissuta ma è come se lo avessi fatto”.

Disavventura a Sanremo per Orietta Berti: "Alle 22.05 mi hanno inseguita tre macchine della polizia". Per la strada oltre l'orario consentito dal coprifuoco, Orietta Berti a Sanremo è stata inseguita e fermata dalle forze dell'ordine. Francesca Galici - Mar, 02/03/2021 - su Il Giornale. Il festival di Sanremo non inizia mai il giorno in cui conduttore e cantanti salgono sul palco del teatro Ariston. Inizia prima, quando i protagonisti iniziano a riversarsi negli hotel della Riviera dei fiori, a Sanremo e nelle cittadine limitrofe. C'è chi scegli una camera d'albergo, chi preferisce affittare un appartamento o una villa. Alcuni amano rimanere nella città che ospita il Festival per immergersi completamente nella sua atmosfera, altri decidono di spostarsi per godere di maggiore tranquillità. Anche quest'anno, considerato non come il 71esimo festival di Sanremo ma come il 70esimo+1 da Amadeus, nonostante tutto non ha fatto eccezioni. I cantanti arrivano prima per provare, sistemare gli ultimi dettagli di canzoni e look e lo stesso ha fatto Orietta Berti, la grande veterana di questa edizione. Ma qualcosa, per la cantante di Finché la barca va, non è andato per il verso giusto. È stata la stessa Berti a raccontare l'episodio spiacevole durante un collegamento con La vita in diretta. Nella confusione delle zone e dei colori, che poi determinano la misura delle restrizioni di un Sanremo surreale, c'è un'unica certezza: il coprifuoco alle 22. Le uniche deroghe consentite per gli spostamenti sono solo per motivi di lavoro o di emergenza. E da qui inizia il racconto di Orietta Berti: "Mi ha fermato la polizia, erano le 22.05 e da Bordighera sono andata a ritirare gli abiti. Tre macchine della polizia mi hanno inseguito e mi hanno fermato". Nei giorni frenetici di Sanremo, Orietta si è trovata a dover ritirare a tarda sera il suo abito in un hotel di Sanremo. Avendo scelto di alloggiare in una località limitrofa sul mare, lontana dal caos della Città dei fiori, la cantante ha dovuto giustificare agli agenti il suo spostamento oltre i confini comunali. "‘Dove va lei?’, mi hanno chiesto. Ho spiegato che stavo andando a ritirare gli abiti. "A quest’ora?", mi hanno risposto. E io: "Per forza, devo provarli, se non mi vanno bene me li devono aggiustare". Mi hanno seguito fino all'hotel perché non ci credevano…", ha spiegato Orietta Berti a La vita in diretta. Una disavventura che fortunatamente si è conclusa bene per la cantante: "Non mi hanno arrestata, mi hanno accompagnato per vedere dove andassi". Potrebbe essere un disguido frutto della presenza della mascherina sul volto di Orietta Berti, che non ha permesso agli agenti di riconoscerla? Possibile, la stessa cantante la considera una possibilità: "Avevo la mascherina, qui non si riconosce nessuno...".

Da huffingtonpost.it il 3 marzo 2021. “Era un po’ tutto concordato. Amadeus, che è un professionista, non il primo che capita, e la regia del Festival di Sanremo, hanno voluto inserire quel gesto, e in questo senso a me sembra davvero poco opportuno. Mi chiedo: come sarebbe stata presentata la stessa situazione se anziché fare il segno della croce, Amadeus avesse esposto la nostra tessera in mondovisione? Probabilmente ci sarebbero state delle proteste, dicendo che Amadeus aveva occupato lo spazio pubblico promuovendo la sua concezione del mondo. E questo è ciò è successo”. A dirlo all’AdnKronos è il segretario nazionale dell’Uaar, l’Unione atei agnostici razionalisti, Roberto Grendene, commentando il segno della croce che ieri Amadeus si è fatto all’inizio della prima puntata del Festival di Sanremo, un attimo prima di scendere le scale del Teatro Ariston. Non è dello stesso parere l’Imam di Catania Abdelhafid Kheit, che parla sempre all’AdnKronos: “Come uomo di Dio e di religione, affidando tutto al nostro creatore, è sempre un gesto gradevole e bello. Esprime la propria fede in un momento di difficoltà dove la pandemia che oltre a creare vittime e problemi in tutto il pianeta, sta pure cambiando tante abitudini, come in questo caso, il festival di Sanremo, che per l’Italia rappresenta un momento importante per il mondo dello spettacolo e della musica”. “Io non giudico le intenzioni delle persone - conclude l’Imam di Catania- ma ribadisco come quello del conduttore, sia stato un bel gesto perché, oggi più che mai, abbiamo bisogno della preghiera e della spiritualità, in privato e in pubblico, per accompagnare e supportare ogni gesto quotidiano in un periodo di grande difficoltà come quello che investe il mondo”. “Credo che vadano rispettate le sensibilità religiose dei singoli e dei cittadini italiani” dice invece Yahya Pallavicini, presidente della Coreis (Comunità Religiosa Islamica Italiana), “A mio avviso non bisogna avere un atteggiamento puritano nei confronti di un istinto di sensibilità religiosa. Inviterei, dunque, a moderare i termini e a rispettare le sensibilità religiose spontanee, perché fanno parte della natura dell’uomo che crede. Perciò, rispetto per il gesto di Amadeus. Stiamo attenti, però, a non esasperare neanche le ostentazioni identitarie. In altre parole, occorre trovare con intelligenza e sensibilità la misura giusta fra libertà e dignità di culto e il voler fare dell’ostentazione, dello spettacolo religioso o del formalismo bigotto, e penso al Rosario dell’ex ministro dell’Interno”.

Barbara Visentin per "corriere.it" il 3 marzo 2021. Sono bastati minuti, se non secondi, per scatenare la cattiveria dei social. Giovanna Civitillo, la moglie di Amadeus, ha dato il là al Festival di Sanremo 2021 con il suo PrimaFestival, ed è subito partito uno sciame di commenti non lusinghieri sul web che la vorrebbero «raccomandata», «senza qualità», «senza alcuna competenza». Questo si legge in tanti tweet che hanno accompagnato il notiziario flash dedicato alla manifestazione che va in onda ogni giorno su Rai1 subito dopo il Tg1 e che vede Civitillo al timone insieme a Valeria Graci e Giovanni Vernia. A nulla, evidentemente, sono valse le parole del marito che nei giorni scorsi, in un’intervista su Oggi, aveva precisato: «Giovanna lavora in Rai dal 1996, l’ha voluta lo sponsor e a me è stato comunicato a cose fatte. Lei mi ha detto: se ti creo problemi, rinuncio. Ma perché avrebbe dovuto? Ci si stupisce della moglie quando non lo si fa per le amanti». Amadeus e la showgirl partenopea sono legati dal 2003 e hanno un figlio, Josè Alberto. Una coppia molto unita, al punto da avere un profilo unico su Instagram, altro motivo di derisione da parte dell’impietoso popolo del web.

Da "liberoquotidiano.it" il 3 marzo 2021. Il meglio del peggio della prima serata del Festival di Sanremo 2021. Sul palco dell'Ariston, infatti, ha fatto rumore la performance di Aiello. Ma rumore nel senso più puro del termine: un casino stratosferico, urla inimmaginabili, tanto che a tratti era sostanzialmente impossibile comprendere il testo della canzone che ha portato al 71esimo Festival della canzone italiana. Di Cosenza, 35 anni e due vistosi piercing ai lobi dell'orecchio, ha portato alla kermesse il brano Ora. Esibizione fuori controllo nella sua interezza, ma come dimostra il video, diventato subito virale e che potete vedere qui sotto, è quando Aiello canta "dovevi portarci me / sesso ibuprofene / mi sono perso nel silenzio delle mie paure", che Aiello dà il meglio del peggio. Quasi non sembra una canzone, piuttosto una lite furibonda nel cuore della notte col proprio partner (ci mancano soltanto i fantomatici piatti volanti). E insomma, Aiello è subito meme, al grido di: "Sì, ma calmati". All'attivo di Aiello, brani quali Sushi, Arsenico, Che canzone siamo e infine il suo successo più grande Vienimi (a ballare). Il suo stile? Pop con contaminazioni street e urban. Insomma, non proprio quel che ha portato a Sanremo che, ha spiegato, è stato ideato durante il primo lockdown. "Un brano viscerale, vero", aveva detto Aiello. E, non ce ne voglia, forse lo è pure troppo... Per Aiello, forse, il lockdown è stato più duro che per gli altri.

Marco Castoro per "leggo.it" il 3 marzo 2021. Il Festival di Sanremo divide anche chi lo guarda in tv. Nella nostra tribuna personaggi che hanno calcato il palcoscenico dell'Ariston, chi aveva la tv spenta e chi invece preferisce la partita. Un Sanremo coraggioso. Va detto. L’ho visto. È stato fatto il meglio di ciò che si poteva fare in una condizione del genere. Hanno dato tutto. Non riesco a far parte della gente che critica un risultato portato a casa con il massimo degli sforzi e tra mille difficoltà. Il momento più bello? Per me è stato Achille Lauro, straordinario, emozionante. I cantanti? Al momento è Madame quella che mi è piaciuta di più. È brava, ha portato la musica di classe, grande capacità vocale e innovativa. La musica non può rimanere inchiodata. C’è un’evoluzione. Mi sono piaciuti anche Fedez e la Michielin, Noemi non mi è dispiaciuta. Era difficile creare uno spettacolo. Gli ascolti sottotono? Beh, un 46% non è male. Sì, è vero che c’era il pubblico a casa, tuttavia a mio giudizio è stato un errore trasmettere troppi programmi musicali e simili che hanno preceduto il Festival, ciò secondo me non ha permesso di fare più ascolti. Mi è piaciuto ho trovato geniale il coinvolgimento delle poltrone. Solo Fiorello poteva farlo. Su i braccioli, giù i braccioli. Qualcun altro avrebbe potuto nascondere quella che è una mancanza, lui invece ha coinvolto la mancanza. Bene l’apertura dal buio alle luci, poi “Grazie dei fior” me la sono gustata tutta. Nostalgia? Sì, nonostante sia passato un anno difficilissimo e quindi lo dico con uno spirito diverso perché mi sembra di essere un’altra persona rispetto all’anno scorso, mi auguro di riprendere la vita che era prima. Tuttavia rivedere le scale ripide mi ha fatto rivivere il brivido. Grande l’orchestra con i musicisti che hanno partecipato come fossero loro il pubblico. Matilda De Angelis? Fresca, pulita, divertente, simpatica. Per niente costruita, trucco pulito e abiti adatti alla sua età. Perfetta. Non l’ho visto. Mi spiace ma non ho proprio acceso la tv. Vediamo se riesco stasera, anche se avrò da festeggiare il mio record stagionale di ascolti di Pomeriggio 5, proprio in sovrapposizione con programmi che parlavano di Sanremo. Che libidine! Una media che supera i 2 milioni di spettatori con oltre il 18% nella prima parte e 2.642.000 spettatori nella seconda parte con il 19,4%. Ho visto la partita della Juve, poi ho girato e ho visto qualcosa di Sanremo. Ibra? Chi lo conosce lo ama. Interpreta il ruolo di se stesso, la narrazione del super uomo, giochiamoci su. Autoironico, caricaturale e divertente: i tre aggettivi di Ibra a Sanremo.

Giuseppe Candela e il misterioso Candelotto per Dagospia il 3 marzo 2021. "Se vuol venire, è benvenuto. Quello che succede in campo, finisce in campo, non c’è nessun problema”, ha dichiarato Ibrahimovic rispondendo a precisa domanda sull'eventuale presenza di Romelu Lukaku al Festival per una sorta di pax televisiva. Dagospia può anticipare che il calciatore belga non ci sarà, l'ipotesi è stata già archiviata la scorsa settimana. Non è stato mai in dubbio che l’attaccante nerazzurro avesse come assoluta priorità l’Inter e la sua routine professionale. Dopo Matilda De Angelis toccherà ad Elodie affiancare Amadeus e Fiorello sul palco dell'Ariston nella seconda serata della kermesse. La cantante è giunta in città domenica alle prese tra prove varie ma con lei in Riviera non c'è il fidanzato Marracash che tiferà per lei a distanza. Quanto intascano i 26 big e le nuove proposte per partecipare al Festival di Sanremo? Le case discografiche ricevono circa 50 mila euro per un cantante nella sezione più importante e per i più giovani in gara nel circuito secondario portano a casa 25 mila euro. Il volo che ha portato in Riviera molti addetti ai lavori, alcuni big in gara (da Noemi ai Maneskin), oltre ai dipendenti Rai, atterrato domenica a Genova, non sarà dimenticato facilmente dai viaggiatori. Parecchie turbolenze per il volo che ospitava anche gli inviati dei programmi del daytime di Rai1. La più spaventata? L'inviata de La Vita in Diretta Raffaella Longobardi! La Isoardi e Salvini sul letto, la notizia dell'addio e la conduttrice che per l'occasione usa una frase di Gio Evan. Una clamorosa botta di visibilità ma anche un marchio e l'associazione continua al "caso". C'è chi assicura che il cantante semplicemente sarebbe esausto, stanco delle domande sugli ex Isoardi-Salvini. Ma senza quella botta di visibilità sarebbe al Festival? Siccome le polemiche sui compensi festivalieri sono puntuali come una cartella di Equitalia possiamo dire che ci sarà anche chi salirà sul palco dell'Ariston gratis: Serena Rossi, la conduttrice sarà presente a Sanremo sabato. Senza cachet complice anche il lancio del nuovo show "Canzone Segreta" in onda al venerdì su Rai1. Simona Ventura sarà tra le coconduttrici dell'ultima serata del Festival, un ritorno in Riviera diciassette anni dopo il suo complicato Sanremo. Per l'occasione il volto di Rai2, dove debutterà ad aprile con Game of Games, ha deciso di affidarsi allo stylist Nicolò Cerioni, lo stesso di Achille Lauro e Orietta Berti. Look "shock" in arrivo? La giuria demoscopica ha piazzato al primo posto nella classifica della prima serata Annalisa. La sua canzone "Dieci" vede tra gli autori Paolo Antonacci, si tratta del ragazzo ventiseienne figlio di Biagio e di Marianna Morandi, nipote del grande Gianni. Chiamate Speranza, avvertite Franceschini, nel caso scomodate Draghi: giornalisti disperati in sala stampa. Per le cinque ore di diretta, che diventano sei per l'arrivo alle 20, si può bere solo acqua. Nessun bar, neanche un gin tonic nemmeno una macchinetta del caffè. Thermos cercasi.

1) I due cantanti si sono incontrati allo shooting fotografico di Tv Sorrisi e Canzoni per la tradizionale copertina, un clima molto freddo. Al saluto dell'uno, l'altro non ha nemmeno risposto. Solo una casualità o vecchie ruggini? E di chi stiamo parlando?

2) Sarà pure il Sanremo pandemico e supercontrollato ma c'è chi non rinuncia alle proprie abitudini "nasali" concedendosi lunghe passeggiate nella zona del Casinò a tarda notte (alla faccia del coprifuoco!).

Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport il 3 marzo 2021. Magari scopriamo che Zlatan è un animale da palcoscenico, che canta come un usignolo e che il suo compare Sinisa ha le note scure e trascinanti dello Springsteen sotto il diluvio a San Siro ma, per ora, c’è solo fastidio latente. I motivi non mancano. Prima cosa, mi scassa l’anima, di qualunque Sanremo e di questo in particolare, l’idea della missione salvifica. Che per cinque sere debba sbucare dal suo nulla infiorato e trastullare gli italiani, distrarli dal loro schifo di vita, di questi tempi, figuriamoci, il mostro pandemico. Mi disturbano i musi lacrimevoli e i nasi umidi di chi, gemellandosi, dice: “Dobbiamo aiutare il Paese a dimenticare…”. Davvero non lo sentite l’odore fetente del cane bagnato che si crede unto? Il lezzo demagogico dei circenses donati alla plebe in mancanza di meglio? Che buca le fessurine cerimoniose del bravo Amadeus e cola su tutti noi assenti finalmente giustificati? In quanto allo straordinario Fiorello, diventerà realmente straordinario il giorno in cui inietterà nel suo talento di intrattenitore una piccola dose di malvagità. Noi ci ostiniamo a sperare, chissà, già da questo Sanremo. L’altra cosa, ancora meno sopportabile di aver visto Kim Basinger invecchiare, è l’eterna genuflessione di questo disperante Paese, disperante non perché disperato ma perché mai abbastanza consapevole della sua grandezza, nei confronti della star straniera di turno. Che arriva, strapagata, molla un apatico ruttino, non fa nulla per dissimulare il tedio e se ne va, scocciata e bonificata. Ve li ricordate De Niro e Travolta? Brutta storia. Il loro umiliante non restituire nemmeno una ciotola in cambio del check milionario? O la belva firmata Versace, alias Mike Tyson in versione Frankenstein, lo stesso barcollante passo d’automa, lo sguardo vitreo, i dentoni radi, la voce querula, al guinzaglio, tatuaggio Maori incluso, di un Bonolis che non gli pareva vero d’interrogarlo, palparlo, abbracciarlo, il disadattato di Brooklyn, e farlo sbraitare due note di “Volare”, senza nemmeno il rischio di vedersi sbranare un orecchio. Illanguidito, Iron Man, da un assegno a cinque zeri. Bei tempi o no, comunque tempi andati. Nel Sanremo iniziato ieri, ci tocca genufletterci adoranti questa volta ai piedoni di Zlatan Ibrahimovic, ospite fisso all’Ariston. I “piccioli” scarseggiano, le casse sono vuote, e ci si deve ridimensionare, ma restano i dubbi e qualche domanda. La più diffusa è anche la più semplice: perché? Le sue parole di ieri in conferenza stampa non aiutano. In certi momenti hanno toccato punte di involontaria comicità, come quando ci ha fatto sapere che lo fa, questo Sanremo, “perché voglio dare indietro all’Italia qualcosa che non sia il calcio”, aggiungendo “quando ho capito che per voi è la cosa più importante”. Due frasi, un capolavoro, immagino inconsapevole, che ci relega nella parte degli straccioni a cui il munifico Zlatan sta per donare l’osso. Il debutto, ieri sera, peggiore delle peggiori aspettative. Un incubo. Senza senso, o troppo carico di senso. Non riempiti e vivificati dallo sguardo della gente, Zlatan e Amadeus erano due gusci vuoti. Due marionette parlanti assediate dal vuoto beckettiano dell’Ariston. Patetiche e scolastiche le loro gag. Più che una spalla, Amadeus era una stampella che arrancava nel deserto senza cintura di protezione. Il fatto è che da quando, per sua ammissione, si è identificato in Massimo Decimo Meridio, dopo aver visto al cinema Il gladiatore, Ibra è totalmente preso dal suo doppio mitologico. Iniziato come divertimento, è diventato nel tempo un delirio paranoico, solfeggiato da sibili e smorfie tra il cobra e lo sparviero. “Al mio segnale scatenate l’inferno”. Non lo dice, forse, ma i compagni se lo aspettano e, da ieri sera, ce lo aspettiamo anche noi. Dopo aver zlatanizzato il Milan, i tifosi e Pioli, Ibra ha fatto capire ieri di sentirsi pronto per zlatanizzare l’Italia. L’aver incrociato nel suo cammino quell’altro mastodonte egoico di Josè Mourinho non ha giovato. Uno che dialoga abitualmente con Dio. “Dio mi vuole bene, lo dimostra ogni giorno con i fatti”, ha detto Josè, ma forse era Zlatan. Si attende quanto prima, forse proprio a Sanremo, colpo di scena, un’esibizione congiunta dei tre. Per ora si sa che Zlatan e il suo amico Sinisa canteranno “Io Vagabondo”, un modo brutale di rivoltare nella tomba Augusto Daolio. Che c’entrano Zlatan e Sinisa con l’anima imperiosamente latina di Sanremo? Per fortuna, ci sono Ornella Vanoni e Orietta Berti. La grandiosa Ornella, che ha ormai fissa, stampata, la maschera malandrina di chi ha appena ingoiato e digerito Titti, sapendosi impunita per definizione, la felicità bambina di sputtanarsi appena può senza le remore divistiche di certe sue colleghe che si sono date l’invisibilità. L’altra cosa insostenibile è che se dici pubblicamente, e qui lo dico e non lo nego, che piuttosto del duetto canoro dei due calciatori, avresti apprezzato molto, ma molto di più, un premio alla carriera a Peppino di Capri, vanno subito a indagare, i coglioni sempreverdi, la tua scheda anagrafica e ti danno del passatista, un esule di nostalgia canaglia. Come se il “Grazie dei fiori” di Nilla Pizzi, nel suo assurdo nonsense, non fosse invece una delle cose più moderne mai apparse a Sanremo. La matrice di cui Battisti e Mogol sono l’evoluzione naturale. Dello stesso Zucchero, quando non era ancora il Joe Cocker della Bassa. Grati comunque a Mietta e a Amedeo Minghi, al loro trottolino amoroso dudu dadadà, coniato da quel genio di Pasquale Panella. Insomma, lo dico, darei tutti gli Zlatan di questa terra (e qui Zlatan, di sicuro, mi querela per aver solo ipotizzato che ce ne siano altri) per veder sbucare a sorpresa sul palco dell’Ariston il contadino dalle tonsille d’acciaio, alias Al Bano, con il suo trattore, cantando a ugola spianata “quando il sole tornerà e nel sole io verrò da te”, Romina Power sulle sue ginocchia. Don Backy e Johnny Dorelli, a scelta, invece di Zlatan e Sinisa, che cantano insieme l’Immensità. O, il massimo, Lucio Dalla che si rifà vivo dalla sua stanza dei giochi per cantare il suo Gesù Bambino. Per tutto il resto, vale l’invettiva sempre attuale di Mina: “Datemi un’ascia comanche per spaccare il video”.

"Dopo la terza canzone a Sanremo dormono". Ma Amadeus non la prende bene. Il presentatore non ha gradito lo spot pubblicitario sul turismo della Liguria girato dal regista Fausto Brizzi. Valentina Dardari - Mer, 03/03/2021 - su Il Giornale. Una battuta che non è proprio piaciuta ad Amadeus, presentatore del festival di Sanremo, quella contenuta nello spot della Regione Liguria. Peccato, perché il video era divertente e ben interpretato da tutti gli attori presenti. Ma niente, quella ironia sul Festival proprio non è andata giù al conduttore e direttore artistico. Spieghiamo bene a chi si è addormentato e non ha visto lo spot cosa è successo. Quest’anno la Regione ha deciso di affidare al regista Fausto Brizzi lo spot per invogliare i turisti a visitare il mare e i monti della Liguria. E quale migliore momento per trasmetterlo? Ovviamente durante il Festival che, anche se ha avuto meno telespettatori dell’anno scorso, è comunque seguitissimo dagli italiani. Nella clip si vedono due sposi all’altare che, prima di giurarsi amore eterno, hanno un piccolo battibecco sul luogo dove trascorrere il viaggio di nozze. Il rischio è che la sposa, interpretata da Chiara Francini, che opta per il mare, decida di lasciare il futuro marito sull’altare, propenso invece a passare il viaggio di nozze in montagna. Fortunatamente, interviene il prete che mette gli sposini d’accordo ricordando che in Liguria ci sono sia il mare che la montagna. Il parroco, interpretato da un genovese doc, Maurizio Lastrico, li tranquillizza: “Ho io la soluzione: andate in Liguria dove ci sono mari e monti. Liguria, di tutto, di più”. La Francini, scusate, la sposa, subito lo accusa di aver rubato lo spot usato dalla Rai e il sacerdote, con un sorrisetto e un accento tutto ligure dice la fatidica frase indigesta al conduttore: “Ma chi se ne accorge… Dopo la terza canzone a Sanremo dormono tutti!”. Apriti cielo. Quando la telecamera torna su Amadeus si vede già dalla sua faccia che non ha apprezzato la battuta e subito dice rivolgendosi agli autori: “Vorrei smentire i creativi: dopo la terza canzone non si è ancora addormentato nessuno”. Il direttore artistico ha poi spiegato il motivo della sua frase detta ieri sera, sottolineando che quella nello spot era una “battuta evitabile, un piccolo autogol. Il festival di Sanremo è un fiore all'occhiello per la Liguria. È come dire: venite a fare il bagno nel mare della Liguria, peccato che l'acqua è fredda. Da sempre, non solo quest'anno, nessuno si addormenta dopo la terza canzone. Era una piccola cosa evitabile". Peccato invece, lo spot di Brizzi è riuscito invece a strappare una risata e a far venire voglia di visitare la Liguria. Almeno a me. Complimenti al regista e agli attori.

Dagonews il 3 marzo 2021. Dimenticatevi, per un attimo, lo showman. Oggi in conferenza stampa Fiorello ha parlato da padre. Alla domanda su come sta vivendo questo periodo con la pandemia e le scuole chiuse, il mattatore siciliano si è commosso: “Mi viene il groppo in gola se ci penso. Ho una figlia adolescente e mi fa dolore perché è l'età più importante e bella della nostra vita. Si stanno perdendo delle cose che non torneranno. Il momento più bello della vita per me era la ricreazione, il film al cinema il pomeriggio, aspettare la più bella della terza C che usciva da scuola per guardarla. Sapere che a mia figlia, appena diventata adolescente, tutto questo è negato, mi fa dolore. Perché in lei vedo tutti gli adolescenti. E il brutto è che si stanno abituando. Credo che per tutti i genitori adolescenti questa è una sofferenza. Non posso vedere una ragazzina di 14 anni chiusa in casa dalla mattina alla sera". Gli fa eco Amadeus: "Sto vivendo le stesse cose. Ho un figlio di 12 anni che vive la stessa situazione, non può andare neanche da un amichetto. Per loro questa pandemia è devastante".

Da davidemaggio.it il 3 marzo 2021. Primo bilancio, Stefano Coletta: “Per me è positivo, come avete letto nei dati c’è questa flessione piccola sull’anno scorso, comparazione poco praticabile perché siamo in differita di un mese. E’ un risultato in linea. Prima parte 46,35%, seconda 47,77%. Prima serata 2021 su 2020 non confrontabile, un mese di differenza determina quello che ho detto, la platea inferiore. E ieri sulla partita c’era una partita su Sky che ha portato ad una emersione di 2.5 punti. Nella storia di Sanremo non si erano mai raggiunti con tale efficacia i target 15-24 anni. E’ un dato di orgoglio, noi siamo chiamati a portare alla tv una platea che di solito non è presente. Voglio fare i complimenti ad Amadeus, Fiorello e De Angelis perché per la prima volta non c’era il pubblico in sala, questo ha dato intensità ma su un piano dialogico tra i due conduttori era la prima volta che non c’era il terzo elemento e la difficoltà era enorme. Penso che Ama e Fiore l’abbiano superata brillantemente, non è facile sulla parte umoristica fare a meno di quell’elemento. Ho trovato una prima parte esplosiva, potente, quando Fiore ha chiamato le poltrone a partecipare con i braccioli.

Marco Molendini per Dagospia il 3 marzo 2021. Sorpresa, il Festival del tutti a casa per forza perde i pezzi. Un milione e settecentomila (circa) spettatori in meno rispetto a un anno fa, quando l'attesa era di un pienone dettato dalla disperazione e dalla costrizione virale. Insomma, ci si aspettava un plebiscito e invece no, con un calo ancora più netto in termini di share, quasi il 9 per cento. Alla fine a seguire il Festivalone sono stati poco più di 8 milioni di volenterosi, riportando la platea alle dimensioni del 2008 (con duo Baudo-Chiambretti): da allora sono passati due Bonolis, Antonella Clerici, due Morandi, un Fazio, tre Conti i due Baglioni oltre a Amadeus 1 tutti sopra i 10 milioni. Per dirla con Riccardo Cocciante se (non) stiamo insieme ci sarà un perché. In questo caso ce ne sono più di uno e, quei perchè, l'Amadeus 2 rischia di portarseli appresso anche nelle prossime quattro serate. A cominciare dal suono falso come quello degli applausi da studio (stile sitcom americana) che è risuonato lungo prima estenuante maratona, una colonna sonora che invece che alleviare il senso di smarrimento del Festival privato del suo pubblico rumoroso, ne ha accentuato il carattere di Festival dimezzato. Un Festival in zona rossa, un Festival imbalsamato dove si fanno le sedute spiritiche con le poltrone vuote, dove a dominare sono le lacrime finte di Achille Lauro, i lustrini esagerati e i travestimenti che prendono il posto delle canzoni, il colosso Ibrahimovic in modalità statua di sale, le gag fuori misura come quella sul bacio (ma che c'azzeccava) della comunque decorativa Matilda De Angelis. Ma non finisce qua. A pesare ci sono le canzoni oggettivamente mediocri (anche se questa non è una novità), il cast che ha insistito nel puntare su personaggi dal breve curriculum e scarsamente noti al grande pubblico. Perfino il duo Amadeus-Fiorello, con Rosario arzillo e disponibilissimo come sempre, a distanza di un anno fa l'effetto della replica, senza contare che con il virus e la reclusione forzata questi dodici mesi sono volati velocissimi (sembra che dallo scorso Sanremo siano passate poche settimane). Mettiamoci poi che la costrizione a casa ha spinto anche i più incalliti aficionados della tv generalista a trovare nuove soluzioni, cercando la scappatoia delle piattaforme per fare a meno della pappa servita dai palinsesti imbalsamati dei soliti network (e tutta la tv tradizionale ha sofferto l'effetto covid). Detto questo gli ascolti di Sanremo restano stratosferici con gli 8 milioni e 363 mila spettatori, il 43,6 di share. Ma con una significativa flessione rispetto al 2020, sensibile sul numero di spettatori (che erano stati 10 milioni e 58 mila) ma molto più accentuata sullo share, il 52,2 un anno fa, anche rispetto al 2019 di baglioniana memoria (il 49,5).

Da "Ansa" il 3 marzo 2021.  Sono stati 11 milioni 176 mila, pari al 46.4%, i telespettatori che hanno seguito su Rai1 la prima serata di Sanremo 2021. La seconda parte ha avuto 4 milioni 212 mila con il 47.8%. Nel 2020 la prima parte del festival aveva avuto 12 milioni 480 mila spettatori con il 51.2%, la seconda 5 milioni 697 mila con il 56.2%

Il Fazio-bis del 2014 iniziò con una media di 10.9 milioni e il 45.9%

Il Baglioni-bis del 2019 partì con 10milioni e il 49%

L'Amadeus-bis inizia malissimo con una media 8 milioni e il 46%

Fabio Fabretti per "davidemaggio.it" il 3 marzo 2021. Per il Festival di Sanremo 2021 arriva la "grana" che si rinnova ogni anno e dalla quale non si scappa: il responso Auditel. La tensione per Amadeus e Co. è inevitabile perché dagli ascolti dipendono le sorti della kermesse, che arriva dopo i record dell’edizione del 2020. L’attesa e le polemiche di un Sanremo realizzato nel pieno della pandemia da Covid gioveranno ai dati della premiere? In attesa del responso, ecco tutti i numeri delle prime serate degli ultimi 20 anni.

Ascolti Sanremo, prima serata: gli ultimi dieci anni. Ripercorriamo la storia auditel della prima serata del Festival della Canzone Italiana, dall’ultima edizione fino a quella del 2010, che ha dato il via al secondo decennio della kermesse nel nuovo secolo, in una fase di grande cambiamento per la tv, passata dal segnale analogico al digitale. Da notare come la concorrenza delle altre principali reti abbia, di fatto, alzato sempre più bandiera bianca di anno in anno.

Sanremo 2020

Conduce Amadeus con Fiorello e Tiziano Ferro

Spettatori: 10.058.000

Share: 52.2%

Programma più seguito sulle altre reti: Ma che bella sorpresa (Canale 5, 1.991.000 – 7.81%)

Sanremo 2019

Conduce Claudio Baglioni con Virginia Raffaele e Claudio Bisio

Spettatori: 10.086.000

Share: 49.5%

Programma più seguito sulle altre reti: Buona giornata (Canale 5, 1.596.000 – 6.14%) 

Sanremo 2018

Conduce Claudio Baglioni con Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino

Spettatori: 11.603.000

Share: 52.1%

Programma più seguito sulle altre reti: Io & Marilyn (Canale 5, 1.560.000 – 5.7%) 

Sanremo 2017

Conduce Carlo Conti con Maria De Filippi

Spettatori: 11.374.000

Share: 50.37%

Programma più seguito sulle altre reti: Il discorso del re (Canale 5, 1.474.000 – 5.53%) 

Sanremo 2016

Conduce Carlo Conti con Virginia Raffaele, Gabriele Garko e Madalina Ghenea

Spettatori: 11.134.000

Share: 49.48%

Programma più seguito sulle altre reti: Buona giornata (Canale 5, 2.161.000 – 8.01%) 

Sanremo 2015

Conduce Carlo Conti con Arisa, Emma e Rocio Munoz Morales

Spettatori: 11.767.000

Share: 49.34%

ARISA

Programma più seguito sulle altre reti: The Flash / Arrow (Italia 1, 2.031.000 – 6.51% / 1.730.000 6.14%) 

Sanremo 2014

Conduce Fabio Fazio con Luciana Littizzetto

Spettatori: 10.938.000

Share: 45.93%

Programma più seguito sulle altre reti: Oggi sposi (Canale 5, 2.256.000 – 8.37%) 

Sanremo 2013

Conduce Fabio Fazio con Luciana Littizzetto

Spettatori: 12.969.000

Share: 48.20%

Programma più seguito sulle altre reti: In questo mondo di ladri (Canale 5, 2.767.000 – 8.8%) 

Sanremo 2012

Conduce Gianni Morandi con Rocco Papaleo e Ivana Mrazova

Spettatori: 12.764.000

Share: 49.69%

Programma più seguito sulle altre reti: Ballarò (Rai 3, 2.748.000 – 9.23%) 

Sanremo 2011

Conduce Gianni Morandi con Belen Rodriguez, Elisabetta Canalis e Luca e Paolo

Spettatori: 11.992.000

Share: 46.32%

Programma più seguito sulle altre reti: Ballarò (Rai 3, 4.376.000 – 14.53%)*

* Nel 2011 Ballarò si scontrò con Sanremo con la puntata della notizia del rito immediato a carico di Silvio Berlusconi per le accuse di concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile in merito al caso Ruby. 

Sanremo 2010

Conduce Antonella Clerici

Spettatori: 10.718.000

Share: 45.29%

Programma più seguito sulle altre reti: Ballarò (Rai 3, 3.451.000 – 12.2%)

Dagospia il 4 marzo 2021. Da “Un giorno da Pecora – Radio1”. Il festival di Sanremo? “Ho provato a sintonizzarmi ogni tanto per trovare Fiorello, un grande artista e una persona generosa, ma non ci sono riuscita. Le canzoni invece mi sono sembrate un po' debolucce: di parole, di musica e anche di voce”. A parlare è l'economista ed ministra del Lavoro Elsa Fornero, ospite di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1.

Striscia la notizia, Amadeus formato "cavallo". Fiorello indiscreto: "L'ho visto tante volte nudo, e..." Libero Quotidiano il 05 marzo 2021. In un Festival di Sanremo un po' povero di grandi concorrenti e grandi canzoni (e pure grandi ascolti), lo spettacolo lo danno Fiorello e Amadeus. Sul palco dell'Ariston, ma pure fuori, in conferenza stampa, quando lo showman siciliano si concede qualche battuta un po' più pepata rispetto a quelle della prima serata di Rai1, ovviamente "beccata" subito da Striscia la notizia. Al primo posto della sapida rubrica Spetteguless, ci finisce con pieno merito il siparietto tra i due conduttori in sala stampa, quando Fiorello a briglie sciolte svela curiosità osè (non richieste) a proposito del suo socio Amadeus. "Dovresti fargli una statua - spiega Fiore a un divertito Stefano Coletta, direttore di Rai1 -, al posto del cavallo (la statua del Cavallo di viale Mazzini, celebre simbolo della tv pubblica, ndr) dovresti mettere lui". Quindi, l'accelerazione piccante: "Come attributi ti posso assicurare che siamo là, l'ho visto mille volte nudo...". In Austria, chiosa Ezio Greggio, "hanno le palle di Mozart. Qui gli attributi di Amadeus. Ma il cavallo di Saxa Rubra è un cavallo morente, quello di Amadeus gode di ottima costituzione". D'altronde, una cosa è certa: per organizzare questo Sanremo era Covid, senza precedenti nella storia della tv italiana, senza pubblico in sala e con misure di sicurezza sanitaria in grado di stravolgere persino le scalette delle canzoni (Irama, per esempiom è stato costretto a esibirsi "in remoto"), ci voleva un conduttore artistico con ... carattere.

Striscia la notizia, Mara Venier demolisce Amadeus: "Sanremo? Un disastro, pesci in faccia", veleno puro. Libero Quotidiano il 04 marzo 2021. Al Festival di Sanremo Mara Venier si collega con Amadeus per riportargli le sue impressioni riguardo la prima serata della kermesse e per commentare i momenti clou con la sua solita, tagliente, ironia. Lo sfottò di Striscia la notizia andato in onda ieri sera 3 marzo è esilarante: Si vede la Venier che dice: "Ama, sei pronto?". "Io e Ibra...", risponde Amadeus. "Ci mancava solo Pippo Franco... Con quei nasi...", ironizza Mara. "Vai amore, sarà un successo". E poi, da sola, commenta: "Sarà un disastro totale". Quindi si vede il vero Amadeus in apertura della prima serata del Festival di Sanremo che spiega con un tono triste e sommesso che non avrà una platea e che gli applausi, di conseguenza, saranno registrati. "Meno male che non c'era il pubblico altrimenti vi pigliavano a pesci in faccia...", sbotta Mara. "Vi faccio un c***così se non partite con le canzoni". Del resto, questa 71esima edizione del Festival è davvero un "disastro". Gli ascolti sono in calo. A livello di share, la serata di ieri, mercoledì 3 marzo, si è attestata ai livelli del Festival del 2015, quando nella seconda serata lo share medio era stato del 41,67 per cento. Per quanto riguarda gli spettatori bisogna invece tornare al 2014 quando furono 7 milioni 711mila. Sulla prima serata di quest'anno il calo è di poco meno di 800mila spettatori e del 4,5 per cento di share. L'anno scorso, invece, nella seconda serata gli ascoltatori furono 9 milioni 693mila con il 53,3% di share. In media gli ascoltatori della puntata sono stati 7 milioni 586mila con il 42,1 per cento di share.

Alessandra Vitali per repubblica.it il 4 marzo 2021. Il festival non decolla, il direttore di Rai 1 fa i conti con le partite, il conduttore difende il prodotto: "E' il migliore programma televisivo che ci possa essere in una situazione in cui ci sono persone che non sanno se la sera metteranno il piatto in tavola". Tutta colpa del pallone. Davanti agli ascolti della seconda serata, il direttore di Rai1 Stefano Coletta individua il responsabile nelle partite, "il declino di quattro punti e mezzo di share coincide perfettamente con le partite andate in onda in quella fascia oraria, cumulando il 4,52% che è il dato di riduzione del festival, sul quale il calcio non impattava dal 2014". Così a Sanremo si ragiona su un festival che non decolla, almeno sul piano degli ascolti, su un evento che ormai si configura non più come tale ma come "programma televisivo", come lo definisce Amadeus, che aggiunge anche qualche motivazione in più. "Noi cerchiamo di fare il migliore programma televisivo, nelle nostre possibilità, ma certamente - spiega il conduttore e direttore artistico - svuotato di tutte le sue parti fondamentali, è tutta un'altra cosa. Per questo i dati mi sorprendono, ma in positivo. Andiamo in onda un mese dopo rispetto al 2020, le partite tolgono tre punti di share, questo significa che là dove fai il 47% potresti fare il 50 o il 49. Quel che ha detto Coletta è una realtà, il Campionato ha tolto quattro punti e mezzo di share". Ma non c'è solo questo, naturalmente. E Amadeus guarda oltre l'Ariston e oltre Sanremo. "Siamo in un momento storico in cui ci sono persone che non sanno se la sera riescono a mettere il piatto a tavola. C'è gente disperata, questo Paese sta vivendo come se fossimo in guerra. E' una situazione anomale - continua lo showman - e tutto questo toglie forza all'evento. L'anno scorso abbiamo ottenuto il massimo perché eravamo in una situazione meravigliosa, abbiamo vissuto il massimo della gioia, dell'assembramento. Quelli di quest'anno sono dati clamorosi. Quando sei arrabbiato,  e un tuo amico ti invita a una festa, se hai un problema non ci vai, se ho un problema di lavoro non vado a ballare sui tavoli". E quindi, "lasciatemelo dire senza sembrare immodesto, in questo momento Sanremo è il programma televisivo più forte che ci sia, ma un programma televisivo, perché purtroppo tutto il resto ci è stato tolto".

Sanremìa. Ragù di capra di Gianfrancesco Turano su L'Espresso il 4 marzo 2021. L'Italia corre verso la zona rossa. Lo dice Guido Bertolaso, consulente pandemico dell'assessora regionale lombarda Letizia Moratti, e non si capisce a che titolo. Probabilmente sono gli effetti collaterali di un altro virus insidioso che si è abbattuto sull'Italia già provata dal Covid-19. Si chiama Festival di Sanremo e offre risonanza nazionale invece che una semplice consulenza gratuita con la Lombardia. Nell'impeto di essere il Fiorello del Covid-19, Bertolaso dichiara inoltre che bisogna andare a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo in Eurovisione mentre l'assessora Moratti, preda di un rialzismo non sostenuto dai fatti, annuncia che ci saranno 170 mila vaccinazioni al giorno per raggiungere l'obiettivo dei 6,6 milioni di immuni lombardi entro giugno. L'ultima volta, alla Fiera ex Expo 2015, aveva parlato di 157 mila al giorno. Se può interessare un raffronto con i dati, al 3 marzo 2021 la Lombardia ha vaccinato circa 143 mila ultraottantenni su 720 mila dal 31 dicembre 2020. Quota 100 mila è stata raggiunta il 26 febbraio. Ciò significa che in cinque giorni si è proceduto a una media poco superiore agli 8 mila over 80 al giorno. Di questo passo, ci vorrebbero 72 giorni a partire da oggi per proteggere la fascia più esposta ai decessi. Si andrebbe così di un mese oltre l'obiettivo (prima metà di aprile) promesso dal trio Fontana-Moratti-Bertolaso. Ma questo spiacevole ritardo non si verificherà se andremo a battere i pugni sui tavoli di Bruxelles. È una novità che sostituisce il battere i pugni a Roma, dove Arcuri è stato sostituito da un generale, poco incline per mestiere a farsi battere i pugni, e dove Conte è stato rimpiazzato da Draghi con il sostegno di Forza Italia e Lega, i due partiti che comandano in Lombardia. Ma basta con le tristezze virali. Leggere i siti di informazione questa settimana significa fare lo slalom tra le notizie sul Festival di Sanremo. Finora l'evento più traumatico riguarda Orietta Berti, inseguita da tre volanti della polizia in violazione del coprifuoco alle ore 22.05. La pericolosa delinquente emiliana è stata assicurata alla giustizia. In questa fase della pandemia il Festival assume inevitabilmente una tonalità patriottica declinata sulla resistenza. La commozione impera e, sul palco e dietro le quinte, già piangono tutti dopo un paio di giorni di gara. Eppure nel corso del tempo Sanremo è diventato un evento divisivo. C'è chi lo guarda per principio e chi non lo guarda per il principio opposto. Poi c'è la solita maggioranza silenziosa cerchiobottista che un po' lo guarda e un po' non lo guarda, gente incapace di ideologia. Ogni anno si ripropone un tema di coscienza che è poi il vero movente del festival da quando il sistema produttivo della canzone italiana ha perso centralità nel sistema della musica leggera mondiale. Sanremo racchiude tutti i dilemmi etici più amati dagli italiani. È giusto pagare tanto Amadeus e Fiorello? Il voto della giuria popolare è una truffa? Com'è possibile che Achille Lauro si vesta come Renato Zero quarant'anni dopo? Orietta Berti può usufruire dell'indulto? Le risposte a queste domande (rispettivamente, no, sì, mah e 41 bis) anticipano la nuova ondata di chiusure che inizierà quando Sanremo sarà finito e la gente vorrà di nuovo uscire di casa ma non potrà. Infine, un piccolo parallelo storico. L'anno scorso il festival della canzone si è tenuto nella prima settimana di febbraio, quando la parola epidemia era legata alla città di Wuhan. Era un morbo che sarebbe rimasto dall'altra parte del mondo ad ammazzare un po' di cinesi mangiatori di pipistrelli. Invece dello slalom, sui siti di informazione si poteva fare la discesa libera, dritto lungo un percorso dove c'era spazio soltanto per Sanremo e per un grave incidente ferroviario (6 febbraio) sulla linea del Tav nel lodigiano dove in quel momento il Sars-Cov-2 già circolava in modo massiccio a insaputa di tutti e dove sarebbe esploso con il caso del “paziente uno” il 18 febbraio seguente. Anche Sanremo 2020 è finito nella lista dei grandi diffusori di contagio insieme ad Atalanta-Valencia e alla fiera del fieno di Orzinuovi di galleriana memoria.

PS. È in corso, con molto meno clamore, il Sanremo della letteratura ossia il premio Strega. È forse più giusto dire che Sanremo è lo Strega della musica leggera perché lo Strega nasce nel 1947 ed è quindi maggiore di quattro anni rispetto al festival della canzone (1951). A parte questo distinguo di vello caprino, la somiglianza è impressionante.

Natalia Aspesi per "la Repubblica" il 4 marzo 2021. Sarà un disastro o un buon segno che, se ho capito bene, abbiano dedicato alla prima serata sanremese, in ciabatte e nocino, (o pashmina e champagne o pizza d' asporto e fumo, a scelta) solo una media di 8.363.000 umani, cioè, orrore, 2.227.000 in meno della prima serata 2020, cioè un milione in più della popolazione di Milano? Pare che lo spettacolo rutilante sino all' accecamento sia cominciato bene, con 13.300.000 spettatori, e poi di colpo, verso le 22.30, dopo la pubblicità abbiano riacceso il video 3 milioni abbondanti in meno. Pare però, per la gioia di Rai 1, che a fissare il vuoto blu dello schermo, ci fossero più giovinetti di sempre, e ci spiace per loro costretti in casa, immagino affranti, dalla pandemia. Toccando ferro, a noi anziani di cattivo umore, viene in mente che forse mancano all' annuale salvifico appello con quel monumento cartonato dello spettacolo televisivo, una parte di quei centomila innocenti che il Covid 19 inesorabile e tuttora vincente si è portato via. È una immagine tragica da respingere ovvio, anche se appare un po' assurdo il fatto che, sempre per responsabilità del morbo con varianti, per giorni si è discusso su come ovviare al malefizio del pubblico mancante, e l' altra sera si sia insistito a mostrare il teatro lindo, purgato dai soddisfatti dirigenti tivu in prima fila e dietro una folla memore di Nilla Pizzi e di Claudio Villa. Ma tutto in serate così attese e pubblicizzate e ingigantite e pompate deve far strabuzzare gli occhi al fortunato e terrorizzato conduttore, il buon uomo Amadeus, e ci sono subito riuscite le rosse poltrone fantasma che hanno permesso a Fiorello di parlare di culo, il che mette sempre di buon umore il pubblico televisivo. Ma per esempio martedì sera ero decisa ad immolarmi al grande spettacolo italiano, visto che le mie conoscenti femmine erano tutte schierate a vederlo quali sentinelle di genere, ma sono subito stata respinta da un impresentabile trio prefestival che mi ha costretto a pensare: ma in un Paese come il nostro dove abbondano geniali creativi e qualche spiritosa intelligente, cosa è successo? Perché si ha più fiducia, pensando al popolo che gli piacciano di più le stupidate e gli stupidini? Può essere che nelle altre serate, a cominciare dalla seconda, tutta Italia anche in zona bianca si pianti davanti al televisore e ne goda le meraviglie canore, vestimentarie, le spiritosaggini e le preci, gli eroi e addirittura qualcuno che non ride, non grida, non esprime un entusiasmo irrefrenabile né uno sconforto lacrimante: uno normale insomma, non truccato, non travestito né da uccello né da appunto, travestito, uno con il nome anagrafico, che canti bene una bella canzone. Che abbia meno di 70 anni e, forse si chiede troppo, che sia bello, spiritoso e parli italiano come la De Angelis, che chi l' ha vista nuda nella serie Undoing, l' ha spogliata col pensiero malgrado l' abito Prada. Ma allora quale magia, quale malocchio, ha infettato l' inizio di una settimana cruciale per le casse Rai, che da questo simpatico polpettone si aspetta ricavi che per ottenerli con una serata intelligente dovrebbe inventarne almeno un centinaio? Non le altre reti, già adattate al trionfo del Festival, non l' Amadeus che dice a noi dei numeri non ce ne importa niente e avrebbe anche ragione: forse in altre sere ci sarà la concorrenza di soap opere italiane con poliziotte sexy tra amore, piccini e assassini, che piacciono giustamente moltissimo. A me però fa impressione che più di 8 milioni di persone siano state lì a vedere il Festival, e mi sembrano comunque troppe, però auguro ai responsabili che siano sempre di più ogni sera; in modo così di consentire coi soldi ricavati di concedere ai pochi derelitti, ogni tanto, una trasmissione che abbia bisogno di meno popolo, per esempio un' opera lirica dai grandi teatri - la prima della Scala il 7 dicembre raccolse 2 milioni e mezzo di spettatori - anche se poi la piccola folla cui è destinata si esibisce in aspre critiche dall' alto. Immagino che pensatori di bell' aspetto e quindi televisibili, se no cartacei stiano studiano il fenomeno anche di una sola sera, prima che diventi apocalittico. Tutti o quasi tutti chiusi in casa, impossibilitati a trastulli carnali se non deviati, tamponati e no, qualche bisnonno vaccinato e quindi conscio della sua superiorità, come mai tutta Italia non guarda Sanremo, o almeno 40 milioni di italiani annoiati, preoccupati, disperati, per rasserenarsi, distrarsi, incazzarsi? Si attendono i pareri di centinaia di virologi da Festival per capire.

·        La Seconda Serata.

Renato Franco per il "Corriere della Sera" il 4 marzo 2021. Le sedie riempite di palloncini, Fiorello pieno di piume (un Achille Lauro che non si prende sul serio), rimangono gli applausi finti, ma sparisce l' asettico e asintomatico carrello portafiori. La seconda serata del Festival cambia ritmo, la gara inizia subito, apre Orietta Berti (perfetta quota Rai1), arriva immediatamente Laura Pausini (un' altra in target), pochi giorni fa premiata ai Golden Globe. L' impressione è quella di Festival più rassicurante per un pubblico abituato a certi codici di spettacolo, perché in fondo la televisione è soprattutto abitudine più che novità. Amadeus e Fiorello sono sempre più intimi («mia moglie mi chiama amorino, che è il Dio dell' amore, alato e nudo. La tua ti chiama patato, quindi per me il Festival può anche finire qua, caro Pat»). Il messaggio più importante è in apertura, sempre di Fiorello: «Bisogna organizzare una campagna vaccinale di quelle potenti, vogliamo vaccinarci tutti affinché questo incubo finisca». Con Amadeus questa sera c' è Elodie, l' anno scorso in gara, oggi promossa conduttrice. Ma è Fiorello che si prende sempre la scena: prima scende in platea a far scoppiare un po' di palloncini, quando canta è sempre elegantemente retrò, poi improvvisa: lui al beat box, Pausini vocalist dance sulle note di «The Rhythm of the Night», Amadeus cubista. Cambia il registro con la vicenda di Alex Schwazer, il marciatore squalificato per doping, ma riabilitato dalla recente sentenza del Tribunale di Bolzano: «Ho provato tanta amarezza, la mia famiglia mi ha dato forza, ma nessuno mi ridarà indietro la vita che mi hanno tolto. Ora voglio essere giudicato dalla giustizia sportiva, perché non voglio perdere altre gare. Ho vinto in tribunale, ma ora voglio tornare a vincere in pista». Dopo gli applausi finti, Sanremo si regala pure il brivido anestetizzato del cantante registrato, in gara ma senza esserci fisicamente. In quarantena a causa di un contatto con due persone del suo staff (parrucchiere e fonico) risultate positive al Covid, Irama si è «esibito» per ultimo con la messa in onda del video della prova generale. Il primo bilancio è quello degli ascolti. Amadeus non supera se stesso. Al contrario, niente record: la prima serata ha avuto una media di 8 milioni e 363 mila spettatori (46,6% di share) contro i 10.058.000 spettatori (52,2% di share) dell' anno scorso. Scorrendo la serie storica dei dati sanremesi bisogna tornare al Festival del 2011 condotto da Gianni Morandi per trovare una media della prima serata inferiore: nel 2011 fu del 46,3%. La matematica non è un' opinione, ma i numeri sì perché si possono leggere in modo diverso a seconda di come si scorporano. «Il primo bilancio è positivo - spiega il direttore di Rai1 Stefano Coletta -, c' è stata una piccola flessione, ma la comparazione è poco praticabile, perché siamo andati in onda un mese dopo e manca circa un milione e mezzo di teste sulla platea complessiva. Peraltro il 46,6% è in linea con la media degli ultimi 20 anni». Il risultato però è che sono volati via quasi 6 punti di share e più di un milione e mezzo di spettatori. Un dato che farà riflettere Rai Pubblicità che puntava invece a un aumento di 1 o 2 punti di share con un ricasco inevitabile sui ricavi. Un'emorragia di ascolti importante che è la combinazione di diversi fattori: un cast sbilanciato su cantanti poco noti alla platea abitudinaria di Rai1, una formula che ricalca quella dell' anno scorso (se Achille Lauro era una novità, quest' anno ha il sapore del già visto), un inconscio rifiuto collettivo ad abbandonarsi alla spensieratezza in un mondo dai contorni inaspettati che non riconosciamo come nostro.

Sanremo 2021, le pagelle della seconda serata. Ernesto Assante su La Repubblica il 3 marzo 2021. I voti alle esibizioni degli altri 13 big e delle altre 4 nuove proposte.

Orietta Berti. Quando ti sei innamorato. Spezziamo il voto in due: 7 alla buona volontà, alla voce ancora limpida e forte, alla voglia di partecipare. 5 alla canzone, che anche trent’anni fa sarebbe sembrata vecchia.

Bugo. E invece sì. La canzone non è brutta, ci sono tante citazioni, ha un ritornello cantabile. Ma lui la butta via. 5 ½

Gaia. Cuore amaro. In bilico tra mille colori e profumi, tra tormentone e contaminazione, Gaia fa comunque bella figura. 7

Lo Stato Sociale. Combat Pop. Allegri, intelligenti, squinternati: Lo Stato Sociale riesce ancora a divertire usando la testa. Silvan e Brachetti avranno apprezzato, Freak Antoni l’avrebbe fatto. 7 ½

La rappresentante di lista. Amare.  Semplicemente perfetti, conquistano il palco, lo schermo, il cuore e la mente. 10

Malika Ayane. Ti piaci così. Il pop è la semplicità che è difficile a farsi. E Malika ne conosce il segreto. 8

Ermal Meta. Un milione di cose da dirti. Bravissimo, indiscutibilmente, con una bella canzone che esalta la sua voce e la sua scrittura. 8

Extraliscio feat. Davide Toffolo. Bianca luce nera. Difficile, al primo ascolto, capirne il senso. Attendiamo di rivederli e prendiamo tempo con un tranquillo. 5 ½

Random. Torno a te. Emozionato, parte male, si riprende, finisce in crescendo, fa tenerezza e non se la cava male. 6

Fulminacci. Santa Marinella. Fulminacci era una promessa, adesso è una realtà. Bella canzone
7

Willie Peyote. Mai dire mai (La locura). Apre con la voce di Valerio Aprea in Boris, diverte e costringe ad ascoltare le parole, "un Paese di musichette, mentre fuori c’è la morte”, a pensare ballando. 8 ½

Gio Evan. Arnica. Consideriamolo un esperimento, un tentativo, una prova. Forse al primo tentativo non è proprio ben riuscita, ma confidiamo nella seconda prova. 5 ½

Irama. La genesi del tuo colore. Le prove registrate, è in gara dal vivo ma non è dal vivo, singolare ma necessaria soluzione del festival in era Covid. Nuovo mainstream di un ragazzo che cresce. 6

Nuove proposte.

Wrongonyou. Lezioni di volo. Canzone con un retrogusto raffinato e una patina di malinconia, ben scritta e molto ben cantata. 7

Greta Zuccoli. Ogni cosa sa di te. Cantautrice giovane ma con un fan come Damien Rice. E una bella canzone con un ritornello elegantissimo. 6 ½

Davide Shorty. Regina. Vola alto tra rap, soul, Broadway e divertimento e ha un brano accattivante quanto non facile. 7

Dellai. Io sono Luca. Ci hanno provato, sono anche simpatici, ma gli altri tre sono decisamente meglio di loro
5 ½

Sanremo 2021, Fiorello scoppia in lacrime in conferenza stampa: il dramma di sua figlia, crollo al Festival. Libero Quotidiano il 03 marzo 2021. Fiorello non trattiene le lacrime. Abbandonati i panni dello showman la spalla di Amadeus si è lasciata andare a confessioni privatissime. In conferenza stampa, dopo il debutto di Sanremo 2021, Fiorello ha parlato da padre. Alla domanda su come sta vivendo questo periodo con la pandemia e le scuole chiuse, il co-conduttore si è sciolto: “Mi viene il groppo in gola se ci penso. Ho una figlia adolescente e mi fa dolore perché è l'età più importante e bella della nostra vita. Si stanno perdendo delle cose che non torneranno". Tanti i ricordi che lo riportano alla sua di giovinezza: "Il momento più bello della vita per me era la ricreazione, il film al cinema il pomeriggio, aspettare la più bella della terza C che usciva da scuola per guardarla. Sapere che a mia figlia, appena diventata adolescente, tutto questo è negato, mi fa dolore". Come lei sono in tanti, tantissimi, e "il brutto - prosegue indignato - è che si stanno abituando. Credo che per tutti i genitori adolescenti questa è una sofferenza. Non posso vedere una ragazzina di 14 anni chiusa in casa dalla mattina alla sera". Situazione simile anche per Amadeus dove "mio figlio di 12 anni vive la stessa situazione, non può andare neanche da un amichetto. Per loro questa pandemia è devastante". Un capitolo, quello del coronavirus, al quale il Festival ha deciso di concedere un piccolo spazio. Tra il divertimento e le risate, ci sarà anche il racconto di Giovanna Botteri. Sarà lei, corrispondente dalla Cina della Rai, a portare la sua testimonianza. Voglio "tornare su quello che è successo in questo anno che ci ha cambiato per sempre nella cornice di un Festival completamente diverso. L’anno scorso, mentre in Italia andava in onda Sanremo, in Cina io ero già in lockdown, guardando il Festival si percepiva l’illusione dell’Italia, anzi dell’Europa intera, che il virus qui non sarebbe mai arrivato. Un’illusione, appunto, in un mondo globalizzato", ha premesso prima di apparire sul palco dell'Ariston.

Le parole di Fiorello sugli adolescenti e il rischio della “sindrome della capanna”. Le iene News il 04 marzo 2021. Lo showman e co-conduttore del Festival di Sanremo ha condiviso con commozione un racconto sulla figlia adolescente, provata come tutti dal perdurare delle limitazioni per il coronavirus: “Non posso vedere una ragazzina adolescente chiusa in casa dalla mattina alla sera”. Noi de Le Iene vi abbiamo raccontato uno dei rischi di questa situazione: la sindrome della capanna. “Non posso vedere una ragazzina adolescente chiusa in casa dalla mattina alla sera. Soffro per lei”. Si è commosso e ha commosso tutti il racconto di Rosario Fiorello, lo showman e co-conduttore del Festival di Sanremo che ha parlato della figlia adolescente e dei suoi coetanei. I ragazzi stanno pagando un prezzo salato per le restrizioni dovute al coronavirus. “Per me il momento più bello della vita era la ricreazione, era andare al cinema il pomeriggio con gli amichetti, era aspettare la più bella della terza C per poterla vedere quando usciva da scuola”, ha raccontato Fiorello con la voce rotta. “Sapere che a mia figlia, appena diventata adolescente, tutto questo è negato, mi fa dolore. Perché in lei vedo tutti gli adolescenti. E il brutto è che si stanno abituando”. Un’abitudine che purtroppo riguarda tantissimi ragazzi e non solo, dopo un lungo anno scandito dalle restrizioni per il contenimento del coronavirus. Un tema che noi de Le Iene abbiamo affrontato con Roberto Ferri, presidente della Società italiana di psicologia dell’emergenza, che ci ha parlato di uno dei rischi di questa situazione: la sindrome della capanna. “Chi ha questa sindrome ha paura del contagio, ma anche di trovare fuori un mondo diverso e le persone che fanno più fatica ad adattarsi al cambiamento si chiudono nel bozzolo”, ci ha spiegato Ferri. “Ogni volta che cambiamo certe abitudini di vita, poi riprenderle, soprattutto in una situazione traumatica come quella che abbiamo vissuto collettivamente con il coronavirus, può generare delle difficoltà di adattamento”. Secondo le stime della Società italiana di psichiatria la sindrome della capanna potrebbe interessare un milione di italiani, e questo dopo il primo lockdown. Dopo un intero anno, la situazione potrebbe essere ancora peggiore. Per fortuna però c’è anche il modo di risolvere questa situazione, come ci ha raccontato Roberto Ferri: “Si possono fare i primi passi all’esterno con qualcuno di cui ci si fida, come un familiare. E poi all’inizio magari è meglio rimanere nei pressi di casa”. Il nostro Nicolò De Devitiis ci ha raccontato la storia un ragazzo italiano di 18 anni che per due anni ha vissuto rinchiuso in casa. Di giorno dormiva, di notte giocava ai videogame. Con l’aiuto di Nicolò De Devitiis, Luca ha fatto grandi passi avanti: potete rivedere il suo percorso nel video qui sopra.

Fiorello sul caso D’Urso-Zingaretti: “Stanno insieme?”. Alice su Notizie.it il 04/03/2021. A Sanremo Rosario Fiorello ha ironizzato sul tweet scritto da Nicola Zingaretti in difesa della conduttrice Barbara D'Urso. Nell’apertura della seconda serata del Festival di Sanremo Fiorello ha commentato uno dei casi mediatici più discussi degli ultimi giorni, ovvero il post di Nicola Zingaretti in difesa di Barbara D’Urso. Rosario Fiorello ha commentato in diretta al Festival di Sanremo il post che Zingaretti ha scritto in difesa di Barbara D’Urso nei giorni scorsi (quando è iniziata a circolare la voce di una possibile chiusura di Live – Non è la D’Urso): “Sai chi se l’è presa con me? Il PD se l’è presa con me, perché ho detto di Zingaretti e la D’Urso. Ma che male c’è? Che vi ha fatto la D’Urso? La storia nemmeno la conosco, ma che stanno insieme? E allora perché si sono arrabbiati?”, ha chiesto Fiorello al direttore artistico di Sanremo, Amadeus. La vicenda aveva sollevato un polverone sui social, dove in tanti avevano criticato Nicola Zingaretti per aver “difeso” la conduttrice in merito all’ipotesi della chiusura del suo famoso programma. Nel frattempo, via social, Barbara D’Urso ha fatto sapere che non avrebbe seguito la prima serata del Festival perché sarebbe stata impegnata a “festeggiare” il suo record stagionale di ascolti: “Non l’ho visto. Mi spiace ma non ho proprio acceso la tv. Vediamo se riesco stasera, anche se avrò da festeggiare il mio record stagionale di ascolti di Pomeriggio 5, proprio in sovrapposizione con programmi che parlavano di Sanremo. Che libidine! Una media che supera i 2 milioni di spettatori con oltre il 18% nella prima parte e 2.642.000 spettatori nella seconda parte con il 19,4%”, ha dichiarato la conduttrice attirandosi contro numerose critiche.

Sanremo 2021, spunta un palloncino a forma di pene tra le poltrone: Amadeus e la Rai come lo spiegano? Libero Quotidiano il 03 marzo 2021. La seconda serata del Festival di Sanremo 2021 si è aperta ovviamente con un siparietto di Amadeus e Fiorello. Ma a far scoppiare subito un primo caso sui social non è stato né il conduttore di Rai1 né la sua spalla, bensì un palloncino posizionato per riempire il vuoto di pubblico tra le poltrone. Ogni palloncino presenta una forma diversa, molti ritraggono delle emoticon: e poi c’è lui, quello nelle retrovie che ritrae in maniera molto evidente una cappella. E infatti sono bastati pochi secondi al popolo del web per trovare l’originale e confermare il sospetto avuto in diretta: tra il “pubblico” di Sanremo c’è davvero un palloncino a forma di pene. Una scelta sicuramente goliardica, che è diventata immediatamente virale sui social, a conferma del fatto che questo Festival sta spopolando soprattutto tra i più giovani, come confermato dagli ascolti che complessivamente però sono stati inferiori a quelli dello scorso anno. Ma d’altronde con l’emergenza Covid in atto, uno spettacolo che si è dovuto completamente reinventare e qualche polemica per la nutrita presenza di artisti che hanno maggior presa sui giovani piuttosto che sul pubblico classico di Sanremo, bisogna fare di necessità virtù. Tra l’altro proprio ai ragazzi è andato l’abbraccio di Fiorello: “Molti torneranno alla didattica a distanza, dovete resistere perché presto questo sarà solo un ricordo, la fine arriverà a breve”. 

Sanremo 2021, il palloncino fallico in platea? Franco Bechis: "Ecco cosa c'è dietro", soffiata su Rai e Festival. Libero Quotidiano il 04 marzo 2021. Ammettiamolo. Ci voleva. L'Italia non parla d'altro. O quasi. Per certo è uno degli argomenti più dibattuti: si parla del palloncino a forma di fallo comparso in platea al Festival di Sanremo 2021, nella seconda serata. Già, poltroncine vuote e, dunque, al posto del pubblico ecco i palloncini. E sin dal principio si covava il sospetto: davvero quello nelle retrovie era un palloncino che ritraeva un pene con dei testicoli? Sì, risposta esatta. Caso piuttosto clamoroso che ha scatenato i social e, successivamente, anche Fiorello e un imbarazzato Amadeus. E sulla questione del "Festival che cade in fallo", così come da titolo del fondo su Il Tempo, si esprime Franco Bechis. E il direttore avanza un piccolo-grande e comprensibilissimo sospetto. "Proprio all'inizio della puntata, Fiorello ha fatto il suo ingresso nel teatro Ariston vestito di piume nere da uccello come Achille Lauro e si è aggirato in una platea dove le poltroncine erano riempite di palloncini. Avvicinandosi allo stand di Radio Due alle sue spalle le telecamere di Rai Uno hanno inquadrato un palloncino ben di verso da tutti gli altri. Forma cilindrica e non tonda, assai più grande: svettava sulla poltrona. Entro i cinque minuti i social erano pieni di ingrandimenti artigianali dell'immagine, e ogni dubbio si è sciolto: si, gli organizzatori avevano piazzato sulla poltrona in mezzo agli altri palloncini proprio un fallo seduto sui suoi testicoli", premette Bechis. E ancora, scrive il direttore: "Fallo era, e fallo è apparso alle nove di sera in prima serata su Rai Uno nella trasmissione più vista dagli italiani. Ora non riesco a immaginare a quale funzionario Rai o membro dell'organizzazione del Festival possa essere saltato in mente di andare a cercare questo grottesco pubblico virtuale anche in un sexy shop invece che nel posto più naturale: un negozio per bambini", rimarca. E Bechis, dunque, esplicita quello che, in verità, hanno sospettato in molti, spiegando che la trovata del palloncino con testicoli "sa tanto di trovata di seconda serie per ridare smalto a una edizione del Festival non brillante e punita nella prima serata sia dallo share che dagli ascolti, assai inferiori a quelli della edizione 2020: un milione di ascoltatori e 5 punti in meno dell'edizione 2020 condotta dalla stessa coppia. Risultato un pizzico deludente tanto più che nel 2021 tutti gli italiani sono chiusi a casa dal coprifuoco con le loro città che dalle 18 hanno gran parte delle serrande abbassate, a differenza dell'anno scorso in cui si vivevano senza saperlo gli ultimi scampoli di libertà". Insomma, possibile - anzi, probabile - che quel palloncino sia stato "strategicamente" piazzato proprio con l'obiettivo (raggiunto) di farci parlare di quello molto a lungo. Per inciso, quando la questione del palloncino-fallo non si poteva più nascondere, intorno alle 23, dal palco dell'Ariston ne ha parlato anche Fiorello, che incalzava Amadeus: "Con 'sti palloncini abbiamo fatto una vera cazz***". Poi diverse allusioni e doppi sensi. Insomma, stava parlando proprio di quello. Come al solito, Fiorello ne esce alla grande. "Ma quel palloncino a forma di fallo non può essere finito li per un incidente o per caso: è diventato il vero protagonista della serata ovunque", conclude Franco Bechis.

Franco Bechis 04 marzo 2021 Il Tempo. Per buttarla in risata ci sarebbe voluto un pezzo di storia della vecchia tv in bianconero. Quella di Mike Buongiorno, che davanti alla risposta sbagliata della concorrente alla domanda ornitologica del suo Rischiatutto, esplose nel celebre «Ahiahiahi! Signora Longari, mi è caduta sull'uccello!». Quella gaffe fu rinfacciata per anni al povero Mike, ma non c’è mai stata: una leggenda metropolitana passata di bocca in bocca quando ancora i social non erano nati. Ieri sera invece Sanremo è caduto anche peggio in fallo. E non per una gaffe. Proprio all'inizio della puntata, Fiorello ha fatto il suo ingresso nel teatro Ariston vestito di piume nere da uccello come Achille Lauro e si è aggirato in una platea dove le poltroncine erano riempite di palloncini. Avvicinandosi allo stand di Radio Due alle sue spalle le telecamere di Rai Uno hanno inquadrato un palloncino ben diverso da tutti gli altri. Forma cilindrica e non tonda, assai più grande: svettava sulla poltrona. Entro i cinque minuti i social erano pieni di ingrandimenti artigianali dell'immagine, e ogni dubbio si è sciolto: sì, gli organizzatori avevano piazzato sulla poltrona in mezzo agli altri palloncini proprio un fallo seduto sui suoi testicoli. E poco importa che la volgarità fosse stata affinata un pizzico disegnandogli addosso un frac che si indossa per le grandi occasioni. Fallo era, e fallo è apparso alle nove di sera in prima serata su Rai Uno nella trasmissione più vista dagli italiani. Ora non riesco a immaginare a quale funzionario Rai o membro dell'organizzazione del Festival possa essere saltato in mente di andare a cercare questo grottesco pubblico virtuale anche in un sexy shop invece che nel posto più naturale: un negozio per bambini. La cosa deve avere creato un certo imbarazzo, perché in diretta gli organizzatori si sono accorti della clamorosa scivolata. E alle 23 ha provato dal palco a metterci una pezza Fiorello, con la capacità di grande improvvisazione che ha. Ha allargato le braccia cercando di estirpare da Amadeus l'ammissione: «Con ’sti palloncini abbiamo fatto davvero una cazzata». E via con allusioni e doppi sensi che anche qui stiamo utilizzando per non scandalizzare nessuno. Bravo Fiorello, gran professionista. Ma quel palloncino a forma di fallo non può essere finito lì per un incidente o per caso: è diventato il vero protagonista della serata ovunque. E sa tanto di trovata di seconda serie per ridare smalto a una edizione del Festival non brillante e punita nella prima serata sia dallo share che dagli ascolti, assai inferiori a quelli della edizione 2020: un milione di ascoltatori e 5 punti in meno dell'edizione 2020 condotta dalla stessa coppia. Risultato un pizzico deludente tanto più che nel 2021 tutti gli italiani sono chiusi a casa dal coprifuoco con le loro città che dalle 18 hanno gran parte delle serrande abbassate, a differenza dell'anno scorso in cui si vivevano senza saperlo gli ultimi scampoli di libertà. Avremmo immaginato milioni di telespettatori in più. E invece più di un italiano su due la tv - almeno quella censita dall'Auditel - non l'ha manco accesa. Ed è assai più interessante questo di quel che accade sullo scarno palco di Sanremo, dove lo spettacolo è inevitabilmente peggiore senza pubblico e con tutta la virtualità e la prescrizione sanitaria a cui è costretto il Festival. Perché questi numeri della televisione spiegano la trasformazione avvenuta quest'anno nelle famiglie italiane. Qualcuna di loro magari usa la tv per vedersi con i propri cari un bel film sulle piattaforme che durante il lockdown sono diventate usuali: Netflix, Amazon e anche altre, e quindi sfuggono alle rilevazioni classiche. Molte altre però non potendo passare una serata spensierata al ristorante o in altri locali con amici o anche con i propri cari, hanno imparato a farlo in quella casa che è ormai il palcoscenico di molte vite e giornate. Si è costretti ad usarla come ufficio per lo smart working così diffuso, e anche come aula scolastica per la didattica a distanza che è diventata ormai una necessità per gran parte dei ragazzi e purtroppo lo sarà ancora nelle prossime settimane o mesi, finché non riusciremo ad essere protetti da questi benedetti vaccini che viaggiano lenti lenti. La sera però quelle case sono diventate i ristoranti, i pub o i locali che sono negati alla vita sociale ormai da un anno. E la tv magari resta spenta, recuperando un altro stile di vita. Siamo tutti cambiati, profondamente. Ma non in peggio.

Sanremo 2021, Laura Pausini: "Cubista", un clamoroso fuoriprogramma con Amadeus. Francesco Fredella su Libero Quotidiano il 03 marzo 2021. Arriva lei, Laura Pausini. E l’Ariston, per la prima volta nella storia del Festival di Sanremo senza pubblico, vorrebbe applaudire. La Pausini, che nel 1993, ha esordito su quel palco con “La solitudine” (nel festival di Pippo Baudo) ha vinto il Golden Globe, un ambito premio per il brano scritto con Diane Warren, pluripremiata compositrice statunitense già undici volte nominata agli Oscar.  “Ho la lingua a cammello che è un classico dei miei Sanremo. Sono emozionata”, dice appena arriva sul palco. Indossa pantaloni neri e mantello argentato. Canta subito il brano grazie al quale ha ricevuto il premio della stampa estera a Hollywood per la canzone colonna sonora del film 'La vita davanti a sé' di Edoardo Ponti (che è stato interpretato da Sophia Loren). Poi il fuoriprogramma. Laura canta 'The Rythm of the Night' e Amadeus s’improvvisa cubista (da oggi ribattezzato “patato” proprio dal suo amico prima di ballare). Ed è subito Festivalbar: un momento di spettacolo puro che fa capire a tutti quanto la Pausini sia un’artista davvero geniale. Anche i due conduttori del Festival se ne accorgono subito. La Pausini riesce a regalare un momento preziosissimo a questo Festival di Sanremo, che fa emozionare ancora oggi - a distanza di molti anni da quel 1997 - la grande Laura Pausini. Le sue canzoni battono ogni record. 

Sanremo 2021, con quella faccia un po’ così. di Beatrice Dondi  su L'Espresso il 4 marzo 2021. La seconda serata perde il filo e si lascia andare, senza un vero perché. Dai palloncini al twist di Francesca Barra. Era evidente che l'effetto malinconico sermone della prima serata non poteva durare a lungo. Così, per la seconda, Sanremo si veste da Brancaleone e va, fieramente, senza meta da un'altra parte. Capire la direzione però ha la sua complessità. Una sorta di gomitolo di cose sparse, senza una vero perché, una specie di crema sfilacciata, che cerca di mescolare insieme il varietà alla gara, il momento Leosini all'omaggio orchestrale, lustrini e baffetti, alto e basso ma sostanzialmente medio. Ed è difficile seguire il filo del discorso festivaliero quando si passa dal mash up di Elodie arrampicata su delle gambe infinite a Giliola Cinquetti che ancora non ha l'età.Momento Golden Globe e balera, tutto nello stesso palco, come se per assurdo Fausto Leali fosse uscito dalla casa del Grande Fratello e avesse imparato a stonare. Ma il festival è giovane, amato dai giovani, lo guardano i giovani, dicono, così lo riempiono di momenti vintage per non farti rimpiangere i tempi in cui i giovani la notte ballavano altrove. Ma solo a tarda sera, quando gli estimatori di Montagne Verdi ormai sono a letto da un pezzo. E succedono cose, snocciolate come una litania monocorde nella loro assoluta alterità. snocciolate come una litania monocorde nella loro assoluta alterità. BugoBugo resta sul palco e canta fino in fondo, Orietta Berti esibisce due conchiglie di lustrini come il costume della Sirenetta, Amadeus si lascia chiamare Patato per mezza serata e gli orchestrali, stanchi a furia di applaudire al posto del pubblico assente, si ritrovano a omaggiare il Maestro Morricone con Il Volo, il trio dei ragazzi anziani più apprezzati nel mondo. Sirenetta, Amadeus si lascia chiamare Patato per mezza serata e gli orchestrali, stanchi a furia di applaudire al posto del pubblico assente, si ritrovano a omaggiare il Maestro Morricone con Il Volo, il trio dei ragazzi anziani più apprezzati nel mondo. Dopo il divertente scompiglio degli Extraliscio arriva Gigi D'Alessio in versione rapper, Extraliscio arriva Gigi D'Alessio in versione rapper, Fiorello sente che non la si sta tirando abbastanza per le lunghe e perde tempo a giocare sui palloncini falllici seduti in platea e così via di questo passo non c'è che dire , il senso di spaesamento permane con agio, quasi normale la surrealtà di Francesca Barra che balla il twist mentre Achille Lauro agita la treccia.Insomma, per amor di sintesi una serata Random, che peraltro è in gara. falllici seduti in platea e così via di questo passo non c'è che dire, il senso di spaesamento permane con agio, rendendo quasi normale la surrealtà di Francesca Barra che balla il twist mentre Achille Lauro agita la treccia.Insomma, per amor di sintesi una serata Random, che peraltro è in gara. A sua insaputa.

Elodie fa brillare l'Ariston. Achille Lauro rompe tutti gli schemi. Fiorello reclama i vaccini. Il Volo sul palco nonostante il lutto. Laura Pausini tradita dall'emozione. Serena Pizzi - Gio, 04/03/2021 - su Il Giornale. La prima serata è andata. Gli ascolti sono stati alti, ma non così tanto. Amadeus si dice comunque soddisfatto anche perché "il 71 % dei giovani ieri ha seguito il festival di Sanremo". Il suo compagno di viaggio, Fiorello, non lo molla un attimo e anche per questa sera lo show è garantito. Anche se fuori dall'Ariston monta la polemica (e la rabbia) dei ristoratori. Ma torniamo al Festival. Le poltrone vuote (anzi, con i palloncini) pesano, è vero. Ma la gioia di sapere che gran parte di Italia è lì (virtualmente) con loro e con loro vogliono sorridere non ha prezzo. Nonostante il contorno non sia dei migliori. Ma in queste cinque serate, la parola d'ordine è rinascere. Aggiungerei: più forti di prima. Sul palco si sfidano 13 big: Orietta Berti, Bugo, Gaia, Lo Stato Sociale, La Rappresentante di Lista, Malika Ayane, Extraliscio feat. Davide Toffolo, Ermal Meta, Random, Fulminacci, Willie Peyote e Gio Evan. Ultimo ad "esibirsi" è Irama. L'artista non canta dal vivo: viene mostrato il video della prova generale, perché due suoi collaboratori sono risultati positivi al tampone molecolare e lui, pur essendo negativo, è in quarantena. Quattro sono le nuove proposte: Wrongonyou, Greta Zuccoli, Davide Shorty e Dellai. Dei giovani passano il turno: Davide Shorty e Wrongonyou.

Fiorello reclama i vaccini. Dopo i ringraziamenti di rito, il comico ha voluto lanciare un appello alla classe politica: "Fate presto una campagna vaccinale potente, perché questo incubo finisca". E speriamo che dopo il cambio "della macchina operativa" Mario Draghi riesca a farci arrivare i vaccini.

All'Ariston torna Orietta Berti. Orietta Berti è la prima cantante a dare il via alla gara nella seconda serata del festival di Sanremo 2021. Con il suo brano Quando ti sei innamorato, l'artista calca per la dodicesima volta il palco dell'Ariston come concorrente. Nonostante l'emozione, la Berti è attentissima. Quando Fiorello la annuncia dopo "19 anni di assenza", Orietta lo rimprovera: "Fiorello, sono 29 anni...".

Elodie strega tutti (pure i palloncini). La co-conduttrice della seconda serata è scesa per le scale del Teatro elegantissima, inguainata in un abito rosso fuoco e glitterato, e capelli raccolti in uno chignon alto. Arrivata sul palco, l'artista è stata accolta da Amadeus ed è stata protagonista di un piccolissimo fuori programma: uno degli orecchini le è infatti caduto per terra, prontamente raccolto da un assistente. "Sembro così perfetta, ma in realtà sono buffa", dice sistemandosi l'orecchino. Più Elodie per tutti. La nostra dea imperfetta. E poco dopo fa ballare l'Ariston (e il pubblico a casa). A fine serata Elodie si è cimentata in un emozionante monologo. La cantante ha parlato della sua vita, delle sue difficoltà, "magari non sono all'altezza per questo palco ma non è più un mio problema perché è solo un punto di vista". Chapeau.

La Pausini emozionatissima. La cantante, reduce dalla vittoria dei Golden Globes 2021, si è detta molto agitata. "Ho la lingua a cammello che è un classico dei miei Sanremo. Non ho più saliva in bocca significa", ha confessato. "Non mi aspettavo di vincere - ha spiegato sul palco -. Non aveva mai vinto una canzone italiana. E invece ce l'abbiamo fatta. Ringrazio Sophia Loren". Sul finale è apparsa più emozionata del solito e l'amico storico l'ha riportata sulla retta via. Fiorello, infatti, le ha proposto una performance in trio: lo showman si trasforma in beatbox, Laura canta The Rythm of the Night e Amadeus si agita come cubista. Tutto da vedere.

Il Volo sul palco nonostante il lutto. Your Love, il brano portante di C'era una volta in America composto da Ennio Morricone è stato l'omaggio de Il Volo, ospite questa sera sul palco dell'Ariston e con direttore d'orchestra il figlio del celebre Maestro, Andrea Morricone, anch'egli compositore. Una serata particolare per il terzetto che ha onorato l'impegno ad esserci nonostante ieri il padre di Ignazio Boschetto sia scomparso. "Per noi stasera è stata una grande emozione, il maestro Morricone per noi significa tanto, è un simbolo dell'Italia nel mondo, e iniziare questo nuovo progetto discografico (Il Volo Tribute, dedicato a Ennio Morricone, ndr) partendo da questo palco e farlo con Andrea Morricone è un onore", ha detto proprio Ignazio Boschetto, al quale i suoi compagni hanno lasciato il microfono.

Alex Schwazer parla della sua ingiustizia. "Nessuno mi ridarà quello che mi hanno tolto, ma quello che si può fare è non perdere altre gare. Ho tanta determinazione a chiudere questo cerchio, perché io sono uno sportivo, e ho vinto in tribunale ma voglio tornare a vincere sul campo". Alex Schwazer ospite di Amadeus sul palco del festival di Sanremo per raccontare la sua incredibile vicenda al pubblico italiano. L'ex marciatore, campione olimpico della 50 km a Pechino 2008, dopo essere risultato positivo ad un controllo anti-doping nel 2012, e squalificato fino al 2016, nello stesso anno viene trovato ancora una volta positivo e squalificato per ben otto anni. Schwazer si è sempre dichiarato innocente. All'inizio di quest'anno, il tribunale di Bolzano ha chiesto l'archiviazione del caso sostenendo che il campione di urina dello sportivo era stato alterato dolosamente per impedirgli la partecipazione ad altre gare. "Ho trovato un giudice coraggioso, che non ha voluto liquidare subito tutto", ha detto l'ex campione. Che ha sottolineato l'importanza degli affetti in questa vicenda: "Mia moglie è stata importantissima, mi ha dato una famiglia e ha dato nella mia vita alle cose il giusto peso. Questa vicenda è stata molto pesante, ma sapevo che a casa c'era la famiglia che era ancora più importante", ha detto. Per chiudere, poi, ha confessato che la sua bimba lo vedrà alle Olimpiadi.

Nota di merito a Morgan. Quest'anno è stato scartato dal Festival, ma non smette di far parlare di sé. Come? Mentre Bugo si esibeva, ha pubblicato sui social il testo (e video) integrale de Le brutte intenzioni. Se non lo avete ancora visto, correte. Vedrete tutta la sua genialità.

Ibra si collega con Amadeus. Non potendo essere all'Ariston per via di una partita, Zlatan Ibrahimovic si collega con il Teatro. Dopo aver lanciato qualche frecciatina al conduttore ("Ti vedo stanco, fai condurre tutto a Elodire") ci tiene a fare un appello: "Vorrei chiedere un applauso per Davide Astori. Sono 3 anni che non è con noi, ma è sempre con noi".

Achille Lauro spiazza ancora una volta. Dopo la super performance di ieri, Achille Lauro torna sul palco più carico che mai. L'artista oggi sceglie una lunga treccia ramata per imitare Mina che definisce "donna dal vero animo Rock 'N Roll. Questo è infatti il tema del secondo quadro. Sul palco con lui Amadeus che introduce Claudio Santamaria e Francesca Barra, seduti sul palco. Achille Lauro inizia a cantare Bam Bam Twist e i due ballano insieme, proprio come nel video del brano. Ma prima di cominciare, l'artista recita un monologo. "Sono il rock and roll, trasgressione che entra nelle case di mezza America - dice -. Esplicito invito a lasciarsi andare. Una vecchia chiesa indignata per il credo dell’irriverenza. Nuovo tempio notturno del giovane e del proibito, tempo di giogo, demonio, divinità, juke box tappezzato di chiodi, ognuno in rituale con gli altri in un solo corpo danzante. Carne che chiede carne, uragano nei desideri sessuali. Scossa nel perbenismo familiare, promessa di piacere. Il sacro vincolo del godimento. Godere è un obbligo. Dio benedica chi gode".

Irama in gara ma non sul palco. Dopo i due casi di positiviità nel suo staff, Irama non può esibirsi. Dopo aver rimandato la sua uscita da ieri sera a oggi, Amadeus, in accordo con le case discografiche, ha deciso di tenere per buon il video delle prove generali. Così anche il cantante può far ascoltare la propria canzone.

La classifica di questa sera. Ecco come si sono piazzati i 13 cantanti di questa sera secondo il voto della giuria demoscopica in ordine crescente: Bugo, Random, Orietta Berti, Gio Evan, Extra Liscio feat Davide Toffolo, La rappresentante di Lista, Fulminacci, Gaia, Willie Peyote, Lo stato sociale, Malika Ayane, Irama, Ermal Meta.

La classifica generale. Questa classifica generale è il risultato dell'unione di quella dei 13 cantanti di stasera a quella di ieri sera. Sempre in ordine crescente: Aiello, Ghemon, Bugo, Random, Orietta Berti, Gio Evan, Madame, Extraliscio, Coma_Cose, Colapesce Dimartino, Max Gazzé, Maneskin, La rappresentante di Lista, Fulminacci, Gaia, Arisa, Francesco Renga, Willie Peyote, Lo stato sociale, Francesca Michelin e Fedez, Fasma, Noemi, Malika Ayane, Irama, Annalisa, Ermal Meta. A domani con il voto dell'orchestra.

Anticipazione da “Oggi” il 3 marzo 2021. Sul palco dell’Ariston, fasciata in un Dolce e Gabbana scintillante di Swarovsky, Noemi ha incantato tutti con la sua voce (canta Glicine, singolo del prossimo album, Metamorfosi) e con un aspetto diverso. La cantante romana nell’ultimo anno ha perso 15 chili seguendo un metodo che si chiama Meta  Experience, ideato dalla dottoressa Monica Germani. Che lo racconta a OGGI, in edicola da domani. «Noemi ha capito che a non funzionare era l’atteggiamento che aveva nei confronti del cibo e che la soluzione non era non mangiare o mangiare meno. Ma per altri lo stesso percorso può condurre all’accettazione del fatto che le forme giuste, per il tipo di conformazione e metabolismo, sono altre, più morbide. Non tutti sono stati creati per avere un corpo statuario». Germani poi precisa: «Quella fatta da Noemi non è una dieta ma un approccio interdisciplinare alle abitudini alimentari, al rapporto col cibo e alla “storia del peso”, che spesso affonda le radici nel Dna». Ma non è tutto: «A essere tassativa è la consulenza psicologica: il paziente inizia un percorso educativo-comportamentale che non funziona come la normale psicoterapia».

Sanremo 2021, tragicomica esibizione di Bugo: ultimo in classifica. E Morgan reagisce così: clamoroso, umiliato ancora. Libero Quotidiano il 04 marzo 2021. Cala il sipario anche sulla seconda serata del Festival di Sanremo 2021, che su Rai 1 ha ospitato tra gli altri anche Laura Pausini e Alex Schwazer, oltre a una meravigliosa Elodie in veste di co-conduttrice al fianco dei due mattatori, Amadeus e Fiorello. Cala il sipario ed ecco dunque la classifica. Nella seconda serata la prima piazza va a Ermal Meta con Un milione di cose da dirti, ed Ermal Meta si aggiudica anche la prima piazza assoluta nella classifica che include la prima serata. Dunque sul podio della seconda serata Irama e Malika Ayane. Il podio assoluto, invece, dietro Ermal Meta vede Annalisa e Irama. Ma... dov'è Bugo? Presto detto: Bugo, al termine di una prestazione assolutamente rivedibile dal punto di vista canoro e della presenza scenica (per non parlare della giacca marrone oversize) si è piazzato all'ultimo posto in graduatoria, 13esimo, questo per quel che concerne la classifica della seconda serata. Nella graduatoria assoluta Bugo, con la sua E invece sì, si piazza terz'ultimo: alle sue spalle solo Ghemon e poi Aiello in ultima piazza, un'ultima posizione che alla luce della prima esibizione-crisi isterica sarà molto difficile, quasi impossibile, perdere. Ma, si diceva Bugo: ultimo e terzultimo. Non benissimo, insomma. Anzi malissimo. E così la rete si è ovviamente scatenata, memore di quanto accaduto lo scorso anno con Morgan, la lite e la fuga dal palco, il testo della canzone stravolto, insomma uno dei momenti più iconici, assurdi e indimenticabili nella storia del Festival. E la rete si è scatenata rilanciando meme, commenti e tweet che avevano un unico comune denominatore: chissà come sta godendo Morgan a vedere Bugo arrancare nelle parti bassissime della classifica...

Sanremo, Bugo si esibisce. Morgan mette sui social il video de Le brutte intenzioni. Mentre a Sanremo Bugo si è esibito un anno dopo l'eliminazione dal festival, su Instagram Morgan si è preso la scena pubblicando la versione integrale del "Le brutte intenzioni". Novella Toloni - Mer, 03/03/2021 - su Il Giornale. Bugo e Morgan un anno dopo. Il primo protagonista del 71esimo festival di Sanremo, il secondo escluso dalla kermesse ma dominatore dei social network. Lo scontro si è riproposto ad un anno esatto dalla loro lite sul palco del teatro Ariston, che costò loro l'eliminazione da Sanremo. Mentre Bugo si stava esibendo nella seconda serata del festival, Morgan ha lanciato una sfida ai suoi seguaci, promettendo di pubblicare la versione integrale del brano portato con Bugo a Sanremo nel 2020. Sfida vinta e pubblicazione del brano nel momento in cui Bugo cantava in diretta da Sanremo. Un confronto virtuale - a distanza - che per molti ha avuto il sapore delle rivincita a dodici mesi esatti dalla rottura tra i due artisti. Poco prima che la seconda puntata del festival di Sanremo cominciasse, Morgan ha lanciato un guanto di sfida ai follower nelle storie del suo profilo Instagram: "Volete la versione completa de "Le brutte intenzioni"? Scrivete "Lo voglio" nei commenti, se arriviamo a 1500 pubblicherò il video". In poco meno di mezz'ora sono stati oltre 4mila i commenti dei fan che hanno fatto vincere la "sfida" social a Morgan. Così l'eclettico artista, che pochi giorni fa è stato costretto a smentire le voci su un suo presunto tentativo di suicidio - nel momento in cui Bugo si esibiva sul palco dell'Ariston, ha condiviso un post con il video integrale de "Le brutte intenzioni". La canzone portata a Sanremo nel 2020 insieme a Bugo e che sancì la loro definitiva rottura per uno screzio avvenuto nel backstage poco prima dell'esibizione. Una versione integrale che rivela parole nuove e pungenti: "La tua brutta figura di ieri sera e l'ingratitudine, la tua arroganza; fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa. Perché tu dai voce solo all'ambizione. Io ho solo dato e non ho preso niente anzi mi avete dato tutti del co****one. Tu sei il cattivo e sembri un martire, io la vittima sembro il carnefice". Una stoccata in pieno stile Morgan, che da Sanremo è stato escluso pur avendo presentato ben quattro brani. L'artista non ha avuto la possibilità di esprimersi sul palco dell'Ariston, ma alla vigilia dell'inizio della kermesse ha punzecchiato l'ex amico parlando del brano presentato in gara, quest'anno, da Bugo: "La canzone con cui Bugo andrà a Sanremo è quella che presentò due anni fa a Baglioni e fu bocciata". Una dichiarazione butta là senza commenti, che però ha scatenato la polemica sui social network. Bugo non ha commentato ma il popolo del web non ha mancato di sottolineare la tensione ancora viva tra i due cantautori.

Sanremo, seconda serata: da Elodie in rosso alle paillettes della Pausini, tutti i look del Festival. L'abito rosso di Elodie, le conchiglie di Orietta Berti, il mantello di paillettes di Laura Pausini: tutti gli abiti della seconda serata dell'Ariston. Anna Lupichini su La Repubblica il 3 marzo 2021. Elodie, presenza femminile al fianco di Fiorello e Amadeus per la seconda serata del Festival di Sanremo, è una visione vestita di rosso mentre scende la scalinata dell'Ariston. A renderla umana la provvidenziale caduta di un'orecchino che prontamente viene recuperato e indossato dalla cantante e co conduttrice che ha indossato con la prestanza di una top model un abito rosso firmato Versace e gioielli Bulgari. Menzione d'onore anche per il look di Orietta Berti curato da GDCS. Un completo pantalone con ampia blusa in paillettes blu con una decorazione a forma di conchiglia sul petto. E poi ancora: il look anni 50 di Fiorello in Giorgio Armani, con le scarpe duilio bicolore che insieme ai baffi sembrano un omaggio al suo papà, le giacche glitterate di Amadeus firmate Gai Mattiolo, la mantella di pailletes di Laura Pausini, il trionfo di fucsia della Rappresentante di Lista. Sanremo è anche questo: la rassegna della moda, del trucco, dei gioielli. Da studiare per ammirare, criticare e copiare.

Da ilmessaggero.it il 4 marzo 2021. Emozionatissima Elodie, si racconta sul palco della seconda puntata di Sanremo 2021, e lo fa partendo dalle sue umili origini, lanciando un messaggio di speranza per chi, come lei, partendo da una condizione svantaggiata non ha perso la voglia di seguire i propri sogni. «Parlare in pubblico non mi ha mai messo molto a mio agio» rompe il ghiaccio Elodie. «Ma tutte le volte che ho abbattuto un muro sono successe cose molto belle nella mia vita», «vengo da un posto di borgata dove ci sono persone demoralizzate, senza acqua calda, con difficoltà ad arrivare a fine mese e a pagare le bollette», ma il vero disagio di quartieri come questi, spiega Elodie, è «la difficoltà a sognare». «Io non mi sentivo all'altezza, non avevo gli strumenti, non ho preso il diploma, nè patente, non ho studiato canto. In certi contesti è difficile concentrarsi su quello che vuoi fare da grande, in certi contesti devi lavorare più degli altri per ottenere quello che dovresti già avere». «A 20 anni non cantavo nemmeno più nella doccia, avevo deciso di non fare più niente, poi un incontro fortunatissimo, quello con Mauro Tre, questa sera con me sul palco» continua Elodie con occhi pieni di emozione. Poi la neoconduttrice romana si rivolge al suo maestro, che l'ha portata con sè nel mondo del Jazz: «Grazie perchè mi hai dato una possibilità», «non mi sentivo all'altezza del Jazz, invece non interessava da dove arrivassi». «Io ero la prima ad avere un pregiudizio su me stessa» confessa Elodie, «e probabilmente non sono all'altezza di questo palco, ma l'altezza non è un problema» conclude, esibendosi poi con la sua prima band, in un emozionante pezzo di Mina. Luigi Ferrarella per corriere.it il 4 marzo 2021. La Procura di Milano ha chiesto alla Sezione misure di prevenzione del Tribunale la revoca del commissariamento di Uber Italy srl, disposto il 29 maggio 2020 nell’inchiesta sul caporalato (da 3 euro a consegna) dei ciclofattorini del cibo da asporto: nell’udienza di ieri, infatti, la relazione dei tre amministratori giudiziari ha dato atto che in questi 10 mesi «la collaborazione prestata da Uber è stata ragguardevole», e anzi ha guardato all’intervento del Tribunale presieduto da Fabio Roia «non come ad una compressione del diritto di impresa, ma come ad una preziosa opportunità di miglioramento della propria organizzazione» in chiave di «prevenzione della devianza imprenditoriale», raggiungendo «un nuovo equilibrio tra attività di impresa e presidi di controllo». E il Tribunale oggi ha già depositato la decisione con la quale accoglie la richiesta della Procura e dispone la revoca immediata dell’amministrazione giudiziaria di Uber. «Ritiene il Tribunale», scrivono i giudici Roia-Tallarida-Pontani, «che tale vicenda sia stata l’occasione, vissuta con grande collaborazione da parte delle istituzioni (Prefetto di Milano, Organizzazioni di categoria), dell’ufficio di amministrazione giudiziaria, dei difensori della società, per intervenire in un settore di mercato di grande sfruttamento e fragilità soggettiva al fine di tracciare una strada virtuosa dove logica del servizio, del rispetto di diritti fondamentali dei singoli e del necessario profitto d’impresa possano trovare una sintesi necessaria nel legame di legalità che caratterizza il normale vivere sociale». Il commento di Uber Italy: «La decisione odierna è il risultato di diversi mesi di duro lavoro nei quali ci siamo impegnati per fornire ai corrieri un ambiente di lavoro sicuro, gratificante e flessibile. La relazione dell’Amministratore Giudiziario ha confermato gli ottimi risultati ottenuti e che abbiamo lavorato nella giusta direzione. Continueremo a collaborare con le autorità per far sì che Uber sia sempre un passo avanti in termini di conformità ai più elevati standard nel settore del food delivery in Italia». Sembra dunque aver funzionato il bagno di legalità, imposto un anno fa dall’inchiesta del pm Paolo Storari sulla «sopraffazione retributiva e trattamentale» dei rider alla quale «Uber, almeno in alcuni dipendenti/manager», per il pm «non era certo estranea quantomeno sotto un profilo di omesso controllo o grave deficienza organizzativa». L’amministratore giudiziario nominato dal Tribunale, Cesare Meroni, segnala che Uber si è dotata di un modello organizzativo «valido ed efficace», ha ora controlli «in grado di intercettare progressivamente focolai di illegalità», ha vietato il ricorso a subappaltatori (come le coop alla base dell’indagine), e ha eseguito tutte le prescrizioni impartitele. Nel percorso seguito dagli avvocati Francesco Sbisà e Nicola Motta, Alessandro Musella e Oliviero Formenti, Uber introduce ad esempio un’attestazione di idoneità del rider, fornisce casco di sicurezza e luci per bici, giacca e pantaloni antipioggia ad alta visibilità, in una polizza integrativa con Axa include (in aggiunta alla copertura Inail) malattia, spese mediche e ricoveri per infortuni; quanto ai compensi, un «minimo di 10 euro lordi» (soglia nazionale) più integrazioni sulle «condizioni avverse». «È evidente — conclude il commissario — il notevole sforzo economico e culturale compiuto da Uber per posizionarsi a impresa ad alto grado di connotazione etica». La richiesta della Procura — revocare il commissariamento di Uber visto che si è messa in regola — può apparire schizofrenica a distanza di 6 giorni dalla comunicazione della Procura dell’attività amministrativa (coordinata dall’aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Maura Ripamonti) di carabinieri Tutela lavoro, Ats, polizia locale, Inps e Ispettorato del lavoro nei confronti di Just Eat, Glovo-Foodinho, Uber Eats e Deliveroo, a partire dallo status lavorativo di un campione di 1.000 lavoratori «intervistati» per strada il 29 maggio 2020. «Diciamo al datore di lavoro di applicare per quel tipo di mansione dei 60.000 riders i contratti adeguati, e quindi ci devono essere quelle assunzioni», aveva annunciato mercoledì scorso il procuratore Francesco Greco, con espressione per la verità corrispondente ai verbali amministrativi (senza dirette efficacia esecutiva e sanzioni) con i quali Inps e Ispettorato del lavoro imponevano alle aziende la riqualificazione (ai fini dei contributi previdenziali e assicurativi) della posizione lavorativa dei ciclofattorini nel primo comma dell’articolo 2 del decreto legislativo 81/2015: e cioè nella «prestazione organizzata dal committente» già additata dalla Cassazione nella sentenza 1663 del 2020 (non «prestazione di tipo coordinato e continuativo», come imprecisamente indicato nel comunicato della Procura). Questa attività di grande impatto sociale — certo idonea a rafforzare la posizione di quei rider che in futuro decidessero di avviare specifiche cause di lavoro, e oltretutto combinata a 773 milioni di sanzioni inflitte invece entro 90 giorni per le passate violazioni di norme penali su salute e sicurezza sul lavoro — ha riguardato ciclofattorini impegnati dalle quattro compagnie (tra cui Uber) dal gennaio 2017 all’ottobre 2020. Uber, però, dal 29 maggio 2020 era stata commissariata appunto a seguito dell’altra e precedente inchiesta sul caporalato, sicché ieri si è intuito che la «fotografia» diramata mercoledì scorso fondasse prescrizioni alle quali in realtà Uber nella procedura conclusasi ieri si era intanto già adeguata nei mesi scorsi. E ieri l’amministratore giudiziario ha motivato la revoca del commissariamento anche per «evitare fraintendimenti» attorno alla «permanenza della misura spesso distorta dagli organi di stampa e, di riflesso, da alcuni clienti che hanno interrotto le attività negoziali con Uber nell’erroneo presupposto che la misura ne avesse acclarato l’insolvenza o la commissione di illeciti penali incompatibili con la prosecuzione di ogni scambio commerciale».

Elodie piange all'Ariston e confessa: "Non mi sentivo all'altezza e invece..." La cantante, splendida co-conduttrice della seconda serata del festival di Sanremo, ha fatto il suo monologo a fine puntata e ha pianto nel raccontare gli esordi e le difficoltà nell'abbattere muri e pregiudizio. Novella Toloni - Gio, 04/03/2021 - su Il Giornale. "Sono stata la prima a non credere in me. La prima ad avere un pregiudizio su me stessa". È cominciato così il monologo di Elodie Di Patrizi, protagonista indiscussa della seconda serata del Festival di Sanremo. La cantante, co-conduttrice al fianco di Amadues, osannata dai social network ed elogiata a più riprese dal direttore artistico, si è messa a nudo nel momento a lei dedicato: "Vengo da un quartiere popolare, ho sempre voluto fare questo lavoro ma pensavo fosse un sogno troppo grande. Troppe volte non mi sono data la possibilità". Poco dopo l'una di notte Elodie si è presa la scena del teatro Ariston per un monologo, voce e musica, dedicato ai sogni, i suoi, realizzati con fatica. "Mi sembrava un sogno troppo grande rispetto a quello che volevo da bambina - ha raccontato con la voce rotta dall'emozione Elodie - non mi sentivo all'altezza. Non mi piaceva la mia voce, non ho preso il diploma, non ho studiato canto, non ho preso la patente". Mancanze e rinunce di una ragazza come tante, proveniente dalla "borgata" romana, come l'ha chiamata lei, e che invece è arrivata al successo. "Il mio quartiere mi ha dato tanto e mi ha tolto tanto e non parlo solo delle privazioni materiali, come non avere l’acqua calda o non riuscire ad arrivare a fine mese, ma parlo anche della voglia di sognare". Nel raccontare la sua ascesa al successo Elodie ha pianto, più volte, tradita dall'emozione di abbattere quei muri che ha ammesso di aver eretto a sua difesa sin da bambina: "Il mio fidanzato canta in una sua canzone: 'Voi ci rubate il tempo che è l'unica cosa che abbiamo'. Ed è vero. Se nasci in certi contesti devi lavorare più degli altri per sopravvivere ed è difficile puntare su te stesso e sul tuo sogno". Invece lei c'è riuscita, grazie anche a un incontro fortunato, avvenuto a 20 anni: "Sono stata fortunata, ho fatto un incontro fortunatissimo, ho conosciuto un pianista jazz e tutto è cambiato. Abbiate il coraggio di fare le cose. Forse io non sono all'altezza del palco, dell'attenzione che c'è, dell'orchestra. Ma essere all'altezza non è più un mio problema. E' solo un punto di vista". La cantante si è dunque commossa fino alle lacrime presentando Mauro Tre, il pianista jazz che l'ha aiutata e sostenuta proprio "nel momento più buio", e che ha voluto con lei sul palco per un'esibizione speciale: "Volevo dirti grazie, perché mi hai dato una possibilità dove non me la sono data io". L'artista ha concluso cantando un brano di Mina, 'Mai Così', insieme alla sua prima band composta da Mauro Tre, Marco Girardo e Stefano Rielli. 

Sanremo 2021, Alex Schwazer: "Pulsazioni altissime", il primo passo verso le Olimpiadi del riscatto. Francesco Fredella su Libero Quotidiano il 03 marzo 2021. Alex Schwazer, il campione olimpico è intervenuto in diretta ai microfoni di RTL 102.5 prima di salire sul palco del Festival di Sanremo 2021. In passato è stato al centro, per anni, di una terribile vicenda: accusato di doping, grazie ad un’inchiesta giudiziaria è stato assolto da tutto per non “aver mai commesso il fatto”. Il campione, però, vuole riscattarsi. E sogna le Olimpiadi. “Spero di non cadere giù dalle scale così potrò raccontare la mia storia…”, prima di arrivare all’Ariston il campione olimpionico è molto emozionato. Di solito le sue pulsazioni sono bassissime, ma in vista di Sanremo cambia tutto”, dice Schwazer, super ospite della seconda serata, intervieneNudo a RTL 102.5. In radio racconta la sua emozione nel poter finalmente raccontare la sua esperienza. “Il mio sogno a livello sportivo è tornare ad avere un procedimento giudiziario come l’ho avuto quattro anni e mezzo fa prima delle Olimpiadi del 2016, però con tutti i fatti che sappiamo adesso e che non potevamo sapere quattro anni e mezzo fa”, dice. “In questi quattro anni e mezzo io ho guardato e ascoltato poco le persone se non alle persone fidate e vicine a me, perché queste cose ti tolgono energie che ti servono per raggiungere il tuo obiettivo che per me era avere giustizia”. Poi parla delle prossime Olimpiadi: un suo sogno da realizzare. “Io voglio esserci alle prossime Olimpiadi e darò il massimo per riuscirci ma prima di questo ci deve essere un processo a livello sportivo che riesamina tutti i nuovi fatti perché io attualmente sono ancora squalificato ingiustamente, secondo me”, conclude. 

Sanremo, Schwazer pensa al futuro: "Sono un vero sportivo, voglio vincere in campo". Alex Schwazer parla dopo l'archiviazione della sua posizione per il doping che l'ha tenuto lontano dalle gare per lunghi anni ma ora vuole la rivincita. Francesca Galici - Gio, 04/03/2021 - su Il Giornale. Alex Schwazer è stato ospite della seconda puntata di Sanremo, per la prima volta in televisione dopo la completa assoluzione dall'accusa di doping che l'ha coinvolto ormai molti anni fa. Le autorità hanno appurato che le analisi del marciatoreerano state alterate, che quindi non era stato lui, in quell'occasione, ad assumere sostanze proibite. A causa di questa lunghissima trafila giudiziaria, Alex Schwazer ha perso l'occasione di partecipare a numerose competizioni, ha perso titoli che avrebbe potuto vincere ma non ha perso la possibilità di partecipare alle prossime Olimpiadi, che si recupereranno tra pochi mesi a Tokyo e per le quali l'atleta può ancora qualificarsi. Ne ha parlato con Amadeus e si è detto fiducioso per il futuro, anche se il tempo perso non lo può recuperare. "Nessuno mi ridarà quello che mi hanno tolto, ma quello che si può fare è non perdere altre gare. Ho tanta determinazione a chiudere questo cerchio, perché io sono uno sportivo, e ho vinto in tribunale ma voglio tornare a vincere sul campo", ha detto Alex Schwazer durante l'intervista con Amadeus. Nel 2008 a stupì tutti con la sua progressione alle Olimpiadi di Pechino ma del 2012, prima di Londra, venne fermato per le analisi antidoping e non potè prendere parte alle Olimpiadi. Venne squalificato fino al 2016, l'anno delle Olimpiadi di Rio alle quali sperava di riuscire a partecipare ma un altro controllo lo incastrò nuovamente e la squalifica quella volta fu per ben 8 anni. Alex Schwazer si è sempre dichiarato innocente e si è sempre difeso da quelle gravissime accuse finché, quest'anni, il tribunale di Bolzano gli ha dato ragione. I giudici hanno chiesto l'archiviazione per la sua posizione, perché il campione di urina dello sportivo era stato alterato dolosamente per impedirgli la partecipazione ad altre gare. Una decisione che il marciatore sperava arrivasse ma sulla quale nutriva dubbi visti i precedenti: "Ho trovato un giudice coraggioso, che non ha voluto liquidare subito tutto". Sono stati anni lunghissimi per il marciatore, che ha sempre avuto al suo fianco sua moglie: "È stata importantissima, mi ha dato una famiglia e ha dato nella mia vita alle cose il giusto peso. Questa vicenda è stata molto pesante, ma sapevo che a casa c'era la famiglia che era ancora più importante". Alex Schwazer non è solo un atleta ma è anche un padre e ha fatto una promessa a sua figlia: "La mia bimba mi vedrà in gara: prima per le qualificazioni e poi alle Olimpiadi. Ho tanta determinazione, voglio chiudere questo cerchio perchè ho vinto in tribunale, ma sono uno sportivo e ora voglio vincere in gara".

Maneskin accusati di plagio: Sanremo, spunta la super perizia tecnica. E adesso come la risolvono? Libero Quotidiano il 03 marzo 2021. Il Festival di Sanremo 2021 è iniziato senza il botto di ascolti, ma in compenso ha già portato a casa la prima accusa di plagio, giusto per entrare subito nel vivo con le classiche polemiche che storicamente caratterizzano la kermesse musicale. A finire nel mirino della critica del web sono stati i Maneskin, che si sono esibiti nella serata di inaugurazione con il brano “Zitti e buoni”. Alcuni utenti della rete hanno fatto notare una presunta somiglianza tra la loro canzone e quella di Anthony Laszlo, intitolata “F.D.T. - Fuori di testa”. Il produttore Dade è intervenuto a riguardo, pubblicando sul suo profilo Instagram un video con i ritornelli dei due brani messi a confronto: “Qualcosa non quadra”, è il messaggio a dir poco polemico che ha scelto per accompagnare il post. Ovviamente la macchina di Sanremo si è subito mossa per fugare ogni dubbio, dato che la polemica è immediatamente esplosa: la casa discografica della band, la Sony Music Italia, ha sottoposto il brano in gara al Festival ad una perizia tecnica. In questo modo è stato possibile escludere il plagio, dato che è stato evidenziato che “non solo non vi è presenza di plagio melodico sulla linea vocale - si legge in una nota - ma non vi è neppure un plagio strumentale sulla stessa struttura armonica come si evince da perizia tecnica di Sony. Il focus principale dell’analisi è la melodia del ritornello e nei due brani si evince la totale discordanza”. 

Orietta Berti osa troppo? La regia la inquadra fissa, occhio al seno: tutto in diretta all'Ariston. Libero Quotidiano il 03 marzo 2021. Avrà fatto prendere un mezzo infarto a qualcuno, Orietta Berti. Molti hanno contestato ad Amadeus, direttore artistico di Sanremo 2021, di aver voluto un Festival troppo "stravagante", con tanti cantanti giovani molto conosciuti sui canali alternativi, almeno rispetto a quelli classici della tv e della radio. Punto di vista interessante, perché riguarda il pubblico-tipo di Raiuno, quello delle famiglie e degli over 50 anni. E infatti, sostiene qualche commentatore, il risultato di ascolti e share un po' deludente della prima serata confermerebbe la "delusione" di questa larga fetta di telespettatori. Ma la seconda serata si è aperta forse non a caso con un mito dell'Ariston e della musica leggera italiana fin dagli anni 60, Orietta Berti appunto La simpatica cantante emiliana si è presentata sul palco, davanti alla platea deserta, con un brano, Quando ti sei innamorato, molto vaporoso e orchestrale, romantico e struggente. Roba che farebbe impazzire Ferzan Ozpetek e Pedro Almodovar, due registi che adorano la "canzone italiana". Ma la Berti, sempre molto naif nelle sue ospitate televisive, ha osato un po', presentandosi con un abito da sera elegante e luccicoso ma con un vezzo decisamente ardito, due conchiglione piazzate strategicamente proprio sopra il seno. Osare, osare sempre, soprattutto a Sanremo. D'altronde, la settimana in Riviera della Berti è all'insegna della "trasgressione" (si fa per dire): alla vigilia è stata pizzicata da tre pattuglie della polizia in violazione del coprifuoco alle 22. Si era fatta accompagnare dall'autista fino a Bordighera per ritirare gli abiti da indossare al Festival, e gli agenti non l'avevano riconosciuta. 

Sanremo, Orietta Berti bacchetta Fiorello: "Sono 29 anni, non 19". La cantante, prima ad esibirsi nella seconda serata del Festival, ha ripreso Fiorello per l'errore commesso sulla sua lunga assenza dall'Ariston e lo showman ha scaricato la colpa sul gobbo. Novella Toloni - Mer, 03/03/2021 - su Il Giornale. Siparietto imbarazzante in avvio della seconda serata del festival di Sanremo. Protagonisti Fiorello e Orietta Berti. L'artista, prima di salire sul palco del teatro Ariston per aprire ufficialmente la gara dei Big, ha ripreso lo showman siciliano per l'errore commesso sul lungo periodo di lontananza da Sanremo. Questioni di decenni che hanno creato una gag insidiosa tra i due. Orietta Berti ha aperto la seconda serata del Festival, capofila dei tredici Big in gara questa sera. Un ritorno che sancisce la sua dodicesima partecipazione ufficiale alla kermesse canora con il brano "Quando ti sei innamorato". L'artista, simbolo della musica italiana nel mondo, approdò a Sanremo per prima volta nel 1966 con la canzone "Io ti darò di più", con il quale si classificò in sesta posizione. Da allora per ben dodici volte Orietta Berti è stata protagonista del Festival, L'ultima volta risale al 1992, quando la Berti si presentò in gara in coppia con Giorgio Faletti con la canzone "Rumba di Tango". Da quel giorno sono passati ben 29 anni, quasi tre decenni che sanno di storia. Peccato che a Sanremo i conti non tornino. Fiorello, nell'annunciare l'arrivo sul palco di Orietta Berti, ha sbagliato il conto è ha accolto l'artista sottolineando: "Torna dopo un'assenza di 19 anni". Un erroraccio che non è sfuggito alla Berti che, con l'espressione del viso tra i sorriso e il rimprovero, ha bacchettato lo showman siciliano: "Fiorello, sono 29 anni...". Una precisazione che ha messo in evidente imbarazzo il mattatore di Sanremo, che ha provato a recuperare la gaffe. Fiorello, sorridendo, si è prima di tutto scusato con la cantante, poi con un rapido gesto della mano ha indicato in direzione del gobbo, discolpandosi: "C'è scritto così". Come a dire che era stato il gobbo ad averlo indotto in errore. Ma forse la distanza (e questa volta non dovuta al distanziamento sociale) ha giocato un brutto scherzo (di lettura) allo showman. Intanto sui social il look di Orietta Berti ha conquistato gli internauti. Le conchiglie di lustrini cucite sul petto dell'artista hanno ricordato a tutti la sirenetta Ariel e la Berti è entrata subito nelle tendenze di Twitter.

Sanremo 2021, Fausto Leali e l'urlo terrificante dal palco dell'Ariston: cosa gli esce di bocca, il ruggito fa calare il gelo. Libero Quotidiano il 04 marzo 2021. Arrivano sul palco anche i big, ma quelli dei Festival del passato. Siamo ovviamente a Sanremo 2021, la seconda serata condotta da Amadeus e Fiorello con Elodie. Inizia Gigliola Cinquetti con la sua intramontabile Non ho l’età. Poi Fausto Leali e la sua Mi manchi. La voce inconfondibile del grande Leali incanta un Ariston che nessuno avrebbe mai immaginato così vuoto. Arriva anche Marcella Bella, quel palco lo conosce bene. Solo che il povero Fausto Leali, all'interno di una bella performance, piazza anche un urlo grottesco, una specie di ruggito stonato che, manco a dirlo, è diventato a tempo record viarla. Il grottesco urlo in questione è quello che potete sentire nel breve estratto video qui sotto. Ma tant'è, una canzone dopo l’altra, l’Italia sogna e riavvolge il nastro dei ricordi. “Le loro canzoni hanno fatto il giro del mondo”, dice Amadeus. “Verranno tempi migliori”, rispondono prima di lasciare i palco i cantanti. Non aggiungo altro. Un po’, senza parole. E molta freddezza. Ma le emozioni non mancano: i tre big, che non sono in gara, fanno sognare tutti perché quei brani sono stati per intere generazioni la colonna sonora. Volano gli hastag. Gigliola Cinquetti, Fausto Leali e Gigliola Cinquetti: un pugno di classici nati all’Ariston. Un grappolo di voci e canzoni per riequilibrare il rapporto del Festival con le generazioni più navigate. Buona idea”, twitta Massimo Bernardini di Tv Talk. Ma a qualcuno, sempre sui social, viene in mente la parentesi di Fausto Leali al Grande Fratello Vip (un’esperienza lampo dopo la squalifica). Tutto finito perché è ora tornato a ruggire con la musica (e anche a stonare... w Fausto Leali). 

Sanremo 2021, scollatura fino all'ombelico e mossa "sbagliata": Malika Ayane da censura, roba pazzesca sul palco. Libero Quotidiano il 04 marzo 2021. Una seconda serata davvero spinta, quella andata in scena all'Ariston. Si parla, va da sé, del Festival di Sanremo, di questa strana edizione della kermesse senza pubblico. Strana per i conduttori, Amadeus e Fiorello, per gli artisti e paradossalmente per gli stessi telespettatori, che assistono davanti alla tv a un grandissimo spettacolo offerto a una platea vuota. E dunque, ecco che la serata... si fa piccante. Diversi episodi, infatti, hanno fatto parlare, discutere, scherzare. In primis il palloncino a forma di fallo in platea, assoluto mattatore della serata: social scatenati e il caso continua a far parlare. Dunque Elodie, bravissima e bellissima. E anche molto spinta: la co-conduttrice della seconda serata, infatti, si è presentata con un abito dotato di spacco vertiginoso, insomma roba che non si vedeva dai mitologici tempi della farfallina di Belen Rodriguez. E ancora, l'incidente super-sexy in cui suo malgrado è incappata Gaia, il cui abito è calato (un po' troppo) all'altezza del seno. Risultato? Fuori tutto. Ed infine, eccoci all'ultimo capitolo pruriginoso che ci ha regalato questa serata di Sanremo 2021. Capitolo che ha come protagonista Malika Ayane. Meravigliosa e scatenata sul palco, con la sua Ti piaci così, si è meritatamente guadagnata la terza piazza della seconda serata e il quarto posto nella graduatoria assoluta. Voce calda, potente, passionale, voce che ricorda un poco quella di Diana Ross. E cosa c'è di pruriginoso? Presto detto: il look, aggressivissimo, con cui si è presentata sul palco. Un vestito nero, con una scollatura talmente profonda da arrivarle all'ombelico, nessuna traccia del reggiseno, a coprirla (o almeno a provarci) soltanto una retina luccicante. Insomma, non solo bravissima: anche incantevole e davvero molto sexy (e spinta). Applausi a tutto tondo per Malika Ayane.

Sanremo 2021, Gaia Gozzi e l'incidente piccante in diretta sul palco. "Fuori tutto", disastro vietato ai minori. Libero Quotidiano il 03 marzo 2021. Gaia ha fatto felici i giocatori del FantaSanremo - giochino curioso introdotto l’anno scorso e che sta spopolando in questa edizione 2021 - mostrando (mezzo) capezzolo per errore. L’incidente hot rientra infatti tra le voci che assegnano punti extra esibizione canora. Ma tralasciando il FantaSanremo, al Festival non poteva mancare l’incidente, con Gaia che si è subito candidata a degna erede di Elettra Lamborghini, che tra l’altro ha forse omaggiato con la scelta dell’outfit che ricorda proprio quello della regina del twerk in occasione della passata edizione. La differenza tra la nota ereditiera e Gaia è che quest’ultima ha decisamente un altro tipo di talento vocale, come è stato evidenziato dalla prima esibizione sul palco del teatro Ariston. Inoltre la cantante scoperta da Maria De Filippi ad Amici si è fatta notare anche per la bella presenza scenica, con tanto di incidente piccante: a un certo punto un capezzolo è infatti scivolato fuori dal vestito, che comunque la copriva ma fino a un certo punto, essendo trasparente.  Con la sua “Cuore amaro”, una bruno molto personale che racchiude momenti dolori e felici della propria vita, Gaia ha subito destato una buona impressione a Sanremo, anche per la scelta del look d’impatto: l’outfit è stato scelto insieme alla stilista Ramona Tabita, che è la stessa di Elodie, co-conduttrice della seconda serata del Festival. 

Alberto Mattioli per "la Stampa" il 4 marzo 2021. La seconda serata è uguale alla prima e l' attuale Sanremone a quello dell' anno scorso: tutto già visto o quasi. Ed è magari la spiegazione degli ascolti non trionfali, in ogni caso inferiori a quelli che ci si poteva aspettare con tre quarti dell' Italia in clausura domestica coatta (anzi, la vera domanda è: che diavolo fanno i segregati in casa, pur di non vedere Sanremo?). Lo show è sempre appeso alla professionalità di Amadeus e all' estro di Fiorello, ambedue ragguardevoli, certo, belli, sì, ma sempre quelli. Anche perché gli autori procedono per accumulo: più roba c' è e meglio è, affastellando personaggi e personaggini, storie e «numeri» che non si coagulano mai in una drammaturgia coerente, o almeno decifrabile. La grande novità è che stavolta i fiori non arrivano sul carrello ospedaliero ma portati da valletti ambosessi muti. Per il resto, si continua con le gag consolidate. In mancanza di pubblico, la platea è stata riempita di palloncini (uno anche clamorosamente fallico, ironizzano i social) che può anche essere un progresso rispetto ai consueti palloni gonfiati sistemati a favor di telecamera nelle prime file. Fiorello insiste a fare il verso ad Achille Lauro, il Pelide piumato che però, anche lui, c' era già nel ventiventi. Lo showman più amato dagli italiani entra con un piumaggio nero sulle spalle (appena visto alla Scala nella Salome di Strauss: uguale), poi fa la gag del piccione viaggiatore che porta il messaggio di Draghi. Con 'sto via vai di piccioni, viene quasi nostalgia dell' infausto Povia, all' epoca soprannominato vai via. Comunque la battuta che la band preferita di superMario sono «i Bundesbank» è buona. Il tormentone della serata è Amadeus chiamato «Patato» come pare faccia la moglie a casa, ma anche a Sanremo perché è lì a condurre il tragico prefestival. Che poi Fiorello sia quanto di più Broadway o West End disponga la telepatria non lo scopriamo oggi. Il suo pseudoVasco, un «inedito» sull' umarell dei cantieri, titolo Gli scavi sopra, è un' invenzione perfino troppo raffinata. I gggiovani come al solito sono sbrigati in fretta, dentro uno e fuori l' altro. In ogni caso passano in finale Wrongonyou e Davide Shorty, tornano a casa Zuccoli e i Dellai. Il festival «vero» inizia, ancora, con Ama e Fiore che sgambettano e cantano con le ballerine. Repetita iuvant ma talvolta stufant. Poi sbuca Orietta Berti sberluccicante con la consueta aria di chi pensa che con un buon piatto di cappelletti caserecci passa tutto, anche il Covid. La notizia però è che abbiamo il primo cantante che non stona del Sanremo 71, ed era anche ora. Ma le canzoni sono il contorno. Il piatto forte, le ospitate varie. Il ruolo della coconduttrice spetta a Elodie, che arriva tutta di rosso vestita, perde subito un orecchino e nel complesso se la cava assai bene. Playback a parte, notevolissimo il balletto: habemus Beyoncé. Si celebra Laura Pausini per il suo trionfo ai Golden Globe ed è tutto un bollettino della vittoria che a Sanremo, questo Piave della musica italiana, tutto sommato ci sta. Per ricordare Ennio Morricone sono stati convocati il figlio Andrea per dirigere e il Volo per cantare. E qui c' è da dire che i tre paratenorini sembrano curiosamente più agè del pimpantissimo trio Cinquetti-Leali-Bella che arriva direttamente dai tempi del primo centrosinistra. Il marciatore Alex Schwazer racconta il caso di malagiustizia sportiva che gli ha rovinato vita e carriera con la ruvida serenità del montanaro alle prese con le calamità naturali, le provette manomesse come la grandine. E poi, Gigi D' Alessio con i rapper, Lauro con treccia rossa e la coppia Barra-Santamaria, varii ed eventuali. Poi, appunto, le canzoni. La seconda serata sembra nel complesso meno mesta della prima, se non altro ci sono lo Stato sociale e gli Extraliscio. Ah, per finire: l' obbligatorio spot per la Liguria non è più quello dove si diceva che il festival fa dormire e che aveva suscitato l' irritazione del pur mitissimo Amadeus. Dunque qualcosa di nuovo c' è.

Sanremo 2021, Elodie perde l'orecchino sulle scale. Quanto costava? Scene di panico in diretta. Libero Quotidiano il 03 marzo 2021. Elodie è tornata sul palco del teatro Ariston per il secondo anno consecutivo: Amadeus l’aveva chiamata la prima volta per gareggiare con un suo brano, mentre stavolta l’ha scelta in qualità di co-conduttrice al Festival di Sanremo 2021. E lei ha subito lasciato il segno, scendendo le celebri scale con un vestito rosso fuoco e una spaccatura vertiginosa. Il primo outfit indossato da Elodie porta la firma di Versace, mentre gli orecchini messi in mostra dalla cantante sono di Bvlgari e hanno un costo di circa 45mila euro. Gli orecchini fanno il paio con il bracciale della stessa marca, che invece ha un costo intorno ai 50mila euro. Tra l’altro Elodie è stata vittima di un piccolo incidente mentre scendeva la scalinata: ha perso un orecchino, cosa che sui social ovviamente non è passata inosservata. Anzi, si sono sprecati i commenti, soprattutto ironici: “Il rumore dell’orecchino di Elodie è stato maggiore alla canzone di Francesco Renga”, si legge su Twitter. In tanti ovviamente sono andati alla ricerca del costo dell’orecchino, farlo cadere così per alcuni è stato un vero e proprio schiaffo alla miseria, ma sono incidenti molto più comuni di quel che si pensa, indipendentemente dal costo dell’oggetto in questione. 

Sanremo 2021, seconda serata. Elodie in rosso, Fiorello in piume nere. La prima classifica: in testa c'è Ermal Meta. Rita Celi,  Alessandra Vitali su La Repubblica il 3 marzo 2021. In gara gli altri 13 Campioni: Irama partecipa con il video delle prove. Tra gli ospiti Laura Pausini, Il Volo, Alex Schwazer. Achille Lauro torna sul palco con Claudio Santamaria e Francesca Barra. Palloncini colorati sulle poltrone vuote e Fiorello fa il suo ingresso in una nuova versione Achille Lauro con un mantello di piume nere: "Appena vedo una piuma o un fiore io impazzisco" esordisce lo showman che si prende subito la scena, mandando un saluto agli studenti e agli adolescenti che dovranno tornare in dad: "Presto questo sarà solo un ricordo". Poi lancia un appello per vaccinare tutti, "in modo che questo incubo finisca". Il Festival di Sanremo affronta la seconda serata dopo gli ascolti lusinghieri benché non da record del debutto e Amadeus dà quindi il via alla gara delle Nuove proposte con gli altri quattro giovani in gara: Davide Shorty e Wrongonyou conquistano i due posti per la finale di venerdì, eliminati Greta Zuccoli e i Dellai. Fiorello come Achille Lauro: ma il piumaggio, sulle sue spalle, non è luccicante ma nero come quello di una corvo. Per l'apertura della seconda serata del Festival di Sanremo, questa volta partendo dall'esterno dell'Ariston dove solo lo scorso anno era posizionato il red carpet circondato dai fan, ora arriva, in solitaria, "Fiore". "Questa è la platea che piace a me", ha commentato lo showman, rivolgendosi al Teatro Ariston vuoto, pieno soltanto di palloncini colorati, poggiati sulle poltroncine. Poi ha fatto un appello alla classe politica: "Fate presto una campagna vaccinale potente, perché questo incubo finisca". Ad aprire la gara dei Big è Orietta Berti e se ci fosse stato il pubblico sicuramente le avrebbe regalato una standing ovation per l'energia e la carica con cui è tornata in gara dopo 29 anni. Nella seconda serata non c'è più il carrello, sostituito da un valletto con guanti per la consegna di fiori e buste. A chiedere spiegazioni è, con la consueta schiettezza, Orietta Berti: "Stasera niente carrello?", dice rivolgendosi ad Amadeus nel momento di ricevere i fiori. "No, abbiamo pensato a un bel ragazzo". Elodie è arrivata sul palco dell'Ariston. La co-conduttrice della seconda serata del festival è scesa lentamente lungo le scale del teatro elegantissima, inguainata in un abito rosso fuoco e glitterato, e capelli raccolti in uno chignon alto: "Sono felicissima, molto orgogliosa di essere qui", ha aggiunto la cantante che dopo il successo di 'Andromeda', il brano presentato in gara l'anno scorso, è la co-conduttrice della seconda serata del festival. Arrivata sul palco, l'artista è stata accolta da Amadeus ed è stata protagonista di un piccolissimo fuori programma: uno degli orecchini le è infatti caduto per terra, prontamente raccolto da un assistente. Amadeus invita sul palco Elodie che lo accompagnerà nella serata. Dopo aver partecipato in gara la scorsa edizione, la co-conduttrice della seconda serata del festival è scesa per le scale del teatro in un abito rosso fuoco e glitterato, con uno spacco mozzafiato, e capelli raccolti. Arrivata sul palco, è stata protagonista di un piccolissimo fuori programma: uno degli orecchini le è caduto a terra, prontamente raccolto da un assistente. Fiorello, dopo aver fatto scoppiare qualche palloncino in platea, dà il meglio di sé presentando in musica Laura Pausini  e cantando La solitudine sulle note di Bohemian Rhapsody dei Queen. Tornata sul palco dell'Ariston dopo tanti anni dal suo debutto Pausini non nasconde l'emozione e canta Io sì, la canzone del film La vita davanti a sé con Sophia Loren, con cui ha appena vinto un Golden Globe. Poi si lascia andare a una performance in trio: Fiorello si trasforma in beatbox, Laura canta The rythm of the night e Amadeus si agita come cubista. Davide Shorty, con il brano "Regina", e Wrongonyou con "Lezioni di volo", sono le ultime due Nuove proposte che andranno direttamente alla serata finale di venerdì 5 marzo. Sono stati eliminati i Dellai con 'Io sono Luca' e Greta Zuccoli con 'Ogni cosa sa di te'. A decidere il risultato è stata la combinazione di televoto (34%), giuria Demoscopica (33%), Sala Stampa (33%). I due artisti vanno ad aggiungersi a Gaudiano e Folcast, che ieri hanno passare il turno. Si cambia musica e atmosfera con l'omaggio a Ennio Morricone, aperto dal trombettista Nello Salza che suona il tema di Il buono, il brutto e il cattivo. È poi il figlio del maestro, Andrea Morricone, a salire sul podio per dirigere l'orchestra del Festival prima con la colonna sonora di Metti una sera a cena e poi con il tributo del trio Il Volo che canta alcune delle celebri melodie del compositore. Fiorello continua a parlare con le poltrone vuote e stasera si diverte anche a giocare con i palloncini colorati. "Abbiamo fatto una cazzata. Preferivo la platea vuota, era poeticamente spettacolare". Fiorello, dopo aver dato uno sguardo ai social infiammati dalla presunta presenza di un palloncino a forma di fallo, si diverte a prendere in giro il suo amico Amadeus. "Pare che ci sia un palloncino a forma di... cosa fischia l'arbitro? Dai dillo... resta da capire perché sia lì in mezzo". E poi aggiunge: "Era per citare Gigi Proietti: ti amo, ovunque tu sia". "Ringraziamo per la solidarietà anche il presidente della Regione Toti che li ha gonfiati uno a uno". La "quota sportiva" in assenza di Ibrahimovic è rappresentata da Alex Schwatzer e dalla sua vicenda umana e giudiziaria. "Io sono stato giudicato a Rio ma adesso voglio essere giudicato di nuovo dalla giustizia sportiva con i nuovi fatti in mano: ho perso una Olimpiade e diverse gare, non voglio perderne altre", ha detto il marciatore altoatesino, campione olimpico a Pechino 2008 e protagonista dal 2012 di una lunga storia giudiziaria legata al doping, al festival per raccontare il suo stato d'animo dopo che il Gip di Bolzano ha archiviato le accuse di doping per non aver commesso il fatto e ha stabilito che c'è stata la manipolazione delle provette. Storie di uomini e sport, ma subito dopo l'Ariston torna a essere il tempio della musica e delle voci straordinarie che hanno fatto la storia del festival e della canzone italiana: medley a tre con Marcella Bella, Gigliola Cinquetti e Fausto Leali, con carrellata di evergreen - che se ci fosse stato il pubblico in sala eccetera eccetera... E mentre Elodie schizza in tendenza social con ovazione degli utenti dopo l'esibizione, accompagnata da ballerine, in stile Beyoncé - abitino glitterato, coda da cavallo - in un medley dei suoi successi (decisamente più d'effetto del Vattene amore cantato più avanti con Fiorello), Achille Lauro torna in scena per una delle sue performance, stavolta accompanato da Claudio Santamaria con la moglie Francesca Barra. Lunghissima treccia rosso fuoco ("tributo a Mina - spiega l'artista sui social - donna dal vero animo rock'n'roll"), un completo maschile con gilet e doppiopetto, l'artista canta la sua Bam Bam Twist accompagnato da una coreografia dell'attore e di sua moglie. E conclude il mini monologo introduttivo con una delle sue perle di saggezza: "Godere è un obbligo. Dio benedica chi gode". Si esibisce il "recuperato" Irama, caso di questi giorni con i due positivi del suo staff che lo hanno costretto alla quarantena: viene mandato in onda, come da proposta - accettata da tutti - di Amadeus, la videoregistrazione della prova generale. Risultato in classifica? E' qui di seguito.

La seconda classifica provvisoria

1 – Ermal Meta, Un milione di cose da dirti

2 – Irama, La genesi del tuo cuore

3 – Malika Ayane, Ti piaci così

4 – Lo Stato sociale, Combat pop

5 – Willie Peyote, Mai dire mai (La locura)

6 – Gaia, Cuore amaro

7 – Fulminacci, Santa Marinella

8 – La rappresentante di lista, Amare

9 – Extraliscio, Bianca luce nera

10 – Giò Evan, Arnica

11 – Orietta Berti, Quando ti sei innamorato

12 – Random, Torno a te

13 – Bugo, E invece sì

La classifica dei 26 artisti, votati dalla Giuria demoscopica. E da questa classifica, unita a quella degli altri tredici Big che hanno cantanto nella prima serata, ecco la prima classifica completa dei 26 artisti in gara, stilata dalla Giuria demoscopica: in testa Ermal Meta, a seguire Annalisa, Irama, Malika Ayane, Noemi, Fasma, Francesca Michielin-Fedez, Lo Stato Sociale, Willie Peyote, Francesco Renga, Arisa, Gaia, Fulminacci, La Rappresentante di lista, Maneskin, Max Gazzè, Colapesce-Di Martino, Coma_Cose, Extraliscio con Davide Toffolo, Madame, Gio Evan, Orietta Berti, Random, Bugo, Ghemon, Aiello.

La graduatoria. Sanremo 2021, la classifica dei Big in gara dopo le prima due serate. Antonio Lamorte su Il Riformista il 4 Marzo 2021. Prima classifica generale dei 26 cantanti Big in gara al 71 esimo Festival di Sanremo. La graduatoria è arrivata alla fine della seconda serata, quando con la seconda tranche di 13 artisti si è chiuso il primo giro di esibizioni. Stasera tocca alla serata delle cover: si esibiranno tutti i cantanti in gara, alcuni accompagnati da altri artisti in duetti. Stasera voterà l’Orchestra. Domani, venerdì 5 marzo, canteranno di nuovo tutti i 26 cantanti, ai quali si aggiungeranno le quattro Nuove Proposte che si sfideranno per la finale. Ieri sera a Gaudiano e Folcast si sono aggiunti Davide Shorty e Wrongonyou. Sabato 5 marzo si sfideranno tutti i cantanti che saranno giudicati sulla base del Televoto. Una prima classifica generale sarà stilata in base ai voti di tutte e tre le serate. Per i primi tre si azzererà il giudizio e si riparte con la Giuria demoscopica, la Sala Stampa e il Televoto per decretare il vincitore.

I campioni, dopo le prime due serate, sono stati votati dalla Giuria demoscopica. La classifica:

ERMAL META – Un milione di cose da dirti

ANNALISA – Dieci

IRAMA – La genesi del tuo colore

MALIKA AYANE – Ti piaci così

NOEMI – Glicine

FASMA – Parlami

FRANCESCA MICHIELIN e FEDEZ – Chiamami per nome

LO STATO SOCIALE – Combat Pop

WILLIE PEYOTE – Mai dire mai (la locura)

FRANCESCO RENGA – Quando trovo te

ARISA – Potevi fare di più

GAIA – Cuore Amaro

FULMINACCI – Santa Marinella

LA RAPPRESENTANTE DI LISTA – Amare

MANESKIN – Zitti e buoni

MAX GAZZE’ – Il farmacista

COLAPESCE DIMARTINO – Musica leggerissima

COMA_COSE – Fiamme negli occhi

EXTRALISCIO con Davide Toffolo – Bianca Luce Nera

MADAME – Voce

GIO EVAN – Arnica

ORIETTA BERTI – Quando ti sei innamorato

RANDOM – Torno a te

BUGO – E invece sì

GHEMON – Momento perfetto

AIELLO – Ora

Lo Stato Sociale, perché ha cantato Albi a Sanremo 2021? Alice su Notizie.it il 04/03/2021. A Sanremo 2021 è stato Albi ad esibirsi sul palco dell'Ariston per Lo Stato Sociale e non Lodo. Il collettivo ha spiegato perché. Al Festival di Sanremo 2021 molti sono rimasti stupiti nel veder cantare Albi e non Lodo de Lo Stato Sociale. La band aveva spiegato la decisione già qualche settimana prima. Nella seconda serata del Festival di Sanremo 2021, durante l’esibizione de Lo Stato Sociale, è stato Alberto Cazzola a prendere in mano il microfono al posto di Lodo Guenzi. I membri della band hanno già spiegato che considererebbero i membri del loro collettivo come “interscambi ali” e infatti, già in passato, era capitato che non fosse Lodo a esibirsi come cantante. A quanto hanno riferito in merito alla decisione di far cantare Albi a Sanremo e non Lodo, il collettivo ha spiegato che è “un tentativo di chiarire sempre di più chi sono i singoli individui che formano il collettivo. Approfondendo ognuno il proprio linguaggio che, com’è fisiologico, fluisce solo in parte nella poetica della band”. Il gruppo ha spiegato anche di aver sempre voluto spostare l’attenzione del pubblico da uno all’altro membro del collettivo “sfuggendo l’idea di leadership” tra i membri della band. Il 2021 per Lo Stato Sociale si è aperto con la pubblicazione di 5 EP, uno per ogni membro della band: il primo è stato Bebo (che prende il nome da Alberto “Bebe” Guidetti) e a seguire Checco (Francesco Draicchio), Carota (Enrico Roberto), Lodo (Lodovico Guenzi) e Albi (Alberto Cazzola).

"Disguidi tecnici e gaffe cinetiche". Fulminacci, tremano le gambe sul palco: panico a Sanremo. Libero Quotidiano il 03 marzo 2021. Filippo Uttinacci, in arte Fulminacci, esordirà tra i big del Festival di Sanremo 2021 nella serata di mercoledì 3 marzo. Classe 1997, il giovane cantautore è pronto a regalare emozioni e ad emozionarsi con il suo piano “Santa Marinella”. Prima del debutto sul palco del Teatro Ariston - che in realtà è avvenuto lo scorso anno, quando gareggiava tra le nuove promesse - Fulminacci ha rilasciato un’intervista a Tv Sorrisi e Canzoni manifestando tutti i suoi timori per la prima serata tra i big. “Ho paura di disguidi tecnici e gaffe cinetiche”, ha rivelato il cantautore romano, che poi ha aggiunto: “Pensate se cadessi rovinosamente”. Difficile che accadano cose simili, anche se la kermesse musicale ci ha abituato negli anni a diversi episodi improbabili. In ogni caso Fulminacci porterà sul palco una canzone d’amore scritta un paio di anni fa che ha fatto breccia nel cuore di Amadeus, che infatti lo ha selezionato tra i big. L’artista l’ha definita una “canzone d’amore onesta”: tutto era partito da un semplice accordo, poi il brano “vola con un arrangiamento classico da grande orchestra. Il significato? Si legge una richiesta di aiuto e di affetto. Me l’ha ispirata un mio amico. Mi sono immedesimato in lui”. 

Chi è Fulminacci, il cantautore romano a Sanremo con “Santa Marinella”. Antonio Lamorte su Il Riformista il 3 Marzo 2021. A rinfoltire la pattuglia di giovani nella categoria dei cantanti Big in gara nella 71esima edizione del Festival di Sanremo c’è anche Fulminacci. Ha 23 anni e ha già vinto una targa al Premio Tenco per il suo primo album di inediti. Alla kermesse porterà la canzone Santa Marinella, dalla località marittima nel Lazio. E giovedì, nella serata delle cover, accompagnato dal comico Valerio Lundini e Roy Paci, canterà Penso Positivo di Jovanotti. Fulminacci è il nome d’arte di Filippo Uttinacci. Un nome nato con la label Maciste Dischi. Classe 1997, nato a Roma, prima di cantare ha recitato partecipando a cortometraggi, nel film Fammi parlare di Luca Iacoella e nella serie di Canale 5 Immaturi. Il suo primo album, La vita veramente, è uscito il 9 aprile 2019, anticipato da tre singoli, “un disco pieno di me e questa è sicuramente la cosa più bella. Lo considero un album estremamente vario, quasi schizofrenico nella sua proposta stilistica, ma nonostante questo nessun brano risulta figlio unico, ha una coerenza tutta sua e rispecchia la mia voglia di sperimentare e di non fermarmi mai, neanche quando sono soddisfatto. Parlo di amori e rincorse, di tangenziali e gite, tradimenti e caffè, sigarette, ascensori e semafori, insomma parlo della vita, veramente”, ha detto a Rockit. La sua musica cita il cantautorato italiano più classico, come Lucio Battisti e Claudio Baglioni, ma anche lo stile di Daniele Silvestri. La vita veramente si è aggiudicato la targa Tenco alla Miglior Opera Prima nel 2019. Santa Marinella, ha raccontato a Tv Sorrisi e Canzoni, “è una canzone d’amore onesta, in cui si legge una richiesta di aiuto e d’affetto. Me l’ha ispirata un amico, io mi sono immedesimato in lui”. 

Sanremo 2021, Fulminacci a Le Iene: “La cosa più illegale che ho fatto? Le canne”. Le Iene News il 05 marzo 2021. Le Iene erano state la sua prima opportunità televisiva. Il giovane cantautore Fulminacci, in gara a Sanremo 2021, era poco conosciuto, aveva pochi follower sui social e sognava di farsi strada nel mondo della musica. La sua intervista integrale, con immagini inedite, è disponibile sulla nostra nuova pagina YouTube: Behind Le Iene. Viene da Roma, ha solo 23 anni ma è già tra i big di Sanremo 2021. Lui è Filippo Uttinacci, in arte Fulminacci, in gara al Festival della canzone italiana con il brano “Santa Marinella”. Negli ultimi due anni si è fatto notare come uno dei cantautori emergenti più interessanti del panorama indie, partecipando a due concerti del 1° maggio e vincendo la Targa Tenco 2019 per la categoria Opera Prima. Noi de Le Iene siamo stati la sua prima opportunità televisiva intervistandolo proprio sul nascere della sua carriera, quando Sanremo per lui era impensabile. Nella nostra intervista, che trovate in alto nella versione andata in onda e sulla nostra nuova pagina YouTube “Behind Le Iene” in versione integrale, Fulminacci ha risposto a tutte le nostre domande, comprese quelle sulle sue dipendenze e su quanto è superdotato. All’epoca non conosceva i big della musica e anche loro non lo conoscevano. Fa sorridere pensare che sul palco di Sanremo 2021 abbia da poco duettato con Roy Paci e Valerio Lundini ottenendo anche la ricondivisione sui social del grandissimo Jovanotti. Ci ha detto di essere fidanzato (è ancora così) e pure superdotato. “Faccio quattro accoppiamenti alla settimana, anche da solo. Ma non ho mai fatto sesso per noia. E neppure per ubriachezza o tornaconti personali”. Del resto non fuma sigarette né beve: “La cosa più illegale che ho fatto? Fumare delle canne”. E la sua unica dipendenza è la musica. Trovate tutte le sue risposte nell’intervista integrale, che non vi abbiamo mai mostrato, sulla nostra nuova pagina YouTube: Behind Le Iene. Iscrivetevi! 

Il gruppo al Festival. Chi sono gli Extraliscio e Davide Toffolo, a Sanremo con “Bianca luce nera”. Antonio Lamorte su Il Riformista il 3 Marzo 2021. C’è anche il liscio, la balera, la musica da ballo e da coppia alla 71esima edizione del Festival di Sanremo. A portarlo sono gli Extraliscio e Davide Toffolo. Quest’ultimo è una delle personalità più rilevanti della musica alternativa e indie italiana, leader della band Tre Allegri Ragazzi Morti. Il genere della band è invece stato definito punk da balera: dove il liscio incontra il rock, l’elettronica, il pop. Il loro brano si chiama Bianca Luce Nera. Giovedì, durante la serata delle cover, suoneranno e canteranno Rosamunda, il classico inciso da Gabriella Ferri nel 1972, e saranno accompagnati dal musicista sperimentale Peter Pichler. Un progetto nato dall’intuizione di Elisabetta Sgarbi, fondatrice e direttrice della casa editrice La nave di Teseo e del Festival Internazionale La Milanesiana, Presidente dell’Ente di Gestione dei Sacri Monti. Gli Extraliscio sono composti da “lo sperimentatore e polistrumentista Mirco Mariani, la star del liscio Moreno il Biondo e la "Voce di Romagna mia nel mondo" Mauro Ferrara”. Si sono formati nel 2014 dopo l’incontro tra Mariani e Il Biondo attraverso Riccarda Casadei, figlia di Secondo Casadei. La musica romagnola ha ancora molto da dire per quei due e quindi via, parte il progetto. Gli Extraliscio sono stati protagonisti del film di Elisabetta Sgarbi Extraliscio – Punk da Balera. Si ballerà finché entra la luce dell’alba che è stato presentato in anteprima alle Giornate degli Autori nell’ambito della 77° Mostra del Cinema di Venezia. Il docu film arriverà al cinema distribuito come evento da Nexo Digital nella primavera/estate 2021. La band ha firmato la canzone ufficiale del Giro d’Italia 103 GiraGiroGiraGi. Hanno all’attivo tre album. Il 5 marzo uscirà il loro quarto album, È bello perdersi (Betty Wrong Edizioni Musicali di Elisabetta Sgarbi, con distribuzione Sony Music). La stessa Sgarbi ha firmato Bianca Luce Nera con Mariani e Pacifico. Davide Toffolo è invece voce e chitarra della band Tre Allegri Ragazzi Morti. Ha fondato l’etichetta musicale La Tempesta e l’Istituto Italiano di Cumbia. È anche fumettista affermato, si esibisce sempre con una maschera a forma di teschio. Debuttante come gli Extraliscio a Sanremo. “Ci siamo trovati grazie a un’intuizione di Elisabetta Sgarbi, che è il mio editore nonché titolare dell’etichetta degli Extraliscio”. Per Mirco Mariano Bianca Luce Nera è “un lampeggiante, una luce intermittente che si insegue, si avvicina ma non si raggiunge, è tutto e il contrario di tutto e non la trovi mai dove l’avevi lasciata l’ultima volta. Batte forte sul tempo, dentro una balera persa in un labirinto, in un ballo controtempo”.

Chi è Random, il rapper in gara a Sanremo con “Torno a te”. Vito Califano su Il Riformista il 3 Marzo 2021. La quota urban e trap del Festival di Sanremo può contare in quest’edizione anche su Random. Il cantante originario di Napoli e cresciuto a Riccione porta sul palco dell’Ariston la sua Torno a te. Giovedì 4 marzo, la sera delle cover, si esibirà in Ragazzo fortunato di Jovanotti accompagnato dai The Kolors, altro gruppo del napoletano. Emanuele Caso ha giocato sul suo cognome: Random in inglese vuol dire caso. Ha 19 anni. È nato a Massa di Somma il 26 aprile del 2011. Si è trasferito con la sua famiglia a Riccione quando aveva due anni. I genitori sono pastori evangelici. Alla musica si è affezionato giovanissimo. A scuola si è avvinato al rap, al freestyle, cominciando subito a scrivere. Decisivo è l’incontro con il producer Zenit con il quale pubblica Giovane Oro. Brani che hanno segnato la sua crescita sono stati anche Rossetto, Chiasso, Marionette con Carl Brave. È stato concorrente ad Amici Speciali 2020. Torno a te è un’altra canzone romantica: “È il primo brano che ho scritto in estate e dopo aver ricomprato la pianola rotta di mio nonno dal quale sono nate quasi tutte le mie canzoni. Così, pur non essendo io un pianista provetto, quando l’ho provata con in braccio la mia sorellina Sharon, è arrivata la melodia di questo brano – ha spiegato a Tv Sorrisi e Canzoni – è il mio invito a vivere sempre l’amore come se fosse il primo e sono certo che, per melodia e voce, farà conoscere una parte di me inaspettata”.

Federico Rocca per "vanityfair.it" il 4 marzo 2021. Che cosa ricorderemo della seconda serata del 71esimo Festival di Sanremo? Facile. Nell’ordine: le conchiglie di Orietta Berti, il mantello da supereroina di Laura Pausini, i look da first reaction shock di Elodie, i peli delle ascelle fucsia come gli abiti de La rappresentante di lista. E se ancora non bastasse… tutti ma proprio tutti gli outfit ( e i nostri voti) nella gallery in alto. Prima, attesissima (mai come quest’anno lo è davvero) serata del Festival di Sanremo. E già ci sono i primi vincitori. Ma non parliamo delle classifiche delle canzoni più (o meno) amate dalle giurie. Parliamo dei nostri personalissimi – e opinabilissimi… opinate, gente, opinate! – premi ai look di cantanti, presentatori e ospiti sul palco dell’Ariston. Sorpresa del Festival, Noemi. Finalmente e felicemente fasciata in un abito da sera da urlo – un Dolce&Gabbana vintage – la rossa Noemi svela un’altra faccia di sé: sicura, forte, seducentissima. Ci piace. Ci sorprende anche – ma in tutt’altra direzione – la rossa (ma questa volta è lo smoking, non i capelli) Arisa, che sembra a suo agio con la sua nuova e volutamente inquietante immagine. Scollatura più rischiosa della serata d’esordio del secondo Festival targato Amadeus, niente dubbi: quella di Annalisa. Il suo minimini dress Blumarine ha regalato più di un brivido, paventando scriteriati cedimenti a ogni ritornello. Premio «cambiare per non cambiare», al sempre coinvolgente Achille Lauro, super ospite di tutte e cinque le serate della manifestazione: fedele e coerente nei confronti dell’eccentricità del suo abito-costume firmato Gucci, porta in scena uno degli spettacoli già cult cui ormai ci ha piacevolmente abituati. Menzione straordinaria alla chiccheria più bourgeois della Riviera alla co conduttrice Matilda De Angelis, perfettamente a suo agio nelel mise che Prada ha studiato per lei.

Amadeus in Gai Mattiolo. Fedele alla linea del glitterismo senza limitismo. Voto: 7

Fiorello. Fioruches fa la ruota. Voto: 6

Wrongonyou in Dolce&Gabbana. Wrong on you. Eh, qualcosina di wrong c'è. Non tanto. Qualcosina. Voto: 6

Greta Zuccoli in Dolce&Gabbana. Vedi, non ci vuole poi moltissimo. Voto: 7

Davide Shorty. Non bastasse l'effetto tappezzeria da hotel un po' fané, eccoti la camicia con un filo di lurex. E la cintura marrone. Sissignore: marrone! Voto: 4

Dellai. Paghi uno, prendi due. Ma look zero. Voto: 5

Orietta Berti in GCDS. Ariel who? Quando Orietta fa rima con Sirenetta. Voto: 7

Elodie in Atelier Versace e gioielli Bvlgari. Mette tutti in riga. Perché è molto. Voto: 9

Laura Pausini in Valentino. Già ha vinto il Golden Globe. Può accontentarsi per il momento. Voto: 6

Bugo in Marsem. Quest'anno tocca prendersela con lo stilyst? Voto: 6-

Gaia in Salvatore Ferragamo. Elettraaaaa, Elettra Lamborghini. Voto: 6/7

Il Volo. Precisetty. Voto: 7

Fiorello in Giorgio Armani. Mizzega. Voto: 7 1/2

Lo stato sociale. A caso. Voto: 5 1/2

La rappresentante di lista in Valentino. Avere un senso. Forte. Preciso. Bello. Voto: 10

La rappresentante di lista. First reaction: shock!

Ermal Meta in Dolce&Gabbana. È tutto oro quel che luccica. Voto: 7+++

Elodie in Oscar de la Renta. #narobbetta. Voto: 8

Malika Ayane in Giorgio Armani. Piccole sciurette crescono. Voto: 7

Gigliola Cinquetti. Sembro antico se dico che questa è classe? Corro volentieri il rischio. Voto: 9

Fausto Leali. Non mettere assieme una giacca con un pantalone. Voto: 4

Marcella Bella. La quinta dei Maneskin. Voto: 6

Elodie in Giambattista Valli e scarpe Jimmy Choo. Cuore matto. Voto: 8

Extraliscio in Dolce&Gabbana. Il gioco degli opposti. Voto: 6/7

Gigi D'Alessio in Dolce&Gabbana. Here comes the Gigi in black. Voto: 6

Amadeus in Gai Mattiolo. Ghirigoro power. Voto: 6 1/2

Random in Dolce&Gabbana. Amalo, pazzo Random amalo. Voto: 5/6

Fulminacci in Vaderetro. Acci acci che lookacci. Voto: 5

Willie Peyote in Antonio Marras. La manica cortarella. Voto: 6

Gio Evan. Farò finta di non avefre visto. Voto: 4

Elodie in Giambattista Valli. Favolissima. Voto: 8 

Da "davidemaggio.it" il 4 marzo 2021. La seconda serata del Festival di Sanremo ha appassionato 7.586.000 spettatori pari al 42.1% Nel dettaglio la prima parte – dalle 21.31 alle 23.55 – ha ottenuto 10.113.000 spettatori (41.21%), la seconda parte – dalle 0.00 all’1.42- ha ottenuto 3.966.000 spettatori (45.7%).

Sanremo 2020

Conduce Amadeus con Fiorello e Tiziano Ferro

Spettatori: 9.693.000

Share: 53.30%

Programma più seguito sulle altre reti: Chi l’ha Visto? (Rai 3, 1.404.000 – 5.75%) 

Sanremo 2019

Conduce Claudio Baglioni con Virginia Raffaele e Claudio Bisio

Spettatori: 9.144.000

Share: 47.30%

Programma più seguito sulle altre reti: Chi l’ha Visto? (Rai 3, 1.806.000 – 7.89%) 

Sanremo 2018

Conduce Claudio Baglioni con Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino

Spettatori: 9.687.000

Share: 47.70%

Programma più seguito sulle altre reti: Il Segreto (Canale 5, 2.320.000 – 9%) 

Sanremo 2017

Conduce Carlo Conti con Maria De Filippi

Spettatori: 10.367.000

Share: 46.60%

Programma più seguito sulle altre reti: Lucy (Italia 1, 1.958.000 – 6.89%) 

Sanremo 2016

Conduce Carlo Conti con Virginia Raffaele, Gabriele Garko e Madalina Ghenea

Spettatori: 10.748.000

Share: 49.91%

Programma più seguito sulle altre reti: Chi l’ha Visto? (Rai 3, 2.052.000 – 8.37%) 

Sanremo 2015

Conduce Carlo Conti con Arisa, Emma e Rocio Munoz Morales

Spettatori: 10.091.000

Share: 41.67%

LAURA PAUSINI

Programma più seguito sulle altre reti: Il Segreto (Canale 5, 3.987.000 – 14.68%) 

Sanremo 2014

Conduce Fabio Fazio con Luciana Littizzetto

Spettatori: 7.711.000

Share: 33.95%

Programma più seguito sulle altre reti: Champions League, Milan-Atletico Madrid (Canale 5, 5.550.000 – 18.22%) 

Sanremo 2013

Conduce Fabio Fazio con Luciana Littizzetto

Spettatori: 11.330.000

Share: 42.89%

Programma più seguito sulle altre reti: Champions League, Real Madrid-Manchester United (Italia 1, 3.277.000 – 10.11%) 

Sanremo 2012

Conduce Gianni Morandi con Rocco Papaleo e Ivana Mrazova

Spettatori: 9.199.000

Share: 39.28%

Programma più seguito sulle altre reti: Champions League, Milan-Arsenal (Rai 2, 3.919.000 – 12.26%) 

Sanremo 2011

Conduce Gianni Morandi con Belen Rodriguez, Elisabetta Canalis e Luca e Paolo

Spettatori: 10.145.000

Share: 42.67%

Programma più seguito sulle altre reti: Chi l’ha Visto? (Rai 3, 3.234.000 – 10.71%)

Si trattò di una puntata speciale, in onda in contemporanea su Rai 3 e in Francia su France 3 per il caso delle due gemelline Schepp scomparse. 

Sanremo 2010

Conduce Antonella Clerici

Spettatori: 10.164.000

Share: 43.87%

Programma più seguito sulle altre reti: Caterina e le sue Figlie 3 (Canale 5, 3.679.000 – 13.19%) 

Ascolti Sanremo, seconda serata: gli altri Festival

Ricordiamo ora i risultati delle seconde serate di Sanremo degli anni 2000. 

Sanremo 2009

Conduce Paolo Bonolis con Luca Laurenti

Spettatori: 9.856.000

Share: 42.64% 

Sanremo 2008

Conduce Pippo Baudo con Piero Chiambretti, Bianca Guaccero e Andrea Osvart

Spettatori: 6.500.000

Share: 32.33%

Nel 2008 la seconda serata crollò ulteriormente rispetto al già fiacco esordio. Nella prima ora di messa in onda, in concorrenza a Striscia la Notizia su Canale 5, Sanremo con 6.500.000 spettatori si fece superare dal tg satirico (6.668.000). 

Sanremo 2007

Conduce Pippo Baudo con Michelle Hunziker

Spettatori: 8.973.000

Share: 43.67%

Sanremo 2006

Conduce Giorgio Panariello con Ilary Blasi e Victoria Cabello

Spettatori: 8.235.000

Share: 37.33% 

Sanremo 2005

Conduce Paolo Bonolis con Antonella Clerici e Federica Fellini

Spettatori: 11.185.000

Share: 52.80% 

Sanremo 2004

Conduce Simona Ventura con Paola Cortellesi, Maurizio Crozza e Gene Gnocchi

Spettatori: 8.402.000

Share: 33.74% 

Sanremo 2003

Conduce Pippo Baudo con Serena Autieri e Claudia Gerini

Spettatori: 8.842.000

Share: 40.39% 

Sanremo 2002

Conduce Pippo Baudo con Manuela Arcuri e Vittoria Belvedere

Spettatori: 10.397.000

Share: 47.23% 

Sanremo 2001

Conduce Raffaella Carrà con Megan Gale, Massimo Ceccherini ed Enrico Papi

Spettatori: 10.298.000

Share: 43.85% 

Sanremo 2000

Conduce Fabio Fazio con Luciano Pavarotti, Teo Teocoli e Ines Sastre

Spettatori: 13.171.000

Share: 51.60%

·        La Terza Serata.

La 71esima edizione. Sanremo 2021, la scaletta della terza serata: tutti gli ospiti e i cantanti in gara. Antonio Lamorte su Il Riformista il 4 Marzo 2021. La 71esima edizione del Festival di Sanremo arriva alla sua terza serata. È il momento delle cover: tutti gli artisti Big in gara si esibiranno in versioni personali di classici della canzone italiana. In molti casi saranno accompagnati da altri artisti. A votare saranno i componenti del coro e dell’orchestra del Festival di Sanremo che giudicheranno l’esibizione e l’arrangiamento. Alla fine della serata si avrà un’ulteriore classifica che terrà conto della media dei voti della giuria demoscopica durante la prima e la seconda serata. Per questa terza serata madrina e co-conduttrice sarà la super modella bresciana Vittoria Ceretti. Sul palco dell’Ariston anche gli ospiti fissi il cantante Achille Lauro – che nel suo terzo “quadro” coinvolgerà Monica Guerritore ed Emma Marrone – e l’attaccante del Milan Zlatan Ibrahimovic. Tra gli ospiti speciali ci saranno l’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic e la band salentina Negramaro che si esibirà in un tributo a Lucio Dalla.

Le cover:

Francesco Renga con “Una ragione di più” (Ornella Vanoni) assieme a Casadilego

Coma Cose con “Il mio canto libero” (Lucio Battisti) assieme a Alberto Radius e Mamakass

Gaia con “Mi sono innamorato di te” (Luigi Tenco) assieme a Lous and the Yakuza

Irama con “Cirano” (Francesco Guccini)

Fulminacci con “Penso positivo” (Jovanotti) assieme a Valerio Lundini e Roy Paci

Madame con “Prisencolinensinainciusol” (Adriano Celentano)

Willie Peyote con “Giudizi Universali” (Samuele Bersani) assieme a Samuele Bersani

Orietta Berti con “Io che amo solo te” (Sergio Endrigo) assieme a Le Deva

Ermal Meta con “Caruso” (Lucio Dalla) assieme a la Napoli Mandolin Orchestra

Fasma con “La fine” (Nesli) assieme a Nesli

Arisa con “Quando” (Pino Daniele) con Michele Bravi

Gio Evan con “Gli anni” (883) assieme ai cantanti di The Voice Senior

Måneskin con “Amandoti” (CCCP) assieme a Manuel Agnelli

Malika Ayane con “Insieme a te non ci sto più” (Caterina Caselli)

Aiello con “Gianna” (Rino Gaetano) assieme a Vegas Jones

Max Gazzè con “Del Mondo” (CSI) assieme a M.M.B.

Ghemon con un medley de “Le ragazze” (Neri per caso), “Donne” (Zucchero), “Acqua e sapone” (Stadio), “La canzone del sole” (Lucio Battisti) assieme ai Neri per caso

La rappresentante di lista con “Splendido Splendente” (Donatella Rettore) assieme a Donatella Rettore

Noemi con “Prima di andare via” (Neffa) assieme a Neffa

Random con “Ragazzo fortunato” (Jovanotti) assieme ai The Kolors

Colapesce e Dimartino con “Povera Patria” (Franco Battiato)

Annalisa con “La musica è finita” (Ornella Vanoni)

Bugo con “Un’avventura” (Lucio Battisti) assieme ai Pinguini Tattici Nucleari

Lo Stato Sociale con “Non è per sempre” (Afterhours) assieme a Sergio Rubini e “I lavoratori dello spettacolo”

Extralisco feat Davide Toffolo con un medley “Rosamunda” (Gabriella Ferri) assieme a Peter Pichler

Francesca Michielin e Fedez con un medley “Del Verde” (Calcutta), “Le cose che abbiamo in comune” (Daniele Silvestri)

Sanremo 2021, le pagelle della terza serata. Ernesto Assante su La Repubblica il 4 marzo 2021. I voti alle esibizioni dei 26 big della serata dedicata alla canzone d'autore.

Noemi con Neffa. Prima di andare via (Neffa). Penalizzati da un difetto degli auricolari all’inizio, riprendono quota poi. E alla fine Noemi fa il suo solito figurone, con un bellissimo pezzo di Neffa. 8

Fulminacci con Valerio Lundini e Roy Paci. Penso positivo (Jovanotti). Fulminacci alla batteria e poi al canto, Roy Paci che sfodera il suo migliore Miles Davis e Lundini che offre il tocco finale, più un balletto (non inquadrato) per chiudere. Ottimi. 8

Francesco Renga con Casadilego. Una ragione di più (Ornella Vanoni). Renga e Casadilego sprecano un’occasione, con un grande pezzo al quale non rendono giustizia. 5

Extraliscio feat Davide Toffolo con Peter Pichler. Medley Rosamunda (Gabriella Ferri). Gli Extraliscio mettono insieme Rosamunda e il Kazatchok, con un’energia travolgente e super rock. Divertenti e spettacolari. 7

Bugo con Pinguini Tattici Nucleari. Un'avventura (Lucio Battisti). Arrangiamento discutibile, interpretazione discutibile. Difficile superare il 5

Fasma con Nesli. La fine (Nesli). Inizio problematico, poi la parte tecnica torna a posto e Fasma prende sicurezza, con il suo autotune e il suo divertimento. 6

Francesca Michielin e Fedez. Medley E allora felicità (Calcutta, Daniele Silvestri, Jalisse, Baldi/Alotta). anno finta di essere Elio e Le Storie Tese e potrebbe anche andare, si prendono in giro e prendono in giro il Festival, ma non tutto è perfetto. 6 1/2

Irama. Cyrano (Francesco Guccini). Guccini introduce il giovane Irama che porta Cyrano nel territorio del pop. Ma lo fa con classe, con convinzione e con rispetto. 8

Maneskin con Manuel Agnelli. Amandoti (Cccp di Giovanni Lindo Ferretti). Sentire un brano dei Cccp sul palco di Sanremo è una grande soddisfazione. E poi suonato e cantato a dovere da Maneskin e Agnelli. 9

Random con The Kolors. Ragazzo fortunato (Jovanotti). Simpaticamente allegri, ma la scelta, l’arrangiamento e l’intenzione non erano all’altezza della serata. 5

Willie Peyote con Samuele Bersani. Giudizi universali (Samuele Bersani). La canzone di Bersani è bellissima e il suo autore, con Willie Peyote, la continua a rendere eterna. Il voto andrebbe a Bersani 9, ma va al duo, 8

Orietta Berti con Le Deva. Io che amo solo te (Sergio Endrigo). Ci hanno provato le Deva a farle fare brutta figura, e ci sono quasi riuscite. Ma lei ha resistito, caparbiamente. 5 1/2

Gio Evan con i cantanti di The Voice senior. Gli anni (883). Lui si diverte e si capisce, ma non è detto che si divertano tutti quelli a casa. 5 1/2

Ghemon con Neri per Caso. Medley L'essere infinito (Le ragazze, Donne, Acqua e sapone, La canzone del sole). Ghemon è bravo e elegante, canta benissimo e in maniera personale. I Neri per caso sono indiscutibilmente bravi e creativi. Insieme fanno un figurone. 8 1/2

La rappresentante di Lista con Donatella Rettore. Splendido splendente (Donatella Rettore). Si gioca, ci si diverte, lo fanno in tanti e lo fanno anche loro, assieme a Rettore. 6

Arisa con Michele Bravi. Quando (Pino Daniele). La canzone di Pino Daniele è bellissima, Arisa la canta bene, Michele Bravi la sussurra molto, forse troppo. il risultato è interessante. 6 1/2

Madame. Prisencolinensinainciusol (Adriano Celentano). I banchi a rotelle della Azzolina trovano un senso in una rilettura di Celentano dove Madame si trova perfettamente a suo agio. 8

Annalisa con Federico Poggipollini. La musica è finita (Ornella Vanoni). Arrangiamento rischioso, interpretazione potenziata dall’elettricità, per una canzone che abitualmente immaginiamo in un altro modo. Eppure funziona, anche per le straordinarie doti tecniche di entrambi. 7 1/2

Lo Stato Sociale con Emanuela Fanelli, Francesco Pannofino e i lavoratori dello spettacolo.
Non è per sempre (Afterhours). Lo Stato Sociale suona e canta con l’orchestra una magistrale versione di Non è per sempre degli Afterhours, una delle cose più belle della serata, e con Francesco Pannofino e Emanuela Fanelli recitano l’elenco dei club, dei teatri, dei cinema che non riaprono. Assolutamente grandiosi. 10

Gaia con Lous and the Yakuza. Mi sono innamorato di te (Luigi Tenco). Due voci belle e particolari, alle prese con una canzone meravigliosa. La trattano con garbo, con attenzione e amore. Fanno del loro meglio e creano un’atmosfera intensa. 7

Colapesce/Dimartino. Povera patria (Franco Battiato). Povera patria andava suonata e cantata quest’anno a Sanremo. E Colapesce e Dimartino hanno fatto benissimo a cantarla. Magari con qualche stonatura, ma con molto cuore. 7

Coma_Cose con Alberto Radius e Mamakass. Il mio canto libero (Lucio Battisti). Sulla carta potevano essere i migliori della serata con Radius in scena e Battisti nel cuore. Ma ne sbagliano troppe. 6 1/2

Malika Ayane. Insieme a te non ci sto più (Caterina Caselli). Una bellissima canzone che Malika canta senza enfasi, sfogliandola un petalo alla volta come un fiore. 7 1/2

Max Gazzè con Daniele Silvestri e M.M.B.. Del mondo (Csi di Giovanni Lindo Ferretti). La musica dei Csi sul palco di Sanremo è come i cosacchi che abbeverano i loro cavalli nelle fontane di San Pietro. Gazzè e Silvestri compiono l’invasione del campo del pop con la migliore arte musicale italiana. 10

Ermal Meta con Napoli Mandolin Orchestra. Caruso (Lucio Dalla). Ermal Metà è davvero molto bravo, la versione di Caruso è sua, diversissima dall’originale, più carica nonostante i mandolini e la dolcezza dei violini dell’orchestra. 9

Aiello con Vegas Jones. Gianna (Rino Gaetano). Sguaiato e popolaresco, Aiello e Vegas Jones provano a portare Rino Gaetano nei tempi correnti.6

Federico Rocca per "vanityfair.it" il 5 marzo 2021. Terza serata del 71esimo Festival di Sanremo: all’Ariston atterra la super top Vittoria Ceretti. Alla quale, per definizione, addosso sta bene tutto. Figuriamoci se non le stanno bene un divin Valentino, un classico Armani e un conturbante Versace. Ma oltre ad ammirare la celestiale presenza della top, prendiamo atto di come in quel dell’Ariston evidentemente i cult movie non li abbia visti nessuno. Altro che La signora in rosso e Men in Black: sul tavolo della roulette dello stile di quel casinò che è Sanremo i signori uomini puntano tutto proprio sul rosso. Natale e capodanno sono già un lontano ricordo, ma poco importa. Pioggia di giacche e completi in rosso squillante sul palco: da Bugo a Mirco Mariani degli Extraliscio, dal trionfatore Erma Meta che si limita ai pantaloni tinta Gabbino fino a Dario di La rappresentante di lista, che opta per una più sofisticata tonalità corallo. Per arrivare ai conduttori: Amadeus, fedele fino alla fine alla linea del glitter, e Ibrahimovic. Al quale per evidenti motivi non ci sentiamo di criticare proprio nulla. L’Arisa della prima puntata, a questo punto possiamo dirlo, ha fatto scuola. Ma l’avrà fatta con la didattica a distanza?

Amadeus in Gai Mattiolo. Alla terza serata sembra già Natale. Ah come passa il tempo quando ci si diverte. Voto: 5

Fiorello in Giorgio Armani. Così elegante da risultare casual. Voto: 7

Negramaro. In equilibrio sulle nuances. Voto: 7

Noemi in Dolce&Gabbana. Ce li abbiamo, facciamoli pur vedere. Gli abs, dico. Voto: 6 1/2

Neffa in Dolce&Gabbana. Regolare. Voto: 6/7

Fulminacci. Boh. Voto: 5

Valerio Lundini. Bah. Voto: 5/6

Roy Paci. Buh. Voto: 5 1/2

Vittoria Ceretti in Valentino Haute Couture e gioielli Bvlgari. Servono parole? Voto: 9

Zlatan Ibrahimovic in Brunello Cucinelli. Goal! Voto: 7+

Francesco Renga in Dolce & Gabbana. Caruccio sempre. Voto: 6/7

Casadilego. Qualcuno non ti vuole bene, dai retta a un amico. Voto: 5

Extraliscio in Dolce&Gabbana. Sottili astuzie per farsi notare numero 1: vestiti di rosso in mezzo a una band vestita in nero. Voto: 6

Fasma e Nesli in Dolce&Gabbana. L'effetto è un po' "il tipo a posto con il suo amico strano". Voto: 6

Bugo in Benevierre. L'hanno fatto girare lo smoking di Arisa, vedo. Voto: 6 1/2

Francesca Michielin in Miu Miu e Fedez in Versace. L'hai visto il nuovo film di Tim Burton? Voto: 6

I Maneskin in Etro e Manuel Agnelli in Emporio Armani. Anche lui L5-S1? Voto: 7 ++

Random e i The Kolors. Reference: Stendhal. Voto: 5/6

Willie Peyote e Samuele Bersani in Carlo Pignatelli. Li vorrei tantissimo come testimoni di nozze. Voto: 7

Orietta Berti in GCDS. Red dalla testa ai plateau. Voto: 6/7

Zlatan Ibrahimovic in Brunello Cucinelli. Invernalissimo. Voto: 6 +++

Gio Evan. Il fatto che sia il poeta prefeito di Elisa Isoardi la dice lunga. Voto: 4

Zlatan Ibrahimovic in Brunello Cucinelli. Qui la questione si fa seria. Voto: 6

Ghemon con i Neri per caso. Lava Zlatan a 90° e vedi come ti esce dalla lavatrice. Voto: 5 1/2

Vittoria Ceretti in Armani Privé e gioielli Bvlgari. Le sta meglio che a una modella. Ah, già. Voto: 9

La rappresentante di lista in Valentino. Il genderless al suo meglio. Voto: 9

Donatella Rettore. Strampalatissima. Voto: 5 il look, 10 all'artista

Arisa in Maison Margiela e gioielli Cartier e Michele Bravi in Balde. C'è da fare qualche riflessione. prego, iniziate voi. Voto: 5

Achille Lauro in Gucci. Un costume di scena, più che un abito. Come valutarlo?

Emma Marrone in Gucci. Mai stata così dea. Voto: 8+

Madame in Dior. Grigiore. Voto: 5

Amadeus in Gai Mattiolo. Fresco come un marron glacé. Voto: 5/6

Lo stato sociale con Emanuela Fanelli in Ermanno Scervino. Non memorabili, ecco.

Annalisa in Blumarine e gioielli Rue des Mille e Federico Poggipollini. Revival 90. Proprio quando speravamo di esserceli levati di torno? Voto: 6

Gaia in Salvatore Ferragamo. Frange, asimmetrie, guanti. Si calmi, signorina! Voto: 5 1/2

Lous and the Yakuza. Avercene. Voto: 8

Vittoria Ceretti in Versace e gioielli Bvlgari. Bella. Ma tanto. Voto: 9

Colapesce e Dimartino in Dolce&Gabbana. C'è chi osa (un po'). E chi no. Voto: 6/7

Coma Cose in MSGM. Dio li fa e poi MSGM li accoppia. Voto: 6

Malika Ayane in Giorgio Armani. Ben rappresentata anche l'eleganza più classica. Voto: 7 +++

Max Gazzè in Sandro. Innocuo. Voto: 6

Ermal Meta in Dolce&Gabbana. Un anno in cui gli uomini sembrano gradire molto il rosso. Nonostante la zona. Voto: 6

Sanremo, interminabile serata. Achille Lauro sta nell'Olimpo. Fiorello in gran forma punge Zingaretti. Sinisa e Ibra insieme emozionano. Ceretti bella ma non sfonda. Serena Pizzi - Ven, 05/03/2021 - su Il Giornale. Gli ascolti non stanno premiando questa 71esima edizione del festival di Sanremo. Ma Amadeus non ci bada più di tanto (e fa pure bene, per una volta lasciamo stare i numeri. Sì, ma facci andare a dormire: alle 2 non è ancora finito. Assurdo): "Il Paese è come se vivesse una guerra. Mi aspettavo pure peggio". Ama, infatti, sostiene che per mettersi a guardare il Festival bisogna avere lo spirito giusto: "Quando sei arrabbiato non ti va di andare a una festa di compleanno, te ne stai a casa.

Achille Lauro nell'Olimpo. Io vado a una festa e mi diverto se sono felice, non se ho un problema di lavoro". E in effetti il suo ragionamento non fa una piega. Gli italiani non hanno nulla da festeggiare, da sorridere o da passare cinque serate in spensieratezza: la pandemia ha tolto tutto. Lo sapeva il direttore artistico e chi gli è stato più vicino per questo "continuo a pensare che avere 500 medici in sala come pubblico sarebbe stato meraviglioso". Apprezzato il coraggio di Amadeus e Fiorello, per la terza serata il programma è dedicato alle cover. Eccole: Aiello con Vegas Jones, Annalisa con Federico Poggipollini, Arisa con Michele Bravi, Bugo con Pinguini Tattici Nucleari, Colapesce Dimartino Povera Patria, Coma_Cose con Alberto Radius e Mamakass, Ermal Meta con Napoli Mandolin Orchestra, Extraliscio Feat Davide Toffolo con Peter Pichler, Fasma con Nesli, Francesco Renga con Casadilego, Fulminacci con Valerio Lundini e Roy Paci, Gaia con Lous and The Yakuza, Ghemon con Neri Per Caso, Gio Evan con i cantanti di The Voice Senior, Irama – Cyrano (Guccini), La Rappresentante Di Lista con Donatella Rettore, Lo Stato Sociale con Emanuela Fanelli, Francesco Pannofino e i lavoratori dello spettacolo, Madame – Prisencolinensinainciusol (Adriano Celentano), Malika Ayane – Insieme a te non ci sto più (Caterina Caselli), Maneskin con Manuel Agnelli, Max Gazzé con Daniele Silvestri E M.M.B, Francesca Michielin e Fedez – Medley (Calcutta, Silvestri, Jalisse, Baldi/Alotta), Noemi con Neffa, Orietta Berti con Le Deva, Random con The Kolors e Willie Peyote con Samuele Bersani.

L'omaggio a Lucio Dalla. I Negramaro hanno suonato 4/3/43 di Lucio Dalla. Un'emozionante esibizione. E subito dopo la performance, Giuliano Sangiorgi ha voluto ringraziare Fiorello e Amadeus "per un po' di normalità". "Il mondo torni ad essere meraviglioso", ha urlato Sangiorgi prima di lasciare il palco.

Qualche problema per Noemi e Neffa. I due non sembravano troppo sincronizzati. Sul finale si sono ripresi. Peccato, Neffa ha avuto un problema tecnico nei primi 30 secondi, era un pò in ritardo. Noemi ha quindi ripreso il pezzo quando ha iniziato a cantare da sola.

Almeno Extraliscio con Davide Toffolo e Peter Pichler ci fanno divertire. Nota di merito a questi scalmanati. Ci hanno fatto ballare e divertire. Bravi. Hanno portato sul palco dell'Ariston Medley Rosamunda (composto da Romagna Mia, Casatcho e Rosamunda) ospitando Peter Pichler, artista di Monaco di Baviera, uno dei pochissimi musicisti al mondo in grado di suonare il Trautonium. Sul palco anche Enrico Milli (tromba e fisarmonica), Alfredo Nuti (chitarra) e i due ballerini di polka chinata Loris Brini e Antonio Clemente.

Amadeus interrompe la gara. Fasma si esibisce con Nesli nel brano La fine, ma entrambi i microfoni hanno problemi. Amadeus interrompe l'esibizione e manda la pubblicità. Tutto da rifare.

Fiore ironizza sulle dimissioni di Zingaretti. Rosario Fiorello porta sul palco di Sanremo le dimissioni del segretario del Pd, Nicola Zingaretti. "Non voglio fare un monologo comico perché sono affranto. Non sai che è successo oggi? Io mi ero limitato a fare due battutine su Zingaretti e lui che fa? Si è dimesso. Ma si può essere così suscettibili? E poi ha detto: 'Mi dimetto perché mi vergogno, qui si parla solo di poltrone'. E di che vuole che si parli qui?", chiosa Fiore scherzando sulla platea di poltrone vuote all'Ariston. "Io mi sento in colpa - confessa ad Amadeus - vuoi sapere che succederà? Il ministro della Cultura, lui è bravo, diventa segretario del Pd. E Zingaretti ha due opzioni: o si candida a sindaco di Roma o fa l'opinionista dalla d'Urso". Chissà cosa ne pensa Zinga di questa performance...

Sul palco l'attrice che sfida la sclerosi multipla. Antonella Ferrari, attrice e ballerina malata di sclerosi multipla, ha scritto un libro autobiografico, Più forte del destino, diventato anche uno spettacolo teatrale, di cui ha portato sul palco un assaggio: "La malattia non deve essere protagonista. Io non sono la sclerosi multipla, sono Antonella Ferrari".

Orietta Berti: pazzesca. L'artista ha cantato Io che amo solo te con Le Deva. Niente da aggiungere: stupenda.

Ibra torna al Festival. Con due ore di ritardo, il calciatore si presenta a Sanremo. "C'era un incidente in autostrada - ha raccontato - dopo 3 ore fermi, sono andato da un motociclista e mi sono fatto portare qui. Mi ha portato solo perché è milanista. Ho fatto pure il video". E dopo il racconto aggiunge un dettaglio choc: "Mi ha detto che era la prima volta che andava in autostrada in moto". Aiuto. Poco dopo, realizza il sogno di Donato Grande, il giocatore di calcio sulla sedia a rotelle. "Fai passaggi migliori di quelli della mia squadra", ironizza Ibra.

Sinisa parla della malattia. Dopo aver raccontato come è diventato amico di Ibra, Sinisa ha parlato della leucemia. "Una malattia perfida, improvvisa - dice - pensavo non potesse mai succedermi una cosa del genere. Ti cambia la vita, ti cade il mondo addosso. Poi mi sono ripreso e ho cominciato a pensare positivo e dal primo momento, quando sono entrato in ospedale, ero convinto che avrei vinto questa malattia e ho avuto ragione". Subito Zlatan commenta il fatto: "Quando ho sentito la notizia non avevo la forza di chiamarlo. Quando gli ho telefonato non riuscivo a parlare, era lui che dava la forza a me". I due, poi, ritornano a sorridere e insieme a Fiorello e Amadeus formano gli Abbadeus e cantano Io vagabondo tra stecche e qualche stonatura.

Achille Lauro porta il terzo quadro. Il monologo di Monica Guerritore-Penelope, donna usata "come un bastone per colpire altre donne", apre il terzo quadro che Achille Lauro ha pensato per Sanremo 2021. Subito dopo, in una scena tutta dorata e ispirata all'antica Grecia, dove Achille Lauro è una statua greca (po) tra le colonne, anche lui completamente dorato, parte la musica. Con Emma Marrone, Lauro canta appunto Penelope. "Presente, passato. Tutti, Nessuno. Universale, censurato. Condannato ad una lettura disattenta, Superficiale. Imprigionato in una storia scritta da qualcun altro. Una persona costruita sopra la tua persona. Divento banale, mi riducono ad un'idea. Antonomasia di quelli come me. Rinchiudere una persona in un disegno. Ma io ero molto di più. Il pregiudizio è una prigione. Il giudizio è la condanna. Dio benedica gli incompresi", recita prima di lasciare il palco. La creatività di Lauro mette in ombra tutti gli altri artisti, pure la Marrone.

Madame e Lo stato sociale portano le difficoltà sul palco di Sanremo. Occhialetti, cattedra e un gruppo di studenti fra i banchi (a rotelle). I banchi della Azzolina almeno trovano una collocazione. Così Madame porta in scena all'Ariston "il tema dell'incomunicabilità". Lo stato sociale, invece, porta a Sanremo i problemi dei lavoratori del mondo dello spettacolo. Dopo aver cantato Non è per sempre degli Afterhours, insieme a Emanuela Fanelli e Francesco Pannofino la band fa l'elenco dei locali, dei cinema e dei teatri che sono stati chiusi nell'ultimo anno a causa del Covid, dei concerti saltati, delle persone del mondo dello spettacolo rimaste senza lavoro. E chiude: "Ma non sarà per sempre". Standing ovation dell'orchestra e applauso della sala stampa.

La classifica generale. Alle due di notte, Amadeus ci grazia e ci mostra la classifica (voto dell'orchestra). Grazie! Eccola in ordine crescente: Coma_cose, Random, Gio Evan, Bugo, Aiello, Francesca Michelin e Fedez, Fasma, Francesco Renga, Madame, Noemi, Malika Ayane, Fulminacci, Colapesce Dimartino, Irama, Gaia, Lo stato sociale, Ghemon, La rappresentante di lista, Max Gazzé, Annalisa, Maneskin, Arisa, Willie Peyote, Extraliscio e Davide Togfolo, Orietta Berti e Ermal Meta.

Top ten generale. Eccola in ordine crescente: Maneskin, Orietta Berti, Extraliscio, Malika Ayane, Lo stato sociale, Irama, Arisa, Willie Peyote, Annalisa, Ermal Meta.

A domani, sperando non si vada così per le lunghe...

Sanremo, Fiorello si rade i baffi in diretta: "Sembro D'Alema? Basta, me li taglio". Qualcuno ha detto a Fiorello che con i baffetti somiglia a Massimo D'Alema e così lo showman se li è tagliati sul palco con l'aiuto di Amadeus. Francesca Galici - Ven, 05/03/2021 - su Il Giornale. È innegabile che Rosario Fiorello sia il mattatore anche di questa 71esima edizione del festival di Sanremo. Allo showman siciliano è stata lasciata totale libertà di azione, in modo tale da poter esprimere al meglio la sua arte e il suo estro. L'istironico conduttore, fin dalla prima serata, ha deciso di portare i baffi stile anni Trenta, così come i suoi look vintage. Ma qualcosa in questa terza serata del Festival gli ha fatto cambiare idea e così, imprevedibile come solo lui sa essere, ha osato fare sul palco quello che nessuno in 71 anni di festival di Sanremo aveva mai fatto. Fin dall'inizio, Fiorello ha rivelato che con quel look diverse persone l'hanno accostato a un famosissimo politico: "Mi hanno detto che assomiglio a Massimo D'Alema. Con tutto il rispetto, sono affranto: prima dicevano che assomigliavo a George Clooney e adesso... D'Alema!". Una gag ovviamente caduta nel vuoto all'interno del teatro Ariston senza pubblico, che però al pubblico a casa ha effettivamente fatto aguzzare la vista e notare che, anche se non troppo, una somiglianza tra i due c'è. Durante una delle sue incursioni sul palco nel corso della serata, lo showman siciliano ha deciso di cambiare radicalmente il suo look e si è presentato da Amadeus con un rasoio elettrico già pronto all'uso. Il suo obiettivo? Tagliarsi i baffi in diretta. "Mi hanno detto che somiglio a D'Alema. Hai Capito? Mia moglie mi ha chiamato e mi ha detto che è vero. Questa cosa mi manda fuori di testa", ha esclamato Fiorello. Nel corso della serata, lo showman ha avuto anche modo di leggere anche alcuni commenti sui social, che confermavano quella strana somiglianza con il famoso politico. E a quel punto Fiorello ha messo in mano ad Amadeus il rasoio e gli ha chiesto di radergli i baffetti. "Basta, me li taglio", ha affermato e così il conduttore si è improvvisato barbiere per qualche secondo e ha eliminato il baffo brizzolato dal volto del suo amico. "Ecco adesso sei tornato George Clooney", ha detto Amadeus a lavoro concluso, anche se non come Fiorello sperava. Dopo qualche minuto, infatti, lo showman è tornato sul palco e ha rivelato che Amadeus ha utilizzato il rasoio al contrario e che questo gli ha causato un'irritazione al volto. Nel corso della prima puntata del festival di Sanremo, al termine della serata Fiorello si era presentato con il rasoio elettrico, facendosi la barba in diretta. Il motivo? Dall'inizio della puntata, per quanto era durata, gli era ricresciuta.

Sanremo 2021, Fiorello in rivolta contro Amadeus: “In scaletta a quell'ora? Ma cosa…” Libero Quotidiano il 04 marzo 2021. La terza serata del Festival di Sanremo 2021 è iniziata senza grossi preamboli da parte di Amadeus e Fiorello. Il motivo è semplice: c’è da andare veloci perché stasera si esibiranno tutti gli artisti presenti in gara, tra cover e duetti. Inoltre c’era da omaggiare Lucio Dalla, che oggi avrebbe compiuto gli anni: 4 marzo 1943, è la data di nascita del grande cantautore venuto a mancare nel 2021. Sul palco del teatro Ariston si sono esibiti i Negramaro cantando uno dei grandi successi di Dalla. Prima di lasciar spazio a loro, c’è stato un piccolo siparietto tra Amadeus e Fiorello, con quest’ultimo che si è lamentato per la scaletta. A causa della serata delle cover che prevede la partecipazione di tutti i Big del Festival, Sanremo andrà avanti fino a tarda notte, ma d’altronde nelle prime due serate era finito in perfetto orario. “Finiremo tardissimo - ha esclamato Fiorello - io mi sono visto in scaletta alle 2.05… cosa potrò mai dire a quell’ora?”. Dopo le proteste, il braccio destro di Amadeus ha però chiosato così: “Tutto ciò è bello”. Poi subito spazio ai Negramaro con l’omaggio per Lucio Dalla che avrebbe sicuramente emozionato il pubblico dell’Ariston, se solo fosse stato presente. 

 “A quell'ora? Ma cosa…”. Fiorello si rivolta contro Amadeus: occhio alla scaletta, cosa non torna. Sanremo 2021, Amadeus urla sul palco: "Signora! Signora!". Cala il gelo al Festival, telespettatori in delirio. Libero Quotidiano il 05 marzo 2021. Terza serata ricca di imprevisti per Amadeus. al Festival di Sanremo. Sul palco dell'Ariston i cantanti in gara si cimentano nelle cover e non mancano i momenti imbarazzanti: Neffa fuori sincrono, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro bloccato per imperscrutabili motivi "di regia", con l'omaggio a Lucio Dalla per giunta "censurato" e sbianchettato nelle parti più "crude" (leggi: blasfeme) del testo. Il povero Fasma che canta per un minuto buono con il microfono spento e fermato tardivamente dal conduttore, che gli fa ripetere l'esibizione in coppia con Nesli. Ma su Twitter, il vero momento del trionfo per Amadeus arriva quando nel congedare Ermal Meta omaggia una musicista della band dell'artista italo-albanese del tradizionale mazzo di fiori, simbolo della kermesse ligure e della Riviera dei fiori. La musicista di Meta però sta già uscendo e così Amadeus si vede costretto a urlare, letteralmente. "Signora, signora, signora! I fiori!". Telespettatori in delirio sui social: chi pubblica il fermo immagine di Meta costernato e spiazzato, chi accosta il momento a un altro "meme" iconico, il "Signora i limoni!". Altri ancora ricordano Aiello che si sgola e dà di matto. Infine, qualcuno prende tutto troppo sul serio e accusa il conduttore e direttore artistico di essere mellifluo e genuflesso con le modelle e attrici succedutesi sul palco e molto più duro con una "semplice" musicista. Non sarà troppo? 

Sanremo 2021 e quel mazzolin di fiori. Sembrava uno scherzo invece è una solida realtà: il bouquet è una roba da donne. Beatrice Dondi su L'Espresso il 5 marzo 2021. Sanremo, abbiamo un problema. Lo scorso anno, situato in quel passato remoto altrimenti detto prima della pandemia, la polemica pre festival era stata tutta sulle donne bellissime capaci di fare un passo indietro rispetto al loro uomo. Si alzò un polverone sontuoso, al punto che il festival fu inzeppato oltre modo di signore parlanti, monologhi contro la violenza, scarpette rosse, e altri mirabili seppur zoppicanti sforzi di ammantare lo show con un abitino dal sapore della parità. Insomma ci si era impegnati. Poi il festival ricomincia, edizione 2021, e lo sforzo per non sbagliare si sente, è palpabile, Fiorello e Amadeus sono concentrati a non infilare la scarpa lucida nella pozzanghera del sessismo. Ma non ce la possono fare, è più forte di loro. Gli esce spontaneo, provano a reprimersi, a mordersi il labbro senza risultato alcuno. Così comincia il gran valzer dei fiori. Solo alle donne, solo alle signore bellissime ed elegantissime che quest'anno l'otto marzo è vicino e una mimosa tira l'altra. Agli uomini invece no, che non sai quanto ci viene da ridere a vedere un maschio che stringe quel mazzo colorato. Figuriamoci poi se si tratta di Ibra, che dall'alto dei suoi due metri di calciatore riceve con un imbarazzo ai limiti del rumoroso quell'oggetto del mistero e Fiorello ridacchiando si giustifica: «tanto non c'è più il genere, siamo fluidi». E tutti in campo a tirare due calci al pallone, per recuperare l’attimo di cedimento. Insomma, più che passo indietro il problema è la fatica di farne qualcuno in avanti e si resta ancora fermi lì, al rossore del macho. E mentre i cantanti scompigliano le carte, con Victoria dei Maneskin che cede il suo mazzo a Manuel Agnelli, Francesca Michielin lo regala a Fedez, Arisa a Michele Bravi e così via, i due conduttori si rasano in diretta e i baffi cadono sul palco. Altro che petali, vuoi mettere?

Sanremo 2021, Giovanna Civitillo ha copiato l'outfit? Occhio al dettaglio, come si è vestita la moglie di Amadeus. Francesco Fredella Libero Quotidiano il 04 marzo 2021. Fucsia. Stesso colore. E alla Malgy non sfugge il particolare: sui social, dopo aver visto l’anteprima del Festival di Sanremo 2021, pubblica un post virale. L’outfit sembra davvero identico. Ovviamente il post di Cristiano Malgioglio diventa virale in pochissimi minuti e Giovanna Civitillo, moglie di Amadeus, sicuramente avrà sorriso. In questi giorni, Malgy non ha criticato nessun dettaglio di questo Sanremo - difficilissimo con l’emergenza pandemia. Adesso che si è diffusa l’indiscrezione dell’arrivo di Cristiano a Sanremo, a Domenica in, potrebbe accadere di tutto. Niente pagelle. “Malgy odia i numeri”, ci dice una fonte segreta. Per quanto riguarda gli outfit, Malgy ha sempre stupito. Continuerà a farlo. Ciuffo bianco d’ordinanza, nato per caso dopo aver sbagliato una tintura, e occhiali da sole. Sempre. Addirittura, pare che Malgy nell’ultimo anno abbia acquistato più di cento abiti di quel colore, scelto dalla moglie di Amadeus per la terza serata del Festival di Sanremo. Ma a Domenica in, una persona vicina allo staff di Cristiano Malgioglio, ci racconta che sceglierà la via della sobrietà per la puntata che lo vedrà ospite al teatro Ariston (dove tornerà dopo lo scorso anno, quando scrisse un pezzo per Al Bano e Romina). Quindi niente fucsia. Potrebbe parlarne dalla Venier, facendo riferimento all’outfit della moglie di Amadeus. 

"Ma come si è vestita la moglie di Amadeus?". Giovanna Civitillo e l'outfit ". Sanremo 2021, Vittoria Ceretti senza reggiseno: mossa azzardata, svela il segreto più intimo. Roba pazzesca sul palco. Libero Quotidiano il 05 marzo 2021. Serata di duetti al Festival di Sanremo, terza notte sul palco dell'Ariston con Amadeus e Fiorello alle prese con una discreta crisi di share per Rai 1. Ma nella serata di giovedì c'era più ritmo, chimica, emozione. Insomma, tutti promossi. E promossa anche Vittoria Ceretti, la top-model sconosciuta ai più chiamata in veste di co-conduttrice per l'appuntamento. E dopo l'iniziale emozione, Vittoria se l'è cavata alla grandissima. Il compito non era affatto semplice: è stata chiamata all'ultimo per sostituire Naomi Campbell, che ha dato forfait all'ultimo. Originaria di Brescia, in questo momento la città più colpita dal coronavirus in Italia, Vittoria ha 23 anni ed è una delle modelle italiane più richieste dalle grandi case della moda internazionale. La sua apparizione a Sanremo piove nel corso della settimana della moda di Parigi, dove tornerà già oggi, venerdì 5 marzo, per onorare l'impegno sulle passerelle. Insomma, toccata e fuga alla kermesse, dove alla prima apparizione sul palco si è palesata in un lungo abito nero, scollato sulla schiena e con profondo spacco laterale. Schiena completamente nuda. Da brividi, meravigliosa. Ed è stato proprio grazie allo spacco laterale, che lasciava in bella vista il seno nudo, che si è scoperto uno degli "intimi segreti" di Vittoria Ceretti: un tatuaggio galeotto. Si tratta del disegno stilizzato che potete vedere nella fotografia qui sotto, di cui Vittoria non ha parlato, dunque il significato ad ora resta oscuro. Secondo i twittaroli, trattasi di un riferimento zodiacale, probabilmente proprio del segno zodiacale. Di sicuro, quel tattoo era tremendamente sexy, come se Vittoria non lo fosse già abbastanza. In molti, per inciso, hanno paragonato quel tatuaggio alla "farfallina" sfoggiata da Belen Rodriguez nel 2011 e che fece impazzire l'Italia, parallelismo che torna spesso e volentieri alla mente.

Sanremo 2021, Amadeus e il disastro-Rai con i Negramaro: interrompe la performance e cala il gelo. Poi nell'auricolare... Libero Quotidiano il 05 marzo 2021. La gaffe di Amadeus con Giuliano Sangiorgi e i Negramaro apre la terza serata del Festival di Sanremo, quella dedicata alle cover e ai duetti. La band salentina è ospite speciale dell'Ariston, e dopo la prima esibizione sta per partire con il secondo pezzo. A questo punto però il conduttore e direttore artistico irrompe sul palco, per bloccarli. "Voglio tranquillizzarli perché poi i Negramaro ritornano. Una volta che li abbiamo qui non li mandiamo più via". Ne seguono momenti di gelo e imbarazzo. I Negramaro si guardano intorno e il loro leader Giuliano prende il microfono: "Dalla regia mi dicono...". Tutto vero: hanno avvertito gli ospiti, ma non Amadeus che infatti non può far altro che commentare stranito: "Ah, subito? Ma allora è meglio, è la prima buona notizia della serata". Sì, i Negramaro proseguiranno la loro esibizione, contrariamente a quanto comunicato ad Amadeus. Che infatti scherza: "Sono come i mariti, sempre l'ultimo a sapere le cose". E quando arriva anche Fiorello, in un divertente siparietto, sempre il cantante dei Negramaro "sfotte" simpaticamente Amadeus: "Perdonalo - spiega allo showman siciliano -, non sa quello che fa". Che sia stata una serata movimentata lo confermano anche gli incidenti tecnici con Neffa (fuori sincrono) e il povero Fasma, che nel duetto con Nesli canta per un minuto buono a microfono spento, costringendo poi Amadeus a chiamare la pubblicità per rimediare.

Sanremo 2021, disastro tecnico in eurovisione: "Completamente fuori sincrono", come lo spiegano in Rai? Libero Quotidiano il 04 marzo 2021. L’inizio della terza serata del Festival di Sanremo 2021 non è stato propriamente il massimo, almeno per quanto riguarda le prestazioni dei big in gara con le cover e i duetti. Il momento migliore è stato quello di apertura, con Giuliano Sangiorgi e i Negramaro che hanno reso omaggio a Lucio Dalla, che oggi avrebbe compiuto gli anni. Tra l’altro c’è stata anche una gaffe di Amadeus, che ha fatto irruzione sul palco del teatro Ariston interrompendo i Negramaro che invece da scaletta dovevano ancora finire la loro esibizione. Poi la gara è entrata nel vivo con un problema tecnico che è stato subito palese a tutti i telespettatori. A rompere il ghiaccio con i duetti sono stati Noemi e Neffa che hanno cantato “Prima di andare via”: tutto bellissimo se non fosse che i due fossero completamente fuori sincrono, con Neffa che aveva anche l’audio piuttosto basso. Poi è stato il turno di Fulminacci con Valerio Lundini e Roy Paci: la loro versione di “Penso Positivo” di Jovanotti ha trasmesso una bella energia, al pubblico sarebbe piaciuta se non fosse stato bandito dall’Ariston dal ministro Dario Franceschini. Poi è stata la volta di Francesco Renga e Casadilego, la vincitrice dell’ultima edizione di xFactor, che hanno cantato 'Una ragione di più' di Ornella Vanoni: purtroppo per loro, e per chi li ha ascoltati, l’esibizione non è però stata affatto di livello. 

Sanremo 2021, "Fermi tutti". Amadeus nel panico costretto a intervenire: sul palco accade l'inimmaginabile. Libero Quotidiano il 04 marzo 2021. "Fermi tutti, fermi tutti". La terza serata di Sanremo è iniziata con un piccolo imprevisto. Il 4 marzo, tra i cantanti in gara, la scaletta ha visto anche Fasma e Nesli. Il duo si è presentato sul palco dell'Ariston per cantare "La fine". Il brano è un racconto autobiografico di tutti i sacrifici compiuti dal rapper di Senigallia per arrivare in quel punto della sua carriera, con la speranza che il futuro per lui sia migliore. Peccato però che un disguido tecnico ha impedito di arrivare alla fine, appunto. Il microfono di Fasma infatti non ha funzionato: lui cantava, ma la voce non si sentiva. Un problema che Amadeus ha dovuto risolvere in men che non si dica. "Basta, fermi tutti, interrompiamo", ha urlato il conduttore nonché direttore artistico della kermesse musicale. "Ma il microfono di chi non funziona?", ha poi chiesto alla regia ironizzando, "Sono due qua". E ancora costretto a prendere provvedimenti: "Non funziona un microfono, ci fermiamo un attimo e riprendiamo". Ed ecco che il Festival è stato interrotto dalla pubblicità, giusto il tempo per rimettere le cose a posto. Una volta tornati poi tutto è stato sistemato e Nesli e Fasma si sono esibiti. Questa volta senza essere mai sospesi. 

Sanremo 2021, Noemi e Neffa: prima del disastro sul palco, lo sfregio in cima alle scale. Quel gesto: cosa è successo dietro le quinte? Libero Quotidiano il 05 marzo 2021. La serata dei problemi tecnici al Festival di Sanremo. Sul palco dell'Ariston è successo di tutto: Amadeus che non si rende conto che i Negramaro avrebbero continuato la performance prima della pubblicità; il microfono di Fasma che non funziona, lui canta e non se ne accorge, ancora una volta Amadeus interrompe tutto; per un problema tecnico, il duetto tra Noemi e Neffa è stato grottesco, gran parte completamente fuori tempo. Ecco, restiamo su Noemi e Neffa. Perché la loro serata da incubo non si è limitata a quanto detto fino ad ora. Ma procediamo con ordine. I due sono stati "stesi" da un ritorno in cuffia che non gli ha permesso di coordinarsi sulla cover Prima di andare via, brano proprio di Neffa. Per un problema tecnico ad un computer, nei primi 30 secondi dell'esibizione la voce di Neffa era in clamoroso ritardo. I due si guardavano con profondo imbarazzo mentre l'orchestra continuava a suonare. A metterci una toppa ci ha pensato Noemi, che è riuscita in un qualche modo a riprendere il controllo del brano quando ha iniziato a cantare da sola. Da quel punto in poi, la performance è filata via liscia (se così si può dire...). Ma, si diceva, la serata da incubo della coppia Noemi-Neffa è caratterizzata anche da un altro capitolo, che in verità ha preceduto la performance sul palco. Trattasi di un gesto compiuto dal rapper mentre i due stavano per palesarsi all'Ariston. La coppia era in cima alla iconica scala di Sanremo e Noemi cerca di prendere la mano di Neffa per scendere. Ma lui che fa? Un po' alla Melania Trump col tapino Donald, la scansa, insomma evita accuratamente di afferrarla, dunque scende da solo le scale. Un gesto per certo non molto elegante. Forse, ma pare oggettivamente una spiegazione che non regge, avrebbe evitato la mano in ossequio alle misure anti-Covid. Comunque sia, lo sgarbo ha scatenato i social, dove sono piovute copiose le critiche, in particolare dei fan di Noemi: "Che mancanza di cavalleria, lei cercava la sua mano e lui la ha piantata sulle scale"; "Ma Neffa che non ha preso la mano di noemi?", si interrogavano polemici. Arriveranno spiegazioni?

Problemi tecnici per Neffa e Noemi. Il web si scatena: "Canta col fuso orario di Mosca". La serata delle cover in duetto si è aperta con il problema tecnico di Neffa e Noemi e su Twitter è esplosa l'ironia tra commenti e meme. Novella Toloni - Gio, 04/03/2021 - su Il Giornale. La terza serata del festival di Sanremo si è aperta con un classico: il problema tecnico. Vittime della defaillance Noemi e Neffa, che sono stati i primi a calcare il palco dell'Ariston per dare il via alla serata delle cover in duetto. Un problema di ritorno in cuffia che ha messo in crisi i due cantanti in avvio di esibizione e che non ha fatto sentire quasi nulla ai telespettatori. Per la serata delle cover Noemi ha scelto di cantare il brano "Prima di andare via" con il suo interprete originale, Neffa. Il cantautore, al secolo Giovanni Pellino, tornava sul palco di Sanremo dopo una lunga assenza durata quasi cinque anni. L'arrivo sul palco della coppia non è cominciato, però, nel migliore dei modi. Il cantautore, nell'imboccare le scale, non si è accorto della necessità di Noemi di ricevere un aiuto per scendere in sicurezza i gradini dell'insidiosa scalinata del teatro. E mentre la cantante conquistava il centro dell'Ariston a piccoli passi, Neffa se n'era già andato in postazione. Non è andata meglio l'esibizione della cover. Per un problema di natura tecnica ad un computer la voce di Neffa è stata in evidente ritardo nei primi 30 secondi e il cantautore è sembrato essere fuori sincrono con la partner nella parte di attacco del pezzo. La voce che va e viene, gli sguardi di imbarazzo tra i due e l'orchestra che continua a suonare. Un avvio da incubo insomma. Ci ha pensato Noemi a riprendere il controllo del brano, quando ha iniziato a cantare da sola e la prosecuzione della performance è filata liscia fino alla fine. Le evidenti difficoltà del duo non sono sfuggite all'occhio (e all'orecchio) attento del popolo dei social network e su Twitter i commenti ironici alla prestazione di Neffa si sono sprecati: "Per sapere Neffa sta cantando col fuso orario di Mosca", "Noemi e Neffa duettano come me e mia moglie quando litighiamo aha", "Ahia, noooo il ritardo in cuffia no". E ancora: "Ti si ama lo stesso Noemi", "C'era del playback, riuscito male, in questa cover". Pungenti e ironici gli internauti hanno voluto sorridere sul problema tecnico in cui Noemi e Neffa sono incorsi all'inizio della terza serata del festival. Noemi e Neffa duettano come me e mia moglie quando litighiamo.

Sanremo 2021, terza serata: le cover e i duetti. Negramaro ricordano Dalla. Fiorello ironizza su Zingaretti. Silvia Fumarola su La Repubblica il 4 marzo 2021. Tutti i Big e i loro ospiti nella serata dedicata alla canzone d'autore italiana. Con Amadeus sul palco la top model Vittoria Ceretti. La disavventura di Ibrahimovic arriva all'Ariston in moto. Vota l'orchestra: in testa c'è Ermal Meta. Finalmente si canta, al Festival di Sanremo arriva la serata delle cover. Sul palco tutti i 26 Big in gara per interpretare alcuni dei più grandi successi della canzone d'autore. Amadeus e Fiorello rispolverano la sigla tormentone del festival "Perché Sanremo è Sanremo" dedicando un omaggio "a due grandi maestri, Pippo Caruso e Pippo Baudo". Primadonna della serata è la top model Vittoria Ceretti, prima infiocchetta come un pacco regalo, poi meravigliosa sirena dorata. Poi il microfono passa ai Negramaro per il ricordo di Lucio Dalla nel giorno del suo compleanno e a cinquant'anni dalla sua esecuzione, a Sanremo, di 4 marzo 1943. Poi ancora un omaggio, questa volta a Domenico Modugno con la loro versione di Meraviglioso. Amadeus non capisce che devono restare sul palco, Giuliano Sangiorgi sorride: "Mi hanno detto che devo restare qui". Il conduttore allarga le braccia: "Sono sempre l'ultimo a sapere le cose".

Fiorello ironizza su Zingaretti. Rosario Fiorello porta sul palco di Sanremo le dimissioni del segretario del Pd, Nicola Zingaretti. "Non voglio fare un monologo comico perché sono affranto. Non sai che è successo oggi? Io mi ero limitato a fare due battutine su Zingaretti e lui che fa? Si è dimesso. Ma si può essere così suscettibili? E poi ha detto: 'Mi dimetto perché mi vergogno, qui si parla solo di poltrone'. E di che vuole che si parli qui? Amici del Pd, vi abbraccerei tutti", chiosa Fiore scherzando sulla platea di poltrone vuote all'Ariston. "Io mi sento in colpa  (riferimento alla battuta della prima serata, quando parlando delle poltrone vuote all'Ariston aveva detto: "Una poltrona senza culo è come Zingaretti senza la D'Urso", ndr) -confessa a Amadeus - ora vuoi sapere che succederà? Il ministro della Cultura Franceschini, lui è bravo, diventa segretario del Pd. E Zingaretti ha due opzioni: o si candida a sindaco di Roma o fa l'opinionista dalla D'Urso", conclude. "Sono serio" dice lo showman "Mi hanno detto che assomiglio a Massimo D'Alema. Con tutto il rispetto, sono affranto: prima dicevano che assomigliavo a George Clooney e adesso... D'Alema!". Così nel suo monologo 'politico', che parte da Zingaretti, esprime la sua delusione per i tanti commenti sui sociali dedicati al suo look. Quando torna sul palco racconta che anche la moglie Susanna gli ha detto che sembra D'Alema, così prende il raosio elettrico e comincia a tagliarsi i baffi. Poi si fa aiutare da Amadeus. Fiorello ha fatto ascoltare sul palco il messaggio vocale di Vasco Rossi, ricevuto dopo aver portato sul palco il brano-parodia Gli scavi sopra scritto da Rocco Tanica. "Hai interpretato splendidamente il mio pezzo", ha detto Vasco.

Duetti e cover. Per la serata dei duetti, molti artisti sono saliti sul palco con la spilletta della campagna 'I diritti sono uno spettacolo', con il simbolo della funzione 'play'. Tanti tra i Big in gara e i loro ospiti l'hanno appuntata sugli abiti di scena, a partire da Fedez, Roy Paci, Casadilego e Francesco Renga, per citarne alcuni. "È passato un anno. Non c'è più tempo", è lo slogan della campagna. Francesca Michielin e Fedez hanno pensato a un medley originale che spazia tra i generi, omaggiando la storia della musica italiana. Da Del verde la ballad di Calcutta, che si trasforma in Le cose in comune di Daniele Silvestri. Con uno scatto s'incastra l'originale versione di Felicità di Albano e Romina, dove fa incursione anche Fiumi di Parole dei Jalisse. Il cerchio si chiude con Non amarmi di Aleandro Baldi e Francesca Alotta. Albano esulta: "Fedez e Francesca Michielin in Felicità? Fantastici e eccentrici".

Sanremo 2021, Francesca Michielin: "Stasera i fiori a Fedez". E Victoria li dà a Manuel Agnelli. Il gesto di Francesca Michielin che porge i fiori che le hanno consegnato a Fedez ha una grossa risonanza sui social. "Io e Fede facciamo una sera ciascuno, stasera i fiori vanno a lui" ha spiegato Francesca. Poco dopo Manuel Agnelli ha ricevuto a sua volta i fiori da Victoria dei Maneskin. In quarantena perché due membri del suo entourage sono positivi al Covid, Irama è presente col video realizzato alcuni giorni fa durante le prove in cui canta Cyrano di Francesco Guccini, introdotta dalle parole del cantautore emiliano. E i social apprezzano promuovendolo a pieni voti. Microfoni in tilt, prima uno e dopo qualche secondo anche l'altro, e così Amadeus interviene sul palco dell'Ariston e interrompe il duetto di Fasma e Nesli che stavano eseguendo il brano La fine. E' stato lanciato un blocco pubblicitario, e dopo i due artisti si sono esibiti. In precedenza c'erano stati problemi audio anche durante il duetto che vedeva impegnati Noemi e Neffa con Prima di andare via. La domanda più ripetuta durante la serata è: chi ha vestito Casadilego? La giovane vincitrice di X Factor , che accompagnava Francesco Renga nella cover di Una ragione di più il successo di Ornella Vanoni, sfoggiava un abito paracadute/teiera inglese fiorato.

 Il coraggio di Antonella Ferrari. "Io non sono la sclerosi multipla, sono Antonella Ferrari": lo dice con forza sul palco dell'Ariston l'attrice, testimonial dell'Aism, che racconta il suo calvario tra mille analisi e cartelle cliniche fino alla diagnosi che è un momento di liberazione: "Da oggi dice - potrò ricominciare a camminare in mezzo alla gente senza timore, da oggi potrò smette di avere paura della paura. Sarò semplicemente io, in cammino, luminosa anche quando sarà buio". Poi ringrazia Amadeus: "Sognavo fin da piccola di essere qui. E poi è ossigeno puro per me che da un anno sono ferma senza lavorare". A introdurre la performance dell'attrice, una riflessione del conduttore sui teatri chiusi: "Facciamo un gran tifo per il teatro, è uno straordinario racconto della vita".

Sanremo, la serata delle cover: gli artisti e i duetti. È la serata dei duetti e degli omaggi. Sul palco tutti i 26 Big in gara per interpretare, in alcuni casi insieme a un ospite, alcuni dei più grandi successi della musica italiana. Molti degli artisti indossano la spilletta della campagna "I diritti sono uno spettacolo", con il simbolo della funzione "play" da Fedez, Roy Paci, Casadilego e Renga, per citarne alcuni. "È passato un anno. Non c'è più tempo" è lo slogan della campagna.

La disavventura di Zlatan Ibrahimovic. Il campione del Milan entra in scena alle 23. Una gag? No, per un incidente è rimasto imbottigliato tre ore nel traffico. Così ha chiesto un passaggio a un motociclista "fortunatamente milanista" dice il campione, che era diretto a Livorno e invece lo ha accompagnato all'Ariston. "Perché non abbiamo fatto il festival a casa mia a Milano?" chiede al conduttore, inscenando il solito siparietto del macho con Amadeus. "Ma ieri che non c'ero, perché non siete venuti voi?", domanda a Amadeus. "Regola numero 4, se Zlatan non va da festival, festival va da Zlatan". L'attaccante ha rivelato che aveva già organizzato dove sistemare in casa ogni elemento del festival: "Orchestra all'entrata, cantanti in salotto, tu in cucina che mi prepari il caffé". "E Achille Lauro?", gli ha chiesto Amadeus. "In garage che controlla le macchine, così fa paura ai ladri", ha risposto il campione. Il fuoriclasse del Milan ha invitato l'amico Sinisa Mihajlovic, lo definisce "un gladiatore" e racconta com'è nata l'amicizia. "Con una testata" racconta Ibrahimovic. "Quando è venuto all'Inter volevo restituirgli la testata" spiega Mihajlovic, nel frattempo diventato allenatore della squadra. Confessa: "Marcare Zlatan è praticamente impossibile". Ibrahimovic chiama l'amico 'Sini', confessa che quando ha saputo della malattia non ha avuto il coraggio di chiamarlo. Quando lo ha fatto, non trovava le parole. "E' stato lui a consolarmi" confessa Ibrahimovic. "Era lui che dava forza a me, mi diceva: è un piccolo momento che passa, ma andrà tutto bene". E Mihajlovic confessa di averlo 'corteggiato' per portarlo al Bologna. E la strana coppia canta Io vagabondo insieme a Fiorello e a Amadeus. Saranno bravi in campo, ma Ibrahimovic & Mihajlovic sono veramente stonati. Lo showman dà subito il nome all'inedito quartetto: gli Abbadeus, citazione del gruppo svedese degli Abba in onore delle origini svedesi di Ibrahimovic."Conosci gli Abba?" chiede Amadeus a Ibrahimovic. "No", risponde "ma loro sanno chi sono". Il campione incontra sul palco Donato Grande, il 'bomber' di Powerchair Football. Zlatan Ibrahimovic è l'idolo del giocatore di calcio su sedia a rotelle elettronica, presente all'Ariston per rappresentare lo sport paralimpico italiano. Amadeus realizza il suo sogno di grande tifoso del Milan: gli fa incontrare Ibra e lo fa palleggiare sul palco con lui. "Fai passaggi migliori di quelli della mia squadra", ironizza Ibra.La presenza di Grande diventa per Amadeus anche l'occasione di sensibilizzare il pubblico contro le barriere architettoniche che rendono la vita difficile a persone con disabilità motorie. "Ricordiamocelo quando parcheggiamo l'auto all'angolo della strada, bloccando le discese per le sedie a rotelle", dice il conduttore e direttore artistico del festival.

Madame insegnante per l'omaggio a Celentano. Madame si traveste da professoressa e insieme a un gruppo di ballerini e coristi si esibisce nel suo personale omaggio a Adriano Celentano. "Questa sera mi vesto da professoressa - scrive su Twitter - professoressa Madame. Con Prisencolinensinainciusol e i miei amici di avventura vogliamo chiedere All Right? Il mondo avanza, il sistema scolastico no. Tutto bene?". Una grande esibizione di cui i social apprezzano la qualità ("Madame si è esibita dopo il capolavoro di Achille Lauro ed è lo stesso riuscita a farci concentrare esclusivamente su di lei e su come alla sua giovane età è un animale da palcoscenico") e l'impegno civile per la parità di genere. Fa indossare ai suoi studenti il grembiule, i ragazzi portano quello rosa, le ragazze blu ("Madame che combatte contro la differenza di genere. Io mi inchino di fronte a questo genio"). E un elemento scatena l'ironia dei social: i banchi a rotelle. Subito c'è chi scrive: "L'Azzolina aveva comprato i banchi con le rotelle per farli usare a Madame sul palco dell'Ariston".

La top model Vittoria Ceretti, dalle passerelle parigine alle scale dell'Ariston. Direttamente dalle passerelle parigine, arriva all'Ariston Vittoria Ceretti: "È un'emozione pazzesca, quando sfiliamo non possiamo guardarci intorno, invece è molto più emozionante, stupendo", dice la super top model bresciana, a 22 anni tra le più richieste al mondo, bellezza eterea, abito nero bordato di ruche e gran fiocco rosa sul fianco.  "Scendere le scale di questo palco ha un sapore completamente diverso dalle passerelle", ha detto la modella, "è molto più emozionante". E manda un bacio a mamma Francesca: "Le ho proibito di scrivermi negli ultimi tre giorni. Da quando hanno saputo che venivo a Sanremo mi scrivono parenti di cui non ho neanche i numeri salvati".

Achille Lauro, la statua vivente. Tra colonne e alberi dorati, Achille Lauro si presenta in versione statua greca dorata con notevoli unghie rapaci (quante ore avranno impiegato per trasformarlo così?). Canta Penelope con Emma, in un quadro preceduto dal monologo di Monica Guerritore: "Penelope, una donna usata come un bastone per colpire altre donne". "Dio benedica gli incompresi", è la preghiera che chiude il terzo quadro del cantante ospite fisso del festival. Amadeus chiama Guerritore sul palco: "Questo è il nostro teatro" spiega l'attrice "voi lo usate una settimana, noi tutto l'anno".

Cover e duetti tra nostalgia e innovazione. C'è un omaggio a tante anime diverse della storia della musica pop e d'autore nelle scelte dei 26 Big che nella terza serata del festival . Sicuramente attira l'attenzione anche la scelta "politica' dello Stato Sociale che canta Non è per sempre degli Afterhours insieme a Emanuela Fanelli, Francesco Pannofino "e i lavoratori dello spettacolo". Tanti i Big che eseguono la cover duettando con l'interprete originale. La Rappresentante di Lista duetta con Donatella Rettore sulle note di Splendido splendente, Willie Peyote ha al suo fianco Samuele Bersani per cantare Giudizi universali. Mentre diversi Big non hanno previsto ospiti per la loro esibizione, com'è il caso di Colapesce/Dimartino, Irama, Malika Ayane (Insieme a te non ci sto più di Caterina Caselli). Madame è un'insegnante che interpreta Prisencolinensinainciusol circondata da studenti sui banchi a rotelle. E se Aiello ha scelto Vegas Jones per duettare sulle note di Gianna, Ermal Meta ha accanto la Napoli Mandolin Orchestra per Caruso di Lucio Dalla. Peter Pichler duetta con gli Extraliscio e Davide Toffolo per Rosamunda di Gabriella Ferri, Lous And The Yakuza canta con Gaia Mi sono innamorato di te di Luigi Tenco, i cantanti di The Voice Senior salgono sul palco per cantare con Gio Evan Gli anni degli 883. Con un completo rosso fuoco di paillettes, Orietta Berti ha al suo fianco il giovane quartetto Le Deva per cantare Io che amo solo te di Sergio Endrigo.

Sanremo, Max Gazzè e la sua banda in scena con i C.S.I.: "Un piacere condiviso". Le cover più gettonate sono state quelle di Lucio Battisti: Bugo canta Un'avventura con i Pinguini Tattici Nucleari, i Coma_Cose Il mio canto libero con Alberto Radius e i Mamakass. Ma Lucio Battisti con La canzone del sole è anche nel medley che Ghemon esegue con i Neri Per Caso e che include anche Le ragazze, Donne e Acqua e sapone. A scegliere Ornella Vanoni anche Annalisa (sul palco con Federico Poggipollini). Jovanotti è la scelta di Fulminacci, che intona Penso positivo con Valerio Lundini e Roy Paci, e di Random che ha optato per Ragazzo fortunato in duetto con The Kolors. Due diversi periodi di Giovanni Lindo Ferretti per i Maneskin, che cantano Amandoti dei Cccp con Manuel Agnelli (a petto nudo, ci ha preso gusto) che riceve il consueto mazzo di fiori destinato alle artiste. Max Gazzè sceglie Del mondo dei Csi con Daniele Silvestri e la M.M.B., band di eccezionali musicisti con cui ha già collaborato. Nella terza serata gli artisti vengono votati dai musicisti e dai coristi dell'Orchestra del Festival. La media tra le percentuali di voto ottenute dai Big durante la serata e quelle ottenute nelle serate precedenti determinerà una nuova classifica delle 26 canzoni in gara.

Ordine di uscita degli artisti con i loro accompagnatori

Noemi con Neffa Prima di andare via (Neffa)

Fulminacci con Valerio Lundini e Roy Paci Penso positivo (Jovanotti)

Francesco Renga con Casadilego Una ragione di più (Ornella Vanoni)

Extraliscio feat Davide Toffolo con Peter Pichler Medley Rosamunda (Gabriella Ferri)

Fasma con Nesli La fine (Nesli)

Bugo con Pinguini Tattici Nucleari Un'avventura (Lucio Battisti)

Francesca Michielin e Fedez medley E allora felicità (Calcutta, Daniele Silvestri, Jalisse, Baldi/Alotta)

Irama Cyrano (Francesco Guccini)

Maneskin con Manuel Agnelli Amandoti (Cccp di Giovanni Lindo Ferretti)

Random con The Kolors Ragazzo fortunato (Jovanotti)

Willie Peyote con Samuele Bersani Giudizi Universali (Samuele Bersani)

Orietta Berti con Le Deva Io che amo solo te (Sergio Endrigo)

Gio Evan con i cantanti di The Voice senior Gli anni (883)

Ghemon con Neri per Caso medley L'essere infinito (Le ragazze, Donne, Acqua e sapone, La canzone del sole)

La rappresentante di Lista con Donatella Rettore Splendido splendente (Donatella Rettore)

Arisa con Michele Bravi Quando (Pino Daniele)

Madame Prisencolinensinainciusol (Adriano Celentano)

Annalisa con Federico Poggipollini La musica è finita (Ornella Vanoni)

Lo Stato Sociale con Emanuela Fanelli, Francesco Pannofino e i lavoratori dello spettacolo Non è per sempre (Afterhours) 

Gaia con Lous and the Yakuza Mi sono innamorato di te (Luigi Tenco)

Colapesce/Dimartino Povera patria (Franco Battiato)

Coma_Cose con Alberto Radius e Mamakass Il mio canto libero (Lucio Battisti)

Max Gazzè con Daniele Silvestri M.M.B. Del mondo (Csi di Giovanni Lindo Ferretti)

Malika Ayane Insieme a te non ci sto più (Caterina Caselli)

Ermal Meta con Napoli Mandolin Orchestra Caruso (Lucio Dalla)

Aiello con Vegas Jones Gianna (Rino Gaetano)

La classifica della serata secondo i voti dell'orchestra

1 – Ermal Meta

2 – Orietta Berti

3 - Extraliscio

4 – Willie Peyote

5 - Arisa

6 - Maneskin

7 - Annalisa

8 – Max Gazzè

9 – La rappresentante di lista

10 - Ghemon

11 – Lo Stato Sociale

12 - Gaia

13 - Irama

14 – Colapesce Dimartino

15 - Fulminacci

16 – Malika Ayane

17 - Noemi

18 - Madame

19 – Francesco Renga

20 - Fasma

21 – Francesca Michielin e Fedez

22 - Aiello

23 - Bugo

24 – Go Evan

25 - Random

26 – Coma_Cose

Alberto Mattioli per “la Stampa” il 5 marzo 2021. Il Sanremone ha rotto qualcosa e no, non è quello che pensate. Il punto è che, dopo gli ascolti così così della prima serata e quelli pessimi della seconda, sulla terza grava, inespressa ma palpabile, la nuvoletta fantozziana della sconfitta. Forse è per questo che all'inizio Amadeus, in smoking rosso metallizzato, commette uno dei suoi rarissimi errori: vorrebbe mandare via i Negramaro che hanno appena cantato Dalla e che invece devono restar lì per il monologo di Giuliano Sangiorgi (la monologhite è la variante sanremese del virus) e per Meraviglioso di Modugno. Prima, ovviamente, ieri che era il 4 marzo, una bella interpretazione di quello del '43, anche con i versi originali del Lucio nazionale, a suo tempo censurato dai democristiani: «E anche adesso che bestemmio e bevo vino, / per ladri e puttane sono Gesù Bambino». Peccato, però. Perché la terza serata, quella dei duetti e delle cover, è da sempre la più godibile, o la meno molesta. Oltretutto il fatto che debbano cantare tutti e ventisei presunti big obbliga a serrare il ritmo e impedisce di divagare, benché poi alla fine il puntatone risulti della consueta lunghezza nibelungica. Certo, con un paio di inconvenienti. Il primo è che quasi tutte le canzoni del passato remoto o prossimo sono migliori di quelle del festival presente; il secondo che molti can-tanti di questo ventiventuno hanno, diciamo così, un rapporto conflittuale con il sistema temperato.  Altrimenti detto: stonano come maledetti. Però nel complesso ieri il festival sembrava meno mesto e lagnoso, a tratti perfino divertente. Per il contorno, è stata convocata da Parigi una supermodella italiana, Vittoria Ceretti, bellezza forse algida per il Sanremone ma sicura, spigliata e, va da sé, très chic. Si è finalmente rinunciato a sproloquiare delle poltrone vuote (fra parentesi: gestita in altra maniera dagli autori, la platea deserta poteva davvero essere l'occasione per legare la bolla sanremona alla tragedia che c'è fuori). Antonella Ferrari, attrice simbolo della lotta alla sclerosi multipla, recita un brano del suo spettacolo. Zlatan Ibrahimovic arriva in ritardo: è rimasto bloccato da un ingorgo in autostrada ed è stato portato a Sanremo da un motociclista di passaggio, tutto vero, non è una gag. È insolitamente sorridente (Ibra laughs!) e canta con Sinisa Mihajlovic, Fiorello e Amadeus Io, vagabondo, vabbé. Anche Fiore canta: Ranieri e Morandi frullati insieme. Però le dimissioni di Zingaretti (il politico, non l'attore) sono un'occasione troppo ghiotta: Mi ero limitato a fare due battute su Zingaretti... E tu Nicola che fai? Ti dimetti? Si può essere così suscettibili? Hai detto: "Mi dimetto, mi vergogno, qui si parla solo di poltrone". Ma che ci posso fare io? Adesso per lui le opzioni sono due: o si candida sindaco di Roma, o va a fare l'opinionista dalla D'Urso. Poi si fa tagliare dall'amico Ama i baffetti, per non assomigliare più a D'Alema. Per la sezione dacci oggi il nostro Achille Lauro quotidiano c'è Monica Guerritore che fa Penelope mentre lui è un statua dorata fra le colonne che canta con Emma, boh. E duetti, duetti, duetti. Si inizia con Noemi e Neffa, poi tocca a Renga con Casadilego che esibisce i capelli nel colore più gettonato, il blu elettrico. Quindi, vai col liscio degli Extraliscio, tutta un'ironica citazione di un popolare non pop che piace agli snob come noialtri ma anche alle nonne perplesse perché non c'è Al Bano. Seguono Fasma & Nesli, sembra il titolo di un manga. Ma il microfono di Fasma non funziona e non si sente la prima strofa, peccato (o forse no). Intervento di Amadeus, pubblicità, microfoni sistemati e si riparte daccapo. Francesca Michielin vestita da Biancaneve e Fedez straziano Felicità e Irama in quarantena canta Guccini in video registrato, tipo Dad. C'è il duello all'ultimo sangue fra Manuel Agnelli e Damiano dei Maneskin su chi sia più dandy, si rivedono Samuele Bersani e Donatella Rettore. Bravissimi quelli dello Stato sociale che ricordano i cinema e i teatri chiusi, lo spettacolo che non va avanti. Insomma, il festival muore ma non s' arrende, come quel cavaliere del Berni: «Così colui del colpo non accorto / andava combattendo, ed era morto».

"Perché Draghi va multato". La frase "insopportabile" scatena la Maglie: gli estremi rimedi. Libero Quotidiano il 03 marzo 2021. L'Ariston vuoto ha sconvolto i piani di Fiorello, il conduttore - insieme ad Amadeus - della 71esima edizione del Festival di Sanremo. Lo showman siciliano, però, non si è lasciato abbattere dalla pesante mancanza di pubblico. Anzi, ha iniziato a ironizzare sulle poltrone vuote e non solo. Nel suo mirino anche i politici, a partire dal leader del Partito democratico: "Una poltrona vuota è come Zingaretti senza la d'Urso", così ha rotto il ghiaccio Fiorello. Parlando di figuranti, in un primo momento ammessi in platea e poi scartati definitivamente, il comico ha punto l'intera classe politica, dicendo che il figurante "è come il politico, è pagato per occupare la poltrona. Solo che il figurante va a casa quando il programma è finito...". Una battuta pungente che prende di mira l'abitudine di diversi politici di trovare qualsiasi tipo di escamotage per non lasciare il posto che occupano, in Parlamento o al governo, e quindi la loro poltrona. Basti pensare alla crisi di governo delle ultime settimane, che ha poi portato alla caduta di Giuseppe Conte e alla nascita di un nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi. Lo showman, che farà compagnia ad Amadeus sul palco dell'Ariston per tutte e cinque le serate del Festival, ha voluto punzecchiare non solo i politici ma anche la stessa Rai. A Fiorello, in particolare, non sarebbe andata giù la decisione di impedire a 300 figuranti, inizialmente previsti, di accedere al teatro e assistere allo spettacolo. Una scelta non condivisa , vista l'importanza del pubblico sia per i cantanti in gara che per i telespettatori a casa. Ecco allora che lo showman ha deciso di scherzarci su: ha spiegato che i figuranti erano già stati pagati dall'organizzazione e che non potendo più entrare all'Ariston hanno provato ad andare in montagna ma hanno trovato tutto chiuso. Un chiaro riferimento alla proroga della chiusura delle piste da sci, decisa dal governo all'ultimo minuto. "Se vedete 300 persone in giro per l'Italia, sono i figuranti in vacanza", ha scherzato Fiorello. 

Marco Molendini per Dagospia il 4 marzo 2021. Piange il Festival. Le lacrime bagnano lo show: fanno piangere le canzoni, piangono i cantanti (Fedez che si emoziona), piangono gli ospiti (la Pausini per la gioia del Golden globe, in questo caso pianto ritardato), piangono le coconduttrici (Elodie, chissà perché), piangono i conduttori (Fiorello in conferenza stampa, Amadeus non ancora, ma le ha già annunciate: non le tratterrò, ha promesso). Piange anche la Rai perché gli ascolti crollano, uno smottamento per la prima serata, una vera frana nella seconda. Con 7 milioni e mezzo di spettatori la maratona sanremese viaggia al livello di una fiction di successo. Rispetto a un anno fa perde una fetta di pubblico pari a due milioni e 100 mila unità, oltre l'11per cento in meno di share (con il 42,1). Insomma è il peggior festival da quello bistrattato di Baudo e Chiambretti del 2008, uno dei peggiori da quando esiste l'Auditel. A questo punto non si può nascondere il problema. Tanto meno si possono accampare scuse di concorrenza o di periodo diverso (fino a non molti anni fa il festival andava in onda fra fine febbraio e inizio marzo, il direttore Coletta dovrebbe saperlo), anche perché di mezzo c'è una vile questione, quella dei soldi, che poi sono il vero motivo del perché il Festival si è voluto fare nonostante tutto. La Rai pensava di fare manbassa con un ragionamento semplice: la gente è a casa, disperata, con il nostro Festivalone li incolliamo tutti a Rai1 e riempiamo le casse. Non si poteva rinunciare, specie dopo aver siglato i contrattoni con gli sponsor venduti a peso d'oro (tariffe aumentate del 9 per cento) promettendo ascolti siderali e stimando un incremento dell’audience del 2 per cento rispetto a quello già record dello scorso anno, quando la share media fu del 54,3 per cento. E invece no e adesso si tratterà di rifare i conti, il Festival dalle uova d'oro minaccia di diventare una Caporetto e chissà se qualcuno avrà finalmente capito che sarebbe stato meglio rinviare a tempi migliori. Il Festival non va. Non va per il momento che sta vivendo il paese, non va perché la gente ha imparato a industriarsi in altro modo per sfuggire ai palinsesti imbalsamati delle tv generaliste, non va per le canzoni (uno dei peggiori festival di sempre), non va per i cantanti (cast sbagliato), non va perché non ha trovato il giusto bandolo della matassa per superare l'effetto vuoto di quella platea dalle sedie rosse (certo non aiutano i palloncini a forma di fallo), non va per gli ospiti. E poi quali ospiti, ormai sono tutti ospiti. Una volta a Sanremo per andare da ospiti bisognava vantare un appeal sicuro, siamo passati al c'è posto per tutti. E' stata ricoperta d'oro la statua di Ibrahimovic (si parla di 500 mila euro), Achille Lauro è stato promosso a un ridicolo trasformista, sono state riesumate vecchie glorie (la seduta spiritica di Cinquetti, Marcella, Leali), sono stati promossi a ospite d'onore quelli che erano a disposizione. Una volta si facevano addirittura polemiche e i cantanti in gara protestavano (giustamente) se poi sul palco dell'Ariston transitavano colleghi che avevano il privilegio di non doversi abbassare alla gara. Addirittura ci fu un tempo che si contestava che gente come Baglioni, Venditti, Renato Zero potessero sfangarla come ospiti d'onore. Oggi c'è spazio anche per Alessandra Amoroso. Una volta all'Ariston arrivavano quelli che non si concedevano solo nelle occasioni speciali. Per la verità ci hanno provato con Celentano e Benigni, ma hanno detto di no: chi può permetterselo si tiene alla larga causa virus. Anche Naomi Campbell ha detto di no. E allora eccoci alle lacrime di Elodie e allo sbattersi di Amadeus e soprattutto di Fiorello che da uomo di spettacolo sente sicuramente il peso di essersi imbarcato sulla nave sbagliata e non può scendere. Un ultima notazione: l'indecoroso Prima festival che va in onda dopo il Tg1. Ma a chi è venuto in mente di mettere insieme una simile insulsa parata, nella quale è stata inserita anche la signora Amadeus? I responsabili della Rai non hanno visto le prove e non lo vedono ora che va in onda?

Ibrahimovic e il ritardo a Sanremo: viaggio in moto per “salvare” il Festival. Redazione su Il Riformista il 5 Marzo 2021. Il "solito" Zlatan Ibrahimovic. L’attaccante svedese del Milan, ospite del Festival di Sanremo, ha tenuto tutti in ansia al teatro Ariston: Ibra doveva infatti salire sul palco verso le 21:30 come da scaletta, ma è arrivato a Sanremo soltanto dopo le 23. Il motivo? “C’era un incidente in autostrada. Era tutto bloccato, ho fermato un motociclista e ha fatto 60 km per portarmi a Sanremo”, ha spiegato il fenomeno dei rossoneri sul palco, accanto al conduttore Amadeus. L’attaccante era partito poco dopo le 15 da Milanello, sede degli allenamenti della squadra, ma per un grosso incidente in autostrada è arrivato a Sanremo in ritardo. Il suo arrivo sul palco è slittato a dopo le 23, quando è comparso sulle note di ‘Io vagabondo’ dei Nomadi, da cantare in un duetto con l’allenatore del Bologna e amico Sinisa Mihajlovic. “Buonasera a tutti, scusate il ritardo: c’era un incidente in autostrada, spero che nessuno si sia fatto male innanzitutto”, ha esordito Zlatan, che ha poi raccontato come è andata una giornata senza dubbio particolare. “Dopo tre ore fermo in macchina, ho detto all’autista “devo scendere, apri”. Ho fermato un motociclista che passava e gli ho detto: “Portami a Sanremo!”. Per fortuna era un milanista”.  Non solo. Il suo ‘autista’ sarebbe dovuto andare a Livorno, ma per Ibrahimovic ha cambiato rotta procedendo verso la Liguria. Per confermare la sua versione l’attaccante svedese ha anche mostrato un video di lui in sella alla moto. “Pensate che il motociclista mi ha detto: ‘È la mia prima volta che guido in autostrada’”, ha aggiunto Ibrahimovic con una smorfia. Quindi la battuta nei confronti di Amadeus, in linea col personaggio: “Fa ancora un po’ freddo per andare in moto. Comunque alla fine sono arrivato, tutto per venire al mio festival, non il tuo Amadeus”. 

Da corrieredellosport.it il 5 marzo 2021. Zlatan Ibrahimovic ha spiegato il motivo del suo ritardo alla terza puntata del Festival di Sanremo, rivelando di essere arrivato all'Ariston grazie a un motociclista che gentilmente lo ha accompagnato. Franco, questo il nome del "benefattore", ai microfoni di Radio Monte Carlo ha spiegato quanto accaduto: "È successo che ieri c'era un traffico impressionante e allora nel pomeriggio ho deciso di uscire in moto. Stavo tornando a casa a Borgio Verezzi e, fermo nel traffico, vedo questo van nero con due persone a bordo e vedo che uno sembrava Ibrahimovic.

Ho pensato: "Ma questo è Ibra". A quel punto l'autista ha abbassato il finestrino e mi ha detto: "Ibra chiede se lo porti a Sanremo". Sì, certo ti porto, non c'è problema. Avevo un casco sotto la sella, ho chiamato mia moglie e le ho detto: "Sto accompagnando Ibra a Sanremo" e lei non mi ha creduto. Io sono anche milanista". Franco rivela poi un'altra retroscena: "Voleva guidare lui, però io gli ho detto "No no Ibra, guido io"". Poi continua: "Quello che ha detto lui in televisione è vero: io sono un motociclista della domenica, non avevo mai preso l'autostrada in moto e la fortuna è che siamo andati ad Albenga a prendere l'autostrada verso Sanremo e c'erano pochissime auto e tutto sommato è stata una cosa piuttosto semplice. Ibra - racconta - è stato carinissimo, è una persona squisita. Mi ha chiesto come poteva ringraziarmi, mi ha detto che mi manderà la maglia. Non sono neanche riuscito a fare una foto perchè quando siamo arrivati lui era di corsissima, è sceso dalla moto ed è entrato all'Ariston. Mia moglie alla fine mi ha creduto, il matrimonio è salvo".

Quanto guadagna Ibrahimovic al Festival di Sanremo. Antonio Lamorte su Il Riformista il 3 Marzo 2021. Zlatan Ibrahimovic detta le regole al Festival di Sanremo, tiranneggia Amadeus, vuole scambiare i cantanti come fosse calciomercato. Il terzo uomo della kermesse, voluto dal direttore artistico e dalla sua spalla Fiorello, fa la parte del bullo. Gioca, l’attaccante del Milan, sempre con la sua immagine e la sua personalità. E dopo la prima serata, per la laconicità e lo sguardo accigliato, c’è chi lo paragona a Celentano. Qualcuno è divertito, in molti sono perplessi: a scatenare le polemiche è stato soprattutto il suo oneroso cachet. È polemica rituale, consuetudinaria, quella sui costi del Festival che resta la manifestazione centrale della televisione italiana e della Rai. L’anno scorso è costata circa 18 milioni e ha portato nelle casse di viale Mazzini circa 37,5 milioni di euro, quasi 20 milioni in più del budget stanziato. Ibrahimovic l’ha voluto Amadeus come uno degli ospiti fissi della manifestazione, insieme con Achille Lauro. Il calciatore svedese sarà assente soltanto nella serata di mercoledì 3 marzo per la partita di campionato contro l’Udinese. A Sanremo, a quanto risulta da indiscrezioni rilanciate dai media, Ibra guadagnerà 50mila euro a serata, quindi in tutto 200mila euro. Al Milan ha firmato un contratto da 3,5 milioni per il primo anno e da 4 per la stagione 2020/2021. Prima che l’indignazione possa esplodere si chiarisce: nella conferenza stampa di martedì 2 marzo ha annunciato che donerà tutto il compenso in beneficenza. “Faccio Sanremo perché l’Italia mi ha dato tanto e voglio dare qualcosa indietro. Non soltanto nel calcio, lì è difficile poter dare di più – ha detto ai giornalisti – Cos’è Sanremo? Ho chiesto e mi hanno detto che è la più grande cosa che c’è in Italia. Amadeus mi ha chiamato perché vuole spaccare tutti i record”. Sulle critiche alla sua partecipazione: “Nessuno mi può giudicare. Questo non è il mio mondo, potrò sbagliare. Se faccio bene, invece, ancora meglio, avrò nuove opportunità quando smetto”. A Sanremo Ibra non dorme in un hotel, ma nel suo yacht Unknown. Fa sedute di allenamento e terapie per via dell’infortunio rimediato contro la Roma. Ibrahimovic in conferenza ha detto anche che darebbe il benvenuto a Romelu Lukaku se dovesse arrivare a Sanremo – i due si erano scontrati in una partita di Coppa Italia, a muso duro, tra Milan e Inter – e sulla polemica con Lebron James ha osservato: “Gli atleti uniscono il mondo, la politica lo divide. Il nostro ruolo è unire il mondo facendo la cosa che sappiamo fare meglio. Gli atleti facciano gli atleti, la politica la fanno i politici”. Nella serata di giovedì 4 marzo, sul palco con lui, ci sarà anche Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna e amico dell’attaccante. Il ct aveva ironizzato, sulle comuni origine slave dei due, anticipando che avrebbero cantato Io vagabondo.

Dopo la farfallina di Belen, a Sanremo arriva il tatuaggio di Vittoria Ceretti. Urlo di giubilio da parte del popolo social per l'abito di Vittoria Ceretti che, scoprendole il fianco, ha svelato un tatuaggio nei pressi del seno. Francesca Galici - Gio, 04/03/2021 - su Il Giornale. Un tatuaggio è tornato protagonista sul palco di Sanremo. A mostrarlo è stata Vittoria Ceretti, top model chiamata a sostituire Naomi Campbell che a pochi giorni dall'inizio ha dato forfait al festival di Sanremo. Originaria di Brescia, Vittoria ha 23 anni ed è attualmente una delle modelle italiane più richieste dalle grandi case della moda internazionale. La sua apparizione al teatro Ariston nel corso della terza serata del Festival è una parentesi che la Ceretti si è ritagliata nel mezzo della settimana della moda di Parigi, dove tornerà già domani per onorare l'impegno sulle passerelle. Fasciata in un lungo abito nero, scollato sulla schiena e con profondo spacco laterale, la super top model ha incantato il pubblico da casa del Festival, mostrando la schiena, e non solo, completamente nuda. L'abito di Vittoria Ceretti aveva un collo all'americana arricchito di volant. Senza spalline, lasciava la schiena completamente scoperta. In realtà, non solo la schiena. Uno sguardo laterale di Vittoria Ceretti, infatti, mostrava che anche il fianco della modella era completamente nudo, tanto da rivelare l'assenza del reggiseno. Non certo prosperosa nelle forme, Vittoria Ceretti non ha portato la volgarità sul palco del teatro Ariston ma ha mostrato ampie porzioni di pelle e anche di seno. Ed è proprio lì che ha fatto capolino un tatuaggio inaspettato. Un disegno molto stilizzato, del quale ancora non è stato rivelato il significato. Per qualcuno sarebbe un segno zodiacale ma sarebbe una interpretazione errata. Il tatuaggio si trova poco sotto l'ascella, a meno di un palmo dal seno. Impossibile non notarlo, tanto che i social sono impazziti paragonandolo a quello che Belen Rodriguez mostrò nel 2011 sulla scalinata del teatro Ariston di Sanremo, con un abito diventato iconico nella storia del Festival. Sicuramente più discreto rispetto alla farfallina di Belen, il tatuaggio di Vittoria Ceretti desta però maggiore curiosità, perché al momento nessuno ha capito con esattezza che cosa rappresenta. Lo spiegherà la stessa modella nei prossimi giorni? Quel che è certo è che oggi la Ceretti ha fatto incetta di nuovi ammiratori. Ma ad arricchire l'abito di Valentino Haute Couture, Vittoria Ceretti ha indossato una parure di gioielli del prestigioso marchio Bvlgari. Un brand che sul palco del festival di Sanremo non manca quasi mai e che nella serata di ieri è stato indossato anche da Elodie. Era di Bvlgari, infatti, l'orecchino che la cantante ha perso dopo aver sceso le scale del teatro poco prima di un'esibizione.

La madrina della terza serata. Chi è Vittoria Ceretti, la top model alla conduzione del Festival di Sanremo. Vito Califano su Il Riformista il 4 Marzo 2021. Dopo l’attrice Matilda De Angelis e la cantante Elodie è il turno della top-model Vittoria Ceretti sul palco del Festival di Sanremo. Compito arduo: sia la prima che la seconda madrina della 71esima edizione della kermesse hanno fatto un figurone. Ceretti ha 23 anni ed è alta un metro e 76 centimetri. È un’eccellenza internazionale nella moda, una delle più apprezzate al mondo. Ceretti non ha ancora 23 anni: li compirà il prossimo 23 giugno. È bresciana. Ha esordito a 14 anni nel mondo della moda, lanciata dall’agenzia Elite. È diventata un volto per Dolce&Gabbana, Armani e Versace. È apparsa sulla copertina di numerose edizioni di Vogue, compresa quella americana ed è stata già inserita dal sito models.com tra le “icone” del settore. “Per i primi due anni mia madre mi ha seguita dappertutto: era con me anche durante il primo provino. Ad un certo punto ci siamo guardate e ci siamo dette ‘andiamocene’. Erano tutte altissime, di una bellezza ultraterrena: poi è passato uno dell’agenzia che ci ha detto di rimanere”, ha raccontato al Corriere della Sera. E così si è conquistata la stima da parte del compianto Karl Lagerfeld: è stata la sua musa. È una delle icone di Chanel. È sposata con Matteo Milleri, deejay del duo Tale of Us. Per lei è un debutto quello di stasera, da conduttrice. “Sono una chiacchierona, me la caverò”. Amadeus ha detto di averla voluta, come per Matilda De Angelis, perché volto della Generazione Z italiana. L’anno scorso, a gennaio 2020, Ceretti era rimasta vittima di un furto nel suo appartamento di Milano. I ladri hanno scassinato l’ingresso dell’abitazione e hanno prelevato abiti firmati e gioielli per una refurtiva di circa 80mila euro.

Colpo a casa della top model Vittoria Ceretti: rubati abiti e gioielli per 80mila euro. Redazione su Il Riformista il 5 Gennaio 2020. Colpo eccellente a Milano. Ignoti hanno infatti svaligiato appartamento in pieno centro storico della top model Vittoria Ceretti. A scoprirlo è stata la stessa modella bresciana 21enne, tra le più richieste dalla grandi case di moda: la ragazza si è accorta del furto subito nella giornata di venerdì, come riporta il Corriere della Sera. I ladri, stando ai primi accertamenti delle forze dell’ordine, avrebbero scassinato un ingresso secondario dell’abitazione della modella in via Morigi. Una volta dentro gli autori del colpo si sono quindi concentrati sugli abiti firmati e sui gioielli presenti in casa, un furto che avrebbe fruttato circa 80mila euro. Durante il periodo delle festività natalizie altri "vip" sono stati presi di mira dai ladri: nei giorni scorsi infatti era stato razziato l’appartamento a Brera della showgirl Taylor Mega e di un ricco imprenditore che vive nello stesso palazzo dell’ex ministro Annamaria Cancellieri, vicino a corso Monforte.

"Non ho avuto la fortuna di fare l'esperienza col barcone". Meta imbarazza con una gaffe. Uno scivolone imbarazzante per il cantante Ermal Meta che ha fatto dell'ironia di dubbio gusto sugli immigrati imbarcati sui gommoni. Rosa Scognamiglio - Gio, 04/03/2021 - su Il Giornale. "Non ho avuto la fortuna di fare l'esperienza col barcone". E in studio cala il gelo. Una sortita di dubbio gusto quella del cantante Ermal Meta che, nel corso di un intervento al programma televisivo Oggi è un altro giorno, condotto dalla giornalista e presentatrice Serena Bortone, ha ironizzato con troppa leggerezza sul problema dell'immigrazione clandestina. In collegamento da Sanremo, dove partecipa alla settantunesima edizione del Festival con il brano Un milione di cose da dirti, Ermal Meta ha raccontato ai microfoni della trasmissione di Rai1 l'emozione di partecipare alla kermesse canora per la quarta volta nella sua carriera. Stasera si esibirà nuovamente sul palco del teatro Ariston: "Sono emozionato, è un palco stra-importante. - ha dichiarato - Pubblico sì o no, l’emozione è sempre la stessa”. Tutto bene fino a quando la conduttrice non ha ripercorso il vissuto personale dell'artista. "Sappiamo che tu sei arrivato in Italia a 13 anni su un barcone", ha detto Serena Bortone commettendo una gaffe. Immediata la replica del cantante che, nel tentativo di smentire la giornalista, è inciampato in un'altra gaffe. "In realtà io non sono mai arrivato sul barcone. - ha risposto - Mi sarebbe piaciuto molto perché il contatto con l’acqua lo adoro. Non ho avuto la fortuna di vivere questa esperienza”. Una sortita di dubbio gusto che ha fatto calare il gelo in studio per qualche secondo. Come molti già sapranno, Meta è nato a Fier, in Albania. All'età di 13 anni si è trasferito con la madre, la sorella e il fratello in Italia, a Bari, per sfuggire - secondo quanto avrebbe dichiarato in alcune interviste - dal papà violento. Ed è questo il motivo per cui la gaffe, per quanto dettata verosimilmente dall'emozione, è apparsa ancor più fuori luogo e inappropriata. Intanto, stasera, Meta salirà per la seconda volta in questa edizione del Festival sul palco dell'Ariston: canterà il brano Un milione di cose da dirti.

La serata delle cover al Festival di Sanremo. Ermal Meta vince grazie ai mandolini napoletani, il maestro Squillante: “Le istituzioni non ci sostengono”. Antonio Lamorte su Il Riformista il 5 Marzo 2021. Mauro Squillante non ha ricevuto così tanti auguri neanche il giorno del suo matrimonio. Ha accompagnato con la sua Napoli Madolin Orchestra Ermal Meta nella terza serata del 71esimo Festival di Sanremo. Con lui, sul palco dell’Ariston, Olena Kurkina, Adolfo Tronco e Luca Petrosino. Ed Ermal Meta ha vinto: ha vinto con Caruso di Lucio Dalla nella serata delle cover, nel giorno dell’anniversario della nascita del cantante bolognese – Dalla che sognava di tornare a nascere napoletano e che al 4 marzo 1943 dedicò una delle sue canzoni più ricordate, presentata al Festival 50 anni fa. Un premio, quello della serata delle cover, ancora più gratificante perché conferito attraverso il voto dei musicisti dell’Orchestra. E se Ermal Meta – nato in Albani a e cresciuto a Bari – non è stato perfetto nel napoletano della canzone, l’arrangiamento e l’esecuzione hanno fatto il resto. Lui ha consolidato il suo primato nella classifica provvisoria della competizione canora; la Mandolin Orchestra ha portato quella quota partenopea quest’anno poco rappresentata a Sanremo. Squillante è presidente dell’Accademia Mandolinistica Napoletana. Un punto di riferimento, nella conservazione e nella promozione dello strumento, che ricorda e valorizza – con lezioni e tour in tutto il mondo – un patrimonio inestimabile ma spesso trascurato. Lo stesso Squillante si è diplomato al Conservatorio Pollini di Padova, quando a Napoli ancora non esisteva una cattedra specifica. Proprio su impulso dell’Accademia il Conservatorio San Pietro a Majella ha istituito infine una classe specifica. Il maestro ha tenuto – al passato, per via della pandemia – masterclass e concerti in tutto il mondo. È docente al conservatorio Martucci di Salerno. Ha collaborato con Louis Bacalov, René Jacobs, Andrea Marcon, Peter Maag, Antonio Florio, Gabriele Ferro e Alessandro De Marchi tra gli altri. Sanremo, però, è sempre Sanremo.

“Guardò negli occhi la ragazza,

Quelli occhi verdi come il mare

Poi all’improvviso uscì una lacrima,

E lui credette di affogare”

Maestro, ci racconti, com’è andata al Festival?

“Sanremo è una macchina micidiale. L’aspettativa era grande, ci siamo emozionati e siamo stati bene. Si è creato un bel clima con Ermal Meta – una persona vera, di grande sensibilità: io difficilmente mi sono emozionato così ascoltando qualcuno cantare – e con le ottime professionalità e sensibilità artistiche che abbiamo incontrato. Una bellissima esperienza. E poi non è che quando inizi a suonare il mandolino metti in preventivo di andare a Sanremo”.

È un avvenimento così singolare?

“Io di solito mi occupo di altro: i palcoscenici sono quelli della musica classica, teatri e non televisioni, masterclass. E poi nell’immaginario il mandolino è considerato un po’ datato. Sbagliato: lo strumento mantiene tutto il suo fascino, come abbiamo appurato in molti casi”.

Vi siete sentiti rappresentanti della napoletanità all’Ariston?

“Certo, attraverso i social abbiamo notato come molti concittadini stessero aspettando la nostra esibizione”.

Vi ha stupito?

“No, con i napoletani abbiamo un ottimo rapporto, da tantissimi anni. Quando abbiamo fatto i concerti a Piazza Plebiscito sono venute migliaia di persone. I napoletani ci conoscono. Chiaramente cercano anche la novità, ma la nostra cultura millenaria, così forte e radicata, resta un punto fermo”.

Qualche anno fa era stato piuttosto critico con l’impegno che la città dedica a promuovere la musica napoletana. Resta dello stesso avviso?

“Per ascoltare il mandolino a Napoli bisognava chiedere il permesso a Conte prima e a Draghi ora. Comunque, covid permettendo: prima della pandemia le cose non stavano andando male. Anzi, il 2019 è stato un anno sorprendente per l’Accademia: abbiamo fatto numeri pazzeschi. Facevamo nove concerti al mese per i turisti, alla Chiesa di Santa Maria della Colonna; tournée all’estero; live in piazza. Si è tutto sgonfiato, naturalmente, ma questa crisi ci ha aiutato a chiarire qualcosa che normalmente può anche sfuggire”.

Che cosa?

“La pandemia ci ha fatto capire la differenza tra quello che è solido e quello che non lo è. Quello che è solido resiste. Quando appena è stato possibile, l’estate scorsa, noi abbiamo lavorato; ora siamo appena stati a Sanremo. Siamo una realtà tosta insomma. Inaffondabile. Certo non mancano le difficoltà, anche perché tutto quello che proponiamo è iniziativa nostra. Le istituzioni non ci sostengono”.

Ci spieghi.

“L’Accademia sopravvive in locali in affitto. A Napoli è inutile rivolgersi alle istituzioni. Per il momento riusciamo a mantenerci. Di solito teniamo concerti, eventi, lezioni. Arrivano anche dall’estero a studiare alle nostre Masterclass. È l’attività che ci ha permesso di proporre e di ampliare la nostra proposta, oltre che l’orchestra. Quando arrivi in Grecia ti accolgono con il bouzouki. A Napoli siamo riusciti per un po’ a fare lo stesso con il mandolino”.

Che cosa manca alla musica napoletana per essere valorizzata come succede con il flamenco in Spagna, il fado in Portogallo o il tango in Argentina?

“Credo serva responsabilità da parte della politica. Valorizzare le eccellenze della città vuol dire anche fare delle scelte e assumersi il coraggio che ci vuole per prenderle. Noi abbiamo dimostrato, da privati, che il mandolino a Napoli vive e dà lavoro. Il Comune invece non ci ha aiutati. I politici dovrebbero smettere di fare i modaioli e capire che con la cultura si mangia eccome”.

Che cosa servirebbe per valorizzare questo patrimonio?

“Una sede: un posto che ci permetta di insegnare, di fare un museo, di tenere eventi. Tutto questo riempirebbe un vuoto. La gente quando arriva a Napoli cerca anche questo, e lo abbiamo sperimentato e dimostrato mettendoci in gioco da imprenditori. Quando abbiamo chiesto aiuto ci è stato negato, con i motivi più squallidi e strani. Mi dica lei che città è questa. L’unico aiuto, in questo periodo di crisi, ce lo dà il proprietario che ci viene incontro”.

Sanremo 2021, Madame umilia Lucia Azzolina sul palco: un caso pazzesco, cosa spunta all'Ariston. Libero Quotidiano il 05 marzo 2021. Di riffa o di raffa, al Festival di Sanremo spesso e volentieri rispunta la politica. È accaduto anche nella terza serata della kermesse dell'Ariston, quella dei duetti. A dare una spurzzatina politica al Festival ci ha pensato Madame, giovane cantante che si è presentata con la cover di Prisencolinensinainciusol, il famoso brano di Adriano Celentano del 1972. Brano controverso e che viene considerato il primo rap nella storia della musica italiana. Madame ha scelto la canzone per parlare della "incomunicabilità" e lo aveva anche preannunciato su Twitter: "Questa sera mi vesto da professoressa - ha scritto la cantante su Twitter - professoressa Madame. Con Prisencolinensinainciusol e i miei amici di avventura vogliamo chiedere All Right? Il mondo avanza, il sistema scolastico no. Tutto Bene?". E sul palco, su cui è salita intorno all'una di notte in veste di professoressa, ecco comparire anche i famigerati banchi rotanti che ci riportano alla mente la disastrosa parentesi di Lucia Azzolina al ministero dell'Istruzione. Già, perché durante la performance, degli attori si sono mossi seguendo il ritmo della musica girando sul palco proprio seduti ai banchi a rotelle. Ogni riferimento, insomma, non è sembrato puramente casuale. La scelta ha ovviamente scatenato i social network, che hanno cannoneggiato contro la Azzolina: "Madame sul podio già solo per aver portato sul palco dell'Ariston i banchi con le rotelle che finalmente sono serviti a qualcosa". E ancora: "Grazie Sanremo e grazie Madame per dare un senso alla spesa fatta per i banchi con le rotelle la scorsa estate", "Grazie a Madame almeno abbiamo capito a cosa servivano i banchi a rotelle". E questi sono soltanto tre tweet in un diluvio di sfottò contro la Azzolina.

Madame provoca e porta a Sanremo i banchi a rotelle della Azzolina. Madame si è traverstita da professoressa per cantare "Prisencolinensinainciusol" e il tema dell'incomunicabilità. Su Twitter l'esibizione viene premiata ma scoppia l'ironia per l'uso dei banchi a rotelle all'Ariston. Novella Toloni - Ven, 05/03/2021 - su Il Giornale. "Finalmente a qualcosa i banchi a rotelle sono serviti". Così il popolo dei social network ha commentato la performance della cantante Madame sul palco dell'Ariston nella terza serata della kermesse canora, quella dedicata alle cover. La cantate ha vestito i panni di una professoressa per portare in scena il "tema dell'incomunicabilità". Un'esibizione che ha voluto lanciare un messaggio chiaro anche se sul web a colpire maggiormente sono stati i fantomatici banchi con le ruote. "Questa sera mi vesto da professoressa - ha scritto la cantante su Twitter - professoressa Madame. Con 'Prisencolinensinainciusol' e i miei amici di avventura vogliamo chiedere All Right? Il mondo avanza, il sistema scolastico no. Tutto Bene?". Sul palco del teatro Ariston Madame è salita intorno all'una di notte. Gli occhiali abbassati, la cattedra al centro del palco e un gruppo di giovani studenti seduti ai banchi (a rotelle). La rapper in versione professoressa ha deciso di portare alla serate delle cover 'Prisencolinensinainciusol', il celebre e controverso brano di Adriano Celentano del 1972 considerato il primo rap della musica italiana. Una scelta voluta e pensata per parlare dell'incomunicabilità, tema quantomai attuale. La giovane rapper veneta, la più piccola tra i Big in gara quest'anno a Sanremo, ha scelto un brano difficile con un testo nonsense, che si basa su una tecnica recitativa che utilizza suoni onomatopeici. Recitazione che ha aperto l'esibizione, con Madame che ha esordito facendo l'appello e parlando con i suoi studenti prima di impugnare il microfono ed esibirsi. Nel corso della performance gli attori si sono mossi a ritmo di musica, girovagando sul palco con i tanto discussi banchi a rotelle e sui social network si è scatenata l'ironia. L'esibizione della rapper è stata apprezzata - soprattutto per qualità, impegno civile e parità di genere visibile nel grembiule degli studenti - ma è stata l'ironia a dominare le decine di cinguettii su Twitter. Protagonisti dei tweet i fantomatici banchi e l'ex ministra Azzolina: "Madame sul podio già solo per aver portato sul palco dell'Ariston i banchi con le rotelle che finalmente sono serviti a qualcosa", "Grazie Sanremo e grazie Madame per dare un senso alla spesa fatta per i banchi con le rotelle la scorsa estate", "Grazie a Madame almeno abbiamo capito a cosa servivano i banchi a rotelle", "Tutti a criticare la Azzolina per i banchi a rotelle mentre lei li ha usati sul palco dell'Ariston".

Sanremo, alcuni Big con spille per nobile causa: il motivo riguarda la pandemia. Chiara Ferrara su Notizie.it il 04/03/2021. Fedez ha svelato il significato delle spille indossate da lui ed altri artisti a Sanremo. Alcuni Big del Festival di Sanremo hanno accolto una iniziativa benefica a sostegno dei lavoratori dello spettacolo in crisi a causa della pandemia. È per questa ragione che hanno indossato nel corso della terza serata della kermesse alcune spille raffiguranti i simboli di play e stop. L’iniziativa, denominata “I diritti sono uno spettacolo, non mettiamoli in pausa“, viene sostenuta da Scena Unita, che ha creato un fondo per sostenere coloro che sono rimasti senza lavoro a causa della interruzione degli eventi dettata dalla pandemia di Coronavirus. La categoria dei lavoratori dello spettacolo è infatti una di quelle che sta soffrendo maggiormente la crisi. Il progetto è stato sostenuto tra gli altri da Fedez, Francesca Michelin e Francesco Renga. A spiegare la presenza della spilletta sulla sua giacca è stato proprio il rapper sui social: “Questa sera indosserò una spilletta raffigurante questo logo che fa parte all’iniziativa ‘I diritti sono uno spettacolo non mettiamoli in pausa’. Un’iniziativa appoggiata anche da Scena Unita, il fondo che abbiamo istituito per i lavoratori dello spettacolo, un’iniziativa che verte a chiedere sostegno per un settore che è stato devastato nell’ultimo anno, a chiedere ristori congrui, una rappresentanza specifica per coordinare l’avviamento della riforma che ancora oggi si attende. È un modo per essere vicini ai lavoratori del nostro settore che in questo periodo stanno soffrendo una crisi mai vista prima“, ha detto.

Chiara Ferrara. Nata a Palermo, classe 1998, è laureata in Scienze delle comunicazioni per i media e le istituzioni e iscritta all'Albo dei giornalisti pubblicisti. Prima di collaborare con Notizie.it ha scritto per Mediagol e itPalermo.

Sanremo 2021, cantante pugliese arrestato si esibiva senza mascherina, ai poliziotti “Voi siete la legge io sono una leggenda”.  Zazoom.it il 5 marzo 2021. Sanremo 2021, cantante pugliese arrestato, si esibiva senza mascherina, ai poliziotti “Voi siete la legge, io sono una leggenda” (Di venerdì 5 marzo 2021) E’ finita male l’avventura sanremese di Piero Epifani, nome d’arte Piero Venery, cantante di Manduria, diventato famoso nel suo paese per essere il leader del gruppo White Queen. Il cantante è stato fermato a Sanremo nel pomeriggio di ieri dalla Polizia, perché si stava esibendo fuori al teatro Ariston senza mascherina. Il cantante pugliese era già stato multato due volte dalla Polizia locale per aver violato le norme anticovid. Pietro Epifani è diventato anche famoso per essere un fan di Freddie Mercury e per aver dichiarato più  volte, di essere la sua incarnazione. Il cantante pugliese, prima di essere arrestato, era stato intervistato da Red Ronnie. Pietro Venery a Red Ronnie aveva rilasciato le ...

Canta senza mascherina davanti all'Ariston, Freddie Mercury fermato a Sanremo. Nazareno Dinoi su Il Quotidiano di Puglia Venerdì 5 Marzo 2021. Ancora una volta lo show dell'artista manduriano Piero Venery, front man della tribute band «White Queen», ha conquistato spazi degli organi di stampa nazionali. Arrivando, questa volta, a farsi prelevare dalla polizia di Sanremo dove da tre giorni il pittoresco personaggio, all'anagrafe Pietro Epifani, si aggirava senza mascherina sfidando in più occasioni le forze dell'ordine che prima di portarlo negli uffici del commissariato lo hanno già multato due volte. «Non le pagherò perché loro rappresentano la legge e io la leggenda», aveva detto la sera il sosia di Freddie Mercury ai microfoni di Red Ronnie che lo intervistava all'esterno dell'Ariston. Sul suo profilo Facebook poi vantava così: «Nonostante i richiami e le minacciose multe delle forze armate, non ho indossato neanche per un attimo la mascherina; Dio salvi Freddie Mercury da questa dittatura». «Piero dei Queen», come lo chiamano nella sua città dove sta vivendo il suo esilio per il fermo dei concerti, si era recato nella città dei fiori per protestare contro il festival della canzone italiana e contro gli artisti che vi partecipano. «È una violenza non far cantare i piccoli cantanti per questo giudico questo festival illegale e i big dei farabutti perchè hanno accettato di partecipare», sosteneva il manduriano ai cronisti che lo intervistavano. Ai microfoni di Red Ronnie che davanti al teatro gli ha fatto cantare «Radio Gaga» e «We are the Champion» dei Queen, l'artista manduriano ha confessato di essere stato vicino al suicidio per la crisi che ha colpito il suo settore. «È stato lo spirito di Freddie a salvarmi - ha detto - perchè tre giorni dopo mi hanno chiamato per un concerto in Spagna».

A Sanremo il sosia di Freddie Mercury canta per strada senza mascherina: arrestato, Red Ronnie lo difende. Anna Puricella su La Repubblica il 5 marzo 2021. Piero Venery è un artista di Manduria molto noto per le sue esibizioni nel segno dei Queen. A Sanremo è andato per protestare per il blocco di spettacoli e cultura ma si è rifiutato di rispettare le prescrizioni anti Covid e dopo due sanzioni è stato fermato: "Considero anticostituzionale indossare la mascherina, se mi nascondi i baffi addio al personaggio". "Voi rappresentate la legge, io rappresento una leggenda". Piero Venery è un artista di Manduria (Taranto), che da anni si esibisce nel nome di Freddie Mercury: ha costruito la sua immagine ricalcando quella del cantante dei Queen, ne racconta vita e segreti, ne rievoca il carisma e la vocalità nei concerti, con la sua band White Queen. Venery - al secolo Piero Epifani - è da giorni davanti al teatro Ariston di Sanremo. Dentro si celebra il festival della canzone italiana alla 71esima edizione, la prima blindata e senza pubblico a causa della pandemia di Covid-19. Fuori il consueto via-vai di curiosi, turisti e sosia è stato pressoché azzerato dai controlli delle forze dell'ordine. Ma Piero Venery ha fatto di tutto per esserci: si è portato dietro un microfono e canta per strada, fa foto con i pochi passanti. Il tutto senza mascherina, tanto che la polizia l'ha più volte fermato per costringerlo a indossarla, fino a comminargli due multe da 280 euro. Non pago, lui ha continuato a cantare, e l'esito della sua ostinazione è stato prevedibile: i poliziotti l'hanno arrestato caricandolo su una volante, il 4 marzo. Lui indossava un completo rosa, ed era sempre senza mascherina. Ma nel frattempo aveva avuto modo di spiegare il perché di questa sua scelta a Red Ronnie, che ha poi filmato il momento del suo arresto. I due si erano incontrati la sera prima proprio davanti all'Ariston, Venery aveva colpito il giornalista per la sua forte somiglianza con Freddie Mercury, e il sosia si era raccontato. Ha spiegato di essere a Sanremo per protestare per il blocco dell'attività artistica in Italia - dove teatri, cinema e sale da concerto continuano a essere chiusi - ha rievocato Freddie cantando "Radio Gaga", ha ammesso di aver tentato il suicidio alla fine del 2020, sentendosi salvato da Mercury perché poco prima di compiere l'atto ha saputo che avrebbe avuto un concerto in Spagna. Piero Venery è conosciuto, in Italia e fuori, perché con la sua tribute band White Queen si è esibito ovunque, con uno spettacolo confezionato in ogni aspetto per celebrare Freddie Mercury. Il suo successo non era passato inosservato al fisco, e nel 2014 finì nei guai perché accusato di aver nascosto all'erario circa 800mila euro di cachet percepiti proprio per le sue esibizioni. Lui ha continuano imperterrito, rilanciando la questione in trasmissioni televisive in Italia all'estero, si è paragonato - e continua a farlo - a quelli che chiama "evasori fiscali orgogliosi" (di recente sulla sua pagina Facebook ha chiamato così anche Umberto Tozzi). E ora che lo spettacolo è fermo, l'ha portato a Sanremo. Facendosi beffa delle prescrizioni imposte per evitare la diffusione dei contagi da Covid-19, e quindi orgoglioso di non indossare la mascherina: "Non la indosso perché è come ri-ammazzare la persona che ho ricucito - ha spiegato ai microfoni di Red Ronnie - Dal 2003 ho rimesso in piedi il cantante sacrificando me stesso. Ho già perso la mia identità, non mi spavento di una multa che non pagherò e che considero anticostituzionale. Perché se mi nascondi i baffi con la mascherina, addio al personaggio". La sua missione per conto di Freddie Mercury non ha convinto gli agenti della polizia, però, che lo hanno arrestato. "A nulla sono valse le mie parole in sua difesa - ha detto su Facebook Red Ronnie postando il video dell'arresto - Con Veronica Maya lo avevamo coinvolto nella diretta su RaiDue. Lui aveva cantato e quindi attirato l'attenzione della polizia perché privo di mascherina". "Non c'è tempo per i perdenti, perché noi siamo i campioni del mondo", cantava Freddie Mercury in "We are the champions". Ma a quanto pare non va a finire sempre così.

Un piano riuscito, il suo, perché non c’è stato inviato delle web tivù ligure che non lo abbia intervistato e fatto esibire davanti alle telecamere. Nazareno Dinoi su La Voce di Manduria sabato 06 marzo 2021. Il Freddie Mercury manduriano ha ottenuto a Sanremo quello che cercava e lo dichiara senza timori: «Ho bisogno di protagonismo e di essere al centro dell’attenzione. Farsi arrestare? Che problema c’è? Sono cose da rockstar, tutte le rockstar sono maledette proprio perché vanno contro la legge». Così, Piero Queen, Pietro Epifani all’anagrafe, 41 anni, frontman dei «White Queen», tribute band della formazione del mitico Freddi Mercury di cui Pietro è convinto di essere la reincarnazione, ha incassato un provvedimento Daspo: per tre anni non potrà mettere piede nella città del festival. Era andato lì «per far rumore» e per protestare contro i cantanti che partecipano alla kermesse più popolare del panorama musicale italiano e non solo. Ma era andato anche e soprattutto per fasi notare. Un piano riuscito, il suo, perché non c’è stato inviato delle web tivù ligure che non lo abbia intervistato e fatto esibire davanti alle telecamere. Anche giornalisti del calibro di Red Ronnie hanno fatto parte dei programmi di Piero Queen. Che importa se non indossava la mascherina in una città come Sanremo dove il virus galoppa e, fa sì rumore, più della musica dell’Ariston. «La mascherina mai, perché copre il volto di Freddie che mi sono cucito addosso», ha risposto agli agenti della polizia sanremese che per due volte lo hanno fermato, multandolo. E che alla terza volta, all’ennesima provocazione dell’artista manduriano («voi rappresentante la legge, io la leggenda»), lo hanno accompagnato in commissariato dove è rimasto per quattro ore sino all’emissione del Daspo e il foglio di via in tasca lo hanno lasciato libero. Con l’obbligo di rientrare a Manduria entro le ore 18 di ieri. Missione compiuta. Durante il viaggio di ritorno, Piero Queen anticipa sui social il suo rientro a casa. «Le multe non le pagherò», ha detto ai microfoni di Red Ronnie. Su Facebook ha poi postato una sua foto con il cantante Umberto Tozzi incontrato a Sanremo, ricordando un’altra sua trasgressione: «Lo stimo in quanto è un evasore fiscale orgoglioso come me», ha scritto. Nel 2014, la reincarnazione di Freddie Mercury, è stato al centro di un'altra vicenda che conquistò i media nazionali. La Guardia di Finanza di Manduria gli contestò l’evasione erariale di 500 concerti tenuti dal 2009 al 2013 per un volume d’affari non dichiarato pari a circa 700mila euro ed altri 70mila di Iva evasa. N.Din.

Piero dei Queen fermato dalla polizia a Sanremo: "contro il Festival e le mascherine". Nel 2014, la reincarnazione di Freddie Mercury, come ama definirsi, è stato al centro di un'altra vicenda che conquistò i media nazionali.  Nazareno Dinoi su La Voce Manduria venerdì 05 marzo 2021. Ancora una volta lo show dell’artista manduriano Piero Venery, front man della tribute band «White Queen», ha conquistato spazi degli organi di stampa nazionali. Arrivando, questa volta, a farsi prelevare dalla polizia di Sanremo dove da tre giorni il pittoresco personaggio, all’anagrafe Pietro Epifani, si aggirava senza mascherina sfidando in più occasioni le forze dell’ordine che prima di portarlo negli uffici del commissariato lo hanno già multato due volte. «Non le pagherò perché loro rappresentano la legge e io la leggenda», aveva detto la sera il sosia di Freddie Mercury ai microfoni di Red Ronnie che lo intervistava all’esterno dell’Ariston. Sul suo profilo Facebook poi vantava così: «Nonostante i richiami e le minacciose multe delle forze armate, non ho indossato neanche per un attimo la mascherina; Dio salvi Freddie Mercury da questa dittatura». «Piero dei Queen», come lo chiamano nella sua città dove sta vivendo il suo esilio per il fermo dei concerti, si era recato nella città dei fiori per protestare contro il festival della canzone italiana e contro gli artisti che vi partecipano. «È una violenza non far cantare i piccoli cantanti per questo giudico questo festival illegale e i big dei farabutti perchè hanno accettato di partecipare», sosteneva il manduriano ai cronisti che lo intervistavano. Ai microfoni di Red Ronnie che davanti al teatro gli ha fatto cantare «Radio Gaga» e «We are the Champion» dei Queen, l'artista manduriano ha confessato di essere stato vicino al suicidio per la crisi che ha colpito il suo settore. «È stato lo spirito di Freddie a salvarmi - ha detto -  perchè tre giorni dopo mi hanno chiamato per un concerto in Spagna». Nel 2014, la reincarnazione di Freddie Mercury, come ama definirsi, è stato al centro di un'altra vicenda che conquistò i media nazionali. La Guardia di Finanza di Manduria gli contestò l’evasione erariale di 500 concerti tenuti dal 2009 al 2013 per un volume d’affari non dichiarato pari a circa 700mila euro ed altri 70mila di Iva evasa.

Piero Venery: il sosia dei Queen che ha portato scompiglio a Sanremo si confessa e denuncia l’inerzia dei big. Maria Teresa Valente il 10 marzo 2021 su ilsipontino.net. “L’unico scandalo a Sanremo sono stato io”.  È chiaro, conciso e diretto Piero Venery, nome d’arte di Pietro Epifani, quando mi racconta la sua avventura nella cittadina del festival. Contatto Piero tramite un amico in comune che mi descrive l’artista di Manduria come la reincarnazione, per voce e sembianze, del grande Freddie Mercury, di cui è uno dei sosia più popolari. “Sto soffrendo”, ha dichiarato Venery al microfono di Red Ronnie che lo ha intervistato mentre era a Sanremo a portare in giro per le strade il suo personaggio, in un’atmosfera quasi surreale. La città dei fiori la sera era deserta per via delle restrizioni Covid, ma nel teatro Ariston andava in scena con tutti i suoi lustrini ed eccessi, e a dispetto di ogni divieto, il festival della canzone italiana. Un controsenso che a Piero proprio non è andato giù e che ha visto come una vera e propria ingiustizia nei confronti di tutti coloro che fanno parte del mondo dello spettacolo e che sono fermi ormai da un anno. “Il festival non si sarebbe dovuto tenere e i big potevano avere il potere supremo di protestare contro la chiusura dei teatri”, ha evidenziato. L’artista è stato multato più volte dalla polizia di Sanremo per la violazione delle norme anti-Covid ed è stato persino arrestato: “Voi rappresentate la legge, io la leggenda”, ha raccontato di aver detto alle forze dell’ordine, giustificando il fatto che fosse senza mascherina per non dover nascondere il personaggio che rappresenta. Ma non ha paura di contagiarsi? E non le sembra una mancanza di rispetto? “Se non muoio di virus muoio di fame o di depressione e la vera mancanza di rispetto è da parte di chi ha dimenticato gli artisti in quest’ultimo anno”, afferma, confessando che lo scorso novembre era arrivato al punto di tentare il suicidio. Poi, una chiamata improvvisa per uno spettacolo in Spagna gli ha ridato la forza e la voglia di continuare a vivere. “È stato lo spirito di Freddie a salvarmi”, ha detto. “Sì, lo so, posso sembrare un folle, ma non è forse la follia che genera la genialità”, mi domanda. Per Piero The Show Must Go On, dicendola come Freddie, ma per tutti e non solo a Sanremo, perché gli artisti devono poter continuare ad essere artisti e non a cambiare mestiere violentando il proprio essere. La sua incursione nella cittadine ligure, a mo’ del cavallo pazzo degli anni ’90, è stata un modo per far sentire il grido di disperazione di un mondo, quello dello spettacolo, dove i riflettori stentano a riaccendersi e per alcuni artisti e anche per tutti coloro che lavorano dietro le quinte, se non s’interviene con urgenza potrebbero non riaccendersi mai più. Maria Teresa Valente

·        La Quarta Serata.

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera” il 5 marzo 2021. Questo Sanremo verrà ricordato perché ha fatto meno audience della precedente edizione. Tutti a spiegare cosa non ha funzionato: gli ospiti sbagliati, la trasmissione senza ritmo, vestiti che lasciano a desiderare... Ci si aspettava il pienone e invece c'è stato un calo di ascolti. Di belle canzoni ce ne sono poche, ma non sono un esperto di musica e parlo solo di sensazioni. A parte Orietta Berti ed Ermal Meta, i cantanti in gara non appartengono certo al target tradizionale di Rai1. L'assenza del pubblico in sala compromette il carattere di cerimonia, di festa collettiva. L' Amadeus due sembra una brutta copia dell' Amadeus 1 (succede sempre). I finti applausi rendono tutto finto, perché manca il calore, perché manca il colore (sembra un Festival in bianco e nero). Qualcosa non funziona, è come se tutti agissero in sospensione. Insomma, a un Festival dimezzato corrisponde una audience dimezzata (non proprio). Il problema, secondo molti, è che neanche il formidabile Fiorello è riuscito a compiere il miracolo. Se non ci è riuscito lui Allora, forse, dobbiamo fare una riflessione sul contesto in cui è capitato questo Festival, sulla missione salvifica di cui era stato investito (qualche sera a non parlare di Covid, qualche sera senza i virologi, qualche sera di spensieratezza), sul nostro stato d' animo di spettatori (forse sulla nostra cattiva coscienza, quando il divertimento è vissuto come un senso di colpa di fronte a tutti quei morti). Devo essere onesto, non so dire le cause del calo di ascolti e non mi sembra un argomento fondamentale. Posso solo supporre che un anno di pandemia ci abbia profondamente cambiati, che la perdita di gusto non sia soltanto un sintomo materiale, che ci stiamo abituando a un tipo di vita penitenziale, privo di qualsiasi libido. Di questo sono certo. Da un anno la tv è diventata un bollettino di guerra. I talk sembrano facciano a gara a chi suscita più angoscia, a chi stimola maggiormente la nostra voluptas dolendi . Il rifugio streaming nelle piattaforme ha ormai consumato tutti i bonus (difficile trovare qualcosa da vedere). E davvero pensavamo che tutto il contesto non avesse conseguenze su Sanremo? Per ragioni oggettive Sanremo non è stato in grado di manifestarsi come una messinscena della festa e sintonizzarsi con un pubblico nel frattempo minato nell' animo. Noi ci abbiamo messo del nostro, come se ci vergognassimo di fare festa.

Valeria Morini per "fanpage.it" il 5 marzo 2021. La lunghezza smisurata delle cinque serate del Festival di Sanremo è ormai un tormentone:  con 26 Big in gara e un numero smisurato di ospiti, è impossibile chiudere ogni serata prima delle 2 di notte. Al di là di un possibile impatto negativo sugli ascolti, che quest'anno hanno subito un evidente calo, la tematica è stata affrontata nel corso della conferenza stampa del 5 marzo. Amadeus ha commentato l'ipotesi di accorciare le puntate per andare incontro agli spettatori meno nottambuli. Al contempo, ha difeso la sua idea di portare all'Ariston uno spettacolo ricchissimo di personaggi, spiegando perché la scaletta non è stata più snella di quella dello scorso anno. Non so se farò un terzo festival ma lo terrò in considerazione. Può essere un'idea che uno può valutare. L'anno scorso ho lavorato per i 70 anni del festival, quest'anno a una sorta di rilancio della canzone. È un po' come quando arrivano gli amici e cucini tanto da mangiare, poi ti dicono era tutto buono ma potevi fare di meno. Sono 90 gli artisti sul palco, un numero enorme. E comunque ieri sera 5 milioni di teste erano sintonizzate in tarda notte, non sono poca roba.

L'intervento di Stefano Coletta. Sull'argomento è intervenuto anche il direttore di Rai1 Stefano Coletta, che ha sostenuto come la lunga durata di Sanremo non sia una novità. In passato, il Dopo Festival era un appuntamento che teneva molti spettatori incollati alla tv. La fruizione televisiva è molto cambiata. Dopo aver investito sul cambiamento epocale della musica, si può ripensare a una scaletta più stringente. Voglio però ricordare a quelli della mia generazione che nella storia del festival, comunque, una volta c'era l'attesa del dopo festival, di quello che accadeva di notte. Non ho la certezza che una scaletta più corta possa giovare alla narrazione. Secondo me il festival ha sempre tenuto conto della quota notturna.

Lo sfogo di Amadeus. In conferenza si è creata un po' di tensione tra Amadeus e la sala stampa, per le proteste dei cartacei che in finale vogliono conoscere il nome del vincitore il prima possibile, per poter andare in stampa. Il conduttore ha assicurato che il nome verrà comunicato ai giornalisti per l'1.30 ma non ha nascosto una reazione di lieve stizza: "Me l'avete chiesto anche l'anno scorso. Non mi dite sempre che andate a letto alle 2 di notte. Chi farà il direttore dopo di me finirà a mezzanotte, non so che dirvi. Quest'anno non c'è il DopoFestival. Ci sono 26 Big in gara, non posso dare il vincitore all'1". In compenso, Amadeus ha confermato che il vincitore delle Nuove Proposte sarà annunciato all'inizio della semifinale del 5 marzo.

Dagospia il 5 marzo 2021. Riceviamo e pubblichiamo: Caro Dago, trovo davvero ridicolo l'accanimento (tutt'altro che terapeutico) contro gli ascolti di Sanremo. Mi riferisco al pezzo del pur mitico Molendini che hai pubblicato poco fa, ma anche allo stillicidio quotidiano di dati, percentuali, virgole e confronti che sembra essere l'unico elemento di interesse di colleghi, twittaroli e opinionisti vari (come diresti tu: per mancanza di opinioni). Questo Festival funziona meno di quello dell'anno scorso, e di due anni fa, eccetera: embè? Dall'enorme platea di chi lo guarda, e pure di chi non lo guarda, si leva un solo grido: e chissenefrega? Siamo al solito parlarsi addosso, robe da addetti ai lavori, pro-Rai e anti-Rai, pro-Coletta o anti-Coletta, pro-Presta o anti-Presta... In compenso, quasi nessuno si fa la domanda delle cento pistole: ma se Sanremo è la vetrina della musica italiana contemporanea... sarebbe questa la musica italiana contemporanea? Cantanti stonati che non fanno un passo senza l'autotune, testi dimenticabili e da dimenticare, armonie queste sconosciute, perfino presunti plagi di un brano che già gridava vendetta nella versione originale. Almeno quei matti dello Stato sociale hanno messo lì un ritornello da canticchiare, in macchina o sotto la doccia (Ma...che senso ha?). Dice: l'indie piace ai ggiovani. Eppure se ai ggiovani fai ascoltare il rock anni 70 e 80 mica dicono che fa schifo... E comunque, anche qui, chissenefrega: mica guardano la tv, i ggiovani. Ciao Umberto Brindani

Marco Molendini per Dagospia il 5 marzo 2021. Sostanzialmente ha ragione Brindani: chissenefrega. Resta il mistero italiano di Sanremo. L'unico festival al mondo di canzoni, peraltro inutili, che dura una settimana, mobilita l'intero paese, tappezza i giornali, tiene incollati milioni di italiani davanti a Rai1, la platea che il grande Gianni Boncompagni aveva definito implacabilmente come quella dei telemorenti. Così, quando cade, la sua caduta diventa una notizia e fa rumore. Lo ha fatto quando è toccato a Pippo Baudo perché non dovrebbe toccare a Amadeus e Fiorello? In più quest'anno c'è da pagare il pedaggio di quella che non si può definire in altro modo che paraculata: l'idea di puntare sul coprifuoco degli italiani e sull'alleanza del virus che tiene tutti agli arresti domiciliari. La Rai ha venduto gli spot puntando sul pienone e il pienone non c'è stato. E, allora, se il programmone che doveva consolare il paese e dargli, così è stato detto, un po' di sorriso dopo tante pene, invece sprofonda e fa splash quel chissenefrega diventa stupore. Stupisce che molti giornali facciano finta di niente: «non si si capisce il motivo», per rubare un mitico verso di Paolo Conte che si chiedeva perché le donne non amassero il jazz. Paolo Conte a Sanremo, anche se Asti non è lontana, non ci mette il naso (lo ha messo al club Tenco, ma era un'altra cosa). Non lo mette perché è persona riservata e perché il Festival non è una vetrina della musica italiana. Non è il Festival della canzone italiana, è un luogo della consuetudine nazionale, uno spettacolo televisivo che usa la canzone come pretesto. Per spiegare quel mistero non basterebbero legioni di sociologi (neppure se fossero più dei virologi): le canzoni brutte non si contano (e quest'anno si è fatto il meglio in questo senso), i cantanti spesso non stonano solo grazie a quel congegno miracoloso che è l'autotune, le canzoni sono pietose. L'assenza della musica è tale che per farsi notare bisogna mettersi la maschera da Hannibal Lecter o indossare sulla fronte degli occhiali da saldatore (gli Extraliscio by Elisabetta Sgarbi), oppure pavoneggiarsi con le piume, piangere lacrime di sangue o smaltarsi d'oro (Achille Lauro). Ieri sera ho visto due coriste che si erano legate i capelli con un treccione enorme, come fossero gemelle siamesi, Max Gazzè, che pure è un professionsista si è dovuto vestire da Leonardo. In questo clima il travestirsi è l'unico modo per farsi notare. Perfino il povero Fiorello, che non ne avrebbe bisogno, in simili frangenti è dovuto ricorrere a piumaggi e mantelle colorate di fiori, si è perfino fatto rasare i baffi in diretta dal maldestro Amadeus. Certo, chissenefrega. Resta quel mistero insoluto che non viene cancellato o risolto neppure da un'edizione che perde pezzi e spettatori come questa: quale sarà mai l'arcano motivo che tiene sette milioni di italiani legati alle poltrone fino alle due di notte con un simile minestrone? Mistero, appunto. Quanto alla musica, lasciamo perdere, ma non c'è da meravigliarsi e neppure da farsi domande da cento o da una pistola.

Marco Molendini per Dagospia il 5 marzo 2021. Sorprendente pronto soccorso dei giornaloni al Festivalone. I siti offrono all'Amadeus 2 una boccata d'ossigeno con titoli consolatori: «Risalgono gli ascolti nella serata dei duetti», lancia il Corriere della sera, «Gli ascolti migliorano», il controcanto di Repubblica che, per dare corpo alla spericolata affermazione, mette in evidenza solo il dato della prima parte della serata (quando, ovviamente, gli spettatori sono di più). Respiro di sollievo alla depressione che domina in Riviera, solo che poi vai leggere i numeri e le cose stanno in modo decisamente diverso. La risalita sanremese sarebbe questa: 7 milioni 653 mila spettatori per la infinita nottata dei duetti con il 44,3 per cento di share. Due milioni e 200 mila in meno rispetto all'anno prima (erano stati 9 milioni 863 mila) e 10,2 punti in percentuale in meno. Come risalita non c'è male. Una ricaduta non una risalita. E l'incremento di cui parlano i siti della grande stampa dove stanno allora? Bisogna andarlo a cercare: ed ecco allora che il raffronto consolatorio riguarda la disastrosa serata precedente, con 70 mila spettatori e due punti di percentuale in più. Un segnale che, intanto, racconta come la responsabilità del flop stia in buona parte nella canzoni (anche se i duetti hanno messo in mostra quanto artisticamente sia precario il cast messo insieme quest'anno, salvo poche eccezioni, Ermal Meta e il duo Gazzé-Silvestri). Ma, a dispetto di quei titoloni amichevoli e confortanti, l'edizione covid di Sanremo resta la peggiore dal 2008 e ormai il suo percorso dal punto di vista degli ascolti è tracciato (e a Sanremo si sa, i numeri sono tutto, a cominciare dai contratti pubblicitari). In altri anni i giornali avrebbero fatto sfracelli, lastricato le pagine di commenti e riflessioni sulla caduta. Quest'anno silenzio o quasi, arrampicandosi sugli specchi. Repubblica questa mattina, sull'edizione cartacea, addirittura non riporta neppure i dati degli ascolti della seconda serata, ma anzi dà spazio a un commento sul fatto che ci sarebbe un incremento di visualizzazioni su Raiplay che compensa le perdite (ma anche quei senza citare quali siano le perdite). Ora la domanda è: sono scelte volute o frutto soltanto della distrazione? O c'è il contributo dell'effetto Sindrome di Sanremo, quello speciale stato psicologico che avvolge la pattuglia degli inviati al festival, ostaggio della sala stampa dove la percezione della realtà diventa assai precaria e l'atteggiamento verso i carcerieri (si fa per dire, ovviamente) diventa quasi di complicità?

Renato Franco per il “Corriere della Sera” il 5 marzo 2021. «I dati sono comunque clamorosi. Conta il momento storico che stiamo vivendo: ci sono persone che non sanno se la sera riescono a mettere il piatto a tavola, la gente è disperata, arrabbiata, il Paese è come se vivesse una guerra. E questo si riflette sugli ascolti». Il Festival di Sanremo sconta ancora un calo (oltre 10 punti rispetto alla seconda serata dell' anno scorso), ma Amadeus dà una lettura in controtendenza del fenomeno. «Sono orgoglioso dei milioni di persone che stanno guardando il Festival, addirittura pensavo che gli ascolti sarebbero stati ancora più penalizzanti». Lo spettacolo è indubbiamente elegante, Amadeus e Fiorello tengono il palco come l' anno scorso, le canzoni sono in linea con quello che offre il mercato discografico negli ultimi anni. Diventa quasi difficile spiegare fino in fondo perché nel 2020 fu un successo che quest' anno non si è ripetuto. Il Sanremo 2021 sconta un cast sbilanciato su cantanti poco noti alla platea abitudinaria di Rai1, una formula che ricalca quella dell' anno scorso (repetita a volte non iuvant), ma - questa è l' analisi di Amadeus - più di tutto paga l' inconscio rifiuto collettivo ad abbandonarsi alla spensieratezza quando ci gira intorno un mondo anomalo. «Quando sei arrabbiato non ti va di andare a una festa di compleanno, te ne stai a casa - spiega ancora il conduttore -. Io vado a una festa e mi diverto se sono felice, non se ho un problema di lavoro. Sarebbe stato facilissimo buttare la palla in tribuna. Passavo per capriccioso quando parlavo del pubblico, ma dicevo una cosa banalmente logica. Ovvio che se Sanremo si fa senza pubblico, questo toglie il senso dell' evento». In media la seconda serata del Festival ha raccolto 7 milioni 586 mila spettatori con il 42,1% di share, il dato più basso dal 2015. Nel dettaglio la prima parte ha ottenuto 10 milioni 113 mila spettatori (41,2% di share), la seconda poco meno di 4 milioni (45,7%). Ma Amadeus non vuole sentir parlare di confronti («sono due anni non paragonabili»), difende con forza tutte le sue scelte, spiega, analizza, non si tira indietro. «Pentito? No, sono fiero di essere qui. Fare il Festival è un' esperienza che tocca corde diverse, consente di riaprire un settore che come tanti altri è morto da un anno a questa parte, con un riscontro economico e commerciale per l' azienda e per la città, con una presenza di sponsor importanti, come segnale di lotta, di non resa. Non mi sono pentito neanche un istante, mai. I risultati mi riempiono di gioia, perché siamo tutti in modalità emergenza. In questo contesto 10 milioni di persone che si sintonizzano sono commoventi». È indubbio che i dirigenti Rai, ma anche tanti analisti, pensavano potesse andare diversamente. Con le persone chiuse in casa dalle 10 di sera tutti immaginavano ascolti bulgari. Invece no. Il Festival poi è da sempre bersaglio al centro del mirino. «Non so se sono diventato antipatico. Certo, le accuse al Festival come obiettivo da colpire non gli hanno fatto bene ma continuo a pensare che se avessimo avuto in platea 400-500 medici sarebbe stato meraviglioso. Ma se questo serve a non creare problemi e a far felici persone che chiedevano la chiusura del teatro, allora va bene. Intanto Sanremo è partito e i teatri ancora chiusi. Questo può portare a dire che quindi noi siamo privilegiati e a fare arrabbiare. Ma non è una gara a chi sta meglio». Non dà una risposta di circostanza sui «no» che ha ricevuto. Di solito si preferisce glissare perché ammettere un rifiuto in un mondo competitivo viene letto come un segnale di debolezza. «Rispetto i no di Celentano, di Benigni, di Jovanotti. È difficile pensare a un Sanremo così anche per gli artisti, il Covid ha creato grandi problemi, ci sono persone che hanno paura di uscire di casa e che non hanno più vent' anni». Lo spettacolo con il vuoto intorno toglie calore. «Il Festival è il più grande evento italiano che ci sia: lo fanno la sala stampa, le tv, le polemiche, le persone che arrivano a Sanremo, i cantanti, il pubblico, le signore in prima fila, i politici. Tutto questo diventa evento. Se non fosse un evento sarebbe un meraviglioso programma tv, ma non sarebbe mai il Festival. Quest' anno Sanremo non è il Festival di Sanremo che abbiamo vissuto per 70 anni, è un' altra cosa». Intanto è scivolata via anche la terza serata, quella delle cover e dei duetti, quella di Vittoria Ceretti, top model prestata alla conduzione, quella di Fiorello che si è fatto tagliare i baffi da Amadeus perché «assomigliavo a D' Alema». Qualche intoppo tecnico e pure un incidente per Ibrahimovic arrivato in ritardo sul palco. Bloccato da tre ore in autostrada per un incidente, «ho fermato un motociclista e gli ho chiesto di portarmi a Sanremo. Meno male che era milanista. Dopo 60 chilometri sono arrivato un po' infreddolito, ma l' ho fatto per salvare il mio Festival, non il tuo». Quando sale sul palco anche Mihajlovic, con Amadeus e Fiorello si trasformano negli «Abbadeus» per cantare tutti e quattro «Io vagabondo» dei Nomadi. Il giorno prima l' attaccante del Milan non c' era perché era a San Siro. Mao Tze Ibra sentenzia: «Potevate fare Sanremo a casa è mia: se Zlatan non va al Festival, il Festival va da Zlatan».

(ANSA il 5 marzo 2021) - SANREMO, 05 MAR - Sono stati 10 milioni 596 mila, pari al 42.4% di share, i telespettatori che hanno seguito ieri su Rai1 la prima parte della terza serata del Festival di Sanremo, dedicata alle cover della musica d'autore; la seconda parte ha ottenuto 4 milioni 369 mila con il 50.6%. Il festival risale la china degli ascolti: la seconda serata aveva ottenuto 10 milioni 113 mila spettatori con il 41.2% nella prima parte e 3 milioni 966 mila nella seconda con il 45.7%. L'anno scorso la serata duetti aveva fatto registrare 13 milioni 533 mila spettatori con il 53.6% di share nella prima parte e 5 milioni 636 mila con il 57.2% nella seconda.

Da davidemaggio.it il 6 marzo 2021. Nella serata di ieri, venerdì 5 marzo 2021, su Rai1 – dalle 20.50 alle 21.20  – Sanremo Start ha ottenuto 9.601.000 spettatori (33.8%). La quarta serata del Festival di Sanremo 2021 ha appassionato 8.014.000 spettatori pari al 44.7% (i dati della terza serata, i dati delle quarte serate, la classifica generale, i picchi e i confronti nel dettaglio). Nel dettaglio la prima parte – dalle 21.25 alle 23.38  – ha ottenuto 11.115.000 spettatori (43.25%), la seconda parte – dalle 23.42  alle 25.59 – ha ottenuto 4.980.000 spettatori (48.18%). All’interno il TG1 60 Secondi ha raccolto 6.165.000 spettatori con il 45.58%. Su Canale 5 Ultimo – L’Occhio del Falco ha raccolto davanti al video 1.534.000 spettatori pari al 6.88% di share. Su Rai2 Valerian e la Città dei Mille Pianeti ha interessato 737.000 spettatori pari al 2.84% di share. Su Italia 1 Shining – Extended Version ha catturato l’attenzione di 722.000 spettatori (2.94%). Su Rai3 L’Amore Bugiardo ha raccolto davanti al video 817.000 spettatori pari ad uno share del 3.29%. Su Rete4 Quarto Grado – Le storie totalizza un a.m. di 1.283.000 spettatori con il 6% di share. Su La7 Propaganda Live ha registrato 848.000 spettatori con uno share del 3.98%. Su TV8 The Karate Kid – Per Vincere domani ha segnato l’1.2% con 313.000 spettatori mentre sul Nove I migliori Fratelli di Crozza ha catturato l’attenzione di 644.000 spettatori (2.4%).

Da repubblica.it il 6 marzo 2021. Per la quarta serata del festival, la penultima prima del gran finale di questa sera, sono stati 11.115.000 gli spettatori della prima parte, con il 43,3% di share. La seconda parte, andata avanti fino alle 2 di notte, è stata seguita da 4 milioni 980mila spettatori e share del 48,2%.

Alberto Mattioli per La Stampa il 6 marzo 2021. Curioso. Di fronte allo smottamento degli ascolti, la Rai incolpa la tristezza dei tempi che toglie alla gente la voglia di ridere, scherzare, cantare e di conseguenza di sciropparsi il Sanremone (non è chiaro, per inciso, cosa invece faccia di sera, con tutto chiuso e il resto della tivù perfino peggio dell'overdose di canzoni). Ma proprio per questo forse sarebbe stato bene pensare a un festival diverso, non a una fotocopia dell'Amadeus I che tanto piacque l'anno scorso, ultimo dell'era ante Covid. Invece è evidente che il cinico calcolo era rifare il solito festival confidando nella voglia di evasione dal clima angoscioso del d.C.: insomma, la vecchia ricetta nazionale del canta che ti passa. Sbagliato. Per esempio, è noto che con il Covid la soglia d'attenzione si è ridotta e siamo diventati tutti più insofferenti. Bene: ieri ci sono stati inflitti tutti e ventisei i cosiddetti big più la finale dei quattro gggiovani, concesso e non dato che ci sia poi tutta questa differenza fra molti sconosciuti neanche tanto illustri della prima categoria e i ragazzi di belle speranze ma di non grande voce della seconda. Comunque abbiamo il verdetto della finale baby, officiata da Amadeus con due copremiatori: il direttore d'orchestra Beatrice Venezi (direttore e non direttrice, lo vuole lei) e il presidente della Liguria, Giovanni Toti. Con Polvere da sparo ha vinto Gaudiano, faccia da bravo ragazzo che ha sparso anche qualche lacrimuccia, commuovendo le mamme d'Italia (qualcuna che ancora guarda Sanremo ci sarà pure). La seratona è di lunghezza terroristica. Sulla scaletta la fine è prevista per le 2.39 del mattino, e non si capisce se per fine si intenda l'estinzione del programma o di chi lo guarda. Chi deve sorbirselo tutto ha già sviluppato una sindrome di Stoccolma verso Ama & Fiore nel ruolo dei sequestratori sadici. Tanto più che la calma è piatta e la noia palpabile. A dare una scossa prova il solito Achille Lauro. In posa da sposa, coperto dalle abituali piume, nell'ordine: a) si paragona a san Francesco, Prometeo e Giovanna d'Arco; b) imbraccia il Tricolore mentre risuona l'Inno; c) stampa un bacio gay in bocca a Boss Doms (già fatto l'anno scorso, pare di rimembrare). Che trasgressione, signora mia, che brividi. Almeno stavolta sbuca Fiorello con corona di spine in testa per duettare Rolls Royce e fornire al Pennuto quel che gli manca: l'ironia. Tanto che alla fine Fiorello non schioda, "non posso muovermi, sono un olio, un quadro di Lauro", e lo portano via a braccia. A proposito: è Fiore l'unica variabile indipendente nella stracca ripetizione del rito. Magari il duetto con Amadeus su Siamo donne con le parrucche, lui Sabrina Salerno e Ama Jo Squillo, anche no. Ma per il resto il Mattatore fa il suo e lo fa da par suo, cioè meglio di chiunque altro. Però neanche lui può restare in scena per sei ore. Va detto però che, a forza di ascoltarle, le canzoni sembrano quasi buone, o almeno non così cattive. Anche i cantanti stonano meno. Perfino Aiello, forse il più micidiale, ha realizzato che si può anche cantare invece di ululare. Apprezzabile anche Gazzè truccato da Salvador Dalì. Visto tuttavia che trenta brani non bastano, la scaletta è stata inzeppata con la consueta bulimia. C'è ovviamente Ibra che ormai è diventato il sergente sadico dei film che le reclute prima odiano e poi rispettano, ma ha una battuta buona: "Troppa gente in campo, rischio squalifica". Se n'è accorto anche lui. Fra le new entry c'è Barbara Palombelli che fa un bel monologo sulle donne "che tengono il Paese" ed esorta le ragazze a "studiare fino alle lacrime e lavorare fino all'indipendenza". Da Alessandra Amoroso e Matilde Gioli arriva l'appello perché la gente di spettacolo possa ricominciare a farlo. Già. Anche fuori dall'Ariston c'è vita (forse).

Sanremo 2021, "Ci vuole cultura". Amadeus e Fiorello si vestono così? Spunta l'ipotesi-querela. Libero Quotidiano il 06 marzo 2021. Joe Squillo un fiume in piena. La cantante non ha preso bene lo sketch andato in onda al festival di Sanremo 2021 sulle note della canzone Siamo Donne. "Tutto banalizzato, alla Rai chiedo un festival 2022 a gruppo di donne", ha tuonato contro Amadeus e Fiorello. “Se si vestivano da drag queen almeno sarebbe stato uno spettacolo, non basta una parrucca per cantare quella canzone, per cantare quella canzone ci vuole cultura. Con quella canzone abbiamo lasciato un segno, abbiamo fatto la storia, ma la storia si rispetta. Quella sera di 30 anni fa raggiungemmo un record di ascolti di 17 milioni di spettatori, non so chi altro lo abbia fatto". Una vera e propria frecciatina ai bassi ascolti registrati fino ad oggi dalla kermesse. La stessa Squillo non si dice affatto stupita. C'è addirittura chi, tra i commenti arrivati sotto lo sfogo della cantante, ha consigliato di "querelare, tanto vincete di sicuro". Ma la Squillo non ci sta, non vuole arrivare a questo. "Potrei leggere i tanti messaggi arrivati su Instagram: sono stati massacrati - ha detto ancora Jo Squillo - Qualcuno ha anche scritto “se li querelate vincete di sicuro”, ma ci mancherebbe, sono troppo artista per pensare di mettere tutto in mano a degli avvocati, e non penso assolutamente che ci sia stata derisione, il fatto è che a loro, inconsapevolmente, quella cultura, quell'attenzione al femminile manca”. E ancora, non è finita qui per la cantante che a valanga ha asfaltato l'esibizione: "C'è bisogno nella società, dopo questo anno così speciale, che così profondamente ha colpito tutti, di un doveroso cambiamento. Noi tutti abbiamo versato così tante lacrime che davvero la musica in questo momento può essere una potente voce di cambiamento, quindi Sanremo in questo momento doveva essere ancora più speciale, toccante, non banale, e se ne sono accorti anche loro, non si può banalizzare questo grande momento anche di lacrime, riempiendo le poltrone vuote con dei palloncini: l'assenza c'è non si può chiudere, si doveva invece far sentire, perché è anche la magia di questo momento che ci fa sentire uniti".

Da huffingtonpost.it il 7 marzo 2021. “Se si fossero vestiti da drag queen almeno sarebbe stato uno spettacolo, non basta una parrucca per cantare quella canzone, per cantare quella canzone ci vuole cultura”. È il giudizio di Jo Squillo sull’esibizione all’Ariston di ieri sera di Amadeus e Fiorello che hanno reinterpretato, "Siamo donne" il brano-manifesto presentato a Sanremo insieme a Sabrina Salerno nel 1991. “Con quella canzone abbiamo lasciato un segno, abbiamo fatto la storia, ma la storia si rispetta - ha aggiunto - Quella sera di 30 anni fa raggiungemmo un record di ascolti di 17 milioni di spettatori, non so chi altro lo abbia fatto”. “Potrei leggere i tanti messaggi arrivati su Instagram: sono stati massacrati - ha detto- Qualcuno ha anche scritto “se li querelate vincete di sicuro”, ma ci mancherebbe, sono troppo artista per pensare di mettere tutto in mano a degli avvocati, e non penso assolutamente che ci sia stata derisione, è che a loro, inconsapevolmente, quella cultura, quell’attenzione al femminile manca”. Secondo Jo Squillo, che da anni è impegnata in progetti e iniziative a favore dei diritti delle donne, tutto il Festival comunque ha dimostrato di non aver fatto alcun passo avanti. “Basta confrontare il numero di cantanti donne e uomini in tutte le categorie - ha spiegato - fino ad arrivare agli autori che su 10 solo una è donna e ai direttori d’orchestra dove di donne zero”. “Per tutto questo chiedo ufficialmente alla Rai che sia data l’organizzazione del prossimo Festival a un gruppo di donne - ha aggiunto - Come in tutti i settori venga rispettata la partita di genere”. “C’è bisogno nella società, dopo questo anno così speciale, che così profondamente ha colpito tutti, di un doveroso cambiamento - ha detto ancora Jo Squillo - Noi tutti abbiamo versato così tante lacrime che davvero la musica in questo momento può essere una potente voce di cambiamento, quindi Sanremo in questo momento doveva essere ancora più speciale, toccante, non banale, e se ne sono accorti anche loro, non si può banalizzare questo grande momento anche di lacrime, riempiendo le poltrone vuote con dei palloncini: l’assenza c’è non si può chiudere, si doveva invece far sentire, perché è anche la magia di questo momento che ci fa sentire uniti”. Ed è forse pure, secondo Jo Squillo, quello che si aspettava la gente, "che non ha sentito il Festival vicino". “E lo dico con il massimo rispetto per Fiorello che è un grandissimo professionista”, ha concluso.

Marco Castoro per "leggo.it" il 5 marzo 2021. Amadeus ci sta mettendo il cuore e la faccia. Fiorello la creatività. Assieme a tutto lo staff Rai - dal direttore della rete ammiraglia Coletta, al suo vice Fasulo fino all'ultimo dei collaboratori - stanno facendo qualcosa di straordinario. E Amadeus da buon condottiero di una nave che naviga a vista tra mille difficoltà non si tira indietro, nonostante gli ascolti siano inferiori a quelli dell'anno scorso: «Questo Festival non è un evento, è un'altra cosa. Se una persona è arrabbiata e ha problemi economici e di lavoro non va alla festa a ballare e divertirsi. Il 42% di share di quest'anno vale molto di più del 52% dell'anno scorso». Anche Coletta continua a ribadire che quest'anno gli ascolti sono «imparagonabili». Seppure gli inserzionisti non la pensino alla stessa maniera. Ma se ogni giorno Amadeus e Coletta sono sulla graticola viene da chiedersi dove siano finiti i vertici Rai. Perché l'Ad Salini e il presidente Foa non partecipano alla conferenza stampa? Perché non ci mettono la faccia anche in questi momenti. Le pacche sulle spalle non bastano se continui a restare dietro le quinte. L'anno scorso quando c'era da prendersi le medaglie le apparizioni sanremesi erano più frequenti. E non toccata e fuga come adesso. Chissà, forse Salini preferisce rimanere nell'ombra perché sa di essere sotto attacco. La sua nomina è all'ultimo giro e più di un esponente politico sta spingendo sull'acceleratore chiedendo al governo Draghi di sostituirlo. Ma con chi? Un esterno? Quale manager viene a prendersi le gatte da pelare di Viale Mazzini a 240 mila euro l'anno? La Andreatta a Netflix guadagna quasi il triplo. Un interno? I nomi più gettonati sono Del Brocco, Sergio, Ammirati, Sassano, Claudio. Ma costoro sono pronti a mettersi in aspettativa e perdere anni di contributi? Perché la norma Rai non prevede che l'Ad sia un dipendente di Viale Mazzini.

I momenti top e flop della quarta serata di Sanremo 2021. Stefania Rocco su Fanpage.it il 6/3/2021. Venerdì 5 marzo è andata in onda la quarta serata di Sanremo 2021 con Amadeus, Fiorello e gli ospiti della serata Barbara Palombelli, Beatrice Venezi, Achille Lauro, Zlatan Ibrahimovic, Alessandra Amoroso e Matilde Gioli. Tra i momenti più importanti di questo penultimo appuntamento sanremese la vittoria di Gaudiano tra le Nuove Proposte. Prosegue, invece, la gara tra i Big. Tra i flop della serata il monologo della conduttrice e giornalista voluta da Amadeus e la precisazione della direttrice d'orchestra Venezi che ha chiesto di essere chiamata "direttore". Promossi Mahmood e il bacio di Boss Doms e Lauro sul palco.

I momenti top della quarta serata di Sanremo 2021:

Achille Lauro e il bacio a Boss Doms sul palco. Achille Lauro riporta sul palco uno dei cavalli di battaglia del suo ultimo Sanremo, quello che nel 2020 lo vide trionfare quale artista rivelazione del Festival: l'affinità con Boss Doms, chitarrista che lo accompagna da anni. Vestito da Italia, sulle note di una marcia nuziale, lo ha baciato posando l'accento sull'importanza delle unioni civili.

L'esibizione di Mahmood, sul palco con la gonna. Mahmood regala agli spettatori del Festival un medley impeccabile con le sue canzoni più famose. "È avanti", dice di lui Fiorello e non sbaglia. Avanti anche nel look tanto che il cantautore sceglie di stravolgere gli schemi, rivolgendosi alla platea televisiva più tradizionalista che esista indossando una gonna.

Damiano dei Maneskin e i fiori di Sanremo: "Stasera li prendo io". Body trasparente, pantaloni a vita bassa e anche scoperte, ma non è con il look che Damiano dei Maneskin ha attuato la sua piccola rivoluzione sul palco di Sanremo. Lo ha fatto quando, intercettato Amadeus in procinto di regalare i fiori di Sanremo a Victoria De Angelis, lo ha bloccato tenendo per sè il dono. "Questa sera i fiori li prendo io".

Il monologo di Barbara Palombelli. Un monologo Palombelli-centrico quello portato da Barbara Palombelli, conduttrice e giornalista, sul palco della quarta serata di Sanremo 2021. Diversi i temi sfiorati, senza approfondirne nessuno. La carriera, suo padre, i diritti conquistati dalle donne di ieri e lasciati in dote a quelle di oggi. Fino al riferimento poco rispettoso al suicidio di Luigi Tenco, che "giocando con una pistola ha trovato la morte". Una frase slegata dal contesto storico, che non attribuisce ruolo alcuno all'importanza della salute mentale.

La direttrice d'orchestra Beatrice Venezi chiede di essere chiamata "direttore". Beatrice Venezi sale sul palco e il conduttore Amadeus specifica che ci tiene a essere chiama "direttore" d'orchestra. "Me ne assumo tutta la responsabilità", aggiunge lei padrona del palco. Un'occasione sprecata, soprattutto in un mondo, come quello del quale fa parte la direttrice d'orchestra, nel quale di donne nella sua posizione se ne  vedono ancora – purtroppo – poche. Venezi è riuscita nell'impresa di allargare l'orizzonte, abbattendo un muro ancora troppo poco scalfito. Perché, quindi, non adattare al suo sforzo anche il linguaggio affinché sia motore del cambiamento che la direttrice stessa ha contribuito ad avviare?

La durata, fine serata prevista per le 2.39 (ma Amadeus anticipa la scaletta). Momenti di panico dopo la diffusione della scaletta della quarta serata di Sanremo 2021 che fissava alle 2.39 la fine del programma. Momento flop salvato da Amadeus che è riuscito ad anticipare ampiamente i tempi previsti, concludendo la quarta serata poco dopo le due: "Abbiamo recuperato 45 minuti!".

Sanremo 2021, le pagelle della quarta serata. Ernesto Assante su La Repubblica il 5 marzo 2021. I voti alle esibizioni dei 26 big e delle quattro Nuove proposte nella quarta serata del Festival

Annalisa. Dieci. Brava, precisa, inappuntabile, tecnicamente ineccepibile. Ma con una canzone ancora troppo mainstream per il 2021. Il che la porterà alta in classifica ma non nella memoria. 7 per la voce, 6 alla canzone.

Aiello. Ora. Canta il suo "pop alla Aiello" con una passione, una potenza, una forza invidiabile. Controlla poco l'intonazione, ma il pezzo non è male. 7 1/2

Maneskin. Zitti e buoni. Siano benedetti i Maneskin, la loro gioventù, la forza che mettono nella musica in cui credono e l’amore per il rock. 10

Noemi. Glicine. Quella di Noemi è una bella canzone, non facile da cantare, e lei è impossibile da non amare, appassionata, meravigliosamente ruvida e dolce. 7 1/2

Orietta Berti. Quando ti sei innamorato. Orietta Berti fa Orietta Berti, senza tradire se stessa e il suo pubblico. Non è vintage, non è revival, non è altro che se stessa con la sua voce, perfetta, e la sua musica di sempre. 6

Colapesce/Dimartino. Musica leggerissima. Pop colorato con i pennarelli, un disegno da completare seguendo i puntini che Colapesce e Dimartino seminano nella canzone. Alla fine è un bel gioco. 7

Max Gazzè. Il farmacista. Arte, follia, un pizzico di gioioso surrealismo: Gazzè non perde l’occasione per volare nel suo altrove creativo, anche sul palco del festival. 8

Willie Peyote. Mai dire mai (La locura). L’unico pezzo in cui l’attualità entra dritta nel cuore del pop è quello di Willie Peyote. C’è il rap e il ritornellone, un testo ironico e rabbioso. Non sarà un capolavoro, ma di certo è una delle cose migliori da ascoltare in questo Festival. 8

Malika Ayane. Ti piaci così. Canta e riempie l’aria con la sua voce e un ritornello bello da cantare e ascoltare. Superpop, nel migliore senso del termine. 8

La Rappresentante di Lista. Amare. Una bella canzone cantata con estrema convinzione e personalità e arrangiata con originalità usando molto bene l’orchestra. 9 1/2

Madame. Voce. Altro che musica leggera. Madame presenta un brano che guarda in avanti, con intelligenza e complessità, fascino e mistero, inquietante e appassionato. 10

Arisa. Potevi fare di più. Il miglior D’Alessio per un’ottima Arisa. Ma nel contesto di questa edizione del festival è purissima ed elegante retroguardia. 5 1/2

Coma_Cose. Fiamme negli occhi. Da cantare, in macchina, a tutto volume, magari in una strada assolata, per celebrare l’amore e l’arte del pop che non ha tempo. Semplicissima e perfetta. 9

Fasma. Parlami. L’autotune è uno strumento che può essere usato bene e Fasma lo fa, dimostrando che anche la trap può essere trasformata in canzone. 7

Lo Stato Sociale. Combat Pop. La musica è anche sanissimo divertimento, intelligente, casinaro. E loro, con giochi e magie, risvegliano il pubblico che si era addormentato, confermandosi una band, anzi un collettivo, creativo e impossibile da imbrigliare. 8 1/2

Francesca Michielin / Fedez. Chiamami per nome. C’è tra i due una buona alchimia, nessuno è ospite dell’altro, se la cavano bene in un festival in cui c’è però di meglio. 6 1/2

Irama. La genesi del tuo colore. La canzone non è male, soprattutto al secondo ascolto: l’attacco con l’harmonizer, il sapore elettropop, e una bella interpretazione, anche se in prova. 7

Extraliscio feat. Davide Toffolo. Bianca luce nera. Una dose di sana follia pervade il tentativo di contaminare più generi, stili, linguaggi fatto dagli Extraliscio con Toffolo. E’ un altro modo per scardinare Sanremo. Ben fatto. 7

Ghemon. Momento perfetto. Un Momento perfetto che fa brillare Ghemon, con una canzone raffinatissima e solare. 9

Francesco Renga. Quando trovo te. Dopo un primo tentativo complicato, con il secondo si riprende. Ma la canzone non è all’altezza della sua storia. 5 1/2

Gio Evan. Arnica
Non colpisce, nonostante la sua storia, nonostante le buone intenzioni, nonostante lui sia per molti versi un personaggio notevole. 5

Ermal Meta. Un milione di cose da dirti. C’è un modo di mettere in sintonia la canzone d’autore e il pop, parlando un linguaggio popolare e al tempo stesso toccando le corde migliori della musica e del cuore? È quello di Ermal Meta. 8

Bugo. E invece si. Si riprende, affrontando con maggiore concentrazione e impegno, il palco e la canzone. E il risultato è decisamente migliore. 6

Fulminacci. Santa Marinella. Scrive bene, canta con misura, senza strafare, senza esagerare, dimostrando maturità e bravura. 7 1/2

Gaia. Cuore amaro. Gaia ha talento e stile, e la canzone ha le carte in regola per finire in playlist e radio. Non le mancherà il successo, ma potrebbe volare più in alto. 6

Random. Torno a te. Una volta superato l’effetto del “già sentito” che sfortunatamente domina la canzone, il pezzo suona bene e la simpatia di Random fa il resto. 6

Nuove proposte.

Davide Shorty. Regina. )Pezzo scritto benissimo, arrangiato benissimo e cantato benissimo
9.

Folcast. Scopriti. (agf)Uno dei pezzi più belli di tutto il Festival, cantato da Folcast in maniera magistrale. 9 1/2

Gaudiano. Polvere da sparo. (ansa)Non all'altezza degli altri tre, ma pur sempre bravo e dotato di un pizzico di personalità sulla quale può crescere. 7

Wrongonyou. Lezioni di volo. (ansa)Canzone che permette a Wrongonyou di mettere in sintonia una nuova vena pop con la sua anima più oscura, e di cantare davvero molto, ma molto bene. 9

Sanremo 2021, le pagelle della quarta serata. Sandro Calice il 06 marzo 2021 su Rainews.it. Queste le nostre pagelle delle 4 Nuove Proposte arrivate in finale e dei 26 Big.

GAUDIANO. Sonorità vagamente latine, grande voce, metrica incalzante, vince con merito (anche se di poco) tra le Nuove Proposte. Poi dedica la vittoria al padre che non c’è più e il premio diventa, senza più alcun dubbio, suo (7,5).

DAVIDE SHORTY. Voce da virtuoso, pezzo di genesi soul, difficile da canticchiare e con una spruzzata di rap. Vince il premio Lucio Dalla della sala stampa radio tv. Non finisce qui (7+).

FOLCAST. Si intravede un gospel alle origini della canzone, lui la interpreta benissimo, anche se ‘decolla’ un po’ in ritardo (7).

WRONGONYOU. Ballata pop, con retrogusto arrabbiato. Si farà sentire. Intanto lui si porta a casa il Premio della Critica Mia Martini della sala stampa (7).

I Big.

AIELLO. L’alfiere di “sesso ibuprofene” continua a cantare sopra le righe, inutilmente (5).

MANESKIN. Signori, il rock. Tra ritmi melliflui, rap tanto per, ballate dolciastre e finti incazzati, arrivano loro a scuoterti la sedia. Belli e superbi quanto basta (8,5).

NOEMI. La canzone continua a essere fiacca e scontata, lei avrebbe meritato di meglio. Però, talento e voce da vendere. E col “parla parla parla” del ritornello tiene a galla tutto (7).

ORIETTA BERTI. Orietta fa Orietta e non potrebbe essere altrimenti. Non sono pochi quelli a cui piacerà questa canzone (anzi!), noi confermiamo il voto alla voce che regge all’incalzare degli anni e alla capacità di (ri)mettersi in gioco (6).

COLAPESCE/DIMARTINO. Quando parte l’orchestra col fischio già ti predisponi bene, poi cominciano a cantare ed è difficile non dondolare, divertìti, la testa e battere il piedino. Un invito a difendersi dai buchi neri della vita con leggerezza. Quella di calviniana memoria, però (9).

MAX GAZZE’. Siamo all’autocitazionismo raffinato  e intelligente: questa è una classica canzone alla Gazzè, ormai quasi un genere. Magari, però, non una delle sue migliori (6,5).

WILLIE PEYOTE. A noi continua a venire in mente la mitica “Quelli che benpensano” di Frankie hi nrg mc, cioè la canzone rap prestata alla ‘denuncia’ delle ipocrisie, ovviamente rapportata ai tempi. Sia come sia, è un gran pezzo e come previsto “mai dire mai” è già tormentone (8).

MALIKA AYANE. A Malika che vuoi dire: classe e voce insindacabili. Ma questa canzone rischia di essere perfetta per un un gingle pubblicitario (6).

LA RAPPRESENTANTE DI LISTA. Di rosso vestita, un’onda di energia che travolge. Grande voce Veronica Lucchesi, domina il palco e anche quell’accenno di occhiaie è perfetto per il personaggio (7,5).

MADAME. Unico caso di autotune che "ci azzecca". La ragazza prodigio della trap a 19 anni ha già il suo inconfondibile stile, ma questa canzone non ci cattura (6).

ARISA. Un peccato che la sua superba voce sia stata imprestata a questa cantilena di Gigi D’Alessio, con inutili acuti e uguale a cento altre (5,5).

COMA_COSE. Tutti in rosso come La Rappresentante, ma qui il colore comunica calore più che energia. In una canzone pop da manuale cantano l’amore delle piccole cose e si vogliono bene veramente. E tanto basta (6,5).

FASMA. La trap prestata alla canzone d’amore. Un attimo dopo l’hai dimenticata. Anche se avrà il suo "mercato" (5,5).

LO STATO SOCIALE. Che sia pop da combattimento o post punk, gli statosociale ci fanno divertire e sorridere, spesso amaramente (7).

FRANCESCA MICHIELIN E FEDEZ. “Le promesse sono mille”, cantano i due, come le canzoni di questo genere. Teneri loro, lei ci mette la voce, lui anche l’autotune, come si dice: senza infamia e senza lode (6).

IRAMA. Volenti o nolenti, questo è il pezzo più dance e ballereccio di tutto il Festival. Ed è un complimento (7).

EXTRALISCIO. Nonostante l’intelligente contaminazione, questo liscio gitano continua a promettere più di quello che mantiene (6,5).

GHEMON. Insieme a quella di Shorty è la canzone più vocalmente complessa tra quelle in gara. Nonostante la buona qualità, chissà, forse paga pegno proprio alla "canticchiabilità" (7).

RENGA. Il Renga targato Dardust non convince. Con quella voce, avrà modo di rifarsi (5,5).

GIO EVAN. Gli ascolti successivi confermano l’impressione: Gio è un personaggio interessante, la sua canzone no (5,5).

ERMAL META. Non esiste la canzone perfetta, nemmeno questa lo è. Ma qui brilla più di quasi tutte le altre. Forse anche perché una volta c’era il Festival con le canzoni ‘a la’ Sanremo e poche eccezioni, oggi (e questo festival in particolare) sempre più indie e meno major. E allora su questo palco, una canzone d’amore classica, siglata dalla raffinatezza d’autore, diventa improvvisamente "perfetta" (8,5).

BUGO. Sostenuto da un arrangiamento e da una sezione fiati potente, esibisce il suo essere anti-glamour, anche nella voce. Ma è la sua forza (6).

FULMINACCI. Si prende la casella del giovane cantautore romano tutta chitarra acustica, con merito (6).

GAIA. La sensazione è che potrebbe fare e che dovrebbe osare di più di questa canzoncina con echi latini (o indiani?). Ma per ora, quanto visto non basta (5,5).

RANDOM. Quasi "vittima sacrificale" di questo Festival dal primo momento. Lo salva la sua simpatia, perché voce e presenza scenica non sono pervenute (5).

Federico Rocca per "vanityfair.it" il 6 marzo 2021. Quarta serata del 71esimo Festival di Sanremo: immaginate di venire, nell’ordine, dopo un’attrice lanciatissima che si è fatta conoscere dal grande pubblico per un ruolo conturbante in una serie già cult, una cantante dalle gambe chilometriche e dagli occhi da cerbiatta tutta di rosso passione vestita e una top, ma che dico una… la top model del momento, icona di bellezza, fascino e glamour in tutte le galassie. E immaginate di essere una giornalista, affermata e nota, sì, ma una giornalista, di avere abbondantemente scavallato la sessantina e di dover affrontare quel palco dove tutti ascoltano quello che dici e quello che canti, ma che soprattutto guardano quello che indossi. E tu che fai, per non deludere l’appetito glamour del pubblico? Barbara Palombelli, signora dell’Ariston per la quarta serata del Festival, fa l’unica cosa che ha senso fare. Che poi è anche la migliore: si veste bene. Si affida alle mani di Giorgio Armani e affronta a testa alta il palco con tre mise che non possiamo che definire classiche, equilibrate, rigorose, precise, intramontabili, misurate. Possiamo dirlo? Eleganti. Alla faccia di sorprese ed effetti speciali. Perché la coerenza è anche una questione di giacche sartoriali e di abiti in velluto nero. Forse non solo, ma anche.

Amadeus in Gai Mattiolo. Quella giacca, quella giacca...Voto: 5 1/2

Fiorello in Giorgio Armani. Fiorello è Fiorello, Armani è Armani, e tanti saluti a casa. Voto: 8

Beatrice Venezi in Giorgio Armani e gioielli Bvlgari. Bella ma non balla. E infatti dirige. Voto: 6 ½

Davide Shorty. Però credimi, vendono anche dei bei completini blu che sono un amore. Voto: 5

Folcast in Paolo Pecora Milano. Tra lui e Shorty, sarei un po' imbarazzato nella scelta per un "copia il look". Voto: 5

Gaudiano in PiaLauraCapri. Ci si è spento anche l'azzurro della prima serata... Voto: 6

Wrongonyou in Dolce&Gabbana. La vedo nera.

Beatrice Venezi in Giorgio Armani e gioielli Bvlgari. Primo cambio d'abito dopo 10 minuti. E chi sei, Arturo Brachetti? Voto: 6/7

Annalisa in Blumarine. No signora, mi spiace, le minigonne sono finite. Non lo vuole provare un bel tailleur? Voto: 5/6

Aiello in N° 21. Il Corvo 3. Voto: 7

I Maneskin in Etro. Hot stuff. Voto: 7

Barbara Palombelli in Giorgio Armani. Struca il boton! Ah, non è la zia Mara? Voto: 6

Noemi in Dolce & Gabbana. A prova di critica (ok... adesso non resta che cambiare colore dei capelli). Voto: 8

Orietta Berti in GCDS. La perla della Riviera. Voto: 7

Zlatan Ibrahimovic in Brunello Cucinelli. Ti spiezzo in due. Voto: 7

Colapesce e Dimartino in Dolce & Gabbana. Miami Vice. Ma con scarpe fighissime. Voto: 7+++

Max Gazzè. Il cantante mascherato era sabato scorso. Voto: 4

Willie Peyote in Antonio Marras. Non serve ricamaerci molto su. Voto: 6 +

Malika Ayane in Giorgio Armani. Che mash up tra Jasmine e Frozen! Voto: 6 1/2

Achille Lauro e Boss Doms in Gucci. Chiamatemi per il lancio del bouquet. La rappresentante di lista in Valentino. Si può esprimere una preferenza? Ecco, fatto. Voto: 9

Madame in Dior. Così surreale da essere vero. Voto: 7+

Arisa in Atelier Emé. Canta "Potevi fare di più". Sì, ma anche vestirti di meno. Voto: 6-

Zlatan Ibrahimovic in Brunello Cucinelli. Niente ammonizioni. Voto: 6 ½

Coma Cose in MSGM. Pià bella la canzone del look. Ma la canzone è bellissima. Voto: 6/7

Mahmood in Burberry. Una partolina soltanto: figo. Voto: 8

Amadeus in Gai Mattiolo. Se con le giacche siamo già arrivati al rosa, tremo all'idea della palette in serbo per domani. Voto: 4 ½

Fasma in Dolce & Gabbana. Non è che ci sia poi granché da commentare.
Voto: 6

Barbara Palombelli in Giorgio Armani. Senza monologo avremmo dato anche 8. Voto: 6/7

Lo stato sociale. Superfluo parlare di look. Voto: 5

Francesca Michielin in Miu Miu e Fedez in Versace. Tutto è giusto; ma tutto è anche abbastanza sbagliato. Voto: 6

Alessandra Amoroso in Dolce&Gabbana. Classicone un po' fuori tempo massimo.
Voto: 6—

Emma Marrone in Gucci. Un po' frou frou e un po' anche no. Voto: 6 1/2

Ghemon in Marni. Così, d'istinto, ti viene voglia di lasciargli la mancia. Voto: 5/6

Extraliscio in Dolce&Gabbana. Quel che vedete, quello è. Voto: 6

Francesco Renga in Dolce & Gabbana. Renga vestito da Renga. Avanguardia pura. Voto: 6

Gio Evan. Manca giusto la pioggia di locuste. Voto: 3

Ermal Meta in Dolce&Gabbana. Si finiscono col rivalutare le tanto vituperate giacchette scintillanti. Voto: 6

Fulminacci. Nam myoho renge kyo. Voto: 7

Gaia in Salvatore Ferragamo. È molto più bella degli abiti che le fanno indossare. Random in Dolce&Gabbana. Nome omen. Voto: 5

Matilde Gioli in Giorgio Armani. Credibili e/ma sexy. Voto: 6/7

Bugo in Andrea Sagrini. Ormai alla vestaglietta, quest'anno, ci siamo assuefatti un po' tutti.

Sanremo 2021: quarta serata, Fiorello show con Achille Lauro. Gaudiano vince tra le Nuove proposte. Alessandra Vitali su La Repubblica il 5 marzo 2021. Tornano in gara i 26 cantanti. Il trentenne foggiano conquista il gradino più alto del podio. La co-conduttrice è Barbara Palombelli. Fiorello show con Achille Lauro. Sul palco una rappresentanza dei lavoratori dello spettacolo. Sarà una coda vintage della serata delle cover, ma Fiorello sceglie una citazione anni 80 per aprire la quarta serata del Festival di Sanremo. Parrucca con lunghi capelli neri, un po' cotonato, sulle note di Wake me up before you go-go (gli Wham! del 1984, all'epoca era cotonato anche George Michael) fa il suo ingresso in scena per aprire i giochi, saltella balla e invita a "fare sport: muovetevi, sennò non ci arrivate all'età mia. Bisogna fare sport: da ragazzini si fa il calcio, poi il calcetto, poi il tennis, poi le bocce: più il tempo passa, più le palle rimpiccioliscono". Serata lunghissima, in gara tutti i 26 Big ma anche i quattro finalisti delle Nuove proposte con proclamazione del vincitore. Show di Fiorello che partecipa alla performance di Achille Lauro ma ogni tanto si infila anche in quelle di altri artisti in gara. I diritti e le donne salgono sul palco con Barbara Palombelli e il suo monologo sulle ragazze "ribelli" e con Matilde Gioli. Torna sul palco Ibrahimovic, ormai la star della settimana festivaliera.

Sanremo Nuove proposte, il vincitore è Gaudiano. Il Festival 2021 proclama il suo primo vincitore: alla finalissima delle Nuove proposte è Gaudiano a conquistare il gradino più alto del podio con la sua Polvere da sparo. Un premio che il giovane cantante dedica "a mio padre, alla mia famiglia, due anni fa mio padre è andato via ma adesso lo sento qui con me". Con lui erano arrivati in finale Wrongonyou (Lezioni di volo), che conquista il Premio della Critica "Mia Martini", Davide Shorty (Regina) al quale è stato assegnato il Premio della Sala stampa "Lucio Dalla", e Folcast (Scopriti). La direttrice d'orchestra Beatrice Venezi è la loro madrina, a coronare la gara c'è Mahmood, simbolo di Sanremo Giovani e vincitore del Festival del 2019.

La gara dei Big. Ad aprire la gara è Annalisa con Dieci seguita da un piumatissimo Aiello con Ora, poi arriva il rock dei Maneskin e il frontman Damiano, come nella sera precedente, riceve il bouquet di rito. Debutta la co-conduttrice per una sera, Barbara Palombelli, con l'auspicio che il festival sia "un segnale di ripartenza per tutto lo spettacolo dal vivo". E annuncia l'esibizione di Noemi con Glicine. Orietta Berti ripropone la sua Quando ti sei innamorato prima del ritorno in scena di Zlatan Ibrahimovic, tutto di bianco vestito, presentato da Amadeus come "un supereroe" dopo l'avventura della sera precedente, quando, bloccato nel traffico, ha preso un passaggio in moto da uno sconosciuto. Questa sera i Big vengono votati dalla giuria della Sala stampa e la media tra le percentuali di voto ottenute in serata e quelle ottenute nelle serate precedenti determinerà una nuova classifica. La gara prosegue con la Musica leggerissima di Colapesce Dimartino e poi con Il farmacista di Max Gazzè, che si presenta in scena in versione Gaudì (la somiglianza è sorprendente). Sfilano sul palco Willie Peyote e Malika Ayane, La rappresentante di lista e Madame, che dopo il tailleur pantalone con gli specchietti osa il nude look: sotto gli shorts, sopra un bustier da giovane guerriera ma le gambe nude sono coperte dal tulle punteggiato di paillettes.

Sanremo 2021, il nude look di Madame. Dopo il tailleur pantalone con gli specchietti, Madame osa il nude look: sotto gli shorts, sopra un bustier da giovane guerriera ma le gambe nude sono coperta dal tulle punteggiato di paillettes. La gara va avanti con Arisa, Coma_Cose, Fasma, Lo Stato sociale, Francesca Michielin e Fedez. Irama ripropone in video la sua La genesi del tuo colore in versione "prova generale", gli Extraliscio con Davide Toffolo sono accompagnati una coppia di ballerini formata da Bruno Malpassi, 80 anni, con la figlia Monia, lui maestro di balli tradizionali romagnoli, fondatore e presidente del Gruppo Folk Italiano alla Casadei. Poi l'Ariston si accende con Enzo Avitabile che porta all'Ariston il Carosone di Caravan Petrol insieme ai Bottari di Portici e fa ballare tutta l'orchestra. Arrivano Ghemon e Francesco Renga, che canterà di nuovo, poco dopo, per riparare un problema tecnico dell'esibizione precedente (e stavolta grida "Forza Brescia" per incoraggiare la sua città, tra le più colpite dal virus). E ancora, Gio Evan, Ermal Meta, Bugo e via via fino alla fine con Fulminacci e Gaia.

Fiorello e il sesso degli animali. "Gli animali sono meglio di noi. L'essere umano è troppo legato all'aspetto esteriore, alla bellezza. Gli animali no, perché non lo sanno. Non è che un leone se perde peli sulla criniera si fa il riporto. E poi il gorilla è alto quasi due metri e pesa duecentocinquanta chili, ma ce l'ha di due centimetri...". Fiorello scherza sul sesso degli animali nella sua seconda incursione sul palco. "Il pitone, invece ne ha due, uno è di cortesia. L'argonauta è un mollusco: quando vede una che gli piace, la guarda, il suo si stacca da lui e la va a cercare. Io vorrei sapere, ma ritorna? Il polpo - mi chiamerà l'Api, l'associazione polpi, non puoi fare battute né sui polpi né su Zingaretti - ha otto tentacoli, ma uno degli otto non è un tentacolo. Solo che quando te lo servono non te lo dicono. Non voglio fare il Greto Thumberg, ma gli animali vanno rispettati".

Sanremo 2021, Fiorello entra nel quadro di Achille Lauro. Fiorello l'avevo promesso e l'ha fatto. È entrato in un quadro di Achille Lauro. Con corona di spine, abito tunica nero, rossetto nero, lo showman, in contrasto con il total white da 'angelo' di Achille Lauro, i due hanno intonato insieme Rolls Royce, il brano con cui Lauro esordì a Sanremo nel 2019. Prima, però, Lauro, vestito di piume bianche, era sceso dalla scalinata sulle note dell'Inno di Mameli con la bandiera tricolore sulle spalle. Ad aspettarlo in fondo il suo 'socio' Boss Doms. A quel punto era partita la marcia nuziale e i due si sono baciati a centro palco. Poi il brano Me ne frego, con il quale ha partecipato al Festival nel 2020 e a seguire Rolls Royce. Al termine dell'esibizione, Lauro è uscito di scena ma Fiorello no. "Sono un quadro, non posso muovermi", ha ripetuto ad Amadeus. Finché non è stato portato via di peso come fossa una statua.

Fiorello show con Achille Lauro. Corona di spine, tunica nera, rossetto livido, Fiorello partecipa - come annunciato - all'esibizione-performance di Achille Lauro che ha riproposto Rolls Royce e Me ne frego, al suo fianco di nuovo Boss Doms, storico sodale e produttore. Lauro ha aperto il suo numero in sontuoso abito bianco con piume, come una Marianna ma con una bandiera tricolore, e con uno dei suoi consueti monologhi:

Sono il Punk Rock.

Icona della scorrettezza.

Purezza dell'anticonformismo.

Politicamente inadeguato.

Cultura giovanile.

San Francesco che si spoglia dai beni,

Elisabetta Tudor che muore per il popolo.

Giovanna D'Arco che va al rogo.

Prometeo che ruba il fuoco agli dèi.

Sono un bambino con la cresta,

Un uomo con le calze a rete,

Una donna che si lava dal perbenismo e si sporca di libertà.

Sono l'estetica del rifiuto,

Il rifiuto dell'appartenenza ad ogni ideologia.

Sono Morgana che tua madre disapprova.

Contro l'omologazione del "si è sempre fatto così".

Sono Marilù.

Dio benedica chi se ne frega.

Barbara Palombelli e il messagio alle "ragazze ribelli". Lungo intervento di Barbara Palombelli dedicato alle donne, alle ragazze: la giornalista ha ripercorso alcune tappe fondamentali della propria vita, dall'adolescenza ribelle con un padre "che mi avrebbe voluta come Gigliola Cinquetti, capelli raccolti e filo di perle" alla ricerca delle emozioni "di noi ragazzi degli anni 60", dal desiderio di "ribellarmi ma anche studiare tanto per conquistare la stima di mio padre" al lavoro, fortemente voluto "per conquistare l'indipendenza" e cambiato più volte, "la stilista, la commessa, mentre sognavo la tv e i grandi giornali" fino alla chiamata al Corriere della sera e poi a Repubblica". Tutto per dire alle ragazze di oggi "che voi i diritti li avete trovati già atti, noi li abbiamo dovuto costruire, anche andando in piazza, e a voi tocca difenderli, col sorriso determinato che sapete di avere". Dunque, continua Palombelli, "la chiave del nostro futuro è in queste parole: dobbiamo ribellarci sempre, tanto non andremo mai bene, ai padri, ai mariti, non va bene nemmeno Liliana Segre che se va a vaccinarsi a 90 scatena un odio micidiale. Non ci dobbiamo arrendere anche se il prezzo è molto alto". Sono "le donne forti e vere, come ne ho incontrate tantissime in questa Europa guidata dalle donne, che devono contribuire alla grande rinascita del nostro Paese. Sento che sta per avvenire - conclude la giornalista - ragazze non vi dovete fermare, dovete correre verso il futuro senza farvi togliere il cuore o la dignità. Lo ha detto anche Papa Francesco, che ora è in Iraq a pregare per voi: non dobbiamo essere prudenti, dobbiamo osare".

Sul palco di Sanremo i lavoratori dello spettacolo con Alessandra Amoroso e Matilde Gioli. "Mi chiamo Alessandra Amoroso e nella vita faccio la cantante". "Mi chiamo Matilde Gioli e nella vita faccio l'attrice". Sedute nella platea vuota dell'Ariston le due artiste hanno iniziato così il loro omaggio ai lavoratori dello spettacolo, presente sul palco una loro rappresentanza che Gioli e Amoroso hanno raggiunto per parlare del dramma di migliaia professionisti rimasti senza lavoro. A loro è stato dedicato un lungo applauso di tanti artisti apparsi in video, sullo schermo in fondo alla scenografia. E sempre a loro Amoroso ha dedicato Una notte in Italia di Ivano Fossati. "Speriamo che il Festival - hanno detto prima di lasciare il palco - sia l'inizio di una ripartenza".

La classifica dopo il voto della Sala stampa

1 Colapesce Dimartino

2 Maneskin

3 Willie Peyote

4 La rappresentante di lista

5 Ermal Meta

6 Noemi

7 Arisa

8 Irama

9 Malika

10 Madame

11 Francesca Michielin e Fedez

12 Orietta Berti

13 Coma_Cose

14 Max Gazzè

15 Lo Stato sociale

16 Fulminaci

17 Annalisa

18 Extraliscio

19 Ghemon

20 Gaia

21 Fasma

22 Francesco Renga

23 Bugo

24 Gio Evan

25 Aiello

26 Random

Sanremo, è polemica per la durata. Anche Ibra ci scherza su: "Rischiamo squalifica". Il bis di Amadeus a Sanremo ha portato a una durata monstre per le serate del Festival ed è polemica sui social. Anche Ibra stuzzica Ama. Francesca Galici - Ven, 05/03/2021 - su Il Giornale. Il festival di Sanremo è un evento. L'Italia si ferma quando si accendono le luci sul palco del teatro Ariston. Ed è così da 71 edizioni. La musica nazional popolare, nonostante tutto, per una settimana all'anno si prende la scena del Paese e tutto il resto passa in secondo piano, anche la politica. Se n'è accorto anche Nicola Zingaretti, le cui dimissioni sono passate in secondo piano. Zinga ha sbagliato i tempi per lasciare la segreteria del Partito democratico, per fortuna in suo soccorso è arrivato Fiorello che, proprio dal palco del teatro Ariston, gli ha dedicato tre monologhi nelle prime tre serate e così anche il pubblico nazional popolare ha scoperto cosa è successo al Nazareno. Ma, al netto dell'importanza che Sanremo ha per il Paese, davvero è necessario chiudere dando quasi la linea a Uno Mattina? Le prime tre serate del Festival hanno chiuso tra l'1.30 e le 2 del mattino, un orario considerato eccessivo da tanti, che però non erano a conoscenza che quello non sarebbe stato nulla in confronto alle ultime due serate. La quarta serata del festival di Sanremo, infatti, è schedulata con chiusura alle 2.39 del mattino. Il motivo? Sul palco del teatro Ariston si stanno esibendo tutti e 26 i cantanti in gara ma prima di loro hanno cantato anche i 4 cantanti di Sanremo giovani, che si è concluso proprio oggi. E poi ci sono tutti gli ospiti che devono salire sul palco, e gli sketch dei conduttori, le pause pubblicitarie e tutto il carrozzone che il festival di Sanremo si porta dietro, senza le quali non sarebbe l'evento che tutti si aspettano. Perché la quarta serata dura così tanto? I conti sono presto fatti. Durata canzoni Campioni: 90 minuti; durata delle pubblicità: 54 minuti; durata canzoni Sanremo giovani: 14 minuti; durata per ospiti, spalle, sketch, lanci e altro: 170 minuti. Ci ha pensato un utente dei social a fare i conti di una serata che sembra infinita, commentando: "L'opulenza, ma anche la vacuità, della scaletta". Per molti si tratta solo di un escamotage per alzare gli ascolti, che quest'anno sono decisamente al di sotto delle aspettative e delle previsioni. Obiettivamente eccessiva come lunghezza quella della quarta serata, la chiusura della quinta si preannuncia ancora più tardi, probabilmente intorno alle 3 del mattino. Anche Zlatan Ibrahimovic ha commentato la chiusura così tarda sul palco di Sanremo: "Regola numero 5: c'è troppa gente in campo, rischiamo squalifica. Lascia solo tamburi e ragazze, gli altri via".

Sanremo 2021, i look della quarta serata: il body dei Maneskin, le piume di Aiello e la sposa di Achille Lauro. Anna Lupini su La Repubblica il 5 marzo 2021. Le scelte di moda dei cantanti per la quarta serata del Festival: osano e vincono i look maschili. Da Aiello a Mahmood, passando per Maneskin e Achille Lauro gli artisti comunicano attraverso i look temi come la parità, omosessualità e identità di genere. Sul palco dell'Ariston continuano a sfilare abiti da sogno femminile, ma sono i look maschili a sorprendere e vincere nella quarta serata del Festival di Sanremo. Nella serata di venerdì, che incorona Gaudiano vincitore della categoria giovani, sono le piume sulla schiena di Aiello, il body trasparente indossato dai Maneskin a catturare l'attenzione del pubblico fin da subito, così come la performance di Achille Lauro e l'abito di Mahmood. Gli artisti parlano attraverso i look dei temi della parità, omosessualità e identità di genere. Achille Lauro presenta il suo quarto quadro: Dio benedica chi se ne frega. E' una visione in abito da sposa, accompagnato da Boss Doms attacca il suo Me Ne Frego supportato da Fiorello in abito nero con corona di spine. Uno show potente e bellissimo, con abiti sublimi nati dall'estro di Alessandro Michele per Gucci. Nel capitolo uomini una menzione anche per l'ospite Mahmood, che indossa un abito nero che ricorda un kimono giapponese. Eleganti tailleur, smoking impeccabili, molte note brillanti, come sugli abiti di Noemi e di Alessandra Amoroso, colori decisi per La Rappresentante di Lista e Gaia completano il quadro dei fashion look dela quarta serata, aspettando la finale.

Sanremo, impazzisce il gobbo. Amadeus va nel "panico". A Sanremo impazzisce il gobbo di Amadeus durante la presentazione di un concorrente in gara: il conduttore va nel panico ma poi ironizza. Francesca Galici - Sab, 06/03/2021 - su Il Giornale. A che serve il cartoncino a Sanremo? A poco, forse a pochissimo. Lo ha dimostrato Amadeus questa sera sul palco del teatro Ariston, quando il gobbo a cui evidentemente si affida il conduttore ha smesso di funzionare. Il momento dell'annuncio dei cantanti è da sempre il più istituzionale, il più composto. Esiste una rigida liturgia da seguire, una rigorosa formula alla quale il conduttore e il suo vice devono rigorosamente attenersi. Oggi, però, durante l'annuncio del brano in gara de La Rappresentante di lista, l'elettronica ha giocato un brutto tiro ad Amadeus, che improvvisamente si è trovato senza più guida per lanciare l'esibizione. "Se la vita smette di girare...e il gobbo scompare...", si trova a dire Amadeus, che mentre leggeva l'intro di presentazione del brano de La Rappresentate di lista non ha più potuto leggere il testo. Il gobbo, infatti, si è bloccato e il conduttore non aveva ovviamente imparato la formula a memoria. Ha dovuto improvvisare per qualche secondo, in imbarazzo, mentre cercava di prendere tempo affinché la regia di Stefano Vicario potesse risolvere il piccolo problema tecnico. La rivelazione di una dinamica di backstage, specialmente quando questo avviene su un palco come quello del festival di Sanremo, desta sempre grande curiosità nel pubblico a casa. Lo smarrimento di Amadeus è proseguito anche dopo, quando il gobbo si è sbloccato ma ha improvvisamente iniziato a scorrere talmente veloce da non permettere al cantante di leggere quanto scritto: "Sta impazzendo il gobbo! Fermati! Scendi, scendi. Piano, bravo...". Il panico era palese negli occhi di Amadeus, che è comunque stato bravo a non perdere completamente il filo della sua presentazione, nonostante l'inconveniente tecnico proprio durante uno dei momenti più importanti della serata. Finalmente, il gobbo ha ripreso a girare al giusto ritmo e Amadeus ha potuto concludere la sua presentazione de La Rappresentante di lista: "Se la vita smette di girare, finisce anche il senso di sperare e di amare". Dicono sia il bello della diretta, ed effettivamente sono piccoli inconvenienti che animano la serata e la rendono meno noiosa. Le imperfezioni di uno spettacolo live sono in grado di rivelare anche le debolezze dei conduttori, non macchine ma esseri umani che subiscono spesso i capricci della tecnologia, sempre più centrale nella preparazione degli spettacoli. Amadeus è stato vittima di un piccolo guasto ma l'incidente non ne ha pregiudicato la prosecuzione della conduzione, che è proseguita senza altri intoppi.

Sanremo 2021, Fiorello sputa sul palco: gesto sconsiderato, cala il gelo con Amadeus. Libero Quotidiano il 05 marzo 2021. La quarta e penultima serata del Festival di Sanremo 2021 si è aperto con il solito siparietto allestito da Amadeus e Fiorello, anche se stavolta è stato molto contenuto nei tempi perché c’è da correre. Stasera infatti verrà proclamato il vincitore delle Nuove Proposte e dovranno esibirsi tutti i 26 Big in gara: verranno anche assegnati i premi della critica e quindi da scaletta la fine delle trasmissioni dal palco del teatro Ariston è prevista addirittura alle 2.39 del mattino. Fiorello si è presentato indossando una parrucca sulle note di “Wake me up before you go”: I lunghi capelli da donna sono un antipasto di ciò che avverrà più tardi, quando sarà previsto un omaggio a “Siamo donne”, lo storico successo consumatosi proprio al Festival di Sanremo. Tra l’altro lo showman siciliano si è reso protagonista di un piccolo “incidente” che ha fatto un attimo stranire Amadeus: a un certo punto si sono sentiti strani versi nel microfono, con Fiorello che ha iniziato a sputacchiare i capelli della parrucca che gli erano finiti in bocca. Poi la serata è iniziata con le Nuove Proposte, presentate dal direttore d’orchestra Beatrice Venezi, la prima di una lunga serie di ospiti: ci saranno Barbara Palombelli, Mahmood, Alessandra Amoroso, Emma, Matilde Gioli. 

Da "corriere.it" il 5 marzo 2021. È Gaudiano il vincitore di Sanremo Giovani 2021. Il cantautore pugliese si è aggiudicato la finale di venerdì 5 marzo con il brano «Polvere da sparo», trionfando sugli altri tre finalisti Wrongonyou, Davide Shorty e Folcast. Gaudiano, nome d’arte di Luca Gaudiano, è nato a Foggia nel 1991 e ha portato al Festival un brano che parla della perdita di suo padre, morto nel 2019 dopo una lunga malattia: una canzone che racchiude quindi la sofferenza di un lutto, ma che al tempo stesso serve ad elaborarla. «Dedico questa vittoria a mio padre e alla mia famiglia — ha detto emozionato ritirando il premio —. Due anni fa mio padre è andato via, ma adesso lo sento qua con me». Il percorso artistico di Gaudiano parte dal teatro e dai musical per spostarsi poi alla musica, mentre lui si trasferisce prima a Roma e poi a Milano. Il suo primo disco è «Le cose inutili», uscito nel 2020 e scritto durante il lockdown. La sua vittoria a Sanremo è stata incoronata dal direttore d’orchestra Beatrice Venezi che ha consegnato il premio insieme ad Amadeus.

Elena Stancanelli per “la Stampa” il 5 marzo 2021. Il disagio che sentiamo in queste prime serate del Festival non ha niente a che fare con le qualità di Amadeus e Fiorello. Che, oltretutto, devono combattere contro milioni di difficoltà, uno spettacolo senza pubblico, un territorio minato in cui tutto può diventare gaffe irreparabile, la roulette russa dei contagi, la noia e il disgusto che tutti noi abbiamo sviluppato verso lo schermo televisivo, unico nostro orizzonte da un anno. Non dipende da quello che fanno, dipende da quello che sono. E' una questione di ritmo. Sono bravi, impeccabili, generosi, ma sono fuori ritmo. Finché sono in scena loro due, da soli, ci accorgiamo soltanto della noia. Ma poi ti ricordi che non c'è pubblico. Dell'enorme tensione per la paura di dire cose sgraziate, di questo tempo così maledetto e pensi vabbè, stanno facendo quello che possono, poveretti. Poi però salgono sul palco Matilda de Angelis, o Elodie, giovani donne affamate, preparate, carismatiche e di colpo senti un'altra cosa. Senti la fatica, e anche l'età. Che non è solo una questione anagrafica. E' una questione di ritmo. Secondo i dati, questo è il festival più visto dai ragazzi e le ragazze e ha battuto il record di interazioni coi social, spiega Amadeus. Al quale dispiace ricordare che negli anni passati avevano di meglio da fare che stravaccarsi sul divano con i genitori. Ma soprattutto: sono i ragazzi e le ragazze che volete? Vogliamo svecchiare il pubblico, rinnovarlo con gente giovane prima che si estingua del tutto? Allora bisogna avere più coraggio, rischiare e consegnare la guida a chi sa di cosa sta parlando. Non c'è più bisogno di fare battute sulle piume, sullo smalto, sulla pansessualità dichiarata da Achille Lauro. Ma non perché offendano, ma perché sono vecchie, ritrite, mosce. Possiamo scalpitare quanto ci pare, ma qualcosa è successo ed è difficile tornare indietro: quella complicità maschile fatta di barzellette, doppisensi, paternalismo, ha smesso di funzionare. Non fa più ridere e non dipende dal talento. Dipende dallo spirito del tempo. Che, grazie al cielo, è andato da un'altra parte. E' il procedere implacabile della Storia. Siamo andati avanti e ci siamo lasciati alle spalle i floppy disc, la vespa primavera e una certa mascolinità. Non è un giudizio, è un fatto. Ci infuriamo quando un eccesso di correttezza ci sembra anestetizzare la nostra comunicazione. Ormai tutto è condannabile, ogni identità rivendicabile, ogni minuscola offesa un trauma da lavare nel sangue. Giusto, non esageriamo. Ma dovrebbe farci infuriare anche l'indolenza, il ritardo con cui accogliamo la contemporaneità. La resistenza al cambiamento, ma soprattutto la sordità a quanto sta già fragorosamente succedendo. C'è tanto di quel coraggio, energia e voglia di fare nelle giovani donne oggi, che scassa tutto. Perché vogliamo continuare a tenerle dietro la porta? E' un tale spreco. Faccio altri due nomi: Ema Stokholma e Andrea Delogu. Non sarebbero favolose come presentatrici del festival?

Da ilmessaggero.it il 5 marzo 2021. Gelo sul palco dell'Ariston di fronte all'infelice battuta di Fiorello a commento della magrezza della co-conduttrice della terza puntata del festival di Sanremo 2021, Vittoria Ceretti. “Tu sei bella magretta eh?” dice il mattatore osservando con attenzione la presenza scenica della top model italiana. La Ceretti risponde però decisa alla battuta dello showman: “Bah però un po’ di formette ce le ho”. Da subito si scatenano i social, e gli utenti si dividono tra quanti si dicono indignati per gli ancora attuali stereotipi del mondo della moda, che vogliono la magrezza come conditio-sine-qua-non della passerella, e quanti, invece, si dicono contrari al giudizio del corpo della donna in ogni contesto. «Che momento imbarazzante» è il post twitter che sintetizza al meglio la polemica scatenata.

Dagoreport il 5 marzo 2021. Se non si può più dire a una donna “magretta” temo che presto il politically-correct vieterà il “Don Giovanni” di Mozart perché il termine che Fiorello storpia viene dal libretto di Da Ponte (“Vuol d'inverno la grassotta, vuol d'estate la magrotta”). Storpia perché, appunto, si dice “magrotta” essendo la “magretta” un tipo di pancetta. Quanto a prendere in parola la risposta della modella, “Ho le mie formette” vorrebbe dire che ha “i contenitori che si usano per fare la ricotta”, le formette, appunto. Per Tommaseo, il termine formetta si usa per il pane e, appunto, il formaggio, non per seno e fianchi.

Fiorello si sfoga: "Body shaming? Ora non si può dire più niente". Lo showman ha replicato alle accuse mossegli dopo la battuta a Vittoria Ceretti e sulla questione fiori alle donne sdogana l'omaggio agli uomini. Novella Toloni - Ven, 05/03/2021 - su Il Giornale. La quarta serata del festival di Sanremo si è aperta con Fiorello che si è tolto un sassolino dalla scarpa. Quello fastidioso legato alla "battuta" che aveva fatto nella serata delle cover alla modella Vittoria Ceretti, definita "bella magretta" dallo showman. "Amadeus attento, basta che dici "A" e scoppia il caos", ha scherzato Rosario in avvio di puntata, dando il via all'ennesima ondata di critiche. Che Fiorello tornasse sulla polemica era inevitabile, se non altro per continuare a far discutere (e sui social network è andata proprio così). Arrivato a sorpresa sul palco del teatro Ariston per annunciare l'arrivo della co-conduttrice della serata, Barbara Palombelli, lo showman siciliano è tornato sulla polemica scatenatasi dopo la serata delle cover per quelle parole pungenti rivolte a Vittoria Ceretti per la sua magrezza. "Ormai è difficile, perché se dici 'come stai bene?' ti rispondono 'allora prima stavo male?!', body shaming. Se dici: 'come sei dimagrito?' 'Allora prima ero grassò, body shaming"", ha dichiarato Fiorello, rispedendo al mittente le critiche. Politically correct che invece non esiste nel mondo degli animali: "Gli animali sono meglio di noi, perché non lo sanno. Non è che un leone se perde peli sulla criniera si fa il riporto. E poi il gorilla è alto quasi 2 metri e pesa 250 chili, ma ce l' ha di 2 centimetri... Ora l'Agi, Associazione Gorilla Italiani, si lamenterà. Il pitone ce ne ha due, uno di cortesia. Ma ora protesterà l'Api, l'Associazione Pitoni Italiani". Il mattatore del Festival ha poi preferito spostare l'attenzione sul un altro aspetto legato alla kermesse canora. Quello degli omaggi floreali. Fiorello si è presentato al fianco di Amadeus con un paio di guanti bianchi, pronto a regalare fiori anche agli uomini: "Perché dobbiamo darli solo alle donne? Basta sdoganiamo i fiori anche agli uomini". Una proposta che era già stata lanciata, involontariamente, da Francesca Michielin che, nella serata delle cover, ha ceduto il suo mazzo di fiori a Fedez. "Io e Fede facciamo una sera ciascuno, stasera i fiori vanno a lui", ha spiegato la cantautrice, dando il via a una vera e propria "rivoluzione", apprezzata e condivisa dagli utenti del web. Fiorello sulla linea sottile del completo disastro con le battute di stasera. Manca solo che dica che “non si può più dire niente”. Come dite? L’ha già detto? 

"Ci sono cascato di nuovo...". Achille Lauro e Fiorello sono Sanremo. I Maneskin fanno la differenza. La Palombelli parla alle donne. Marrone e Amoroso insieme sul palco di Sanremo. Serena Pizzi - Sab, 06/03/2021 - su Il Giornale. Stanchi e non troppo entusiasti (ma del resto non siamo nemmeno più capaci di emozionarci) siamo arrivati alla quarta serata del festival di Sanremo. Un kermesse a tratti tradizionalista a tratti insolita che è riuscita comunque ad entrare nelle case di milioni di italiani. Sicuramente è stata una grande sfida per Amadeus, Fiorello e anche per gli artisti. Sicuramente non è stata quella dello scorso anno perché tutto col Covid è cambiato. I primi protagonisti della quarta serata sono i quattro finalisti delle Nuove proposte: Davide Shorty, Folcast, Gaudiano e Wrongonyou. Il premio della critica Mia Martini, assegnato dalla sala stampa, va a Wrongonyou. Il premio Lucio Dalla a Davide Shorty. Il vincitore, invece, è Gaudiano: "Dedico la vittoria a mio padre che due anni fa se ne è andato. Ma oggi lo sento vicino". Poi è la volta dei 26 Big: Aiello, Annalisa, Arisa, Bugo, Colapesce e Dimartino, Coma_Cose, Ermal Meta, Extraliscio feat. Davide Toffolo, Fasma, Francesca Michielin e Fedez, Francesco Renga, Fulminacci, Gaia, Ghemon, Gio Evan, Irama, La Rappresentante di Lista, Lo Stato Sociale, Madame, Malika Ayane, Maneskin, Max Gazzè e Trifluoperazina Monstery Band, Noemi, Orietta Berti, Random, Willie Peyote.

I Maneskin portano un po' di brio. La quarta serata parte un po' con il freno a mano tirato. Per fortuna ci sono i Maneskin. Ah, iniziano già le prime polemiche: questa sera Ama sfonda le due di notte.

Orietta Berti: impeccabile Nient'altro da aggiungere.

Fiorello parla di animali: pure lui si annoia. Senza nulla togliere a Piero Angela, Fiore si è buttato alla scoperta del mondo animale. Dopo aver passato in rassegna alcuni comportamenti particolari di pesci, gorilla e pitoni se ne è uscito con un "bisogna amare gli animali. Ora non voglio fare il Greto Thunberg, ma dire che gli animali vanno amati".

Torna Ibrahimovic più concentrato e "scazza" con Amadeus. Ormai se ne sono accorti tutti che questo Festival sta sfidando i nervi di tutti. "Regola numero 5: c'è troppa gente in campo, rischiamo squalifica. Lascia solo tamburi e ragazze, gli altri via", dice Ibra. Beh, basta fare un giro sui social per vedere quanto malcontento ci sia. Ama, nel presentarlo, lo ha chiamato supereroe visto che ieri sera è arrivato in moto con uno sconosciuto, ma Zlatan non apprezza: "Ho sentito che mi hai chiamato supereroe. Mi hai sottovalutato. Col motociclista è stato facile: gli ho detto o mi porti a Sanremo o Amadeus fa il Festival anche il prossimo anno".

Achille Lauro questa sera si è superato (e con lui Fiorello). Nel quadro - con una finta corona di spine, tunica nera, rossetto nero - c'è Fiore, in contrasto con il total white dell'angelo Achille. I due fanno esplodere il Teatro. L'opera di Achille Lauro è dedicato al punk rock. Per l'occasione canta le due canzoni con le quali è stato protagonista alla kermesse. Prima, però, Lauro, vestito di piume bianche, scende le scale sulle note dell'Inno di Mameli con la bandiera tricolore a spalle. Ad aspettarlo al fondo il suo socio Boss Doms. A quel punto parte la marcia nuziale e i due si baciano a centro palco: "Ci son cascato di nuovo". Poi canta Me ne frego, con la quale ha partecipato al Festival nel 2020, e a seguire Rolls Royce (Sanremo 2019). "Sono il Punk Rock - dice prima di cantare -. Icona della scorrettezza. Purezza dell'anticonformismo. Politicamente inadeguato. Cultura giovanile. San Francesco che si spoglia dai beni, Elisabetta Tudor che muore per il popolo. Giovanna D'Arco che va al rogo. Prometeo che ruba il fuoco agli dèi. Sono un bambino con la cresta, Un uomo con le calze a rete, Una donna che si lava dal perbenismo e si sporca di libertà. Sono l'estetica del rifiuto, Il rifiuto dell'appartenenza ad ogni ideologia. Sono Morgana che tua madre disapprova. Contro l'omologazione del "si è sempre fatto così". Sono Marilù. Dio benedica chi se ne frega".

Fiore e Ama cantano insieme. Con tanto di parrucche anni '80, sulle note di Siamo donne di Sabrina Salerno e Jo Squillo, i due cantano mettendo in scena anche una coreografia. "Sabrina e Jo avete fatto la storia", dice Fiore. "E noi l'abbiamo rovinata", risponde Ama. Purtroppo, esibirsi dopo Achille Lauro, non porta benissimo.

Il monologo sulle donne della Palombelli. La storia della vita di Barbara Palombelli, intrecciata a quella del festival di Sanremo, per mandare un messaggio alle ragazze. "Le donne italiane hanno un compito fondamentale: tengono il Paese, le scuole aperte, le famiglie tranquille, accudiscono tante persone positive", inizia. Poi percorre la sua vita attraverso diversi brani, parla della sua carriera e dei diritti conquistati. "Dobbiamo ribellarci sempre, tanto non andremo mai bene: ci umilieranno, cercheranno di metterci le mani addosso, non saremo mai perfette. Non va bene neanche Liliana Segre. Ma non ci dobbiamo arrendere, anche se il prezzo è molto alto. Le donne forti, le donne vere in questa Europa guidata dalle donne devono contribuire alla grande rinascita del nostro Paese. Io sono sicura, ci credo, è qualcosa che sento che sta per avvenire. L'ho ha detto anche Papa Francesco: non dobbiamo essere prudenti, non vi arrendete. Fate rumore", ha concluso.

Alessandra Amoroso e Emma Marrone tornano all'Ariston. Anche Mahmood fa la sua parte. Le due cantanti sono pazzesche insieme. Sul palco hanno portato Pezzo di cuore. Mahmood canta i suoi successi. Bello show. Insieme all'attrice Matilde Gioli, Alessandra ha riportato al centro dell'attenzione il mondo dei lavoratori dello spettacolo, da ormai un anno fermi. "Ma ora che tante luci sono spente - concludono - noi abbiamo il privilegio di stare su un palco acceso. Quelli che sono qui a Sanremo sono professionisti fortunati perché lavorano. Ma il lavoro deve essere un diritto di tutti, non un colpo di fortuna".

Renga canta ma il microfono non funziona. Il cantante si esibisce due volte. Il microfono non funge bene. Si riparte, tanto c'è tempo.

La top ten della classifica generale. Eccola in ordine crescente: Noemi, Malika Ayane, Colapesce Dimartino, La rappresentante di lista, Irama, Maneskin, Annalisa, Arisa, Willie Peyote, Ermal Meta.

Da "Ansa" il 5 marzo 2021. "Gli animali sono meglio di noi. L'essere umano è troppo legato all'aspetto esteriore, alla bellezza. Gli animali no, perché non lo sanno. Non è che un leone se perde peli sulla criniera si fa il riporto. E poi il gorilla è alto quasi 2 metri e pesa 250 chili, ma ce l'ha di 2 centimetri...". Al sesso degli animali è dedicata la seconda incursione di Fiorello a Sanremo.  "Il pitone, invece - continua lo showman - ne ha due, uno è di cortesia. L'argonauta è un mollusco: quando vede una che gli piace, la guarda, il suo si stacca da lui e la va a cercare. Io vorrei sapere, ma ritorna? Il polpo - mi chiamerà l'Api, l'associazione polpi, non puoi fare battute né sui polpi né su Zingaretti - ha otto tentacoli, ma uno degli otto non è un tentacolo. Solo che quando te lo servono non te lo dicono. Non voglio fare il Greto Thumborg, ma gli animali vanno rispettati".

Da "adnkronos.com" il 5 marzo 2021. Achille Lauro e il quarto quadro a Sanremo 2021. Prima il bacio con Boss Doms, lo storico chitarrista con cui il cantante celebra un nuovo matrimonio sul palco dell'Ariston prima di interpretare Me ne frego. Poi, il duetto con un irriconoscibile Fiorello per Rolls Royce. Fiorello, con una corona di spine, chiude il segmento con qualche problema: "Non posso parlare, non riesco a muovermi. Sono una parte del quadro di Achille Lauro...".

Sanremo 2021, Achille Lauro coinvolge Fiorello nello "spettacolo gay" con bacio in bocca. Libero Quotidiano il 06 marzo 2021. Il "quarto quadro" di Achille Lauro al Festival di Sanremo? Una provocazione religiosa e sessuale, nello stile del trap-rocker rivelato al grande pubblico proprio dall'Ariston, nel 2019. Una messinscena trasgressiva (ma un po' telefonata) di un matrimonio, con Achille Lauro versione "sposa in bianco" molto punk e marito d'obbligo, il suo fidatissimo chitarrista Boss Doms, sulle note dei sue successi sanremesi Rolls Royce e Me ne frego. Il bacio in bocca tra i due musicisti è un po' la summa del "mondo estetico" di Lauro, sempre in bilico tra kitsch e riflessioni "alte". La novità, però, è che nella performance è stato coinvolto a pieno titolo anche Fiorello, di nero vestito e con tanto di corona di spine ben calata in testa, a rappresentare iconicamente le tentazioni del "Cristo-Achille". Trovata ardita, non c'è che dire, ma coinvolgente perlomeno dal punto di vista visivo, anche se la prova vocale del comico-conduttore è stata rivedibile. Dettagli, sicuramente, a fronte del clamore e del riscontro positivo raccolto sui social, in tempo reale, con molti telespettatori che ironicamente sottolineano come l'assenza di "50 e 60enni in prima fila" nel teatro abbia evitato infarti e fegati spappolati. Meglio riderci su, in fondo. E la stessa uscita di scena di Fiore, "alla Vittorio Sgarbi", letteralmente portato via di peso dagli addetti al palco, è diventata un "meme" a tempo di record.

Boss Doms: “La mia amicizia con Achille Lauro? È iniziata a 7 anni… in chiesa”. Le Iene News il 31 marzo 2021.  Per anni è stato suo produttore e autore. Achille Lauro per Boss Doms è molto più di un amico. A Le Iene racconta di come è nata la loro amicizia (“ci siamo conosciuti in chiesa, quando avevamo 7 anni”). Segni particolari? Anche lui si mette lo smalto. Lui è stato produttore e autore di Achille Lauro per anni. Si sono conosciuti a 7 anni e l’anno scorso si sono baciati sul palco di Sanremo. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Boss Doms che lo scorso 19 febbraio è uscito con il suo ultimo singolo: “Pretty Face”. “Il primo a mettersi lo smalto tra me e Lauro? Io”, dice Boss Doms. “Ci siamo conosciuti in chiesa, ma non so se vuole che racconto come è andata… Siamo entrambi artefici del nostro successo. Insieme abbiamo scritto le sue canzoni più famose, ma ho deciso di lasciarlo perché avevo bisogno di esprimere me stesso. Non siamo rimasti amici, ma fratelli”. L’anno scorso si sono baciati sul palco del festival di Sanremo. “Abbiamo deciso di portare quello che facevamo durante il live però concentrato in 5 minuti di un brano. Ci hanno detto di tutto!”, dice. Riccardo ci racconta anche di avere una bambina di 2 anni­: “Mi guarda le mani con una certa curiosità. Bisogna essere aperti mentalmente, se a scuola la prenderanno in giro perché mi metto lo smalto, io lo metterò ancora di più”. 

"È un....". Fiorello imita. Un po' circo, un po' ballo in maschera: è il Festival con Achille Lauro. Look a Sanremo. Daniela Mastromattei Libero Quotidiano il 05 marzo 2021.

Daniela Mastromattei è caposervizio di Libero, dove si occupa di attualità, costume, moda e animali. Ha cominciato a fare la giornalista al quotidiano Il Messaggero, dopo un periodo a Mediaset ha preferito tornare alla carta stampata.

Troppi lustrini, troppe frange, troppi cristalli. Troppi vedo e non vedo. La voglia di splendere e brillare è davvero eccessiva sul palco di Sanremo. Avevamo bisogno di eleganza sofisticata, non di un pugno di sfrontatezza. Non c’è il pubblico, ed è l’unico segnale a dimostrare che stiamo vivendo un momento difficile, come non avremmo mai immaginato. Per il resto dal Festival arriva un’atmosfera irriverente. Che non ci piace. I due presentatori con lo smoking tempestato di paillettes sembrano luccicare più di un albero di Natale. Il look di Achille Lauro in Gucci, inqualificabile. Certo fedele all’eccentricità che lo contraddistingue nel suo costume carnevalesco. Qualche giornale on line prende spunto per dire che è uno show cristallizzato e che dobbiamo farne tesoro: «È la pausa necessaria per riflettere su quanto accaduto nel mondo nell’ultimo anno. È la metafora psicologica essenziale in questo preciso momento storico... serva ad accarezzare la nostra autostima e il nostro desiderio di vita e leggerezza». Ad accarezzare la nostra autostima non sono bastati i mesi trascorsi chiusi in casa cercando di lavorare su noi stessi per uscirne migliori...Davvero dobbiamo esultare per le esagerate maniche a palloncino della camicia sopra i pantaloni a zampa semitrasparenti con mille lustrini dorati di Marcella Bella? E dire che bello al rosso fuoco dei tacchi vertiginosi di Elodie in tinta con l’abito alla Jessica Rabbit, lungo a tubino in maglia tempestato di Swarovsky by Versace dallo scollo generoso e spacco inguinale che lascia intravedere l’interno a contrasto argentato. Stesso spirito audace per Gio Evan che si è presentato in bermuda (targato Waxewul), o per Random in un total look Dolce&Gabbana: giacca Sicilia doppiopetto con le paillettes color blu elettrico con banda laterale fluorescente. A completare il look le sneaker Daymaster bianco latte con dettagli in pelle laminata argento e bluette. E se Gigi D’Alessio porta il  bomber, la debuttante sembra una nuvola tutta spacchi e frange un po’ punk e un po’ rock in bianco. E poi arriva Laura Pausini, fresca di vincita di Golden Globe per la migliore canzone originale con "Io sì": indossa la maschera di Darth Vader, lunghi guanti neri in eco-pelle e mantello sparkling formato da tutte le galassie lontane conquistate con il lato oscuro della forza. Una mise scenografica firmata Valentino. E allora sì, il ballo in maschera è iniziato.

Da repubblica.it il 5 marzo 2021. "Ciao ragazzi, parto dalla fine dicendo che mi sono rotto. Lo dico perché è da un anno che leggo qualsiasi cosa su di me che nulla c'entra con la musica e non ho mai replicato". Inizia così un lungo post di Cristian Bugatti, in arte Bugo, in gara al 71esimo Festival di Sanremo. "Capisco la libertà di parola, è un diritto sacro e la rispetto, ma quando i giornalisti musicali usano come scusa una cosa accaduta più di un anno fa per schernirmi, allora siamo oltre all'ambito delle chiacchiere da bar", aggiunge facendo riferimento alla sua plateale uscita di scena della scorsa edizione, durante l'esecuzione del brano che portava in gara con Morgan, che aveva deciso di stravolgere il testo della loro canzone, cogliendo tutti di sorpresa: orchestra, giuria, addetti ai lavori e lo stesso Bugo che con il suo gesto aveva provocato la squalifica della coppia. "Sono qui al Festival - si sfoga il cantante - per parlare di musica. Lo so che è un anno difficile per tutti e fare un disco è un lavoro delicato, soprattutto ora. Mi dispiace che non si parli di questo e che invece ci si continui a chiedere dove sia Bugo", dice l'artista di Cerano (in provincia di Novara) citando la domanda "Dov’è Bugo" che il suo ex amico e compagno di gara aveva espresso ad alta voce sul palco dell'Ariston. E quel "Dov’è Bugo" ha dato vita ad una valanga di meme sui social. "Bugo è qui, io sono qui, non sono mai andato via - risponde ora il cantautore - Mi sono solo allontanato dalla pazzia e dall'opportunismo. Forse questo non fa notizia, né click, ma questo sono io. Non sono il più intonato di tutti, ma di certo sono più sincero di molti. Bugo è qui".

Sanremo 2021, "dov'è Bugo? Mi sono rotto": l'ombra di Morgan gli fa perdere la testa, sfogo pesantissimo. Libero Quotidiano il 05 marzo 2021. “Ciao ragazzi, parto dalla fine dicendo che mi sono rotto”. Bugo ha deciso di rompere il silenzio sul celebre episodio che lo ha visto suo malgrado protagonista con Morgan durante la scorsa edizione e ha risposto alle critiche prima di salire nuovamente sul palco del teatro Ariston. La sua partecipazione al Festival di Sanremo 2021 finora non ha affatto impressionato, soprattutto gli addetti ai lavori: in molti hanno sarcasticamente sostenuto che Morgan avesse ragione sul suo conto. “Lo dico perché è da un anno che leggo qualsiasi cosa su di me - ha dichiarato Bugo - che nulla c’entra con la musica e non ho mai replicato. Capisco la libertà di parola, è un diritto sacro e la rispetto, ma quando i giornalisti musicali usano come scusa una cosa accaduta più di un anno fa per schernirmi, allora siamo oltre all’ambito delle chiacchiere da bar. Sono qui al Festival per parlare di musica. Lo so che è un anno difficile per tutti e fare un disco è un lavoro delicato, soprattutto ora”. Infine Bugo ha concluso il suo sfogo così: “Mi dispiace che non si parli di questo e che invece ci si continui a chiedere dove sia Bugo. Bugo è qui, io sono qui, non sono mai andato via. Mi sono solo allontanato dalla pazzia e dall’opportunismo. Forse questo non fa notizia, né click, ma questo sono io. Non sono il più intonato di tutti, ma di certo sono più sincero di molti. Bugo è qui”. 

Da "liberoquotidiano.it" il 5 marzo 2021. “Non mi dispiacerebbe fare un duetto con Madame, come con Ermal Meta, ma anche con i Naziskin”. Orietta Berti si è resa protagonista di uno scivolone, o meglio di una gaffe inconsapevole, avendo confuso il nome dei Maneskin, la band rock in gara al Festival di Sanremo 2021, con “Naziskin”. Un lapsus ovviamente in buona fede, che ha fatto il giro del web in pochissimo tempo: è bastato infatti qualche minuto affinché il video diventasse virale su tutti i social e in particolare su Twitter, dove sta letteralmente spopolando. Al di là dell’episodio curioso, Orietta Berti nella terza serata della kermesse musicale, quella dedicata alle cover, si è piazzata al secondo posto spiazzando tutti, compresi i bookmaker che finora l’avevano snobbata. Tra l’altro stamattina era intervenuta a Storie Italiane - la trasmissione di Rai1 condotta da Eleonora Daniele - per portare avanti la sua crociata contro l’autotune, del quale si sta facendo largo uso al Festival. 

"Vorrei duettare con i Naziskin". La gaffe di Orietta Berti. La cantante in collegamento con la Vita in Diretta ha confessato di apprezzare alcuni dei Big in gara, ma è "cascata" sulla pronuncia del nome dei Maneskin. Novella Toloni - Ven, 05/03/2021 - su Il Giornale. Un errore di pronuncia può capitare a tutti, ma se a commetterlo è uno dei volti più popolari della musica italiana tutto assume un sapore ancora più ironico. Anche se il termine usato al posto di quello corretto è un po' "spinoso". Protagonista dello scivolone linguistico, che ha fatto esplodere i social network, Orietta Berti. Orietta Berti è una delle protagoniste indiscusse della 71esima edizione del festival di Sanremo. Artista completa, voce indiscutibile e anche regina delle trasmissioni televisive dedicate alla kermesse canora. Ed è proprio durante un'ospitata in collegamento con la Vita in Diretta che è stata vittima di una gaffe che ha coinvolto, loro malgrado, i Maneskin. L'artista stava commentando la qualità di alcuni dei Big in gara con lei al festival di Sanremo. Tra loro la giovanissima rapper Madame, che ieri sera ha catalizzato l'attenzione dell'Ariston portando sul palco un brano di Celentano e i fantomatici banchi a rotelle voluti dalla Azzolina nella coreografia. Orietta Berti ha confessato di voler duettare con lei ma anche con altri due cantanti molto apprezzati di questa edizione. "Non mi dispiacerebbe cantare e fare un duetto con Madame, con Ermal Metal ma anche con i Naziskin", ha confessato in collegamento con Alberto Matano nel contenitore di intrattenimento pomeridiano di Rai Uno. Peccato che la band in gara nata dal talent X Factor sia quella dei Maneskin. Una gaffe linguistica che ha fatto sorridere il conduttore e che su Twitter ha scatenato un'ondata ironica senza precedenti, tanto da far finire il nome della Berti nelle tendenze italiane. Decine i cinguettii ironici dedicati alla popolare cantante: "Se Orietta Berti dice che si chiamano Ermal Metal e Naziskin loro da adesso si chiamano Ermal Metal e Naziskin", "Orietta che ribattezza tutti chiamando Ermal ‘Ermal Metal’ e i Måneskin i ‘Naziskin’ ho sputato un polmone", "Orietta non sbaglia mai da oggi vi chiamate naziskin", "Ermal Metal e i Naziskin Orietta io ti venero e ti porto alla vittoria". Lo spezzone del video della sua dichiarazione è diventato virale in pochissimo tempo e i meme sulla gaffe della Berti si sono moltiplicati ora dopo ora su tutte le maggiori piattaforme social.

Francesco Persili e Federica Macagnone per Dagospia il 5 marzo 2021.

UNA VITA DA CALIFFO - Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, ospite di Serena Bortone, ricorda l’esclusione da Sanremo nel 2005 (il brano era “Mentre tutto scorre”) e l’incontro con Franco Califano che gli disse: “Ahò, Giulià ma che te frega, stanno a parlà tutti de voi”.

TU SIA BENEDETTA - Achille Lauro salmodiante su Instagram: “Sono il Pop. Presente, passato. Tutti, Nessuno. Universale, censurato. Condannato ad una lettura disattenta, Superficiale (..) Ma io ero molto di piu. Il pregiudizio e una prigione. Il giudizio e la condanna. Dio benedica gli incompresi”. L’attrice Benedetta Porcaroli prova a placarlo: “Vabbe’, adesso calmati però”.

VESTITI DA SANDRA, CHE IO FACCIO IL TUO RAIMONDO – Fedez, che ieri sera sul palco dell’Ariston ha cantato con Francesca Michielin “Del Verde” di Calcutta, rivela di aver mandato un messaggio al cantautore di Latina. “Gli ho chiesto se gli fosse piaciuta l’esibizione e mi ha risposto che he ha attaccato il forno microonde e la lavastoviglie insieme e gli è saltata la corrente mentre cantavamo”. Poi Calcutta ha confessato a Fedez-Michielin la sua passione per Orietta Berti. “Se non ci fosse lei, tiferei per voi”.

MA UN IBRA CHE NE SA? – Beppe Carletti dei Nomadi, ospite di “Un giorno da Pecora” commenta l’interpretazione di “Vagabondo” da parte degli ‘Abbadeus’ e dà il massimo dei voti a Ibra, Mihajlovic, Fiorello, Amadeus. “E' stata simpatica, ci vuole del coraggio per cantarla e loro ce l'hanno avuto, servono polmoni e tanto fiato e a loro non sono mancati. Ibrahimovic? Diciamo che mi piace più da conduttore che come cantante...”. Non dite a Ibra (e a Sinisa) che Beppe Carletti era solito duettare sulle note di ‘Vagabondo’ con l’ex allenatore del Torino Emiliano Mondonico, grandissimo esperto di musica…

A LETTO CON GAIA – La cantante vincitrice di Amici, in gara a Sanremo con il brano “Cuore amaro”, è apparsa in video a letto, completamente afona, in diretta su Rtl 102.5. Gaia si sta curando con flebo di cortisone per idratare le corde vocali che sono arrossate e contratte. La cantante aveva un cartello in mano: “Stasera andrà tutto bene”. Una frase abusatissima nell’anno pandemico che, a occhio, non ha portato tanto bene…

C’E’ DEL MACHISMO - “Achille Lauro? Lo mettiamo in garage a controllare le macchine, i ladri non entrano e non rubano perché hanno paura di lui". La battuta di Ibrahimovic sul palco di Sanremo, scivolata via nel silenzio generale, è riuscita a far incazzare il partito dei gay che ha accusato Zlatan nientemeno che di “machismo”. Ibrahimovic nel 2010 in Spagna a una giornalista che gli chiese se era gay, rispose: “Vieni a casa mia e porta anche tua sorella”. Inarrivabile Vieri che rivolto ai giornalisti disse: “Sono più uomo io di tutti voi”. Con l’aria che tira oggi lo passerebbero per le armi.

CI VUOLE FEDE – Nella serata finale del Festival ci sarà anche Federica Pellegrini. Oggi la campionessa di nuoto ha scodellato una foto su Instagram in cui appariva molto provata e ha chiesto ai fan “consigli/rimedi della nonna/pozioni magiche per essere un fiore domani sera”. In molti hanno sottolineato la sua somiglianza con Alessia Marcuzzi. Le poteva andare molto peggio.

Sanremo 2021, Madame fa esplodere l'Ariston: trasparenze killer, telespettatori in tilt. Libero Quotidiano il 05 marzo 2021. La giuria demoscopica del Festival di Sanremo l'ha piazzata al 22esimo posto, ma Madame conquista Twitter con l'esibizione, clamorosa e potentissima, di Voce nel corso della quarta serata all'Ariston. La giovanissima "trapper", appena 19 anni, dimostra personalità e qualità da vendere con un pezzo intenso, che cresce ascolto dopo ascolto. E una scelta decisamente provocatoria: quella di presentarsi con un abito molto ardito, elegante e sbarazzino al tempo stesso. Trasparenze strategiche e due capezzoli disegnati, per prendersi gioco dei tabù e delle (finte) polemiche che come da tradizione accompagnano le cantanti in gara sul palco e i loro look. Nelle serate precedenti molto si era parlato di Annalisa, Gaia Gozzi ed Elodie. E così Madame, idolo della comunità LGBTQ, pensa bene di buttare benzina sul fuoco e vedere l'effetto che fa. Peraltro, come molti notano sui social, la scaletta del Festival ha voluto nel giro di pochi minuti alternarsi quattro artisti esteticamente molto "fluidi" e anticonvenzionali come Arisa, La Rappresentante di Lista e i Coma_Cose, che rompono gli schemi a partire dal modo di presentarsi. E ancora prima, ecco Achille Lauro che bacia in bocca per pochi secondi il suo fidato chitarrista Boss Doms e duetta con Fiorello en travesti in un medley dei suoi successi sanremesi. Tutta carne al fuoco per chi fingerà di scandalizzarsi, insomma. No, non è un Sanremo per 5oenni. 

Sanremo 2021, Laura Boldrini replica a Beatrice Venezi: "Direttrice è bellissimo, rifletta sui sacrifici delle donne". Libero Quotidiano il 06 marzo 2021. Laura Boldrini replica a Beatrice Venezi, il direttore d'orchestra che ieri ha condotto la prima parte del Festival di Sanremo insieme ad Amadeus. La Venezi ha detto molto chiaramente di voler essere chiamata direttore e non direttrice: "La posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d'orchestra". Non ci sta però la Boldrini, che da presidente della Camera decise di lanciare i mestieri declinati al femminile nei media. "Il femminile è bellissimo", ha commentato. "Più che una scelta individuale della direttrice d'orchestra Venezi, è la scelta grammaticale a prevalere e quella italiana ci dice che esiste un genere femminile e un genere maschile. A seconda di chi riveste il ruolo si fa la declinazione. Chi rifiuta questo lo fa per motivi culturali", ha spiegato la dem in un'intervista all'Adnkronos. Poi ha continuato dicendo che "la declinazione femminile la si accetta in certe mansioni come "contadina", "operaia" o "commessa" e non la si accetta quando sale la scala sociale, pensando che il maschile sia più autorevole. Invece il femminile è bellissimo". Secondo lei  si tratta di "un problema serio che dimostra poca autostima". "Inviterei la direttrice Venezi a leggere cosa dice l'Accademia della Crusca, la più alta autorità linguistica del nostro paese. Se il femminile viene nascosto, si nascondono tanti sacrifici e sforzi fatti", ha aggiunto la Boldrini. Continuando a rivolgersi alla protagonista della quarta serata del Festival, ha detto: "Mi permetto di invitarla a riflette su queste cose. Anche perché non è affatto brutto o cacofonico 'direttrice', ma rappresenta l'affermazione di un traguardo. Spero si renda conto che usare il femminile possa aiutare tante ragazze ad avvicinarsi a questo lavoro che per secoli è stato solo di uomini".

Da ilfattoquotidiano.it il 6 marzo 2021. “Non ho seguito in diretta, ma dico in primis bravo Amadeus a rispettare il genere femminile. Più che una scelta individuale della direttrice d’orchestra Venezi, è la scelta grammaticale a prevalere e quella italiana ci dice che esiste un genere femminile e un genere maschile. A seconda di chi riveste il ruolo si fa la declinazione. Chi rifiuta questo lo fa per motivi culturali“. Così all’Adnkronos l’ex presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini sulle polemiche di Sanremo generate da Beatrice Venezi che ieri ha puntualizzato sul suo mestiere. “Direttrice d’orchestra? No, meglio direttore”, ha detto Venezi. La Boldrini spiega che “la declinazione femminile la si accetta in certe mansioni come "contadina", "operaia" o "commessa" e non la si accetta quando sale la scala sociale, pensando che il maschile sia più autorevole. Invece il femminile è bellissimo – dice la deputata del Pd – E’ un problema serio che dimostra poca autostima. Inviterei la direttrice Venezi a leggere cosa dice l’Accademia della Crusca, la più alta autorità linguistica del nostro paese. Se il femminile viene nascosto, si nascondono tanti sacrifici e sforzi fatti”. “Un atteggiamento che non rende merito al percorso che tante donne hanno fatto per raggiungere queste posizioni – sostiene Laura Boldrini – Mi permetto di invitarla a riflettere su queste cose. Anche perché non è affatto brutto o cacofonico "direttrice", ma rappresenta l’affermazione di un traguardo. Spero si renda conto che usare il femminile possa aiutare tante ragazze ad avvicinarsi a questo lavoro che per secoli è stato solo di uomini”, conclude.

"Direttore? Poca autostima...". La Boldrini processa la Venezi. Laura Boldrini ha commentato le polemiche sulla richiesta della Venezi di declinare al maschile il suo ruolo di direttrice d'orchestra senza risparmiare critiche alla 31enne. Novella Toloni - Sab, 06/03/2021 - su Il Giornale. Quando si dice non perdere l'occasione per tacere. Mentre tutti applaudono alle parole di Beatrice Venezi, che ha scelto di dare un calcio al politically correct definendosi direttore d'orchestra, la voce fuori dal coro è quella di Laura Boldrini. L'esponente del Pd, intervistata dall'Adnkronos, è tornata sulla questione di genere criticando la scelta della Venezi ammettendo, oltretutto, di non aver neanche visto la diretta di Sanremo. "Non ho seguito in diretta, ma dico in primis bravo Amadeus a rispettare il genere femminile - ha commentato la Boldrini all'Adnkronos - Più che una scelta individuale della direttrice d'orchestra Venezi, è la scelta grammaticale a prevalere e quella italiana ci dice che esiste un genere femminile e un genere maschile. A seconda di chi riveste il ruolo si fa la declinazione. Chi rifiuta questo lo fa per motivi culturali". Il commento dell'ex presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini arriva il giorno dopo le parole di Beatrice Venezi, che nella quarta puntata del Festival - dopo essere stata chiamata direttrice - ha puntualizzato sul suo mestiere: "La posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d'orchestra, non di direttrice. E così voglio essere chiamata, me ne assumo la responsabilità". Parole che Laura Boldrini ha voluto subito commentare in tono critico, forte della battaglia personale che sta conducendo, insieme ad altre cento donne, contro la Treccani sul termine "donna". E così ecco arrivare la lezione di linguistica: "La declinazione femminile la si accetta in certe mansioni come "contadina", "operaia" o "commessa" e non la si accetta quando sale la scala sociale, pensando che il maschile sia più autorevole. Invece il femminile è bellissimo". La Boldrini non si è risparmiata, alla fine, la critica diretta alla 31enne: "Direi che è un problema serio che dimostra poca autostima. Inviterei la direttrice Venezi a leggere cosa dice l'Accademia della Crusca, la più alta autorità linguistica del nostro paese. Se il femminile viene nascosto, si nascondono tanti sacrifici e sforzi fatti. Un atteggiamento che non rende merito al percorso che tante donne hanno fatto per raggiungere queste posizioni. Mi permetto di invitarla a riflette su queste cose. Anche perché non è affatto brutto o cacofonico “direttrice”, ma rappresenta l'affermazione di un traguardo. Spero si renda coto che usare il femminile possa aiutare tante ragazze ad avvicinarsi a questo lavoro che per secoli è stato solo di uomini". E sulle parole della Venezi è intervenuto anche l'ex ministro Fedeli: "Già quando sono entrata nel sindacato Cgil mi facevo chiamare "la segretaria nazionale" e non "il segretario". Poi "ministra" e 'la vice presidente del Senato'. La lingua italiana ci offre termini corretti per non escludere e non imporre. Sulla questione del direttore o direttrice di orchestra, prendo atto che Beatrice Venezi, bravissima e preparatissima, abbia scelto di farsi chiamare "direttore". Avrei preferito il contrario, ma bisogna essere liberi di scegliere, di farci chiamare come ci si sente meglio", ha affermato all'Adnkronos.

DAGONOTA l'11 marzo 2021. Si dice direttore o direttrice? Il “Corriere della Sera” ha messo in croce Beatrice Venezi per la sua scelta di farsi chiamare e di scrivere “direttore d’orchestra”, e non direttrice, come testimonial pubblicitario per il lato b-ioscalin. Ha tirato fuori gli arzigogoli di un linguista e una giornalista ha accusato la Venezi di “patriarcato introiettato” (cos’e’? Una nuova malattia mentale per non femministe?). Ma cosa scrive proprio il “Corriere della Sera” nella sua gerenza? Scrive: “Vicedirettore vicario Barbara Stefanelli” e scrive “Vicedirettore” Fiorenza Sarzanini, tutto al maschile! Come si dice predicare male e scrivere bene in via Solferino?

Giuseppe Antonelli per corriere.it l'11 marzo 2021. «Il mestiere ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d’orchestra». Così giovedì sera Beatrice Venezi sul palco di Sanremo ha spiegato la sua scelta di voler essere chiamata direttore e non direttrice. Se questo è il principio, un paio di sere fa, Alessia Bonari avrebbe potuto dire ad Amadeus che non voleva essere chiamata infermiera: «Il mio mestiere ha un nome preciso ed è quello d’infermiere». Perché infermiera sì e direttrice no? Forse perché è un femminile che non si fa con una a, ma si costruisce con un suffisso diverso? Ovviamente no. Se questo fosse il punto, qualche anno fa – sempre su quello stesso palco – Virginia Raffaele avrebbe potuto chiedere di essere chiamata non imitatrice o attrice, ma attore o imitatore e mai e poi mai presentatrice o conduttrice, ma presentatore o conduttore: «il nome del mio mestiere è quello». Volendoci scherzare un po’ su – è bene sdrammatizzare anche le discussioni linguistiche! – si potrebbe evocare persino la quinta edizione del Vocabolario della Crusca (1863), in cui alla voce beatrice si legge: «femminile di beatore». La questione, ancora una volta, è culturale: perché la lingua cambia con la cultura e con la mentalità della comunità che la parla e la scrive. E allora – per una vecchia mentalità – ci sarebbero mestieri che si possono declinare al femminile (come l’infermiera o la segretaria) e altri che invece dovrebbero rimanere al maschile. È per questa mentalità che si fatica ad accettare parole che ormai dovrebbero risultare perfettamente normali, visto che la società è finalmente cambiata: parole come architetta, avvocata, notaia, ingegnera e persino una parola vecchia – se non antica – come direttrice. Non sarà un caso che la parola direttrice esista fin dal Medioevo per indicare una linea, ma si usi solo dalla fine del Settecento per indicare una donna che dirige un gruppo o un istituto. Gruppo o istituto che a lungo poteva essere solo femminile: perché una donna che dirigesse degli uomini non era immaginabile. Così come, fino a due secoli fa, non era immaginabile una donna laureata o una donna in cattedra: e infatti ci si faceva beffe di parole come dottoressa o professoressa. Agli ultimi decenni del Settecento risalgono anche le prime attestazioni in italiano dell’espressione «direttore d’orchestra», ma bisogna aspettare il 1905 per leggere la notizia di «una donna direttrice d’orchestra nell’attuale stagione lirica al Politeama di Livorno». Comunque, più di un secolo fa. Eppure ancora oggi, in un’edizione del Festival in cui i direttori d’orchestra sono tutti uomini, vediamo salire sul palco una donna che per mestiere dirige l’orchestra e le sentiamo dire che non è una direttrice, ma un direttore. Come se il femminile non fosse ancora contemplato da quel mestiere o come se implicasse una diminuzione del suo prestigio; come se essere una maestra fosse meno o peggio che essere un maestro.

Estratto dell’articolo di Chiara Maffioletti per corriere.it l'11 marzo 2021.

La declinazione al femminile non dovrebbe essere una diminutio. Non è giusto correggere questa percezione?

«Potremmo puntare a un termine neutro. Ma prima mi concentrerei sul farlo diventare un lavoro a cui possano accedere egualmente uomini e donne. Ho lavorato sodo per quello che faccio, conoscendo i pregiudizi e le difficoltà che incontrano le donne: non si risolvono declinando al femminile».

Quindi per lei è un non problema?

«È una tematica polemica un po’ sterile, penso anche che per le giovani generazioni. Oltretutto credo che non ci sia niente di più potente che essere chiamata direttore e arrivare donna, con i capelli biondi e un bel vestito. Dimostro il mio valore con il lavoro».

Ma una cosa non nega l’altra. Anche la parola «ministra» non era molto usata. Le cose sono cambiate, anche passando per il lessico.

«Capisco la posizione di chi dice che dovrei chiamarmi direttrice, secondo me non sposta l’ago bilancia».

La sua collega Gianna Fratta l’ha criticata per la sua uscita.

«Sì, poi vai sul suo sito e cosa c’è scritto? Direttore d’orchestra. Dimostra quanto sia ideologica la critica».

Sono intervenuti molti politici.

«Ho espresso un pensiero già esternato solo che qui è diventato gigante».

 Il suo è patriarcato introiettato?

«Macchè. Ci si divide su questo anziché concentrarsi perché una donna venga riconosciuta per la sua qualità, azzerando ogni differenza».

Selvaggia Lucarelli: "La Venezi da donna avrebbe pulito gli spartiti anni fa". Anche Selvaggia Lucarelli si è unita al coro delle femministe contro Beatrice Venezi, che dal palco di Sanremo ha rivendicato il titolo di direttore d'orchestra. Francesca Galici - Sab, 06/03/2021 - su Il Giornale. Beatrice Venezi è stata la co-conduttrice della prima parte della quarta serata del festival di Sanremo, quella dedicata ai giovani. È stata sul palco per circa un'ora, ha fatto due cambi d'abito e affiancato Amadeus. Poco nota al grande pubblico, è molto famosa in ambito musicale, essendo pianista e direttore d'orchestra. Non direttrice: direttore. Ci ha tenuto a specificarlo sul palco dell'Ariston davanti a una platea televisiva di milioni di persone, per rivendicare la parità dei sessi e del suo ruolo rispetto a quello dei suoi colleghi uomini. Una presa di posizione che non è piaciuta ai radical chic e alle femministe integraliste, che da ieri sui social danno battaglia a Beatrice Venezi. Tra loro anche Selvaggia Lucarelli, che non si ha mancato occasione di dire la sua, schierandosi contro il direttore d'orchestra. Qual è il punto della questione? L'attribuzione del titolo maschile che si è data Beatrice Venezi. Il direttore d'orchestra ha rivendicato il diritto che il suo titolo non venga declinato al femminile, ma rispetti quello che è il nome della sua professione, così come riportato nel titolo di studio conseguito dopo lunghi anni di studio e di fatica. Beatrice Venezi è il più giovane direttore d'orchestra del Paese, segno che nella sua carriera ha saputo imporsi e dimostrare il suo valore al di là del maschile o del femminile del titolo. "Me ne prendo la responsabilità", ha detto la Venezi, consapevole che le sue parole avrebbero scatenato l'ira social delle femministe. E, infatti, così è stato. D'altronde non è la prima volta che Beatrice Venezi rivendica questo diritto e che viene criticata. Ma senz'altro il palco di Sanremo le ha dato la possibilità di rivolgersi a una platea molto ampia. Selvaggia Lucarelli, giornalista de Il Fatto Quotidiano, non ha gradito le parole del direttore d'orchestra: "Quello che penso è che Beatrice Venezi dovrebbe rivendicare con fierezza il fatto di essere una direttrice visto che anni fa, in quanto donna, avrebbe potuto al massimo pulire gli spartiti con un panno caldo. Sono le donne che trattano il femminismo come un qualcosa di ideologico, anziché di necessario". Un attacco frontale a Beatrice Venezi da parte di Selvaggia Lucarelli, che attraverso l'Adnkronos si è unita al coro di dissenso delle femministe. "Peccato", ha concluso la Lucarelli, che si è unita a quanto detto nelle scorse ore anche da Laura Boldrini. Eppure, il discorso di Beatrice Venezi è stato molto più femminista rispetto a molte altre battaglie vacue.

Selvaggia Lucarelli contro Maria Monsè: la foto scandalosa in costume con la figlia, "fermate questa donna". Libero Quotidiano il 06 marzo 2021. "Fermate Maria Monsè". La foto "scandalosa" della showgirl in costume ridottissimo, abbracciata alla figlia 14enne Perla Maria scatena la rabbia di Selvaggia Lucarelli, che in quella foto vede tutto tranne che un sano rapporto madre-figlia (adolescente). "Qualcuno dovrebbe fermare questa donna anziché invitarla in tv con la figlia 14enne, che non ha colpe. Capito Barbara D'Urso?", scrive la giornalista del Fatto quotidiano in una delle sue Instagram Stories, condividendo lo scatto in questione. Il riferimento diretto è alla conduttrice Mediaset, con cui la Lucarelli non è mai tenera. L'accusa è quella di dare troppo spazio alla Monsè, spesso ospite dei programmi di Carmelita su Canale 5, peraltro lanciata insieme alla figlia poco più che bambina da una vecchia edizione del Grande Fratello Vip. "C'è qualcosa di profondamente disturbante in tutto questo - ha aggiunto poi la Lucarelli, in una delle Instagram Stories successive -. Nessuno dovrebbe portare in questa roba. Nessuno. Ha fatto bene Zingaretti a dimettersi. Chiunque difenda la tv della D’Urso in un paese serio dovrebbe dimettersi, a pensarci bene". Il confine tra la critica e l'ironia è molto labile, conoscendo Selvaggia e l'astio personale che la divide dalla D'Urso. La Monsè e la figlia Perla Maria erano già finite nella bufera per la decisione di far sottoporre la figlia a un'operazione chirurgica per ridurre il naso, considerato troppo "ingombrante".

Da ilmessaggero.it l'8 marzo 2021. Maria Monsè contro Selvaggia Lucarelli, il botta e risposta al vetriolo incalza. Stavolta è Maria Monsè a consegnare al Messaggero la replica alla Lucarelli che aveva fortemente criticato le fotografie postate dalla Monsè sul suo profilo Instagram con la figlia minorenne Perla Maria, immagini giudicate troppo sexy e audaci. «Cara Selvaggia Lucarelli, in riferimento al post pubblicato ieri sulla tua pagina instagram ci tengo a precisare che il rapporto con mia figlia Perla Maria rappresenta un sano rapporto madre -figlia», scrive Maria Monsè. Cosa era successo? In sintesi, la Monsè si è mostrata sul social assieme alla figlia quattordicenne Perla Maria: entrambe in sexy (troppo?) costume da bagno, e in pose considerate un po' troppo audaci, in una vasca. Le immagini non a caso avevano scatenato la reazione dei fan sulla rete. Fino all'intervento social di Selvaggia Lucarelli: «C’e qualcosa di profondamente disturbante in tutto questo - ha scritto in un post di Instagram - E per “questo”, oltre la foto che neppure commento, oltre alle copertine con la figlia quattordicenne di cui mostra i ritocchi dal chirurgo, intendo dire che nessuno dovrebbe portare in tv questa roba. (ovvero il mondo di questa tizia) Nessuno». La palla passa a Maria Monsè. «Quello che dispiace - scrive Monsè - è che un sano rapporto madre-figlia debba essere oggetto di critica offensiva nei miei confronti oltre ad essere usato per proferire attacchi alla signora Barbara D’Urso amatissima dal pubblico visti i milioni di telespettatori che ogni giorno seguono i suoi programmi televisivi». «Mi viene mossa una critica per una foto pubblicata senza autorizzazione, esclusivamente con scopo denigratorio e che di certo non può essere qualificata da te "disturbante"; disturbante secondo i miei criteri di valutazione è quella persona che prima partecipa al reality “la fattoria“ (partecipammo insieme nel 2006 ) mandato in onda sulla stessa rete televisiva che oggi invece attacchi unitamente alla sua conduttrice di punta ovvero la Signora Barbara d’Urso anziché esserle riconoscente». «Forse ciò che disturba è il fatto che io a 47 anni posso permettermi ancora di fare degli scatti mettendo in mostra quanto natura mi ha dotato e purtroppo c’è chi invece alla mia stessa età non può farlo... e per andare in spa, avrei dovuto mettere il burqua a mia figlia?» Cara Selvaggia Lucarelli, in riferimento al post pubblicato ieri sulla tua pagina instagram ci tengo a precisare che il rapporto con mia figlia Perla Maria rappresenta un sano rapporto madre -figlia. Quello  che dispiace è che  un sano rapporto madre-figlia debba essere oggetto di critica offensiva nei miei confronti oltre ad essere usato per proferire  attacchi alla signora Barbara D’Urso amatissima dal pubblico visti i milioni di telespettatori che ogni giorno seguono i suoi programmi televisivi. Mi viene mossa una critica per una foto pubblicata senza autorizzazione , esclusivamente con scopo denigratorio e che di certo non può essere qualificata da te “ disturbante “ ; disturbante secondo i miei criteri di valutazione è quella persona che prima Partecipa al reality “la fattoria “ ( partecipammo insieme nel 2006 ) mandato in onda sulla stessa rete televisiva che oggi invece attacchi unitamente alla sua  conduttrice di punta ovvero la Signora Barbara d’Urso anziché esserle riconoscente . E come si può qualificare la condotta di un minore di anni 16 che nel luglio del 2020 va in piazza ad offendere il leader del partito di maggioranza Italiano di centro destra??  (Notizia ampiamente diffusa da ogni mezzo stampa). Forse ciò che disturba è  il fatto che io a 47 anni posso permettermi ancora di fare degli scatti mettendo in mostra quanto natura mi ha dotato e purtroppo C’è chi invece alla mia  stessa età non può  farlo... e per andare in spa , avrei dovuto mettere il burqua a mia figlia? Come qualificheresti quella persona che passa di colore in colore a seconda delle esigenze o dei vantaggi ricavabili,  che un giorno è di destra e un giorno è di sinistra un po’ come farebbe una farfallina che salta di fiore in fiore? 

Sanremo 2021, Selvaggia Lucarelli "sessista": "Molto meglio degli uomini", lei può dire che i maschietti fanno pietà. Libero Quotidiano il 03 marzo 2021. La sacerdotessa del giusto, alias Selvaggia Lucarelli, da assidua frequentatrice del mondo dello spettacolo quale è, non ha ovviamente risparmiato il suo acume durante la prima serata del Festival di Sanremo 2021. Un diluvio di tweet, di cinguettii dall'impareggiabile successo, quello che i fan consegnano a Selvaggia-la-giusta ogni volta che proferisce frasettina sul social. Beata lei, insomma. Evviva. E poiché sacerdotessa del giusto, Selvaggia ha emesso sentenze, battute, sparate, plausi e bocciature. Non gradisce granché la gag Amadeus-Zlatan Ibrahimovic: "Sul vocabolario, alla parola cringe da oggi ci sarà una foto della gag Amadeus-Ibrahimovic", performance insomma bollata come imbarazzante. Epperò sembra gradire lo sketch di Fiorello che parla delle dita dei piedi: "Avanguardia pura". Epperò Fiorello viene anche strigliato: "Se Fiorello si sposta un attimo vediamo anche Sanremo", gli rimprovera (curioso) l'eccessivo protagonismo. Bocciato Fedez: "Era meglio quando lanciava banconote dal finestrino". Una porzione speciale del twitter-pensiero della sacerdotessa Selvaggia spetta però a Matilda De Angelis, la bellissima - e bravissima - attrice bolognese co-conduttrice in questa prima serata (davvero notevole il pezzo sul bacio con Amadeus). La Lucarelli gradisce assai l'operato di Matilda, tanto che cinguetta: "La De Angelis è così brava da farci dimenticare la bruttezza di quello che le fanno fare". Eppoi, in un secondo cinguettio, Selvaggia la giusta aggiunge: "Matilda De Angelis è molto più brava di tutti gli uomini visti fino ad ora sul palco, conduttore compreso". Oh perbacco, sessismo! Discriminazione! Le donne meglio degli uomini! Ovviamente - noi - si scherza. Ma ci si interroga: cosa avrebbe detto la sacerdotessa del giusto se qualcuno avesse detto che il maschietto x "è molto più bravo di tutte le donne viste ad ora sul palco?". Chissà...

Sanremo, Beatrice Venezi schiaccia il politically correct: "Sono direttore, non direttrice d'orchestra". Poche parole ma chiare e dette col sorriso dal palco più importante d'Italia: in pochi secondi, Beatrice Venezi calcia via il femminismo integralista. Francesca Galici - Ven, 05/03/2021 - su Il Giornale. Dopo l'impalpabile presenza di Vittoria Ceretti sul palco del teatro Ariston nella terza serata, al festival di Sanremo è arrivata Beatrice Venezi. Di professione pianista e direttore d'orchestra, la co-conduttrice della quarta serata ha voluto immediatamente mettere in chiaro il suo ruolo nella serata ma, in generale, nell'ambito musicale, dimostrando che non sono le etichette a qualificare un professionista ma la sua bravura. Con una semplice frase, la pianista ha messo a tacere i ben pensanti del politically correct radical chic, sempre pronti a violentare la lingua italiana con le loro teorie campate per aria. In un momento storico in cui una certa parte politica sembra avere come priorità quella di eliminare il maschile generico dalla lingua italiana e forzare determinate parole in nome di una presunta parità tra i sessi, che sembra passare dalla forma e non dal contenuto, Beatrice Venezi ha voluto fare chiarezza sul suo titolo. "Io sono direttore d'orchestra", ha detto la Venezi sul palco del teatro Ariston ad Amadeus, che la stava presentando come direttrice. "La posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d'orchestra, non di direttrice", ha spiegato la Venezi. Uno schiaffo morale alle femministe a ogni costo, con un discorso molto più femminista di quanto non vogliano farci credere gli integralismi della declinazione linguistica. Beatrice Venezi non vuole discriminazioni nella sua professione, non vuole sentirsi diversa rispetto ai suoi colleghi. "Mi assumo la responsabilità di questa cosa", ha detto Beatrice Venezi, "perché è importante quello che sai fare". Poche parole e un calcio al femminismo integralista per il direttore d'orchestra, come ama definirsi, come è scritto sui documenti faticosamente conseguiti dopo tanti anni di studi. La sua presa di posizione, potente seppur fatta con il sorriso, ha scatenato la polemica dei soliti benpensanti da tastiera, incapaci di accettare le forme e le regole della lingua italiana o, almeno, la decisione di una professionista che se ne infischia delle battaglie di contenuto e punta a dimostrare sul campo il suo valore. Beatrice Venezi non sarebbe diventata il più giovane direttore senza la determinazione e il coraggio mostrati sul palco, dove ha puntato i piedi consapevole che le sue parole avrebbero scatenato l'ira delle femministe dure e pure. Ma, forse, proprio questa sua voglia di affermare il suo ruolo senza le sovrastrutture inutili è molto più utile alla battaglia femminista rispetto a tante altre battaglie pressoché inutili.

Dagoreport il 7 marzo 2021. Beatrice Venezi aveva tutto per piacere alla sinistra conformista: il cognome giusto (quello di una città), brava in quanto donna, un lavoro da sempre appannaggio dei maschi, “impegnata” nelle buone cause seguite dai giornali (come Terre des Hommes), vestiti firmati, vacanze in luoghi fighi... Poi è caduta su due leggi fondamentali che i sacri sacerdoti del politically correct non possono perdonarle: una pubblicità che cede ad allusioni sul corpo della donna e il rifiuto di accettare una neolingua imposta ex nihilo. E così, dopo la pubblicità per Bioscalin dove si dice “Tira fuori il tuo lato B-ioscalin” (chiara allusione al lato B di una donzella), e dopo la preferenza a farsi chiamare “direttore” (come firmato nella pubblicità) e non “direttrice d’orchestra”, i vari Michela Murgia, Montanari e compagnia “cantante” si sono scatenati sulla tastiera. Anche con eccessi comici, come quelli di Laura Boldrini che ha dichiarato: “Beatrice Venezi ha poca stima di sè se si fa chiamare direttore”. A dire il vero, la Venezi è piuttosto piena di sé, sin da quando dichiarava per il “Corriere” che persino “una ragazzina di 13 anni sta preparando una tesi su di me collegandomi all’emancipazione femminile” (25-06-2018). Il “Corriere”, che l’aveva assoldata, ha subito fatto cadere il suo anatema per mano di un linguista chiamato a sostenere che la Venezi sbaglia perché la “lingua cambia” (sì, ma cambia dal basso; quando cambia per imposizione si chiama comunismo o fascismo!) accusandola anche di “patriarcato introiettato”!!! E dire che, prima di bacchettarla, il “Corriere” la portava in punta di bacchetta: nel 2018 un articolo per lei intitolato (forzando) “Non voglio i pantaloni”; il blog neofemminista del “Corriere” chiamato “La 27ma ora” la aveva invitata alla kermesse “Il tempo delle donne” nel 2019 mentre nel 2017 l’aveva inserita tra le 50 donne dell’anno per il “Corriere”. Poco importa se i critici musicali ridacchiassero dietro le quinte della direttrice/ direttore dell’Orchestra della Toscana, dell’Orchestra Milano Classica e della Nuova Orchestra Scarlatti Young che dirigeva quello che per loro è un non-tenore, Andrea Bocelli. Lei, trentenne biondona, e in quanto biondona direttore con merito, era la direttrice non in pantaloni e con il plus di essere appassionata di moda (cioè degli inserzionisti pubblicitari): “Mi piace dirigere in gonna, ho diversi abiti da sera, mi piace il rosso. Non dobbiamo imitare gli uomini quando dirigiamo”. Donna emancipata, donna… ma senza esagerare perché la confraternita del politically-correct ha le sue leggi: su Yuja Wang, giovane pianista cinese che suona in minigonna o con spacchi vertiginosi, la Venezi aveva detto: “Quello non va bene, non credo sia sexy, né indice di femminilità suonare musica classica in minigonna”: ma come, uno dei capisaldi del neofemminismo non è quello che una donna si veste come vuole, anche con il microabito di notte in periferia? Una personalità troppo sua e troppo piena di sé, questa Venezi, agli occhi dei sacri sacerdoti del conformismo. Tu devi stare o di qua o di là! O direttora/direttrice e senza lato B pubblicitario oppure sei con gli altri. Tra gli altri, ricordiamolo, c’era il critico musicale Paolo Isotta il quale, la prima volta che vide alla Scala una direttrice d’orchestra (non era la Venezi) si alzò sconcertato in platea è urlò: “So io dove ti metterei quella bacchetta…”. Durante un’intervista con Freeda ha dichiarato che il suo idolo è Elisabetta I. La ritiene una grande donna poiché è riuscita a comandare tutto da sola, rifiutando il matrimonio come sistema politico e diventando completamente indipendente.

Da liberoquotidiano.it il 7 marzo 2021. "Non chiamatemi direttrice", aveva avvertito Beatrice Venezi, appena arrivata sul palco del Festival di Sanremo accolta da Fiorello e Amadeus. Un messaggio che ha stizzito non poco Laura Boldrini, che ha invitato il direttore d'orchestra a "non dimenticare i sacrifici delle donne". Come se il loro destino e il rispetto dei loro diritti, insomma, dipendessero da un nome declinato al maschile o al femminile. Alla deputata Pd ed ex presidenta della Camera (che verrà ricordata, d'altronde, solo per battaglie politiche di questo tenore), la Venezi ha risposto per le rime con una intervista al Corriere della Sera, un trattato-bignami di cosa significhi davvero essere orgogliose di essere donna, al di là di ipocrisie ed etichette. "La posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d'orchestra, non di direttrice. E così voglio essere chiamata, me ne assumo la responsabilità", ha ribadito la 31ennne. Selvaggia Lucarelli addirittura le ha ricordato che se non fosse stato anche per le battaglie della Boldrini, "da donna avrebbe pulito gli spartiti anni fa", anziché dirigere altri musicisti. Risposta? "L’ambiente da cui vengo è conservatore. Ci sono le figure del Maestro e del Direttore d’orchestra. La declinazione al femminile non solo non aggiunge niente — non sento la necessità del femminile per sentirmi riconosciuta — ma ci sono dei connotati peculiari: maestra rimanda alla maestra di scuola, un altro lavoro". Insomma, non viene da un altro pianeta e tantomeno è una privilegiata: "Ho lavorato sodo per quello che faccio, conoscendo i pregiudizi e le difficoltà che incontrano le donne: non si risolvono declinando al femminile. Ci si divide su questo anziché concentrarsi perché una donna venga riconosciuta per la sua qualità, azzerando ogni differenza".

Valentina Dardari per ilgiornale.it il 7 marzo 2021. Beatrice Venezi, attaccata per una frase che in molte pensiamo, è finita da giorni in una disputa che ha preso anche colori politici. Le è bastato esprimere il proprio pensiero sul palco del festival di Sanremo per ritrovarsi in mezzo alle polemiche. Poche parole che hanno creato il marasma: “La posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d'orchestra, non di direttrice. E così voglio essere chiamata, me ne assumo la responsabilità".

La lezione della Venezi. La 31enne ha solo sottolineato qualcosa che ha sempre pensato ma che non aveva mai detto sul palco più importante d’Italia. E lì, anche un semplice respiro acquisisce tutto un altro suono. Come lei stessa ha ammesso: “Eppure sono anni che dico di essere un direttore d’orchestra: farlo all’Ariston ha avuto un altro peso”. Già, un altro peso che in pochi minuti ha scatenato il putiferio e attacchi da altre donne che invece di essere solidali le hanno dato contro.

"Direttore? Poca autostima...". La Boldrini processa la Venezi. Laura Boldrini ha processato la Venezi criticandola e tacciandola di avere poca autostima. Perché secondo la Boldrini, se il femminile viene nascosto, si nascondono tanti sacrifici e sforzi fatti. Come se tutto dipendesse dall’uso del femminile. E così anche Selvaggia Lucarelli ha attaccato frontalmente il direttore d’orchestra, che a suo dire avrebbe dovuto rivendicare con fierezza il fatto di essere una direttrice. Sottolineando che anni fa avrebbe solo potuto, come donna,“pulire gli spartiti con un panno caldo”. Né la Boldrini, né la Lucarelli si sono accorte che con una semplice frase, la Venezi è stata molto più femminista di loro. Beatrice Venezi, intervistata dal Corriere della Sera, ha asserito che ridirebbe quanto detto sul palco, perché secondo lei le lotte importanti, quelle vere che riescono a cambiare qualcosa, sono altre. “L’ambiente da cui vengo è conservatore. Ci sono le figure del Maestro e del Direttore d’orchestra. La declinazione al femminile non solo non aggiunge niente — non sento la necessità del femminile per sentirmi riconosciuta — ma ci sono dei connotati peculiari: maestra rimanda alla maestra di scuola, un altro lavoro” ha spiegato. Anche perché, se l’obiettivo è avere pari opportunità, per la Venezi non ha senso stare a sottolineare una differenza di genere, serve solo a dividere ulteriormente. Nei paesi anglofoni per esempio direttore d’orchestra si dice conductor, senza possibilità di sbagliare o polemizzare.

Ha lavorato sodo per arrivare dov'é. La 31enne ha poi pensato che si potrebbe arrivare a usare un termine neutro, così da non scontentare nessuno. Ma ha anche tenuto a dire che prima di questo sarebbe il caso che diventasse un lavoro a cui accedono in modo uguale uomini e donne. La Venezi ha spiegato fiera: "Ho lavorato sodo per quello che faccio, conoscendo i pregiudizi e le difficoltà che incontrano le donne: non si risolvono declinando al femminile". Il direttore ha definito la polemica sterile. "Non ho voglia di travestirmi da uomo per dimostrare che so dirigere un'orchestra. Non serve lo sguardo accigliato per essere autorevoli. E chi l'ha detto poi che una figura cristallizzata sia sinonimo di professionalità? Rifiuto gli stereotipi della musica classica, un mondo sostanzialmente maschile, e ai pregiudizi rispondo salendo sul podio con la gonna". Come riportato dal Messaggero, la Venezi aveva raccontato di aver portato avanti le suee battaglie fina da quando ha cominciato a fare questo lavoro. Perché "voglio dimostrare che la musica classica è sinonimo di libertà e non di costrizione. Abbattere dall'interno i cliché e avvicinare i giovani a questo mondo di bellezza e di valori. Renderla più democratica, parlandone anche sui social, sulle riviste e in tv". Il direttore vanta 50mila followers. Ma adesso esiste la ministra, l’avvocata, la sindaca. Anche la collega Gianna Fratta ha criticato la Venezi per le sue parole sul palco dell’Ariston, ma sul suo sito personale ha usato il termine direttore d’orchestra. Qualche controsenso c’è, anche in chi attacca. “Ci si divide su questo anziché concentrarsi perché una donna venga riconosciuta per la sua qualità, azzerando ogni differenza” ha chiosato la Venezi, direttore d’orchestra.

Piera Anna Franini per Dagospia l'8 marzo 2021. L’Italia non è un Paese per meritevoli, si sa. Vi sono comunque due categorie dove la meritocrazia si applica in automatico: sport e arte. Se sei un grande atleta vinci medaglie, campionati e coppe del mondo. Se sei un grande artista - restringiamo il campo alla musica d’arte, classica e lirica -  riempi le sale da concerto che contano, ottieni ingaggi importanti, le orchestre di classe ti rispettano e quindi ti richiamano. In tal senso, è interessante il fenomeno Beatrice Venezi. Direttrice d’orchestra di 31 anni. Si muove fra la classica e il pop, è al centro della scena mediatica strettamente nostrana, ha un buon seguito sui social e presta il volto a campagne pubblicitarie, anche se non glam come accade ai colleghi artisti che si muovono fra Bottega Veneta, Cartier, Audi, Rolex, Mandarin Oriental…Venezi è stata la co-conduttrice della quarta serata di Sanremo. Ha innescato un certo dibattito la sua posizione anti-sessista in tema di lingua: ritiene che direttora o direttrice non funzioni. “Chiamatemi direttore d’orchestra” è il mantra oltre che uno degli ingredienti della sua storytelling. E qui sta il punto: Venezi è una campionessa di personal branding, ha strategie, visione e senso del tempismo. Ma soprattutto sa che di fronte a sé ha una prateria: gli artisti non sono propriamente maestri del marketing, salvo rare eccezioni. E così, accade che Venezi venga indicata come uno dei punti di riferimento della direzione d’orchestra. Per la verità, nel mondo della musica d’arte è un’araba fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. E per “dove” intendiamo i palcoscenici di serie A, italiani e stranieri, quelli, per dire, che frequenta abitualmente Beatrice Rana, pianista di classica under30, con un portfolio ricco di concerti nei luoghi che contano. I dovuti distinguo già li abbiamo fatti, nel senso che sappiamo che un pianista arriva in vetta prima di un direttore, il punto è che Rana è numero uno da anni ed è più giovane. Venezi manca (oppure va ma non vi torna) su quei palcoscenici frequentati dagli omologhi di ieri e di oggi: l’under30 Claudio Abbado già veniva incoronato dal NYTimes e adocchiato da Leonard Bernstein; Riccardo Muti aveva un contratto stabile con il  Maggio di Firenze dei tempi d’oro; Riccardo Chailly aveva debuttato alla Scala ed era fisso alla Radio di Berlino;  Lorenzo Viotti (classe 1990) è stato più volte alla Scala, ha vinto un Premio a Salisburgo e ora ha un contratto a Amsterdam. Idem per la lituana Mirga Grazinyte-Tyla, oggi ha 35 anni ma da under30 aveva vinto il  Premio Nestlé a Salisburgo, lavorato con la Filarmonica di Los Angeles e un contratto con l’orchestra di Birmingham e diretto ai Proms. Si sta allungando la lista delle donne direttrici che frequentano i podi di lusso: Marin Alsop, Keri Wilson, Simone Young, Alondra de la Parra, Julia Jones,  Eva Ollikainen. E allora il sessismo, se proprio di sessismo vogliamo parlare, sta nell’assenza di Beatrice Venezi sui podi apicali della classica. O non è questione di sessismo? Forse Venezi paga lo scotto della sua natura ibrida per cui dare un colpo al cerchio del pop e l’altro alla botte della musica classica non paga? Forse è peccato - nel mondo della classica - fare personal branding? Altro?

Giovanni Sallusti per Dagospia, autore del libro ''Politicamente Corretto - la dittatura democratica'' - Giubilei Regnani editore, l'8 marzo 2021. Caro Dago, avrei una domandina facile facile per le sacerdotesse dell’8 marzo, per le Laura Boldrini in lotta dura contro il sessismo dell’enciclopedia Treccani, per le Michela Murgia che approfittano della ricorrenza per lanciare il loro ultimo libro contro i soprusi del maschio italico (in passato già paragonato dall’augusta scrittrice a un boss mafioso), per le Selvaggia Lucarelli che scomunicano quell’eretica di Beatrice Venezi, rea di non sentire come imprescindibile battaglia di civiltà il cambio linguistico da “direttore” a “direttrice”. Insomma, per tutte quelle tardofemministe che hanno monopolizzato il tema dei diritti delle donne in cartello ideologico. La domandina è davvero semplice: qual è, oggi, anno del Signore 2021, la cultura che maggiormente opprime, calpesta, nega i suddetti diritti delle suddette donne? La risposta fattuale, faziosa quanto lo può essere la cronaca, quindi per nulla, è: la cultura islamica. La quale non è un monolite, grazie, lo sappiamo perfino noi bavosi fallaciani suprematisti, bensì un arcipelago di esegesi teologiche, pratiche di culto, Stati più o meno confessionali (nessuno comunque basato sulla contrapposizione nitida tra “cioè che è di Cesare e ciò che è di Dio”, che del resto sta in un altro testo sacro, non nel Corano), rami che divergono tra loro, gruppi, gruppuscoli e perfino cellule terroristiche (di rado nel mondo si uccide urlando “Buddha è grande!”, e di nuovo non è colpa dello scrivente). Ma alcuni dati di fondo pur esistono, e paiono costituire una trave nell’occhio altrui, mentre ci intratteniamo a sezionare la pagliuzza nostrana, le desinenze, i suffissi, le quote-ghetto. C’è quel lievissimo particolare della “Dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo”, una versione della Dichiarazione universale modificata da molti Paesi musulmani, tra cui Arabia Saudita e Iran, perché fosse compatibile con la sharia (quindi a tutti gli effetti un ossimoro). Che infatti alla voce famiglia e matrimonio riprende una Sura: “Le donne hanno dei diritti pari ai loro obblighi, secondo le buone convenienze. E gli uomini hanno tuttavia una certa supremazia su di loro”. Ci sono le concrete condizioni di vita delle donne sotto le varie cappe teocratiche islamiche, un calvario del diritto e della morale (almeno così come abbiamo pensato questi due aggeggi noi sporchi occidentali) quotidiano, chiedetelo alle splendide eroine iraniane che ciclicamente si liberano del velo in pubblico sfidando il totalitarismo omicida degli ayatollah in nome della libertà del corpo (e che le nostre varie Bonino, Mogherini, Serracchiani hanno insultato ogni volta che si si sono recate velate e ridanciane in visita diplomatica a Teheran), chiedetelo alle saudite che rischiano la lapidazione per adulterio o la decapitazione per stregoneria, chiedetelo alle yazide per anni schiavizzate e cosificate dalle bestie dell’Isis. Ci sono simpatiche consuetudini del “diritto” islamico, per cui la testimonianza di un uomo vale come quella di due donne, il marito può ripudiare la moglie anche senza ricorrere a un tribunale in presenza di due maschi, la donna non può sposare un non musulmano a meno che questi non si converta. C’è il doppiopesismo istituzionalizzato della poligamia consentita e incentivata, a fronte ovviamente della poliandria proibita. C’è quella maledetta aritmetica, che racconta come il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili e quello delle spose-bambine siano maggiormente diffusi in Paesi in cui l’Islam è religione ufficiale, o comunque fortemente radicato (tra i primi posti di queste tetre classifiche Somalia, Guinea, Egitto, Niger, Sudan, Bangladesh). C’è il tema enorme del velo integrale, mortificante e sessuofobo, quello “stupido cencio medievale” che Oriana gettò in faccia all’ayatollah Khomeini, e che in questi giorni è stato bandito per legge in Svizzera, che non risulta una landa di estremisti neonazi. Allora la domanda, care professioniste permanenti dell’8 marzo a colpi di tweet e mimose, non può che suonare: perché tutto questo corrisponde a un gigantesco rimosso, anzitutto da parte vostra? Perché infierite sulla Treccani, e non nominate mai il Corano?

Francesco Olivo per “La Stampa” l'8 marzo 2021. Con il volto coperto dalle mascherine gli svizzeri hanno deciso che non si può andar in giro con la faccia occultata. Il referendum di ieri non aveva nulla a che fare con le misure anti Covid, l'obiettivo era piuttosto il cosiddetto «estremismo islamico». Da oggi niente passamontagna o la bandana, ma nemmeno il velo integrale. Un modo per contrastare la criminalità, secondo le associazioni che hanno proposto il quesito, ma anche e soprattutto un modo per scatenare un dibattito identitario. Il referendum proposto da partiti e organizzazioni conservatrici è stato letto (e raccontato) come un attacco «all'Islam radicale». Il quesito ufficiale, «sei favorevole al divieto delle coperture totali del viso?», non menzionava esplicitamente burqa o niqab. Ma in campagna elettorale si è capito dove andava a parare il dibattito. Da una parte i difensori del multiculturalismo, a sostegno del No, dall'altra i proponenti che invitavano a votare Sì, in nome non solo della sicurezza, ma soprattutto a difesa «dell'uguaglianza e delle libertà delle donne sottomesse dall'estremismo», tanto che la legge proposta è stata ribattezzata «anti burqa» e anche alcune associazioni femministe si sono aggiunte ai comitati per il Sì. Se i termini della questione non fossero stati abbastanza espliciti ci hanno pensato i manifesti elettorale a chiarirli: una donna coperte integralmente con accanto lo slogan: «Fermare l'estremismo», islamico, va da sé. Il governo federale si era schierato per il No, anche perché si tratta di situazioni marginali. È rarissimo, infatti, in Svizzera incontrare donne che coprono integralmente il volto e spaccare il Paese in un dibattito identitario per poche centinaia di persone è sembrato a molti una mossa propagandistica della destra, visto che, sempre ieri, si votava per le elezioni amministrative. Alcuni cantoni, come il Ticino, già dal 2016 aveva adottato una misura simile e in cinque anni le forze dell'ordine sono dovute intervenire assai di rado, in meno di 30 casi, secondo i media locali. Ma il dibattito è andato al di là dei casi concreti e ha investito il modello multiculturale, con argomenti, pro e contro, già ascoltati in altri Paesi, anche confinanti, come l'Austria e la Francia, dove in questi mesi il presidente Emmanuel Macron ha lanciato la sua battaglia contro quello che ha definito il «separatismo islamico». Misure simili sono in vigore anche in Belgio e Bulgaria. Il divieto prevede che nessuno possa coprirsi il viso completamente in pubblico, sia nei negozi che all'aperto. Sono previste eccezioni per i luoghi di culto e ovviamente nell'ambito privato. Il bando prevede anche un'eccezione anche per «il carnevale». Visti i tempi, il legislatore ha dovuto subito chiarire che le mascherine anti virus non sono incluse nel divieto.

Vittorio Feltri per “Libero quotidiano” l'8 marzo 2021. Ormai i concetti e le idee contano meno delle parole che ne esprimono il senso. Se dici negro invece che nero sei un razzista, mentre i due vocaboli sono sinonimi. Se dici zingaro invece di rom sei un farabutto indegno di vivere nel consorzio civile. E non parliamo degli uomini che amano andare a letto tra di loro: un tempo erano definiti culattoni, checche, finocchi, invertiti, pederasti, froci. Oggi tutte queste parole sono severamente vietate. Un giornalista che si esprimesse con uno di questi termini verrebbe fucilato dall' Ordine professionale più conformista d' Italia, oltre che più inutile. I soli sostantivi ammessi sono gay (inglese) e omosessuale. La guerra al dizionario della nostra ricca lingua è stata vinta dai sacerdoti del politicamente corretto e per noi poveri tapini non c' è verso: siamo stati sconfitti e ci tocca adeguarci al nuovo misero lessico o tacere. Dovremo rassegnarci. Un tempo, anche abbastanza recente, la Crusca prendeva atto che la lingua nasceva dal popolo e la codificava secondo criteri culturali, senza dimenticarne l' origine. Oggi anche l' Accademia si assoggetta ai gusti dei progressisti, ai quali peraltro si inchina chiunque per fare bella figura con i propri simili, ignoranti compresi, assai numerosi. In questa assurda polemica le persone normali, che parlano come mangiano, di norma bene, sono soccombenti. Senza contare che la lite si è arricchita di un altro tema caro alla ex presidente della Camera, Boldrini, la quale raccomanda di femminilizzare la denominazione dei mestieri. L' ultimo scontro a questo proposito è avvenuto durante il festival di Sanremo allorché una signora, Beatrice Venezi, per altro abile, si è chiamata direttore d' orchestra anziché direttrice. Capirete che dramma. La donna è stata massacrata: doveva definirsi direttrice d' orchestra per compiacere non solamente la Boldrini, ma anche tutti coloro - troppi - che la pensano come lei, trascurando che l' idioma è un elastico adattabile alla persona che lo utilizza, riferendosi alla tradizione, al costume familiare. Il bisticcio che ne è derivato ha assunto connotazioni comiche, dato che da sempre ciascuno parla come cacchio gli pare. Perfino un commentatore del Corriere della Sera, Giuseppe Antonelli, si è inserito nel dibattito futile asserendo in forma professorale che si dice direttrice e non direttore. Magari non ha tutti i torti, ma dovrebbe sapere che la consuetudine, sorella dell' abitudine, fa premio sulle pedanterie tardofemministe. Cosicché gli segnalo una piccola cosa: a dirigere la Nazione di Firenze, quotidiano storico, c' è una ragazza abile: Agnese Pini. Nella gerenza del foglio è scritto il suo nome alla voce direttore responsabile. E allora perché è vietato affermare che Beatrice Venezi è un direttore d' orchestra?

Laura Boldrini, Dagospia a valanga: "Dopo il caso Venezi a Sanremo, come la mettiamo col vicequestore Lolita Lobosco?" Libero Quotidiano l'08 marzo 2021. “E ora, dopo il caso-Venezi, come la mettiamo con il vice questore Lolita Lobosco?”: è questa la domanda che si pone uno dei lettori di Dagospia. Il riferimento è a Beatrice Venezi, co-conduttrice di una delle serate del Festival insieme ad Amadeus, che ha spiegato di voler essere chiamata direttore d’orchestra e non direttrice. Da quel momento in poi polemiche a valanga. A intervenire sulla questione qualche giorno fa anche Laura Boldrini, che anni fa – da presidente della Camera – si battè proprio per lanciare i mestieri declinati al femminile. La deputata dem ha rimproverato la Venezi, invitandola a riflettere sui sacrifici delle donne. Adesso, però, la regola dovrebbe valere per tutti. “Urge una reprimenda della Boldrinova alla Rai e un invito perentorio a correggere l'ultima puntata della fiction prima di mandarla in onda domenica”, continua il lettore nella sua ironica lettera a Dagospia.  Allora bisognerebbe scegliere, prosegue il lettore, tra vice questora e vice questuressa. Nella lettera, tra l’altro, si parla della necessità di una consulenza dell’Accademia della Crusca, che potrebbe aiutare a scegliere il termine più adatto. Anche  in questo caso c’è un riferimento ironico alla Boldrini che, rimproverando la Venezi, ha detto: “Inviterei la direttrice Venezi a leggere cosa dice l'Accademia della Crusca, la più alta autorità linguistica del nostro paese. Se il femminile viene nascosto, si nascondono tanti sacrifici e sforzi fatti”.

Chi è Beatrice Venezi, la direttrice d’orchestra madrina dei Giovani a Sanremo. Antonio Lamorte su Il Riformista il 5 Marzo 2021. Sarà Beatrice Venezi la madrina e proclamatrice del vincitore della gara delle Nuove Proposte alla 71esima edizione del Festival di Sanremo. Stasera la finale tra i quattro finalisti: Gaudiano, Folcast, Wrongonyou e Davide Shorty. Artisti che Venezi ha già avuto modo di conoscere durante AmaSanremo, il percorso di selezioni della categoria degli emergenti al Festival. Venezi è una delle direttrici d’orchestra più note in Italia, anche per via della sua giovane età: 31 anni. Classe 1990, Venezi compie 31 anni proprio oggi, il 5 marzo, il giorno della quarta serata a Sanremo. È Toscana, viene da Lucca. Ha cominciato a suonare a sette anni e si è diplomata in pianoforte e direzione d’orchestra al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Ha diretto la nuova Scarlatti a Napoli e dirige l’Orchestra della Toscana e l’Orchestra Milano Classica. È stata inserita da Forbes tra i 100 under 30 più influenti d’Italia. Per Il Corriere della Sera è stata tra le 50 donne più creative dell’anno nel 2017. Ha diretto orchestre in tutto il mondo: dal Giappone all’Argentina, dal Libano al Canada. È esperta del repertorio pucciniano. Venezi pubblica la sua musica con la casa discografica Warner Music. Il suo lavoro d’esordio è My Journey. Ha un profilo anche politicamente vivace: ha pubblicato il libro Le sorelle di Mozart, dedicato a musiciste geniali e innovative anche se spesso dimenticate. Era nella giuria di AmaSanremo – con Morgan, Piero Pelù e Luca Barbarossa – che ha scelto gli otto finalisti della categoria. I quattro che si contenderanno la vittoria saranno giudicati dalla Giuria Demoscopica, dalla Giuria della sala stampa e dal televoto. È interessata alla contaminazione: alto e basso, classica e popolare, elettronica e trazione. “Sono molto emozionata anche perché non sono molto avvezza a palchi televisivi. Mi sento una madrina di questi giovani, che ho seguito con grande attenzione e ho cercato di guidare attraverso i miei consigli. Mi ritrovo molto, mi ricordo quando ero bambina, sognavo il podio, le sale da concerto. Rivedo quell’emozione, le aspettative, i sogni, sono felice di seguirli anche in questa fase finale e curiosa del risultato finale – ha detto in conferenza stampa – Se Sanremo è un po’ lo specchio del nostro paese, tutta questa attenzione ai giovani è un grandissimo segnale di innovazione, di modernità. i giovani non sono solo il futuro, sono già il presente dell’Italia”. E quindi ha aggiunto: “La musica classica non è da vecchi: portarla in un contesto diverso dal solito è veramente importante, consente di arrivare a un pubblico più ampio, di dimostrare che un contenuto apparentemente elitario invece appartiene a tutti”.

Sanremo 2021, "sono bisessuale": chi fa coming out a poche ore dalla finalissima. Libero Quotidiano il 05 marzo 2021. “Io sono bisessuale, sono attratta sia da uomini che da donne”. Così Madame ha fatto coming out in un’intervista rilasciata a Repubblica. La giovane artista, arrivata al Festival di Sanremo 2021 praticamente da sconosciuta al grande pubblico, si è subito fatta notare per il suo brano e soprattutto per l’esibizione nella terza serata, quella delle cover, in cui ha portato in scena i famosi banchi a rotelle, massacrando indirettamente Lucia Azzolina. “Il mondo avanza, il sistema scolastico no. Tutto bene?”, è il messaggio che ha voluto mandare dal palco del teatro Ariston. Tornando al coming out, Madame ha dichiarato di essere “una ragazza che sceglie, a seconda di come si sente, di avere un portamento. Vivo con normalità questa cosa, non sento il bisogno di dover aderire a determinati gruppi o movimenti. Il mio rapporto con il pudore? Se stai davanti a una persona che stimi sei meno sfacciato, mentre solitamente il mio rapporto col pudore è minimo. Tutti siamo dotati di organi genitali, tutti facciamo l’amore, il pudore estremo lo associo a una chiusura mentale”. Inoltre Madame ha svelato come è nato lo pseudonimo che ha scelto per la carriera artistica: “A scuola, a ricreazione, con una mia compagna abbiamo usato un generatore di nomi per drag Queen: sono usciti Pinky girl pink e Madame wild, che mi è piaciuto. Ma ho tolto wild, mi sembrava infantile”. 

Sanremo 2021, Barbara Palombelli e il disastro del gobbo: "C'è scritto che...?", la regia inquadra proprio lì. Libero Quotidiano il 05 marzo 2021. La presentazione di Barbara Palombelli in qualità di co-conduttrice del Festival di Sanremo 2021 è stata a dir poco particolare. È infatti stata preceduta da un piccolo siparietto di Amadeus e Fiorello, con quest’ultimo che ha dichiarato “non voglio fare body sharing, perché qui ormai non puoi dire niente, però ho scoperto una cosa. Tu non vedi niente, mi sei passato davanti e te ne sei andato senza accorgerti di me. Ma ci vedi fino a lì?”. A questo punto Fiorello ha indicato il gobbo, invitando Amadeus a leggere insieme a lui: anche la regia lo ha inquadrato mentre i due presentavano all’unisono la Palombelli, con lo showman siciliano che non ha resistito alla tentazione e ha esclamato “c’è scritto che si è sposata con Rutelli?”. Ovviamente no, ma superato il piccolo imbarazzo è poi avvenuto l’ingresso della conduttrice di Rete 4 tramite le classiche scale del teatro Ariston.  “È il mio sogno essere qui, come penso sia quello di tutti”, ha esordito la Palombelli, che poi ha aggiunto: “La nonna valletta debutta stasera. Mancavo a Sanremo da tanti anni, sono felice di essere tornata proprio adesso perché sono convinta che questo Festival darà speranza a tutto il settore. Sono felice di presentare Noemi, una ragazza che ho conosciuto giovanissima”. Infine la Palombelli è stata tradita dall’emozione mettendosi in posizione errata, con Amadeus che le ha indicato di guardare in camera. 

Palombelli alle donne: "Non andremo mai bene ma non arrendiamoci". La giornalista, co-conduttrice della quarta serata del festival di Sanremo, ha fatto un monologo dedicato alle donne spronandole ad essere rinascita dell'Italia. Novella Toloni - Sab, 06/03/2021 - su Il Giornale. Barbara Palombelli ha puntato sulle donne per il suo monologo al festival di Sanremo. Co-conduttrice della quarta serata della kermesse canora, la giornalista e conduttrice di Stasera Italia ha raccontato la sua storia intrecciandola con quella delle canzoni del festival di Sanremo a lei più care, per inviare un chiaro messaggio alle donne e soprattutto alle ragazze: "Non vi arrendete mai, lottate per i vostri sogni". Un lungo monologo che ha rallentato la maratona canora dei ventisei cantanti in gara. Barbara Palombelli ha conquistato il centro del teatro Ariston a metà serata, abbondantemente dopo la mezzanotte, portando l'attenzione dei telespettatori sul ruolo della donna nella nostra società: "Le donne italiane hanno un compito fondamentale: tengono il Paese, le scuole aperte, le famiglie tranquille, accudiscono tante persone positive". L'occasione per citare brani come "Non ho l'età" di Gigliola Cinquetti, "Ciao amore ciao" di Luigi Tenco e "Chi non lavora non fa l'amore" di Adriano Celentano. Canzoni simbolo della sua gioventù di donna con sogni da realizzare: "Volevo fare l'amore ma anche lavorare e lottare per i miei diritti. Voi giovani li avete trovati già fatti, noi li abbiamo costruiti andando in piazza. Ora sta a voi difenderli con il sorriso determinato che sapete avere". Racconta di come da "ragazzina ribelle" si è trasformata nella prima donna della redazione politica del Corriere della Sera e invita le ragazze a ribellarsi sempre "tanto non andremo mai bene: ci umilieranno, cercheranno di metterci le mani addosso, non saremo mai perfette". E allora Barbara Palombelli cita l'esempio di Liliana Segre, senatrice 91enne "che non può andarsi a vaccinare contro il Covid senza scatenare odio micidiali". Con gli occhi diretti nella telecamere, la Palombelli - che sul palco ha scherzato con Fiorello svelando di chiamare "cucciolo" nell'intimità il marito Francesco Rutelli - ha invitato le donne a non arrendersi, anche quando il prezzo da pagare è molto, troppo alto. "Le donne forti, le donne vere in questa Europa guidata dalle donne - ha concluso la giornalista citando brani come "Vacanze romane" dei Matia Bazar, "Uomini soli" dei Pooh e "Portami a ballare" di Luca Barbarossa - devono contribuire alla grande rinascita del nostro Paese. Io sono sicura, ci credo, è qualcosa che sento che sta per avvenire. L'ho ha detto anche Papa Francesco: non dobbiamo essere prudenti, non vi arrendete. Fate rumore".

Sanremo 2021, la famiglia Tenco contro Barbara Palombelli: "Frasi gravissime, quanta ignoranza". Si scatena il caos. Libero Quotidiano l'08 marzo 2021. Non si placa la polemica. La presenza di Barbara Palombelli a Sanremo fa ancora discutere. In particolare in queste ore è il suo monologo ad avere la peggio. "Le sue gravi affermazioni sarebbero frutto di un’intervista con Gino Paoli che, come è noto a tutti e diversamente da Luigi Tenco, ha certamente cercato la morte per suicidio ma senza riuscirci (fortunatamente)", ha tuonato la famiglia del noto cantautore in una lunga nota giunta alla fine della kermesse musicale. E ancora i familiari di Tenco contro la conduttrice di Rete Quattro: “Con profonda amarezza abbiamo constatato quanto ancora perduri un certo tipo di superficialità giornalistica. Questo chiacchiericcio, pregno di ignoranza sull’argomento da una parte e di incoerenza dall’altra parte, non rende merito alla categoria dei giornalisti a cui apparterrebbe e nemmeno al servizio televisivo pubblico che ha deciso di farla esibire su Rai1". Non ci è andata più leggera Selvaggia Lucarelli: "Un assurdo monologo", lo ha definito riportando il comunicato della famiglia Tenco. Nel monologo che la moglie di Francesco Rutelli ha portato sul palco dell’Ariston nella serata di venerdì 5 marzo, la Palombelli ha recitato: “Noi ragazzi negli anni ’60 cercavamo le emozioni. Pensate che Luigi Tenco, giocando con una pistola, proprio qui ha trovato la morte. Chiesi a Gino Paoli, molti anni dopo, cosa accadde veramente qui a Sanremo quell'anno. E mi disse: ‘Noi non avevamo le droghe, ci dovevamo caricare di emozioni e allora camminavamo sui cornicioni, guidavamo a fari spenti e io ho una pallottola nel cuore. Anch'io giocavo con le pistole come Luigi'. Ringrazio Gino e un grandissimo abbraccio a Luigi”. Non è stata una buona edizione di Sanremo per la Palombelli. La giornalista Mediaset era infatti finita nella bufera ancora prima di varcare le porte del teatro. Tutta colpa della volontà di Amadeus di avere un volto della concorrenza su Rai 1. 

Sanremo: Palombelli, bufera social, commenti ironici e sarcastici. Il monologo non è piaciuto. Eugenio Marchetti il 6/3/2021 su Firenze Post. Palombelli, bufera sui social. «Ma cosa sta dicendo?, Così i vecchi si addormentano, Pallosissima, Noi andiamo un attimo al bar»’. Il monologo dedicato alle donne, intervallato da grandi canzoni che hanno fatto la storia del festival, di Barbara Palombelli a Sanremo non sembra essere piaciuto al popolo dei social che, appena pochi secondi dopo la fine della performance della giornalista sul palco dell’Ariston, si è scatenato in una serie di commenti ironici e sorpresi. Palombelli: Poi mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana…, scrive un internauta. Se dico che la #Palombelli è stata pallosissima, sono contro o a favore delle donne?, aggiunge un altro. Forse ho capito perché Rutelli non si fa più vedere in giro”, è la battuta di SpinozaLive, che scrive anche: Durante l’omaggio della Palombelli, dalla tomba di Tenco si è sentito un altro sparo. Noioso anche per il giornalista musicale Ernesto Assante: Lo Stato Sociale ha svegliato tutti quelli che si erano addormentati con la Palombelli, twitta. Seguito da un altro utente: Strategica la Palombelli a quest’ora, così i vecchi si addormentano proprio poco prima di quando avrebbero spento la tv mantenendo gli ascolti alti. Aridatece Zlatan, è il definitivo commento di un altro ancora. Ancora più drastico e sarcastico il commento di Selvaggia Lucarelli: «Tenco che giocava con le pistole, Segre, le donne che accudiscono, la commessa, il corriere, vacanze romane ma che robe sconclusionate sta dicendo? #sanremo2021».

Giampiero Mughini per Dagospia il 6 marzo 2021. Cara Barbara (Palombelli), ho appena finito di ascoltare il tuo bel monologo pronunziato ieri sera dal palco sanremese. Perdonami non averlo fatto ieri sera, ma c’è che io non vado mai a letto dopo mezzanotte. E comunque è il solo spicchio del Sanremo 2021 che abbia visto, e non per spregio del lavoro dei tanti che fanno del Festival uno spettacolo da otto milioni e passa di spettatori, l’unica cosa al mondo nata 70 anni fa che duri ancora. Un miracolo, o un prodigio. Fate voi. Ma non è questo il punto. E bensì, ma tu lo sai perché ci conosciamo a puntino da un po’ più di quarant’anni, che a me non piace la partizione del mondo per come tu l’hai disegnata ieri notte, le due “metà del cielo” distinte e separate, da una parte gli uomini e dall’altra le donne. Fare questa distinzione ti serviva narrativamente, certo, e avevi tutto il diritto di farla. Solo che io a solo sentirla accennata, sobbalzo. Sobbalzo all’idea di far parte di una categoria di persona - gli uomini - che se escono con una donna provano a “metterle le mani addosso”, come tu hai accennato a un certo punto del tuo monologo. E’ un argomento, è una materia, è un pezzo del nostro vivere e del nostro campare di cui credo di essere uno dei massimi specialisti al mondo: conosco molto meglio le guerre tra i sessi che non le guerre in Congo dove sono morti di recente nostri due connazionali, due persone per bene, due uomini. Ma non è nemmeno questo il punto. Tu hai raccontato le tue stagioni, il tuo apprendistato, la tua carriera, i tuoi lavori come segnati dal fatto di esser donna. Non è così. Tu sei una macchina da guerra oltre che una donna e la prima cosa credo sia stata più decisiva della prima. Hai detto che eri l’unica donna che faceva parte del servizio politico del “Corriere della Sera”. Se è per questo ho conosciuto bene Gianna Preda, che era stata l’unica donna in un giornale con 150 giornalisti. Era stata una protagonista ai miei occhi di grande valore. Le feci un’intervista che un giornale esitò a lungo prima di pubblicarla, perché non si usa trattare con eleganza (come io facevo) una giornalista accentuatamente di destra. No, non credo che l’esser donna o uomo cambi così tanto la condizione di chi lavora nei giornali, nei giornali in cui abbiamo lavorato io e te. E siccome nei giornali non ho mai avuto alcun potere - se non quello sconfinato di essere padrone di me stesso e di quello che scrivevo - ho avuto tante donne miei “superiori”. La mia amica Pialuisa Bianco da direttore dell’ “Indipendente”, da cui venne cacciata via. Marilù Agnese che dirigeva il “Sette” cui collaboravo. Una che faceva parte del gruppo dirigente dell’ultimo “Panorama” nel quale ho lavorato, e alla quale eruttai per telefono tutto il disprezzo intellettuale che nutrivo per lei. Non erano “donne”, erano persone, chi meglio chi peggio. E’ stato sempre così, ci misuravamo tra persone e nel bene e nel male. Semplice, semplicissimo. Non uomini e donne, ma persone. Ciascuna diversissima e differentissima dall’altra. E nel bene e nel male.

Ps. Cara Barbara, inutile dirti che è stata una donna, una sindacalista della Rai, a sputare veleno contro il fatto che tu fossi stata chiamata sul palco di Sanremo. Altro che “sorellanza” femminile.

Chi è Folcast, il cantante nella finale Nuove Proposte di Sanremo con “Scopriti”. Vito Califano su Il Riformista il 5 Marzo 2021. Folcast è uno dei quattro finalisti della categoria Nuove Proposte alla 71 esima edizione del Festival di Sanremo. Il suo brano è intitolato Scopriti. Una canzone che ha scritto qualche anno fa. Folcast è il nome d’arte di Daniele Folcarelli. È di Roma e ha 28 anni. La sua è una famiglia di musicisti. Ha cominciato fin da giovanissimo a suonare la chitarra. Si è laureato in chitarra pop al conservatorio. Le sue canzoni mischiano funk, R&B, soul, blues, pop e rock con qualche accenno al rap. Ha pubblicato nel 2015 un ep omonimo e nel 2016 l’album Quess. Con Tommaso Colliva lavora al suo secondo album. L’anno scorso ha aperto il live di Daniele Silvestri al Festival Suoni di Marca. Alla composizione di Scopriti hanno partecipato il produttore pluri-premiato Tommaso Colliva e Raffaele Scogna. L’arrangiamento e la direzione dell’orchestra è di Rodrigo D’Erasmo. “Ricordo che era una giornata nuvolosa, ho sentito il bisogno di sedermi al piano, nonostante il mio primo strumento sia la chitarra, e ho cominciato a scrivere. È venuta una ballata d’amore verso se stessi, innanzitutto, con un bel ritmo”, ha detto a Tv Sorrisi e Canzoni sulla canzone finalista. 

Chi è Davide Shorty, il cantante nella finale Nuove Proposte di Sanremo con “Regina”. Vito Califano su Il Riformista il 5 Marzo 2021. Davide Shorty è uno dei quattro finalisti della categoria Nuove Proposte alla 71esima edizione del Festival di Sanremo. La sua canzone è Regina. Dedicata alla sua ex fidanzata. È originario di Palermo ma da 11 anni vive a Londra, in Inghilterra.

Suo nome di battesimo è Davide Sciortino, ha 31 anni. Ha fatto parte del gruppo Combomastas e della band Retrospective for love. Quest’ultima si è formata nel Regno Unito partecipando a numerosi eventi di rilevanza nel panorama nazionale. Il loro debutto omonimo mischiava dub, reggae, soul e hip hop. Shorty ha partecipato alla IX edizione di X-Factor. Si è classificato terzo. Il suo ep Davide Shorty è stato in rotazione anche sulle radio nazionali. Ha pubblicato anche gli album Straniero, Terapia di gruppo e La Soluzione Reboot. A Sanremo arriva con Regina, dunque, dopo una gavetta solida. “Non ho paura di questo palco, anzi ne sono attratto fin da quando ero piccolo e guardavo il Festival sul divano con i miei (e si mi spedivano a letto perché era tardi, lo ascoltavo di nascosto alla radiolina!). Salirci ora mi ha sentire pare della storia della musica italiana”, ha detto a Tv Sorrisi e Canzoni. Il suo brano “racconta la storia di una donna forte. Anche se ora ci siamo lasciati, siamo amici, tanto che appare sulla copertina del singolo e nel videoclip”.

·        La Quinta ed ultima Serata.

Francesco Persili e Federica Macagnone per Dagospia il 7 marzo 2021.

ORIETTONA MEJO DI KEITH MOON! - Sulle mattane del batterista degli Who che ha devastato camere d’albergo e piazzato candelotti di dinamite nei cessi è piena la mitografia musicale. La Berti, per una notte, non ha voluto essere da meno. A “ItaliaSì” racconta: “Ho allagato la stanza dell’albergo. Mi hanno regalato i fiori, non avevo un vaso e li ho messi dentro al lavandino. Ho aperto l’acqua, e mi sono allontanata. Quando son tornata c’era tutta l’acqua nel corridoio. E allora tutta notte ho lavorato con gli asciugamani, a strizzare l’acqua e a pulire un po’ il bagno…”

VENEZI CON FUOCO – Ieri aveva detto ad Amadeus di preferire la denominazione “direttore d’orchestra” piuttosto che “direttrice”. Oggi, dopo le polemiche e le critiche della deputata Laura Boldrini, Beatrice Venezi a Rtl 102.5 sale sul podio: “Nell’ambito della musica classica parlare di direttrice è quasi una discriminazione perché vuol dire che non ti mettono nello stesso insieme di tutti i direttori d’orchestra, è questa la verità. La battaglia sta nella sostanza e non nella forma. Per me è importante che si parli della parità di accesso a certe posizioni, della parità di salario e…”

QUESTA SERA SEI BELLISSIMA – Cesare Cremonini in estasi davanti a Matilda De Angelis che canta “in modo sublime” la sua “Poetica” durante le prove del Festival: “Un’interpretazione magica. Un giorno la canteremo insieme. La dedico attraverso la sua voce, insieme a lei, a Bologna oggi in grande difficoltà.. .forza! Con Malika Ayane si è nascosto dietro una tenda al Quirinale “per conoscersi meglio” , con Matilda De Angelis che sta girando il suo primo film hollywoodiano, sogna di esplorare la Casa Bianca? 

NON E’ VITA, E’ ROCK’N’ROLL! - Achille Lauro, da grande scopone, lancia il guanto di sfida a Ibrahimovic dopo la battuta del milanista (“Le ragazze restano con me, Lauro lo mettiamo in garage perché così i ladri si spaventano”) – La replica dello Ziggy Stardust de’noantri è puntuta: “Vuole lasciarmi in garage? Non so se gli conviene invitarmi a casa sua perché poi le ragazze vengono da me…”

I MIGLIORI GIANNI DELLA NOSTRA VITA - Gianni a Sanremo c’è anche quando non c’è. Il cantante prima posta un video del suo risveglio muscolare sulle note della canzone di Fedez e di Francesca Michielin e subito dopo si fa riprendere mentre si ingozza di spaghetti ascoltando i Maneskin. Il più rock di tutti. 

CHIAMATELO GIO EV(I)AN - Ma quanto trinca il poeta preferito della Isoardi? Su Instagram pubblica una storia in cui un collaboratore porta via tre scatoloni vuoti che, appena tre giorni prima, erano pieni di bottiglie di vino. Il ragazzo deve pur riscaldarsi visto che vive in una tenda.

FINCHE L’ORIETTA VA - Cosa si sono detti dietro le quinte la Berti e i Maneskin? Dopo la gaffe esilarante della signora delle conchiglie (“mi piacerebbe cantare con Ermal Metal e i naziskin”), Orietta si è voluta scusare personalmente con la band romana. A rivelarlo è il frontman del gruppo, Damiano, che a Rai Radio2 ha detto: “In backstage è venuta a scusarsi, ma noi non ci eravamo offesi per niente, l’avevamo presa a ridere”. Ad Argentero era andata meglio. Oriettona l’aveva ribattezzato Formentero. 

C’MON, GHEMON – L’ironia del cantante di Avellino allevia l’assenza dei comici sul palco: “Mi servono 7milioni e 623mila voti per arrivare primo. Con quei numeri, a quel punto, dovrei accedere automaticamente alle primarie del PD”. Dopo la satira politica anche un’appassionata difesa tricologica: “Facciamo un patto: potete parlare dei miei capelli fino a domenica. Poi da lunedì parliamo dei vostri. Promettete”. 

UOMINI RUDY - Arisa viene messa ko da Rudy Zerbi. Durante il collegamento da Sanremo con “Amici”, il prof mette in imbarazzo la cantante: “Stanotte le ho mandato un video ma non l’ha aperto”. Cosa avevo mandato? “È un momento mio, sono in pigiama e ti penso…”. Tu solo dentro una stanza e tutto il mondo fuori.

PER TUTTI QUELLI COSI’ COME NOI - A “ItaliaSì!” Roby Facchinetti invita l’amico Riccardo Fogli a rinnovare il suo guardaroba: «Ma hai sempre la stessa giacca? Ma come sì?». Poi prova a mettere una pezza che è peggio del buco: «Lui è così, si affeziona alle cose. Abbiamo fatto due tournée e altre serate e lui aveva sempre la stessa giacca. Fino a quando non gli si staccano le maniche, lui non cambia…».
SANREMO 2021. VINCONO I MANESKIN CON IL BRANO “ZITTI E BUONI”, DAVANTI A FEDEZ E MICHIELIN ED ERMAL META.  Daniela Guastamacchia su Il Corriere del Giorno il 7 Marzo 2021. La band romana conquista il Festival. Ultima serata, emozione Vanoni, l’omaggio di Fiorello a Little Tony. Il monologo di Ibrahimovic. Applauso tributati alle maestranze su invito di Fiorello durante un cambio di scena ai tecnici entrati sul palco dell’Ariston. Con l’orchestra che accoglie volentieri l’invito. “Loro sono in rappresentanza di tutti i nostri tecnici”. E’partita con l’ Inno di Mameli eseguito dalla banda musicale della Marina Militare l’ultima serata del Festival di Sanremo più difficile della sua lunga storia. Sul palco del Teatro Ariston Fiorello ha ironizzato sul futuro di Sanremo scherzando con Amadeus che ha escluso l’ipotesi di un Festival Ter. Un’edizione massacrata dalla pandemia senza pubblico, a causa del Covid che ha seriamente messo a rischio lo svolgimento del festival cancellando il contorno e sterilizzando l’atmosfera. La Rai non è riuscita a capire quello che era chiaro a tutti ed ha pensato di fare un Festival normale fino a poche settimane prima. Stefano Coletta, direttore di Rai1 definisce il Festival appena conclusosi “epico” anche se gli ascolti si sono rivelati disastrosi anche nella quarta serata fermatasi a 8.014.000 spettatori, 44,7% di share. “E’ finita l’avventura. Oggi sono rimasto basito: in conferenza stampa hai detto che non farai il festival l’anno prossimo. Ti capisco, perché è impegnativo, hai un’età, ma se non lo fai tu finalmente sto in pace. In bocca al lupo a quelli che verranno l’anno prossimo a fare il festival: vi auguro questa platea piena, la galleria piena, il pubblico in mezzo all’orchestra, milioni persone fuori dell’Ariston, ospiti internazionali, ma vi deve andare malissimo, ve lo auguro con tutto il cuore”. Fingendo di annunciare il vincitore: “Non posso venire qui alle 2 ad annunciarlo“, sottolinea biascicando. “Ultima cosa. Mi ha chiamato Franceschini, sai che noi della cultura abbiamo la chat, e mi ha chiesto di ricordare che sono i 700 anni di Dante. Mi ha chiesto di leggere qualcosa: ma io le cose le so a memoria, declamo”. Recita l’incipit dell’Inferno, l’ultimo verso del Paradiso e chiosa: “Quello che c’è in mezzo ve lo leggete voi perché noi abbiamo 26 cantanti“. Fiorello, giacca di pelle rossa con frange e bandana d’ordinanza al collo ha ricordato Little Tony , che lo scorso febbraio avrebbe compiuto 80 anni, cantando un medley dei successi tra cui “Cuore Matto”, “Riderà“, “Profumo di mare“, accompagnato in apertura dalle coreografie ipnotiche degli Urban Theory, la dance crew fenomeno dei social con oltre 600 milioni di visualizzazioni. “Chiedo scusa mi sono un po’ impappinato, mi si è infeltrita la lingua”, dice Fiorello chiedendo dell’acqua alla fine della sua performance. Gli Urban Theory si sono esibiti con una suggestiva coreografia caratterizzata dalla tecnica di ballo del “tutting”: danza interpretativa contemporanea che si focalizza sull’abilità del ballerino di creare posizioni geometriche e movimenti delle dita delle mani. Un percorso straordinario quello degli Urban Theory: partiti come una piccola scuola di danza del Ponente Ligure, a Vallecrosia (IM). In pochissimi anni hanno bruciato tutte le tappe possibili conquistando prima Federica Pellegrini, durante la loro partecipazione a Italia’s Got talent, che li ha premiati con un Golden Buzzer, e successivamente Fiorello che li ha scelti come corpo di ballo per il programma “Viva Rai Play!”. Arrivando alla chiamata di Jimmy Fallon che li ha voluti in collegamento nel “The Tonight Show“. “In attacco Zlatan e Ibra. Al centrocampo Fiorello, sarebbe un bravissimo fantasista e il calcio senza fantasia non è bello. In difesa l’orchestra, che ha difeso con i denti la forza della musica”. E’ la formazione che Ibrahimovic ha portato per la partita del festival di Sanremo. “E io?“, ha chiesto Amadeus. “Tu portiere, se non ti va bene vai in panchina, se no vai in tribuna, se no vai a casa”. Nel ruolo dello stopper Ibra ha messo Achille Lauro: “così mette paura agli avversari e stanno lontano. Volevo fare lo scambio di maglia, ma non si può: è sempre nudo“. Poi, guardando la giacca nerazzurra di Ama, ammette di avere fatto un errore: “non ho deciso io il colore della tua giacca”. Dopo le "proteste" dei giorni scorsi, Fedez, in gara in coppia con Francesca Michielin ha ricevuto il suo mazzo di fiori . I due, che nelle sere passate avevano rimarcato il distanziamento da Covid con un nastro di raso legato alle aste dei microfoni, hanno cantato occhi negli occhi e alla fine del brano si sono abbracciati stretti. Ornella Vanoni si è presa la scena: “Il pubblico non c’è, ma l’emozione è uguale” punzecchiando Fiorello: “Ma la tua passione è cantare? È un festival di musica, se canti anche tu non va bene, noi chi siamo?”. E’ arrivata abche una battuta sul look del maestro Leonardo De Amicis, e rivolgendosi agli orchestrali: “Sono più importanti loro del pubblico, magari ne capiscono di più. Ma sono stanchi, sfatti”. Quindi la Vanoni si è esibita con un suo medley: “Una ragione di più”, “La musica è finita“, “Mi sono innamorato di te“, “Domani è un altro giorno“, seguita in scena Francesco Gabbani per il duetto di “Un sorriso dentro al pianto“. Prima di lasciare il palco Ornella Vanoni ha detto “Seguiteci in questo momento così importante che dovrebbe rallegrare questo momento così difficile che non sembra avere fine. E’ molto importante aver fatto questa serata comunque“. Applauso tributati alle maestranze in un momento difficile come questo su che invito di Fiorello durante un cambio di scena ai tecnici entrati sul palco dell’Ariston. Con l’orchestra che accoglie volentieri l’invito. “Loro sono in rappresentanza di tutti i nostri tecnici“, ha aggiunto Rosario Fiorello. “Alla fine di questa settimana, voglio dirvi una cosa: tutti conoscevano già Zlatan prima di questo festival. Allora perché Zlatan è venuto qui? Perché gli piacciono le sfide, l’adrenalina, gli piace crescere e se non affronti le sfide con te stesso non puoi crescere”. Ibra nel suo monologo ha reso omaggio all’Italia e al Festival . “Quando fai una sfida è come scendere in campo, e quando scendi in campo puoi vincere o puoi perdere – dice rivolgendosi al pubblico televisivo -. Io ho giocato 9545 partite, ne ho vinte tante, ma non tutte. Ho vinto 11 scudetti, ma ne ho anche perso qualcuno. Ho vinto tantissime coppe, ma ne ho anche persa qualcuna. Sono Zlatan anche senza aver vinto tutte le partire. Sono Zlatan quando vinco e quando perdo”. Ed ha illustrato la sua filosofia: “Il fallimento non è il contrario del successo, ma è una parte del successo. Fare niente è il più grande sbaglio che puoi fare. Se sbaglia Zlatan puoi sbagliare anche tu, la cosa importante è fare ogni giorno la differenza. Impegno, dedizione, costanza, concentrazione”. Prima di scendere tra gli orchestrali per fare una foto con il primo violino, aggiunge: “Ho organizzato questo festival per dirvi che ognuno di voi nel suo piccolo può essere Zlatan. Voi tutti siete Zlatan e io sono tutti voi. E questo non è mio festival, non è il festival di Amadeus, ma è il vostro festival, dell’Italia intera. Grazie Italia la mia seconda casa”.  I Maneskin, vincitori del Festival di Sanremo alla fine dello loro esibizione, hanno chiamato sul palco il direttore d’orchestra Enrico Melozzi per consegnargli i mazzi di fiori ricevuti. “Chiamiamo sul palco il maestro: è un modo simbolico per darli a tutti i musicisti che hanno partecipato a questo Sanremo“, ha detto Damiano il frontman della band. Questa la classifica finale dei Big dal 4° al 26° posto: Colapesce Dimartino, Irama, Willie Peyote, Annalisa, Madame, Orietta Berti, Arisa, La Rappresentante di Lista, Extraliscio feat. Davide Toffolo, Lo Stato Sociale, Noemi, Malika Ayane, Fulminacci, Max Gazzè, Fasma, Gaia, Coma_Cose, Ghemon, Francesco Renga, Gio Evan, Bugo, Aiello, Random.

Sanremo 2021, i vincitori sono i Maneskin, secondo posto per Fedez e Michielin, terzo Ermal Meta. La band romana conquista il Festival. Ultima serata, emozione Vanoni, l'omaggio di Fiorello a Little Tony, Achille Lauro. E il monologo di Ibrahimovic .Alessandra Vitali su La Repubblica il 6 marzo 2021. Sono i Maneskin in trionfatori di questa edizione del Festival di Sanremo. La band composta da Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio ha conquistato il gradino più alto del podio con Zitti e buoni. Al secondo posto Fedez e Francesca Michielin con Chiamami per nome, al terzo Ermal Meta con Un milione di cose da dirti. Con l'Inno di Mameli eseguito dalla banda musicale della Marina militare è partita l'ultima serata del festival più difficile della storia di Sanremo. Si proclama il vincitore, chiude l'esperienza festivaliera la rivelazione Ibrahmovic, conclude il suo progetto creativo Achille Lauro con l'ultima performance in programma, Amadeus saluta l'Ariston e annuncia: non ci sarà un Ama Ter.

La gara. Tocca a Ghemon con Momento perfetto aprire i giochi, poi Gaia con la sua Cuore amaro e poi ecco Irama, La genesi del tuo colore, nel video della prova generale, da tre giorni lo vediamo con lo stesso completo di pelle fare gli stessi passi gli stessi gesti, sfiorarsi il naso a un certo punto. Infine Gio Evan in giacca bianca per Arnica.

Il "Cuore matto" di Fiorello, l'omaggio a Little Tony. La gara s'interrompe per lasciare spazio a Fiorello in giacca frangiata di pelle rossa e bandana al collo per un ricordo di Little Tony (quest'anno avrebbe compiuto 80 anni): un medley dei successi del cantante scomparso nel 2013 da Cuore matto a La spada nel cuore a Riderà passando per Mare profumo di mare, la sigla italiana della serie Love Boat,"un omaggio doveroso a un artista che ha dato tanto alla musica italiana". Fiorello rende omaggio a Little Tony, accompagnato in apertura dalle coreografie ipnotiche degli Urban Theory, la dance crew fenomeno dei social con oltre 600 milioni di visualizzazioni. Fiorello, giacca di pelle rossa con frange (riproduzione fedele) e bandana d'ordinanza al collo a ricordare il cantante, che lo scorso febbraio avrebbe compiuto 80 anni, ha cantato un medley dei successi di Little Tony, tra Cuore Matto, Riderà, Profumo di mare. "Chiedo scusa mi sono un po' impappinato, mi si è infeltrita la lingua", dice Fiorello chiedendo dell'acqua alla fine della performance.

Ibrahimovic: "Volevo fare cambio maglia con Achille Lauro ma è sempre nudo". Si torna alla competizione con Ermal Meta, Un milione di cose da dirti, tra i favoriti per il podio, e Fulminacci con Santa Marinella. Ma la musica s'interrompe di nuovo per il ritorno di Ibrahimovic, la rivelazione di questa edizione del festival. "Sono contento, ho fatto proprio un bel lavoro - dice il campione - e ti ho portato la formazione del festival", dice a Amadeus. "Attacco: Zlatan, centrocampo Fiorello, è un bravissimo fantasista e il calcio non è bello senza fantasia; in difesa l'orchestra, che ha difeso con i denti la forza della musica. Ama, tu sei il portiere. Se non ti va, vai in panchina. Se non ti va panchina, vai in tribuna, se non ti va tribuna vai a casa. Stopper: Achille Lauro, perché gli avversari hanno paura di lui". "Scherzo - aggiunge - volevo fare scambio di maglia con lui ma non si può, è sempre nudo". La musica riparte con Francesco Renga, Quando trovo te, e gli Extraliscio con Davide Toffolo, Bianca luce nera. Nuovo stop per lasciare il palco a Serena Rossi, attrice e anche cantante, reduce dal successo della serie Mina Settembre, che da venerdì prossimo sarà alla conduzione dello show di Rai 1 La canzone segreta.

Sanremo 2021, Serena Rossi fa commuovere Amadeus. "Non è la prima volta che vengo qui ma è la prima volta che faccio le scale". Serena Rossi arriva poco le 22 sul palco del Teatro Ariston, avvolta in un abito grigio dalla gonna fluida con disegni optical neri. Reduce dal successo della fiction Mina Settembre e da venerdì prossimo su Rai 1 con il nuovo show La Canzone Segreta, l'attrice ne parla e gioca con Amadeus. "Ho cercato di scoprire qual è la tua canzone segreta", dice. E attacca A te di Jovanotti. E l'imperturbabile Amadeus ammette: "Mi fai commuovere". Tocca a lei annunciare il nono cantante in gara, in questo caso sono in due, Colapesce Dimartino con Musica leggerissima. Passano Malika Ayane con Ti piaci così, Francesca Michielin e Fedez con Chiamami per nome, mentre la moglie del cantante, Chiara Ferragni, richiama i suoi follower su Instagram affinché votino per il marito.

Sanremo 2021, Maneskin: nude look e fiori al maestro d'orchestra. I Maneskin, in nude look, alla fine dello loro esibizione, chiamano sul palco il direttore d'orchestra Enrico Melozzi per consegnargli i mazzi di fiori ricevuti. "Chiamiamo sul palco il maestro: è un modo simbolico per darli a tutti i musicisti che hanno partecipato a questo Sanremo", spiega il frontman Damiano.

Cantano Willie Peyote, Mai dire mai (La locura), Orietta Berti (Quando ti sei innamorato), Arisa (Potevi fare di più), Bugo (E invece sì), poi è la volta dei Maneskin con Zitti e buoni, di Madame con Voce, La rappresentante di lista con Amare, Annalisa con Dieci, Coma_Cose con Fiamme negli occhi, Lo Stato sociale con Combat pop, Random con Torno a te, Max Gazzè con Il farmacista, Noemi con Glicine, Fasma con Parlami, chiude la gara Aiello con Ora. E c'è lo stop al televoto.

Sanremo 2021, da Ibra a Madame la fiera del bianco sul palco dell'Ariston. A Sanremo è la fiera del bianco: da Gio Evan con una giacca che piacerebbe a un samurai, a Zlatan Ibrahimvic che però ha revers della giacca con un bordino nero come il fiore. Tecla Insolia sembra Ofelia in convento, il vestito cade da tutte le parti anche se porta un corsetto nero. La Rappresentante di lista sembra atterrata con un paracadute candido che poi per comodità ha indossato. Madame si è vestita direttamente da sposa, bella e moderna nel tailleur pantalone. Immancabile il velo in testa (come Boss Doms venerdì) e naturalmente i piedi scalzi.

Emozione Vanoni. "L'emozione è uguale anche se non c'è il pubblico. E il pubblico c'è, ce n'è molto, anche se non lo vediamo". Ornella Vanoni arriva sul palco accompagnata da Fiorello, "se avete una standing ovation mandatela subito" suggerisce lo showman e sullo schermo ne appare una del 2008. Ornella, look total black, propone un medley di splendidi successi da Una ragione di più a La musica è finita, Mi sono innamorato di te e Domani è un altro giorno.  "Sono più importanti loro del pubblico - dice, rivolta all'orchestra - perché ne capiscono di più". "Oltre questo teatro c'è il pubblico, il pubblico c'è sempre". È l'incoraggiamento di Ornella Vanoni dal palco dell'Ariston prima di un medley dei suoi grandi successi. A cominciare da Una ragione in più, poi La musica è finita. Quindi anche Mi sono innamorata di te e Domani è un altro giorno. Poi si complimenta con l'orchestra, "a volte loro sono più importanti del pubblico", aggiungendo "sono stanchi, sono proprio stanchi...". Poi l'artista si esibisce con Francesco Gabbani per proporre Un sorriso dentro al pianto tratto dal suo ultimo album Unica. "Questo momento serve per rallegrare un momento difficile che sembra non avere fine. È molto importante avere fatto questo Festival comunque", dice Ornella lasciando il palco. Poi la raggiunge Francesco Gabbani per l'annunciato duetto sulle note di Un sorriso dentro al pianto. "Questo momento serve per rallegrare un momento difficile che sembra non avere fine - dice Ornella Vanoni prima di lasciare il palco - è molto importante avere fatto questo festival comunque".

Achille Lauro, io tu e le rose. E' un finale apparentemente più tradizionale quello di Achille Lauro, che riserva però un colpo di teatro. L'artista si presenta con completo pantalone ciclamino e la sua C'est la vie, preceduto dal ballerino Giacomo Castellana, solista dell'Opera di Roma. Lauro entra in scena, dal doppiopetto spunta il bocciolo di una rosa. Verso la conclusione della performance, alla musica si sovrappongono voci con insulti di ogni genere nei confronti del cantante. Infine, la giaca si apre e il busto di Lauro appare trafitto da steli spinosi di rose, con rivoli di sangue che escono dalle ferite.

Sanremo 2021, le pagelle della serata finale. I voti alle esibizioni dei 26 big nella serata finale del Festival. Ernesto Assante su La Repubblica il 6 marzo 2021.

Ghemon. Momento perfetto. Come si può curare lo spirito? Con la "musica dell'anima" di Ghemon, soul e canzone per la sua perfetta Momento perfetto. 8

Gaia. Cuore amaro. Gaia spinge sul ritmo e mette tante cose diverse in un solo brano pop. Tormentone e raffinatezza. 7

Irama. La genesi del tuo colore. Il "cantante da remoto" è credibile e convincente. Sta crescendo, migliora e sarà bene dargli credito. 7

Gio Evan. Arnica. L'idea è buona, lui ha una bella storia, catturata dentro un album concept, ma la canzone, da sola, non colpisce e non resta. 5 ½

Ermal Meta. Un milione di cose da dirti. È classico pop italiano, sufficientemente raffinato e elegante, cantabile e fuori tempo. Ermal Meta canta bene e con uno stile ormai inconfondibile. 7

Fulminacci. Santa Marinella. Fulminacci è bravo e la sua è una canzone che è facile da cantare, meglio se si è leggermente malinconici e magari innamorati. Bella. 8

Francesco Renga. Quando trovo te. Ha fatto di meglio, cantato meglio, nella sua lunga e spesso gloriosa carriera. 5 ½

Extraliscio feat. Davide Toffolo. Bianca luce nera. All'ennesima esecuzione bisogna dire che l'assurdità di Bianca luce nera è uno degli strappi più belli della tela di Sanremo. 7 ½

Colapesce/Dimartino. Musica leggerissima. Un testo serissimo, una musica piena di tutto, una melodia cantabile. Colapesce e Dimartino fanno centro. 8

Malika Ayane. Ti piaci così. Prima si balla, poi si canta, c'è il divertimento e la melodia. E Malika canta come si deve. 7 ½

Francesca Michielin / Fedez. Chiamami per nome. Mahmood e Michielin mettono mano a un pezzo che è tutt'altro che banale. Michielin con Fedez, fanno del loro meglio per dargli corpo. 6 ½

Willie Peyote. Mai dire mai (La locura). Si balla e si pensa, si ragiona e ci si diverte, si parla di vita, di musica, di intrattenimento, di oggi. E Willie Peyote lo fa con impegno e passione. 8 ½

Orietta Berti. Quando ti sei innamorato. Canzone troppo vecchia, troppo tradizionale, troppo ovvia. Orietta Berti fa il suo mestiere alla grande ma alla quarta esibizione non se ne può più. 5

Arisa
Potevi fare di più. Una bella canzone di GIgi D'Alessio, cantata molto bene da Arisa. Ma sfortunatamente in un festival così lascia il tempo che trova. 6

Bugo. E invece si. Bugo è esattamente come si presenta in scena, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Non interpreta un personaggio, si racconta dal vivo. 6

Maneskin. Zitti e buoni. Non ci sono dubbi sulle potenzialità della giovanissima rock band romana, anzi non ci sono più potenzialità ma certezze. Elettrici, forti, personali e convincenti. Una porta aperta sulla vita. 10

Madame. Voce. La sua è la canzone più originale del Festival e lei la interpreta meglio sera dopo sera. Intensa, intricata e misteriosa. 10

La Rappresentante di Lista. Amare. Una grande perfomance, tra le migliori di tutta la serata, per una band dalle grandi doti, che non sbaglia un colpo. L'arte del pop come dovrebbe essere sempre. 9 ½

Annalisa. Dieci. Annalisa come sempre canta in una maniera ineccepibile, e l'esibizione è stata migliore di tutte le sue precedenti, addirittura con un pizzico di passione in più. Ma non esce dal prevedibile e dal previsto. 6 ½

Coma_Cose. Fiamme negli occhi. La piccola grande meraviglia dei Coma Cose prende forma ancora una volta, fino alla celebrazione dell'amore con l'anello e la candela sul dito di California. 9 ½

Lo Stato Sociale. Combat Pop. Il combat pop è fatto di magia, di circo, di punk, di impegno, di allegria. E dato che "le cose inutili sono importanti" la canzone de Lo Stato Sociale è splendidamente inutile. 8

Random. Torno a te. La canzone fa parte del "già sentito" di mille altre canzoni pop. Ma Random ce la mette tutta e quindi, per simpatia, merita un 6

Max Gazzè. Il farmacista. Clark Kent si toglie la camicia ma non vola. Ma Gazzè per dare corpo al suo Farmacista pazzo fa di tutto e di più. Con la consueta genialità. 8

Noemi. Glicine. Noemi è un interprete femminile diversa da tutte le altre, ha una sua voce, un tono, uno stile, inconfondibile. Glicine non è una canzone sorprendente, ma lei la canta come nessun'altra saprebbe. Niente circo, solo passione. 7

Fasma. Parlami. La celebrazione dell'arte dell'autotune in una canzone che somma trap, rock, pop. 7

Aiello. Ora. Aiello è esplosivo nel suo stile, "scomposto". Canzone fortissima e strappata, tirata fino all'estremo, senza alcun rispetto per le buone maniere e il bel canto. "Pop all'Aiello", meravigliosamente meridionale. 7 ½

Federico Rocca per "vanityfair.it" il 7 marzo 2021. Quinta – e se Dio vuole ultima – serata del 71esimo Festival di Sanremo. Sorpresa numero uno: hanno vinto i Maneskin. Sorpresa numero due: hanno vinto anche la nostra gara di look. I 4 bad e glam guys del rock italiano trionfano sul palco dell’Ariston vestiti, anzi spogliati, di ricami d’argento sulla nuda pelle. Atto finale di uno spogliarello progressivo che li ha visti – come in una partita di strip poker, e d’altra parte il casino è lì a due passi – offrirsi, serata dopo serata, sempre un po’ di più allo sguardo curioso – ma cosa dico curioso, voglioso – del pubblico. Prima le camicie coi pizzi, i petti nudi e le mise alla Elvis, poi i corsetti, poi i body sgabatissimi e trasparenti, per arrivare alle tutine da Abba in versione adamitica di ieri. Cantano Zitti e buoni, ma avrebbero potuto cantare E levata a cammesella. Il termometro nazionale dell’ormone schizza a livelli mai raggiunti prima per una performance sanremese. Bene così. Perché è di un brivido che avevamo bisogno. E Damiano & Co. ci hanno regalato una scossa che nemmeno la Giovanna di Amadeus dei tempi d’oro. Tutti i look della serata finale del 71esimo Festival di Sanremo nella gallery (e i nostri voti).

Amadeus in Gai Mattiolo. La forfora glitterata è un'idea. Buona non l'ho scritto. Voto: 6

Amadeus in Gai Mattiolo. La forfora glitterata è un'idea. Buona non l'ho scritto. Voto: 6

Gaia in Salvatore Ferragamo. All'abito serve una messa in piega. Voto: 5/6

Fiorello in Giorgio Armani. Impeccabile. Voto: 7

Gio Evan. Spoiler: è una battuta. Per la finale si è messo elegante. Voto: 4

Ermal Meta in Dolce&Gabbana. Un cantante di alto profilo (quello della giacca invece è luccicante). Voto: 6

Fulminacci. Il quarto dei Los tres caballeros. Voto: 5 1/2

Zlatan Ibrahimovic in Dsquared2. Il papillon è proprorzionato. Praticamente un aliante, Voto: 6

Francesco Renga in Dolce & Gabbana. Sta sera se non sono i profili, sono i revers. Voto: 6

Extraliscio in Dolce&Gabbana. Un po' sempre la solita musica. Una mazurka, direi. Voto: 6 1/2

Serena Rossi in Giorgio Armani. Non l'Armani più riuscito della storia degli Armani. Forse nemmeno il secondo più riuscito. Voto: 6

Colapesce e Dimartino in Dolce & Gabbana. Li trovo molto cool. E neppure io so spiegarmi perché. Voto: 7 1/2

Malika Ayane in Giorgio Armani. Quasi una tuta. Che, si sa, il lockdown ci ha abituati bene. Voto: 6/7

Francesca Michielin in Miu Miu e gioielli Bvlgari e Fedez in Versace. 274 colori e non beccare quello del vestito di lei. Voto: 6

Ornella Vanoni in Dior. Signore si nasce. E lei, modestamente, lo nacque. Voto: 7

Francesco Gabbani in Emporio Armani. Una pandemia di giacche blu. Voto: 6 

Willie Peyote in Carlo Pignatelli. Buongiorno, dovrei spedire una raccomandata con ricevuta di ritorno...Voto: 6--

Zlatan Ibrahimovic in Dsquared2. Poteva farsela mancare, la giacca blu? Voto: 7

Tecla Insolia in Philosophy di Lorenzo Serafini e gioielli Pasquale Bruni. Un corsetto di troppo. Voto: 5/6

Orietta Berti in GCDS. Demis Roussous con 15 centimetri di zeppa. Stupendissima. Voto: 7

Arisa in Maison Margiela. Si è messa a nudo. Voto: 5 1/2

Giovanna Botteri in Giorgio Armani. Una signora. Voto: 7

Bugo. Un bugo nell'acqua. Voto: 5

Maneskin in Etro. Quando distribuivano il sex appeal sono passati 3 volte. Voto: 8

Achille Lauro in Gucci. Low profile? Voto: 7

Madame in Dior. Bravo chi la sa distinguere da Boss Doms. Voto: 7

Federica Pellegrini con gioielli Chopard. Milly Carlucci è sempre una grandissima professionista. Voto: 5 1/2

La rappresentante di lista in Valentino Haute Couture. Tanta, tanta, tanta roba. E tutta buona. Voto: 9

Umberto Tozzi. Non è giacca se non sberluccica. Voto: 5/6

Annalisa in Blumarine. A fine serata ci siamo arrivati come lei. A brandelli. Voto: 5

Coma Cose in MSGM. Carini, carini, carini. Aiutatemi a dire carini. Voto: 7 1/2

Achille Lauro in Gucci. Acqua e sapone solo acqua e sapone. Voto: 6 1/2

Random in Dolce&Gabbana. Fedele fino alla fine al nome d'arte. Voto: 5 1/2

Max Gazzè. Mi sfugge il senso. Ma anche la necessità. Voto: 4

Noemi in Dolce & Gabbana. La scelta di un'eleganza classica, sicura, chiara - almeno per noi - paga. Voto: 7 1/2

Fasma in Dolce & Gabbana. Avanti il prossimo. Voto: 6

Aiello in N° 21. Oggi come oggi, un top di pizzo è poco più di una T-shirt bianca. Voto: 6/7

La 71esima edizione della kermesse. I Maneskin vincono il Festival di Sanremo. Antonio Lamorte su Il Riformista il 7 Marzo 2021. I vincitori della 71esima edizione del Festival di Sanremo sono la band dei Maneskin con Zitti e buoni (di D. David, T. Raggi, E. Torchio, V. De Angelis). L’esito è arrivato alla fine della quinta serata della kermesse, intorno alle 2:30 di domenica 7 marzo.  succede, nell’albo doro della manifestazione a Diodato che nel 2020 aveva vinto con la canzone Fai Rumore. La 71esima edizione è stata condotta dal direttore artistico Amadeus con la spalla di Rosario Fiorello, premiato con il Premio Città di Sanremo. Un’edizione speciale, senza pubblico all’Ariston, per via delle restrizioni anti-coronavirus. I Maneskin hanno avuto la meglio su Francesca Michielin e Fedez, secondi con la loro Chiamami per nome, ed Ermal Meta, terzo con la sua Un milione di cose da dirti. Parteciperanno quindi all’Eurovision Song Contest il 22 maggio a Rotterdam, in Olanda, rappresentando l’Italia.A Willie Peyote, con Mai dire mai (La locura), è andato il Premio della Critica Mia Martini. A Colapesce e Dimartino, per la loro Musica leggerissima, il Premio della Sala Stampa Lucio Dalla. A Ermal Meta il Premio Giancarlo Bigazzi per la Migliore Composizione Musicale. A Madame il Premio Bardotti per il Miglior testo per Voce. Ermal Meta ha vinto anche il Premio per la Miglio cover per Caruso di Lucio Dalla. Il voto è stato riaperto appositamente per il podio al termine della serata: ha votato la Giuria Demoscopica, la Sala Stampa e i telespettatori attraverso il televoto. Nel corso della finale i 26 Big in gara erano stati giudicati dal televoto. I giorni scorsi il voto era stato spezzettato. Le prime due serate, durante le quale si sono esibite in due spezzoni i 26 artisti Big in gara, ha votato la giuria demoscopica. La terza serata, quella delle cover, hanno votato i maestri dell’orchestra. La quarta serata il giudizio è arrivato dai giornalisti di sala stampa. Ieri nella finale delle Nuove Proposte era stato premiato Gaudiano con la sua Polvere da sparo, che si è esibito nella serata finale.

Sanremo, vincono i Maneskin. Gli avevamo chiesto: “quest'anno vincerete il Festival?” Le Iene News il 07 marzo 2021. I Maneskin vincono Sanremo 2021. Abbiamo conosciuto la band romana a dicembre, chiedendo veramente di tutto ai quattro ventenni rock nell'intervista che rivedrete in onda martedì a Le Iene. Hanno conquistato l’Ariston con la canzone “Zitti e buoni”. A vincere Sanremo 2021 sono i Maneskin, la band romana che ha fatto trionfare il rock in questa edizione del Festival. Secondo posto per Fedez e Francesca Michelin con “Chiamami per nome”, seguiti da Ermal Meta e la sua “Un milione di cose da dirti”. Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio, abbiamo incontrato i quattro 20enni a dicembre nella nostra intervista in formato quadruplo, che rivedrete in onda mertedì a Le Iene. Li abbiamo letteralmente sommersi con la nostra raffica di domande, a partire dal significato di “Maneskin”, che in danese vuol dire “chiaro di luna”. Si sentono più simili a un rapper o ai Pooh? “Ai Pooh che reppano”, risponde Damiano, il frontman. “Ho iniziato a cantare a sei anni”, racconta, “ora riesco a mantenermi con la musica”. La prima spesa folle che ha fatto? “La macchina”. Ha mai mandato a quel paese un fan? “Una volta abbiamo suonato, c’erano le transenne, Victoria si è piegata e un ragazzo ha avuto la geniale idea di toccarle il culo. Gli ho detto un po’ di cose non belle…”. Non ci ha voluto dire se è fidanzato, ma ha confessato di essere stato con una donna più grande di lui di 16 anni. Non potevamo non chiedergli se ci fosse stato qualcosa con Victoria, la ragazza del gruppo: “se vi piace crederlo ve lo lascio credere”, ha risposto. Così lo abbiamo chiesto a lei, ma abbiamo strappato solo un “chissà”. Victoria ha mai avuto un'avventura con una ragazza? “Sì, anche duratura”, risponde. A forza di domande abbiamo stilato il loro identikit: il più intonato, a detta di tutti e quattro, è Damiano. Il più ritardatario è Thomas. Per quanto riguarda il più “pigro” ognuno ha indicato qualcun altro. E chi passa più tempo sul porno? “Non so perché ma ho la sensazione che gli altri abbiano detto me”, risponde Ethen. E ha ragione! E alla domanda se quest’anno sarebbero stati loro i vincitori di Sanremo, hanno risposto con un “chissà”. E se fossero arrivati ultimi? “Gli ultimi saranno i primi!”, ci ha risposto Victoria. Loro, per ora, sono solo primi!

Il trionfo con "Zitti e buoni". Chi sono i Maneskin, la band rock romana che ha vinto Sanremo: da X Factor al Festival. Antonio Lamorte su Il Riformista il 7 Marzo 2021. Trionfo dei Maneskin al Festival di Sanremo. Una vittoria a sorpresa, inaspettata, imprevedibile. Il gruppo rock romano, una band di ventenni, ha sconvolto l’edizione più straordinaria di sempre per via delle restrizioni anti-coronavirus. A farne le spese il secondo e il terzo classificato, ovvero la coppia Fedez e Francesca Michielin con la loro Chiamami per nome ed Ermal Meta con Un milione di cose da dirti. I Maneskin hanno vinto con Zitti e buoni. Sarà il secondo singolo del loro prossimo album, dopo Vent’anni uscito lo scorso autunno. Il lavoro uscirà il prossimo 19 marzo: si chiama Teatro d’ira. È il secondo album in studio dopo Il ballo della vita del 2018. Il gruppo parteciperà quindi all’Eurofestival del prossimo 22 maggio, in rappresentanza dell’Italia, a Rotterdam, in Olanda. La band è composta da quattro elementi: voce, chitarra, basso e batteria. Sono Ethan Torchio, Thomas Raggi, Victoria De Angelis e Damiano David. Tutti e quattro hanno firmato il pezzo che ha trionfato, a sorpresa, alla finale della kermesse condotta per il secondo anno consecutivo dal direttore artistico Amadeus con la spalla Rosario Fiorello. I Maneskin sono di Roma. Sono stati fondati alle scuole medie da Raggi e De Angelis, ai quali si è aggiunto in un secondo momento David e infine Torchio, tramite un aggiunto su Facebook. Si sono formati intorno al 2015. Il nome viene dal danese “chiaro di luna” ed è stato scelto dopo un viaggio nel Paese scandinavo. Sono diventati noti al grande pubblico partecipando all’11esima edizione di X Factor alla quale si sono classificati secondi. Il loro coach era Manuel Agnelli, leader e fondatore del gruppo milanese Afterhours. Sono diventati da subito molto seguiti per via del loro stile, rivolto all’hard rock degli anni ’70, con incursioni nel punk, nel funk, nel pop e in stralci di beat rap soprattutto nei testi. Molti li paragonano ai Greta Van Fleet, gruppo statunitense orientato alle sonorità dell’hard rock classico. I Maneskin hanno avuto molto successo da subito con i singoli Chosen e Morirò da re. La loro prima pubblicazione è stata l’ep Chosen. Il gruppo ha già ottenuto 14 dischi di platino e 5 dischi d’oro. Il loro prossimo lavoro “è ispirato a noi, parla di noi, di quello che pensiamo e che vogliamo lasciare”, ha detto David a 7 Corriere della Sera. Zitti e buoni è maturato a Londra, hanno raccontato, “è il manifesto della nostra unicità e della visione che abbiamo del rock, senza imporci limiti, nemmeno nel messaggio”, hanno commentato a Tv Sorrisi e Canzoni. Dopo il trionfo alla 71esima edizione del Festival hanno detto: “La dedichiamo a quel prof che ci diceva sempre di stare zitti e buoni”. Alla serata delle cover, la terza, avevano cantato con Manuel Agnelli Amandoti dei CCCP.

Che vuol dire Maneskin, il nome del gruppo rock che ha vinto Sanremo con “Zitti e buoni”. Antonio Lamorte su Il Riformista il  7 Marzo 2021. I Maneskin hanno vinto la 71esima edizione del Festival di Sanremo. La band rock romana ha avuto la meglio sul finale della quinta serata sulla coppia Fedez e Francescha Michielin, e sulla loro Chiamami per nome, e su Ermal Meta, e sulla sua Un milione di cose da dirti. I Maneskin hanno presentato invece Zitti e buoni. Adesso rappresenteranno l’Italia all’Eurovision di Rotterdam, in Olanda, il 22 maggio prossimo. La band è composta da Ethan Torchio, Thomas Raggi, Victoria De Angelis e Damiano David. Tutti e quattro hanno firmato il pezzo che ha trionfato, a sorpresa, alla finale della kermesse condotta per il secondo anno consecutivo dal direttore artistico Amadeus con Rosario Fiorello. Alla serata delle cover, la terza, hanno cantato con Manuel Agnelli, leader degli Afterhours e loro coach al talent-show X Factor, Amandoti dei CCCP. Maneskin è una parla danese che vuol dire “chiaro di luna”. Il nome è nato dopo un viaggio in Danimarca. Il gruppo si è formato intorno al 2015, su iniziativa di Raggi e De Angelis, quando i due frequentavano le scuole medie. Successivamente si è aggiunto David e infine Torchio tramite un annuncio su Facebook. Hanno partecipato all’11esima edizione di X Factor Italia classificandosi secondi. La loro prima pubblicazione è stata l’ep Chosen. Hanno all’attivo un album: Il ballo della vita, del 2018. Il gruppo ha già ottenuto 14 dischi di platino e 5 dischi d’oro. Zitti e buoni entrerà nel loro prossimo album, Teatro d’ira, che uscirà il prossimo 19 marzo. “Il disco è ispirato a noi, parla di noi, di quello che pensiamo e che vogliamo lasciare”, ha detto David a 7 Corriere della Sera. Zitti e buoni è maturato a Londra. “È il manifesto della nostra unicità e della visione che abbiamo del rock, senza imporci limiti, nemmeno nel messaggio”, hanno commentato a Tv Sorrisi e Canzoni.

Sanremo 2021, Maneskin: "Ma quali droghe, conta la disciplina". Ernesto Assante su La Repubblica il 7 marzo 2021. Intervista alla band romana trionfatrice al Festival di Sanremo 2021 con il brano "Zitti e buoni". "Parla, la gente purtroppo parla, non sa di che cazzo parla. Tu portami dove sto a galla che qui mi manca l'aria. Sono fuori di testa ma diverso da loro". Più chiaro di così non si può. Zitti e buoni i Maneskin non ci riescono a stare e non ci staranno. Non ci sono stati in questi giorni sul palco del Festival di Sanremo, non ci sono riusciti nemmeno quando hanno vinto, ovviamente, tra lacrime e parolacce di entusiasmo e gioia. Com'è normale in una band di ragazzi, Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi e Ethan Torchio, il più "vecchio" dei quali ha solo 22 anni. Sono fuori di testa ma diversi da tutti, belli, truccati, allegri, potenti e rock, come pochi altri in questo paese che è facile definire conservatore e statico e che loro scuotono con le chitarre elettriche, alla vecchia maniera dei ribelli rock, aggiornati ai tempi, però. Sì, perché i Maneskin sono  veri, rappresentanti di una generazione che sta rivoluzionando la canzone e che, speriamo, spinga a cambiare anche il resto. "In teoria non potremmo essere presi ad esempio", dice Damiano David, il frontman, "siamo dei privilegiati, facciamo quello che amiamo, con passione, libertà. Ma ci siamo riusciti con le nostre forze". "In soli quattro anni siamo passati da cantare per strada e nei ristoranti", aggiunge Victoria De Angelis, bassista, "a vincere a Sanremo con un pezzo che suona in questo modo. È la dimostrazione che si possono coltivare i sogni".

Si possono coltivare i sogni e vederli realizzati. Quindi tutti felici?

Damiano: "Insomma, dai, siamo felicissimi non solo dell'epilogo, ma soprattutto del nostro viaggio, che è stato velocissimo e intenso. Siamo stati contenti fin dalla prima esibizione al Festival, super soddisfatti delle nostre performance. Ci siamo divertiti con leggerezza, nonostante il Festival sia arrivato in un momento particolare e difficile come quello che sta attraversando il Paese. E anche se può sembrare retorico, visto che abbiamo vinto, è che più della vittoria ci ha reso felici partecipare con altri venticinque artisti, Amadeus, Fiorello, tutta la Rai, i tecnici e tutti quelli che hanno lavorato per rendere possibile un Festival unico, che nessuno si aspettava si potesse realizzare".

Quindi non pensavate proprio di arrivare primi?

Victoria: "Noi non ci siamo iscritti al Festival per vincerlo, abbiamo deciso di partecipare perché volevamo far sentire la nostra musica. Per noi era già un riconoscimento notevole l'essere stati scelti. Volevamo portare noi stessi sul palco, con tutto quello che sappiamo fare e che abbiamo imparato. E credo che siamo riusciti a farlo bene, anche con la cover, mostrando la nuova direzione che abbiamo preso, senza compromessi".

Ma a ragazzi come voi Sanremo piaceva anche qualche anno fa?

Victoria: "Beh, sicuramente non eravamo i fan più accaniti del Festival, ma l'abbiamo seguito, hanno partecipato negli anni tanti artisti che ci piacevano".

Nessun condizionamento una volta arrivati sul palco del Festival, per il grande pubblico?

Thomas: "No, siamo stati noi al cento per cento. È tutto frutto del percorso che abbiamo fatto. Siamo  musicisti, una band,  abbiamo lavorato tanto sull'identità, sui concerti, sul suono, tirando fuori l'anima rock che avevamo dentro, l'abbiamo trovata e continueremo così".

Victoria: "Niente è frutto di scelte a tavolino, tutto è naturale. Vogliamo essere trasparenti, lo dobbiamo a chi ci segue, vogliamo dare il massimo, tutto quello che possiamo".

Dopo le lacrime sul palco con chi avete condiviso la vittoria?

Damiano: "Diciamo che appena finito, dopo le interviste, il primo contatto in albergo è stato con tutti quelli che hanno lavorato con noi. Poi appena tranquillizzati, papà, mamma, zii, fratelli, amici....".

Come farete, dopo queste vittorie e questi successi, a non perdere la testa? Sesso, droga e rock'n'roll?

Damiano: "I risultati non si raggiungono con l'essere stronzi, ma con la passione, la disciplina e l'allenamento. Siamo prima di tutto dei professionisti, non siamo tossici neanche adesso... siamo sempre molto ludici, preparati, per Sanremo non siamo venuti sprovveduti, prove tutti i giorni. Amiamo il nostro lavoro, ci mettiamo tutto l'impegno e il rispetto che ci vuole".

L'immagine conta quanto il suono?

Damiano: "Noi nella musica come nel vestiario vogliamo essere noi stessi. Ma è chiaro che l'abbigliamento non ha la stessa importanza della musica, è meglio essere brutti e suonare bene che il contrario. Ma anche il look fa parte del progetto, essere riconoscibili, stilosi, ha un senso".

Cos'è per voi il rock?

Ethan: "Rock è quando dici le cose che pensi in maniera diretta e il suono è chiaro quanto le parole. È un linguaggio ed è impossibile confonderlo con altro".

Sanremo, può Vasco Rossi aver favorito la vittoria dei Maneskin? Valentina Mericio su Notizie.it il 07/03/2021. In molti se lo sono chiesti. Quanto peso hanno avuto le scalate nel televoto? E c’è chi dice che il Blasco possa aver favorito i Maneskin…Si è molto parlato di quanto i voti di Chiara Ferragni possano aver influito nel secondo posto del marito e di Francesca Michielin al festival di Sanremo 2021. Eppure come ha fatto notare Fedez alla conferenza stampa finale, il duo non sarebbe l’unico protagonista di una scalata sui social. Oltre a Fedez, anche i Maneskin potrebbero aver beneficiato di un aiuto “dall’alto”, un aiuto molto speciale ovvero quello Vasco Rossi. Ma quanto potrebbe aver pesato il sostegno del Blasco nella vittoria dei Maneskin? Oltre ventidue milioni i follower di Chiara Ferragni e 1,7 milioni quelli di Vasco Rossi. Almeno in apparenza può sembrare che la lotta sia completamente sbilanciata a favore di Chiara Ferragni che occupa un bacino venti volte superiore rispetto a quello del komandante. Eppure nella finale di Sanremo del 6 marzo potrebbe essere successo qualcosa di inaspettato che potrebbe aver ribaltato le sorti della gara. Il post di Chiara Ferragni da solo avrebbe portato oltre 700 mila mi piace forte del pancione e delle sagome cartonate di Fedez e Francesca Michielin a fare da scenografia. Vasco Rossi quella stessa sera ha pubblicato su Instagram un frammento dell’esibizione dei Maneskin a Sanremo scrivendo: “Fantastici Måneskin”.Il post  nonostante un bacino nettamente inferiore ha poi conquistato i social raccogliendo quasi 600 mila mi piace tanto che poi i Maneskin sono diventati un topic di tendenza su Twitter. Al momento della vittoria Vasco ha poi festeggiato su Instagram scrivendo: RIVOLUZIONE SANREMO. Vincono i MÅNESKIN. Il Popolo del ROCK ha Votato.… KOM…plimenti. Insomma i Maneskin potrebbero aver beneficiato del sostegno di Vasco anche se non ci è dato sapere se il supporto del Blasco sia stato davvero determinante. Possiamo però fare un’ultima riflessione ovvero che il televoto ha lasciato lentamente spazio ai social che sono diventati progressivamente il vero campo di battaglia di ogni artista che si rispetti.

Valentina Mericio. Classe 1989, laureata in Lingue per il turismo e il commercio internazionale, gestisce il blog musicale "432 hertz" e collabora con diversi magazine.

Da ilsussidiario.net il 7 marzo 2021. Ultima esibizione al Festival di Sanremo 2021 per Colapesce e Dimartino, che con la loro “Musica leggerissima” sono senza dubbio tra le sorprese di questa edizione. Hanno, infatti, portato leggerezza in una kermesse comunque complicata. Nelle ultime ore si sono resi protagonisti di un siparietto social per chiedere un aiuto a chi vota da casa. Tra le loro “vittime” anche Cristiano Ronaldo: “Ciao Cristiano, se ci puoi aiutare stasera con il televoto, magari fai votare qualcuno. Grazie Cristiano, a noi Ibrahimovic non hai convinto del tutto”. Ma hanno tirato in ballo pure Kanye West e Kim Kardashian: “Sappiamo che per voi non è un periodo bellissimo (hanno divorziato da poco, ndr) ma abbiamo bisogno del vostro aiuto”. E hanno fatto impazzire fan e utenti in Rete, soprattutto quando hanno contattato Chiara Ferragni: “Ciao Chiara, volevamo farti un appello per chiederti se ci puoi aiutare con il televoto. Aiutaci, noi abbiamo pochi followers. Noi vogliamo arrivare quinti, chiedi almeno a uno di darci il suo voto. Si può fare? Dai”. (agg. di Silvana Palazzo)

É uscito in contemporanea con l’esibizione di ieri sera il video di Musica Leggerissima, di Colapesce Di Martino, girato in Sicilia e ricco di non-sense come tutta la loro produzione. Il loro stile li pone come veri outsiders di questo Festival 2021, approdati a Sanremo direttamente dall’underground e già considerati tra i possibili vincitori. La loro è una esibizione davvero coinvolgente: vestiti rigorosamente in tinta pastello, la scena viene movimentata dalla coreografia di una pattinatrice in body attillato che conferisce all’atmosfera un taglio anni ’80 (ricorda l’estetica scanzonata e variopinta dei Righeira). Ed è proprio il pop leggero lo scopo di Colapesce Dimartino che anche nel titolo richiama la spensieratezza e, a volte, la vacuità del pop. “Metti un po’ di musica leggera perché ho voglia di niente” cita il ritornello ed in effetti il pezzo è vagamente qualcosa di già sentito, tant’è che i due sono stati accusati di plagio della hit “We are the people” degli Empire of the Sun, grande successo di qualche anno fa, con addirittura una spruzzata di “Se mi lasci non vale” di Julio Iglesias. In realtà sembra tutto molto studiato per ottenere esattamente l’effetto della familiarità delle canzoni che tutti conosciamo e cantiamo, infatti l’orecchiabilità è garantita. É quindi lecito pensare che tutta l’operazione volta a sottolineare la superficialità delle canzonette sia in realtà un progetto tutt’altro che semplice: Marcel Proust diceva che le canzonette, anche quelle più brutte, segnano la vita delle persone molto più della musica colta. Colapesce Dimartino hanno conquistato tutti, pubblico e critica, tant’è che rientrano nell’elenco dei favoriti per salire sul podio questa sera con i voti del televoto. Ieri la Sala Stampa ha tributato loro un primo posto netto e si ritrovano ottavi nella classifica generale. In realtà nessuno se l’aspettava in quanto è recente la carriera dei due cantautori, ma evidentemente hanno già fatto breccia nei cuori degli appassionati di musica. Nella serata finale di questo Festival potrebbero fare incetta di premi, critica e Festival: al momento, per i feedback positivi ricevuti, nessuno se li aspetta al di sotto deli primi dieci posti. L’unica pecca che potrebbe penalizzare Colapesce Dimartino potrebbe essere appunto l’eccessiva somiglianza con un altro pezzo molto famoso: diversi utenti di Twitter infatti gridano al plagio e si sa che la rete non perdona. Vedremo se riusciranno a vincere l’intransigenza dei puristi con l’ironia che li contraddistingue, dato che probabilmente questo medley è esattamente il loro obiettivo dal principio. Certamente avranno un successo discografico, indipendentemente dalla posizione occupata in classifica, poiché il brano è già in testa a tutte le charts di radio e Spotify e l’uscita del video li aiuterà molto ad accrescere il loro seguito, una volta terminata la kermesse festivaliera.

Sanremo, il contro-Festival di Morgan su Instagram: Bugo canta, lui lo "zittisce". Continua la disfida tra Morgan e Bugo: durante l'esibizione del concorrente in gara, il cantautore milanese canta su Instagram e silenzia Bugo. Francesca Galici - Dom, 07/03/2021 - su Il Giornale. Morgan non molla la presa su Bugo, concorrente di questa edizione del festival di Sanremo in solitaria dopo l'esperienza fallimentare in coppia dello scorso anno proprio con il cantautore milanese. Bugo nelle ultime ore si è lamentato con la stampa e con i suoi seguaci per il trattamento ricevuto. In tanti hanno associato Bugo a Morgan anche in questa edizione di Sanremo, insinuando che fosse quest'anno sul palco solo per i fatti noti dello scorso anno. Il cantante in gara ha preso nettamente le distanze da tutto questo ma non ha fatto altro che alimentare la polemica da parte di Morgan, che anche nella serata finale non ha potuto fare a meno di fare il suo contro Sanremo. Durante l'esibizione di Bugo, infatti, Morgan ha deciso di andare in diretta su Instagram con una sua perfomance musicale. Il cantautore si è collegato con i suoi seguaci e ha suonato per qualche minuto mentre, alle sue spalle, scorrevano le immagini di Bugo sul palco del teatro Ariston, ovviamente senza audio. L'esibizione ha fatto impazzire tantissimi utenti, che mentre Bugo cantava si sono riversati sul profilo Instagram per quella che è stata definita una composizione d'arte concettuale. Morgan è un artista a tutto tondo, qualunque accezione del termine questo implichi. Era prevedibile che si comportasse così durante le esibizioni del suo ex socio di Sanremo. La loro collaborazione dello scorso anno si è conclusa nel modo peggiore, con la squalifica dalla competizione a causa della decisione univoca di Morgan di modificare il testo della canzone in gara nella serata del venerdì. A un giorno dalla finale, Morgan ha fatto saltare la loro competizione, dove non avevano comunque speranza di vittoria viste le votazioni dei giorni precedenti. Per molti una mossa da maestro per trasformare un festival di Sanremo mediocre in qualcosa di epico e inciso nella storia di Sanremo, di cui (infatti) si parla ancora a distanza di un anno. Nessuno ricorda la versione originale del brano presentato al Festival, però tutti sanno canticchiare la versione modificata. Quel che è certo è che tra i due i rapporti sono ormai rotti. "Morgan durante l'esibizione di Bugo stasera, vendicativo, rancoroso, dispettoso istrione. Ma ha anche dei difetti", scrive un utente a commento dell'esibizione di Morgan su Instagram. "Io ho sempre pensato di essere rancorosa ma Morgan che non supera Sanremo 2020 continua a boicottare Bugo è il mio maestro adesso", scrive un altro. Infine, c'è chi critica entrambi: "Tra Bugo che stona e Morgan che fa il suo festival parallelo su Instagram non so chi stia messo peggio".

Sanremo 2021, Bugo: “La vicenda con Morgan mi ha messo nell’ombra”. Asia Angaroni su Notizie.it il 06/03/2021. In conferenza stampa Bugo presenta il suo album e su Sanremo dichiara: "Voglio semplicemente cantare, anche se con alcune imprecisioni".  poche ore dalla finale di Sanremo 2021, Bugo parla del suo ritorno in scena e rivendica la sua autenticità artistica frutto di fine sensibilità e grande passione: nasce così “E invece sì”. Nelle sue parole si cela un messaggio importante del quale fare tesoro: a qualsiasi età, in qualsiasi momento, bisogna avere a cuore i propri sogni, non abbandonarli e fare tutto il possibile per raggiungerli, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che si incontrano lungo il cammino. “Bugatti Cristian” è il suo nuovo album. “E invece sì”, “Meglio” (feat. Pinguini Tattici Nucleari), “Come si fa”, “Videogame”, “O che cosa” e le nove canzoni incluse nel suo disco precedente compongono il nuovo progetto di Bugo. Bugo si è detto felice di essere di nuovo sul palco dell’Ariston e parlando di sport commenta: “Non ho ancora avuto modo di conoscere Zlatan, che è persino più alto di me. Io sono un vero juventino, per la finale spero di cantare o dopo la partita o a fine primo tempo. Con Amadeus e Fiorello abbiamo scherzato sulle nostre squadre, stuzzicandoci a vicenda”, ha detto con il sorriso e un pizzico di sana ironia. “A Sanremo 2021 voglio semplicemente cantare. Mi concentro sull’esibizione. Voglio cantare bene, esibire al meglio la mia canzone, anche se con alcune imprecisioni”. Così ha sottolineato Bugo, che poi ha risposto alle chiacchiere continue sul suo rapporto con Morgan: “La vicenda dello scorso anno mi ha messo nell’ombra e per un artista è davvero pesante”. Ma sul feat con Morgan commenta: “Artisticamente il duetto con Morgan è molto bello. È un capitolo della mia vita che non rinnego”. Commentando le sue esibizioni a Sanremo 2021, dichiara: “Viviamo confinati, poi all’Ariston viviamo una situazione straniante dovuta all’assenza del pubblico. La prima volta devi “prenderci la mano”. Con i Pinguini Tattici Nucleari mi sembra di essere andato meglio e nella quarta serata credo di essere cresciuto ancora di più. Adesso aspetto i live, mi manca il pubblico e il calore che trasmette”.

Sanremo 2021, Achille Lauro risponde alla “provocazione” di Ibrahimovic. Ilaria Minucci su Notizie.it il 06/03/2021. Il cantante Achille Lauro ha risposto alla “provocazione” dell’attaccante Zlatan Ibrahimovic relativo al suo aspetto spaventoso, in conferenza stampa. In conferenza stampa, Achille Lauro ha risposto alla “provocazione” lanciatagli dall’attaccante del Milan Zlatan Ibrahimovic nel corso della terza serata del 71esimo Festival di Sanremo. Ospite al teatro Ariston giovedì 4 marzo, Zlatan Ibrahimovic ha messo in scena un’esilarante gag con Amadeus durante la quale ha invitato a casa sua tutti gli artisti e gli addetti ai lavori coinvolti a Sanremo 2021. A questo proposito, ha indirizzato il proprio invito anche ad Achille Lauro, affermando che avrebbe voluto affidargli il suo garage per fargli fare da guardia alle auto e spaventare i malintenzionati con il suo aspetto stravagante. Le dichiarazioni dell’attaccante milanese sono state commentate dal cantante nel corso della conferenza stampa organizzata nella giornata di sabato 6 marzo. In questo contesto, infatti, Achille Lauro ha scherzosamente avvertito il calciatore spigando: «Non so se a Ibrahimovic gli conviene invitarmi a casa sua, perché poi le ragazze, vengono da me». Lo scambio tra Achille Lauro e Zlatan Ibrahimovic, tuttavia, non si è esaurito con l’ultima conferenza stampa. In occasione della finale del 71esimo Festival di Sanremo, infatti, l’attaccante – nuovamente presente all’Ariston in qualità di ospite – è tornato sulla questione. Affiancato da Amadeus, il calciatore ha esposto la “formazione del Festival” nella quale ha incluso anche Achille Lauro. Il ruolo attribuito al cantante è stato il seguente: «Stopper è Achille Lauro perché gli avversari hanno paura di lui e, così, stanno lontani». Ripreso da Amadeus che gli ha ricordato le osservazioni dell’artista in conferenza stampa, Ibrahimovic ha ammesso, generando ilarità in tutti i presenti nel teatro: «Scherzo. Achille Lauro mi è simpatico – e ha aggiunto – volevo fare scambio di maglia ma non si può perché è sempre nudo».

I Maneskin sbancano a Sanremo. Ma la star è Achille Lauro-insanguinato. Fiorello riceve il premio "Città di Sanremo": "Il più bello". La Botteri parla della tragedia del Covid. Secondi Fedez e Michelin. Serena Pizzi - Dom, 07/03/2021 - su Il Giornale. Siamo finalmente arrivati alla quinta e ultima serata della 71esima edizione del festival di Sanremo. Un Sanremo insolito, complicato ma che ha sempre cercato di strappare un sorriso a chi è ancora in grado di sorridere. Dopo la vittoria nelle Nuove proposte di Gaudiano ("Dedico tutto questo a mio papà che non c'è più"), il leone d'oro lo vincono i Maneskin: "Dedichiamo questa vittoria a quel prof che ci diceva sempre di stare zitti e buoni". E diciamocelo pure: se lo sono stra meritato. In questo Festival hanno portato vita. Secondi Fedez e Francesca Michelin. Terzo Ermal Meta.

La Marina militare suona l'Inno di Mameli. La serata finale si apre con l'Inno di Mameli. La banda della Marina militare, diretta dal capitano di Vascello Antonio Barbagallo, viene presentata da Amadeus. Il direttore artistico ha ricordato i 90 anni della Amerigo Vespucci, la "nave più bella del mondo". "Grazie per il lavoro che svolgete al servizio del nostro Paese", ha detto il conduttore artistico.

Gli Extraliscio feat Davide Toffolo animano la serata. Per fortuna ci sono loro a dare una botta di vita alla finale. Sanremo è partito con il freno a mano tirato anche stasera.

Ornella Vanoni: unica. Sale sul palco come una diva. "Ma qui cantano proprio tutti?", domanda la Vanoni. Iconica. Poi inizia con un medley di brani di grande successo.

Ibra porta all'Ariston un monologo (il più bello di tutto Sanremo). Il calciatore del Milan ha stupito tutti. "Ho organizzato questo Festival per dirvi che ognuno di voi nel suo piccolo può esser Zlatan, voi tutti lo siete ed io sono tutti voi. Questo è il vostro Festival, dell'Italia intera. Grazie Italia, la mia seconda casa", ha detto alla fine del suo monologo. Zlatan ha ammesso di aver sbagliato varie volte, "la cosa importante è fare ogni tanto la differenza, con impegno, dedizione, costanza, concentrazione".

Giovanna Botteri parla del Covid. "Caro amico, ti scrivo, così mi distraggo un pò/siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò/Da quando sei partito c'è una grande novità/L'anno vecchio è finito, ormai/Ma qualcosa ancora qui non va/Si esce poco la sera, compreso quando è festa/E c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra", L'anno che verrà di Lucio Dalla diventa cronaca della pandemia nella voce di Giovanna Botteri. La corrispondente Rai da Pechino declama i primi versi della canzone di Dalla, poi ripercorre con Amadeus il periodo del Festival dello scorso anno, quando in Italia ancora non era successo nulla ma in Cina c'era già il lockdown. "Quel nemico - spiega Botteri - l'avevamo già visto arrivare ma nessuno ci aveva creduto, poi improvvisamente dal giorno alla notte la Cina si ferma, si blocca e alla tv arriva il presidente e dice: 'Siamo in guerrà". "Noi ce la faremo, ne sono sicura", dice concludendo.

Amadeus consegna il premio "Città di Sanremo" a Fiorello. "Senza di lui questo Festival non si sarebbe potuto fare", ha detto emozionato Amadeus. Il riconoscimento è stato consegnato sul palco dell'Ariston dal sindaco Alberto Bancheri e dall'assessore comunale al Turismo, Giuseppe Faraldi. "Un bellissimo premio, il più importante ricevuto in carriera", ha detto Fiorello.

Achille Lauro chiude il suo viaggio con una performance inimitabile. "Dio benedica solo noi, esseri umani". Tailleur doppiopetto ciclamino, Achille Lauro dedica l'ultima sua performance a Sanremo 2021 all'orchestra, eseguendo una versione classica del suo brano C'est la vie. Preceduto dal ballerino Giacomo Castellana, solista dell'Opera di Roma, Lauro entra in scena, dal doppiopetto spunta il bocciolo di una rosa. Ma verso il finale, la canzone lascia spazio alle registrazioni di insulti di ogni tipo ricevuti dall'artista. La giacca si apre e il busto di Lauro appare trafitto dagli steli spinosi delle rose, con rivoli di sangue che escono dalle ferite. Trafitto dalle rose=trafitto dalle critiche. Un invito a restare umani. "Nel corso di queste serate ho voluto portare diversi messaggi - ha detto Lauro -. C'è gente che usa le parole per fare del male, bisogna farsele scivolare addosso, come aver un impermeabile. Io sto imparando a farlo". È giunto il nostro momento. La nostra stessa fine in questa strana fiaba. La più grande storia raccontata mai. Maschere dissimili recitano per il compimento della stessa grande opera. Tragedia e commedia. Essenza ed esistenza. Intesa e incomprensione. Elementi di un'orchestra troppo grande per essere compresa da comuni mortali. È giunto il nostro momento. Colpevoli, innocenti. Attori, uditori. Santi, peccatori. Tutti insieme sulla stessa strada di stelle Di fronte alle porte del Paradiso. Tutti con la stessa carne debole. La stessa rosa che ci trafigge il petto. Insieme, inginocchiati davanti al sipario della vita. E così sia. Dio benedica Solo Noi. Esseri Umani". Applausi.

Max Gazzè si butta sulle poltrone e fa impazzire i social. Per l'esibizione nella serata finale, Max Gazzè in scena è diventato Clark Kent, alias se stesso. Il farmacista ha compiuto il suo percorso artistico in questa edizione in cui ha toccato le vette dell'arte ed è finito nel corpo di Max Gazzè. Durante l'esibizione si è lanciato nella platea vuota rovinando sulle poltrone della seconda fila dopo un salto improbabile. Poi si è aperto la giacca e ha mostrato la maglietta di Superman. Ma non è tutto: ha pure rubato la bacchetta al direttore d'orchestra. Incredibile.

Da ilmessaggero.it il 7 marzo 2021. È già polemica per la dura reazione del vescovo di Ventimiglia-Sanremo dopo la conclusione del festival di Sanremo 2021. «A seguito di tante segnalazioni di giusto sdegno - si legge in un comunicato diffuso dalla diocesi - e di proteste riguardo alle ricorrenti occasioni di mancanza di rispetto, di derisione e di manifestazioni blasfeme nei confronti della fede cristiana, della Chiesa cattolica e dei credenti, esibite in forme volgari e offensive nel corso della 71esima edizione del Festival della Canzone Italiana a Sanremo, sento il dovere di condividere pubblicamente una parola di riprovazione e di dispiacere per quanto accaduto», scrive il vescovo Antonio Suetta. La reazione del vescovo - si legge - coinvolge alcuni aspetti delle performance del Festival, che avrebbero offeso il sentimento dei credenti: «Il mio intervento, a questo punto doveroso, è per confortare la fede dei piccoli, per dare voce a tutte le persone credenti e non credenti offese da simili insulsaggini e volgarità, per sostenere il coraggio di chi con dignità non si accoda alla deriva dilagante, per esortare al dovere di giusta riparazione per le offese rivolte a Nostro Signore, alla Beata Vergine Maria e ai santi, ripetutamente perpetrate mediante un servizio pubblico e nel sacro tempo di Quaresima», così il vescovo Suetta. Che si è anche opposto all'assegnazione di un premio speciale a Fiorello, il mattatore del Festival: «Quanto al premio "Città di Sanremo", attribuito ad un personaggio, che porta nel nome un duplice prezioso riferimento alla devozione mariana della sua terra d'origine, trovo che non rappresenti gran parte di cittadinanza legata alla fede e dico semplicemente non in mio nome», conclude il comunicato pubblicato dalla diocesi di Ventimiglia-Sanremo.

La replica. «Fiorello non ha offeso nessuno. Ha giocato, ironizzato, e sono fiero di aver assegnato il premio Città di Sanremo a una persona buona, corretta, onesta: i valori di un cristiano sono questi»: dopo le dichiarazioni di Suetta, a prendere le difese del co-conduttore di Sanremo 2021 è proprio Amadeus. Che ha replicato in conferenza stampa alle parole del vescovo, difendendo le esibizioni di Fiorello e Achille Lauro.

Che noia il bluff mitologico di “Achille Sauro”…Di  Emanuele Ricucci su culturaidentita.it su Il Giornale. Prestigiatore. Le mani nascondono il trucco, il tocco, l’oggetto. Il trasformismo nasconde la polvere del nulla. Achille Vauro è un trucco di magia bianca di Gucci. Se intende farci scandalizzare, ricordi, vista la visibilità che ha, che non abbiamo ancora un piano vaccinale adeguato e siamo costretti, un anno dopo dal primo lockdown totale, a ricorrere ancora a un lockdown, oppure si ricordi delle pazzie di Guido Keller. Altrimenti farà la fine della rana crocifissa di Kippenberger. Achille Vario appare a Sanremo e scompare alla fine del festival. Achille Vauro, in realtà, è un’illusione di normalità, un flash momentaneo e abbagliante che non ha alle spalle il sapere del teatro di De Filippo, né la barcollante lucidità di un tizio terminale nascosto tra gli “eh già” del vecchio Vasco Rossi. Non c’è coltivazione nella voluta causalità. Non parla di periferie drogate, non è prosecuzione del disagio dell’Amore tossico di Caligari. Non è lo schizzo di sangue sul muro sparato da una siringa. Achille Vauro non ha la forza di Renato Zero. Vuole fare il glam rock? Accontentando i crismi dei malati capricci odierni, per quanto mi riguarda, può anche fare Claudio Monteverdi. Tanto vale…Achille Vauro non esiste, esiste la sua intenzione, per altro vista e rivista: Achille Sauro. È un bluff. È un essere mitologico: metà Achille, metà Vauro, entrambi colti dallo sforzo di essere forzatamente, sempiternamente, provocatori in un’estetica acchiappa consenso che non ha mai la nobiltà della trasgressione, della rappresentanza sottoculturale, non genera cultura o sottocultura, della carne dipinta in un’anima spersa in qualche lotto metasovietico. Egli incarna la perfetta normalità globale, oggigiorno, quella dell’ambiguità sessuale, dei confini inesistenti, del limite da superare, dell’uguaglianza sradicata. Che noia pelosa. Diteci altro, fateci altro, per favore. Achille Vauro è qui per farci parlare di sé, per essere legittimato e ci sta riuscendo. Come sta riuscendo a rianimare in me, atto del tutto insperato, il primo Vasco Rossi. Ti chiedo scusa Vasco. Insomma ancora i tatuaggi in faccia, il bacetto col maschietto, il vestitino nuovo. Il quadretto preistorico è bell’appesso al(l’Achille) Muro di un tempo che sta facendo estinguere gli uomini, altro che la glaciazione (delle idee). Quando rinascerà un Lucio Battisti, crederò a qualche forma di rivoluzione.

Emanuele Ricucci, classe ’87. È un giovanotto di quest’epoca disgraziata che scrive di cultura per Il Giornale ed è autore di satira. Già caporedattore de "IlGiornaleOFF", inserto culturale del sabato del quotidiano di Alessandro Sallusti e nello staff dei collaboratori “tecnici” di Marcello Veneziani. Scrive inoltre per Libero e il Candido. Proviene dalle lande delle Scienze Politiche. Nel tentativo maldestro di ragionare sopra le cose, scrive di cultura, di filosofia e di giovani e politica. Autore del “Diario del Ritorno” (2014, prefazione di Marcello Veneziani), “Il coraggio di essere ultraitaliani” (2016, edito da IlGiornale, scritto con A.Rapisarda e N.Bovalino), “La Satira è una cosa seria” (2017, edito da IlGiornale) e Torniamo Uomini (2017, edito da IlGiornale)

Gli esorcisti accusano Sanremo: "Religioso mischiato al demoniaco". Durissime invettive dell'Associazione Internazionale degli Esorcisti e del vescovo di Ventimiglia-Sanremo contro Achille Lauro e Fiorello per le loro "performance" all'Ariston. Matteo Orlando - Dom, 07/03/2021 - su Il Giornale.  Esorcisti, vescovi e fedeli cattolici all'attacco del festival di Sanremo 2021. Si è conclusa da poche ore la settantunesima edizione del concorso canoro nazionale più importante ma non si attenuano le polemiche per i contenuti proposti durante le cinque serate condotte dalla coppia Amadeus - Rosario Fiorello. Gli ultimi a scendere in campo sono stati i componenti dell'Associazione Internazionale degli Esorcisti, unico ente in materia riconosciuto ufficialmente dal Vaticano. "Mentre l’umanità sta attraversando un periodo caratterizzato dal dolore e dalla sofferenza a causa della pandemia, sul palco dell’Ariston si è raggiunto un livello di dissacrazione, di blasfemia e di vilipendio della fede cattolica davvero inaccettabile", ha scritto l'Associazione, rimarcando che le esibizioni "hanno leso la sensibilità e il credo di milioni di italiani e dei fedeli di tutto il mondo". Questa edizione del Festival, il primo della storia senza pubblico in sala, per gli esorcisti ha prodotto "una vera e propria escalation, dalla trasgressione estrema all’estremismo del "godimento", il tutto veicolato da immagini, simboli e testi dove al sacro, e addirittura ad un "finto sentimento religioso", si mischia il demoniaco". Riferendosi alla "performance" di Achille Lauro, andata in onda durante la seconda serata del Festival, gli esorcisti, dopo aver ricordato le parole della serata, hanno attaccato il cantante parlando di "travestimenti dissacranti", scimmiottamento di contenuti "tra i più sacri della fede Cattolica; dalla corona di spine di Cristo, al suo Sacro Cuore, alla stessa Vergine Maria, poi diffuse e pubblicate sulle copertine delle più svariate riviste divulgative di mezzo mondo". Per gli esorcisti si è trattata di una "modalità che non fa mistero del suo obbiettivo di offendere, ferire e oltraggiare volutamente il sentimento religioso di chi vive la sua fede senza ricorrere a strategie di odio e di offesa nel difenderla. Cosa nasconde tutto ciò?". Per i poco più di 400 esorcisti del mondo affiliati all'Aie, coadiuvati da 124 ausiliari, le esibizioni di Achille Lauro non possono essere definite "culturali" e "ancor meno educative per le giovani generazioni, e non solo, sempre più vittime di messaggi mediatici inneggianti a pseudo-valori di libertà e diritti". Con un tono insolitamente duro gli esorcisti hanno definito quanto visto al festival di Sanremo "una modalità meschina, cinica, e crudele di strumentalizzare la fede cristiana con i suoi contenuti universali per fare spettacolo, ottenere successo, e sbancare in denaro. Il tutto su un palcoscenico nazional popolare, attraverso un canale televisivo pubblico, mantenuto con le tasse dei cittadini e tra questi non pochi credenti. Come cristiani non possiamo restare semplicemente 'senza parole' ma abbiamo il dovere di far sentire pubblicamente la nostra disapprovazione, e il nostro sdegno. Non è libertà di opinione, quella che ferisce la coscienza altrui, fatta con meditata consapevolezza ed efferata determinazione". Ad attaccare il Festival, però, non è stata solo l'Associazione Internazionale Esorcisti. Infatti, qualche ora prima del loro intervento, si era fatto promotore di una invettiva contro lo show musicale anche monsignor Antonio Suetta, vescovo della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo di cui la città ligure fa parte. Monsignor Suetta, attraverso il sito web diocesano, ha fatto sapere che "a seguito di tante segnalazioni di giusto sdegno e di proteste riguardo alle ricorrenti occasioni di mancanza di rispetto, di derisione e di manifestazioni blasfeme nei confronti della fede cristiana, della Chiesa cattolica e dei credenti, esibite in forme volgari e offensive" ha sentito il dovere di intervenire con parole di "riprovazione e di dispiacere" per quanto ha visto e per "confortare la fede dei piccoli". Il vescovo ligure ha tenuto a sottolineare che con il suo intervento pubblico intende "dare voce a tutte le persone credenti e non credenti offese da simili insulsaggini e volgarità" e per sostenere "il coraggio di chi con dignità non si accoda alla deriva dilagante, per esortare al dovere di giusta riparazione per le offese rivolte a Nostro Signore, alla Beata Vergine Maria e ai santi, ripetutamente perpetrate mediante un servizio pubblico e nel sacro tempo di Quaresima". Mentre il settimanale "Famiglia Cristiana", quel periodico che aveva paragonato il leader della Lega Matteo Salvini al Demonio (vedi qui), ha avuto il "coraggio" di difendere, con un articolo di Pino Lorizio, le esibizioni di Achille Lauro, il vescovo di Sanremo, oltre a prendersela, senza nominarlo, con Lauro, ne ha avuto anche per Fiorello, in particolare per il premio “Città di Sanremo” che gli è stato attribuito. "Trovo che non rappresenti gran parte di cittadinanza legata alla fede e dico semplicemente 'non in mio nome'", ha spiegato monsignor Suetta, parlando di Fiorello come di quel "personaggio che porta nel nome un duplice prezioso riferimento alla devozione mariana della sua terra d’origine". Proprio l'esibizione di Rosario Fiorello, che ha indossato una corona di spine che a moltissimi commentatori sui social è sembrata una presa in giro della passione di Gesù Cristo proprio in un venerdì di Quaresima, come è stato lo scorso 5 marzo, è riservata una denuncia che si sta preparando e che sarà con ogni probabilità presentata presso la Procura della Repubblica di Verona. A lanciarla è stata Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex-Traditio che sul portale Informazione Cattolica ha spiegato che, con l’Avvocato Andrea Sartori del foro di Verona, presenterà una denuncia/querela nei confronti di "chiunque si sia reso responsabile, anche con proprie omissioni, della diffusione di quanto apparso, a tutela del Cattolicesimo vilipeso e della difesa dei più deboli, che sono esposti ad una comunicazione plastica, senza alcun filtro o critica".

 Paolo Mauri per ilgiornale.it il 9 marzo 2021. Achille Lauro, il noto cantante, fa ancora discutere per via di una sua "performance" durante il recente festival di Sanremo. Lauro, che si è presentato sul palco brandendo il Tricolore, lo ha lasciato cadere a terra per poi effettuare la sua esibizione. Il gesto non è piaciuto a molti, e in particolare a una persona: il generale di brigata Rodolfo Sganga, comandante dell'Accademia Militare di Modena, la fucina dei nostri ufficiali dell'Esercito, dal settembre del 2019. Il generale, infatti, ha rivolto un pensiero agli allievi ufficiali dell'Accademia Militare di Modena con un post sul proprio profilo Facebook in cui critica aspramente l'esibizione di Lauro. Il pluridecorato ufficiale comandante scrive: “Cos’è il Tricolore? Il Tricolore è una cosa seria. È il simbolo della nostra Patria che è la Terra dei Padri. E la Patria non è un concetto astratto, anzi! Rappresenta la nostra storia, le nostre tradizioni, i nostri Valori, la nostra cultura, la nostra lingua, le nostre famiglie. La nostra Patria siamo noi. Quel Tricolore siamo noi. Il Tricolore è la bussola etica che ci indica costantemente la direzione corretta da seguire nella vita. E noi Soldati in uniforme, gli rendiamo omaggio in maniera solenne ogni mattina. Per difendere quel Tricolore sono morti Soldati a centinaia di migliaia e altrettanti Italiani sarebbero pronti a farlo se dovessimo difenderlo ancora. Ecco cos’è il Tricolore”. Una bandiera gettata a terra su un palco non è quindi un modello edificante. Sganga prosegue: “Ricordatevelo ogni volta che vedrete qualche “fenomeno del momento” che gli manca di rispetto. Perché purtroppo ne troverete molti nel corso degli anni. Quello sarà il momento di porre a lui la seconda domanda: “Ma tu chi sei? Il Tricolore è sopravvissuto fino ad oggi a combattenti, avversari, eventi e vicissitudini che hanno tentato di strapparcelo. Sopravviverà anche a questo signore vestito di piume…” Sganga è un paracadutista e ha un curriculum militare di tutto rispetto che gli ha fruttato importati onorificenze. Nato a Varese nel 1967, è stato comandante della brigata paracadutisti “Folgore”, capo sala operativa del Comando delle Forze Operative Terrestri, capo sala operativa e capo della sezione piani Nato dello Stato maggiore dell’Esercito. Poi è stato addetto militare nell’ambasciata d’Italia a Washington e ha partecipato a diverse operazioni in Kosovo, in Afghanistan e in Libano. Il generale è stato decorato con una medaglia d’argento al valore dell’Esercito, una croce di bronzo al merito dell’Esercito, più altre decorazioni per il suo servizio svolto, sempre con eccellenza. È stato inoltre nominato cavaliere della Repubblica Italiana ed è stato insignito della Legion of Merit degli Stati Uniti. Ha conseguito vari titoli accademici specialistici nazionali e internazionali, tra cui master in geopolitica, studi strategici internazionali e Military Studies e Operational Studies presso la Marine Corps University di Quantico, in Virginia. Ha frequentato tra l'altro l’istituto superiore di Stato maggiore interforze (2004), lo Usmc Command and Staff College (2005) e la Usmc School of Advanced Warfighting (2006). La reprimenda del generale è pienamente comprensibile oltre che condivisibile: la bandiera nazionale non è un drappo qualsiasi, esiste perfino una legislazione che ne prescrive “l'utilizzo”, la sua cura ed il modo di maneggiarla, come esiste anche il vilipendio alla bandiera, sebbene non più rientrante nelle casistiche di reato penale. Se è scontato che un militare, soprattutto con una carriera come quella del generale Sganga, si senta offeso dal gesto di Lauro, purtroppo non lo è per la gente comune, o almeno per una buona parte di essa. Basterebbe dare uno sguardo ai vessilli nazionali che sventolano sulle nostre scuole o edifici delle amministrazioni locali per vedere, spesso e volentieri, come siano malridotti e sporchi, eppure la legge prescrive che la bandiera nazionale sia tenuta sempre in buono stato e pulita. Purtroppo non è più tempo per i simboli, o meglio per certi simboli, così abbiamo ministri che appoggiano i piedi sulle scrivanie dei dicasteri che occupano per “mostrarsi giovani” e per mostrare le scarpe rosse simbolo della violenza sulle donne in un contesto in cui è richiesta una certa etichetta istituzionale (sarebbe bastata una foto diversa per evitare polemiche e sortire lo stesso sacrosanto messaggio di solidarietà), in una continua opera di destrutturazione della “sacralità” di certi ambiti celata dietro l'ipocrita finalità del loro “svecchiamento”.

Marco Esposito per leggo.it l'8 marzo 2021. E' stato - in maniera del tutto involontaria - uno dei protagonisti della serata finale di Sanremo. Anche lui, in qualche modo, era sul palco dell'Ariston, ma a portarcelo - figurativamente - è stato Achille Lauro durante la sua performance. Infatti, tra le voci "nemiche" che si sono sentite verso la fine dell'esibizione dell'ospite fisso del Festival c'era anche la sua, quella del senatore Maurizio Gasparri. 

Senatore Gasparri lei è stato tra i protagonisti di Sanremo sabato sera. Stava vedendo il Festival?

«Lo guardavo in maniera distratta. Poi mi sono iniziati ad arrivare una serie di whatsapp di alcuni amici che mi segnalavano la performance di Achille Lauro dove c'era una mia frase. Per fortuna ho un televisore moderno, sono tornato indietro e ho avuto modo di riconoscere la mia voce e quella di altri, come Salvini».

E cosa ha pensato?

«Che la mia frase è stata  (Achille Lauro Fai schifo, puoi piacere solo ai deficienti") decontestualizzata. La mia invettiva non nasce dal nulla o perché ce l'ho con Achille Lauro. È come se lei facesse vedere un video in cui le do uno schiaffo senza far vedere che lei prima mi ha dato un pugno. La frase è fuori contesto. Andava contestualizzata. Io ho detto quelle cose perché lui insultava in un video i Carabinieri». 

Non pensa di aver esagerato con le sue parole?

«Io penso abbia esagerato Lauro parlando dei carabinieri e della droga. Quindi confermo tutto. Se avessi visto per la prima volta quel video oggi direi le stesse cose. Dopodiché usare frasi fuori contesto è una cosa poco corretta. Ma non è che a me interessa che lo faccia Lauro, perché da uno così cosa vuole che mi aspetti?

"Da uno così" cosa intende?

«Da una persona così scorretta, che sostiene che l'uso delle droghe va bene, che dice che i Carabinieri fanno schifo. Da uno che ha quelle idee non mi aspetto niente. Quello che mi meraviglia è che Rai Uno non abbia nessuna consapevolezza di quello che manda in onda».

In che senso?

«Le dico questo perché ieri sera, appreso quanto accaduto, ho scritto un messaggio al direttore di Rai Uno Stefano Coletta, persona che conosco e che stimo». 

E che dice?

«Coletta mi dice, anzi mi scrive "io mica sapevo cosa andava in onda"». 

Si è scusato con lei?

«Non si è scusato particolarmente».

Cosa le ha detto?

«Che non sapeva che sarebbe andato in onda. Ora noi sappiamo che chi dirige la Rai non sa che cosa viene trasmesso». 

Qualcuno lo avrà saputo.

«Guardi, il tema non è la frase, ci sono almeno due cose più importanti: la prima è l'uso scorretto della frase. La seconda è che la Rai mi scrive "non sappiamo cosa va in onda". E allora cosa va in onda domani al tg1? Io so che su Leggo c'è Davide Desario, il direttore responsabile, se il suo direttore non legge il suo articolo e lei scrive una stupidaggine, comunque ne risponde. In Rai come funziona?» 

Cosa vuole fare?

«Intanto, sto raccogliendo tutti gli insulti che sto ricevendo sui social».

Cioè?

«I pochi che hanno riconosciuto la mia voce e che mi hanno insultato in queste ore saranno denunciati. Sa perché a me interessa la denuncia?»

Sinceramente no...

«Io faccio il presidente della giunta per le elezioni. Ora abbiamo un caso interessante che riguarda il senatore Stefano Candiani della Lega. Il Senatore ha postato su Facebook un'immagine legata all'immigrazione senza alcun commento. Alcuni utenti hanno scritto dei commenti di insulti, ma lui non è responsabile di questi insulti».

Quindi?

«Quindi una procura siciliana ha ritenuto che Candiani invece andrebbe processato per gli insulti che alcune persone hanno scritto sulla sua pagina».

Inizio a capire dove vuole arrivare.

«Se Candiani è responsabile di "istigazione all'odio razziale" - questa l'accusa ipotizzata dalla procura -  la stessa cosa può valere anche per Lauro e la Rai. Chi mi ha insultato lo ha fatto dopo aver visto Lauro. Se fosse vero il principio usato contro Candiani, vale anche per Lauro. Ci sono due cose a cui tengo».

Quali?

«Ristabilire il contesto della mia frase usata da Lauro. Perché il mio non era un giudizio su Lauro ma su quel video di Lauro».

Ma in quel video Lauro non contestava i Carabinieri in generale, parlava di una situazione specifica.

«Fa malissimo. Se hanno perquisito dei ragazzi e hanno riscontrato che avevano delle cartine e della marijuana hanno fatto benissimo. Grandissimi i carabinieri, vorrei andarli a conoscere e congratularmi con loro, li vorrei abbracciare. Io contesto la decontestualizzazione, poi porterò in sede penale gli insulti ricevuti, e poi mi chiedo chi controlla quello che va in onda in Rai. Se domani va in onda uno che dice che Marco Esposito è un cretino lei che fa?»

Niente?

«Nei talk, in un programma in diretta, se si dicono certe cose sopra le righe il conduttore prende le distanze».

Si aspettava che Amadeus prendesse le distanze?

«Ma non lo so, ma chissenefrega di Amadeus, mi occupo di cose più importanti. A me interessa capire come funziona in Rai. Altrimenti domani uno può dire che il Papa è un rapinatore. Il fatto che il direttore Rai Uno mi abbia detto, anzi scritto  "ma io non lo so che cosa va in onda", merita una discussione in commissione di vigilanza Rai. Oltretutto non era un'espressione in diretta. Era preparata. Non penso che uno va in Rai e dica quello che gli pare».

Ma quella di Lauro è un'espressione artistica, non c'è bisogno di contestualizzare forse proprio perché il messaggio era generale. Non crede? 

«Ma il direttore di Rai Uno non mi ha detto questo, mi ha detto che non sapeva che sarebbe andata in onda. Se mi avesse detto che Lauro è un artista e fa quello che gli pare, io avrei risposto che anche io sono artista e dico e insulto chi mi pare. C'è un albo degli artisti?»

Non è che lei attacca Lauro per come si veste, per il bacio gay o perché rappresenta valori diversi dai suoi?

«Ma a me non me ne frega niente di Lauro, mi interessa le cose assurde che dice sui Carabinieri e l'apologia che fa sulla droga. Il problema non è la persona, ma le sue affermazioni assurde. Lui poi manipola tutto dicendo che sono messaggi di odio. Che la Rai mandi in onda questa roba senza saperlo è grave».

Da leggo.it l'8 marzo 2021. Achille Lauro e le voci dei "nemici" durante l'esibizione: da Maurizio Gasparri a Red Ronnie tutti gli insulti ricevuti.  Ancora una volta è lui a far discutere. Come ogni sera, anche in questa serata finale ha composto il suo quadro. Introdotto da un ballerino - Giacomo Castellana, étoile del teatro dell'Opera di Roma, Achille Lauro è arrivato sul palco dell'Ariston cantando “C’est la vie”.  Quando era quasi arrivato alla fine della sua esibizione il cantante si è tolto la giacca e ha mostrato sul suo corpo alcune rose che gli "trapassavano" la parte addominale del corpo, con tanto di sangue che fuoriusciva copioso. Ma l'attenzione di tutti è stata attirata da una serie di voci mandate in onda dalla regia che si sono nitidamente sentite durante questa ultima parte dell'esibizione. Voci "nemiche" che pronunciavano frasi contro Achille Lauro. Si distinguevano nettamente le voci di Maurizio Gasparri senatore di Forza Italia, del conduttore Red Ronnie, del leader della Lega Matteo Salvini e di molti altri. Alcuni, su twitter, scrivono di aver riconosciuto anche la voce di Selvaggia Lucarelli, che spesso  ha criticato aspramente l'artista. Le parole che gli vengono rivolte sono molto forti. "Achille Lauro fai schifo" pronuncia la voce di Gasparri, "non comprerei mai un suo disco" rincara Red Ronnie; e ancora: "è volgare", "frocio", "blasfemo", "inutile", "pagliaccio". Il messaggio di Achille Lauro appare chiaro: le parole possono far male, possono ferire, possono far sanguinare. Poi l'ultima "disascalia" riportata anche sul suo account Instagram:

È giunto il nostro momento.

La nostra stessa fine in questa strana fiaba.

La più grande storia raccontata mai.

Maschere dissimili recitano per il compimento della stessa grande opera.

Tragedia e commedia.

Essenza ed esistenza.

Intesa e incomprensione.

Elementi di un'orchestra troppo grande per essere compresa da comuni mortali.

È giunto il nostro momento.

Colpevoli, innocenti.

Attori, uditori.

Santi, peccatori.

Tutti insieme sulla stessa strada di stelle

Di fronte alle porte del Paradiso.

Tutti con la stessa carne debole.

La stessa rosa che ci trafigge il petto.

Insieme, inginocchiati davanti al sipario della vita.

E così sia.

Dio benedica Solo Noi 

Esseri Umani.

Da iltempo.it il 13 marzo 2021. Qualche giorno prima di esibirsi sul palcoscenico del Festival di Sanremo, Lauro De Marinis, in arte «Achille Lauro», si è fatto la sua holding. A Milano, infatti, a metà febbraio davanti al notaio Andrea Conte s’è presentata Cristina Zambon, madre del cantante, per dare vita a due nuove società controllate dalla De Marinis srl di cui il «performer» ha il 95% e la mamma (che ne è amministratore unico) il restante 5%. È nata così, anzitutto, la De Marinis Mgmt srl che ha per oggetto «l’attività di management degli artisti», ma anche «l’ideazione, la produzione e la commercializzazione di spettacoli». Il capitale sociale della newco è stato fissato a 100mila euro che Lauro e la madre hanno versato conferendo il ramo d’azienda della De Marinis srl che svolge questo business. Il commercialista Renato Bengala ha compilato un’apposita perizia che stima in ben 1,68 milioni di euro il valore del ramo d’azienda, i cui ricavi sono saliti dai 156mila euro del 2018 ai 564mila dello scorso anno. Subito dopo la Zambon davanti allo stesso notaio ha costituito la De Marinis Publishing srl che ha come oggetto il business discografico, editoriale e cinematografico. Anche in questo caso il capitale di 100mila euro è stato sottoscritto conferendo il relativo business valutato 1,53 milioni da Bengala. La madre di Lauro è amministratore unico anche delle altre due nuove società.

"Così abbiamo realizzato le lacrime di Achille Lauro". Tutta la verità dietro al suo trucco. Intervista a Simone Belli, il make up artist che si è occupato del trucco di Achille Lauro e di molti altri personaggi di Sanremo. Roberta Damiata - Gio, 04/03/2021 - su Il Giornale. Dietro il make up di Achille Lauro e in generale a quello di tutti gli artisti di Sanremo c’è un lavoro enorme su cui spesso non ci si sofferma troppo. Una pianificazione di mesi che coinvolge le eccellenze italiane in questo ambito, famose anche a livello internazionale. Tra queste Simone Belli make up artist che ha truccato le più grandi star mondiali e che in questo Festival è l’artefice, insieme alla sua equipe, del look di Achille Lauro e di molti altri personaggi.

Di chi si è occupato in questo 71 esimo, complicatissimo, Festival?

“Premetto che non sono da solo. Dietro ho la mia squadra di truccatori, tutti grandissimi professionisti, che fanno parte della Simone Belli Agency. Per questo Festival stiamo seguendo tutto il progetto di Achille Lauro, poi Arisa, Laura Pausini, Emma Marrone, Matilde Gioli, Serena Rossi e anche Valeria Graci per il pre festival. Abbiamo rinunciato anche a molti altri progetti perché a mio parere bisogna sapersi anche fermare. Questo è un tipo di lavoro creativo che va pianificato nei minimi dettagli, non c’è spazio per le improvvisazioni”.

Che difficoltà avete incontrato?

“Il palco di Sanremo è forse il più difficile al mondo per tante ragioni. Prima di tutto perché puoi vedere il risultato finale solo quando l’artista in video. Inoltre deve essere pronto un’ora prima di salire sul palco e questo non ti permette in caso di ritoccarlo. Non in ultimo siamo in un periodo di Covid con un protocollo strettissimo di 98 pagine. Questo significa estrema attenzione in tutto e una squadra che viene suddivisa per curare i vari artisti senza poter interagire in nessun modo tra di loro”.

Parliamo di Achille Lauro che è uno dei personaggi più seguiti e attesi ogni sera. A che ora iniziate a truccarlo?

“Intorno alle 17,30. Nella performance con le lacrime della prima serata abbiamo iniziato addirittura alle 15,30 perché c’era bisogno di molto tempo per le unghie, delle vere e proprie sculture. Ovviamente questo riguarda solo dove c’è la necessità della “costruzione di un’opera” a cui lavorano tante persone”.

Come è stato creato il make up con le lacrime rosse?

“La prima sera lui indossava una maschera ricreata su un calco del suo visto. Sotto questa c’erano dei meccanismi a motore con dei tubicini di plastica da cui fuoriuscivano le lacrime colorate. Non si è trattato solo di make up. C’è stata una persona che si è occupata solo di questo effetto, oltre poi al trucco sopra. Anche il make up omaggio a Mina ha avuto bisogno di tutta una copertura delle sopracciglia per ricreare il personaggio che fosse un omaggio alla cantante, ma che rappresentasse in tutto Achille Lauro. La parrucca ad esempio è stata fatta a mano da due grandi artisti: Rocchetti insieme a Francesco Gregoretti che è il più grande parrucchiere italiano per il cinema. Hanno costruito l’acconciatura con la lunga treccia, capello per capello. Io ho seguito la lavorazione nel suo laboratorio e sono rimasto sconvolto dal lavoro che c’è dietro. Questo per dire che in una performance come quella di Achille Lauro, ma anche in altre, c’è tanto lavoro fatto da grandi professionisti. Eccellenze italiane che il mondo ci invidia”.

Quanti mesi di lavoro ci sono voluti per le performance delle cinque sere di Sanremo per lui?

“Ho iniziato a lavorarci dagli inizi di gennaio. Facendo una battuta non dormo da allora”.

Chi ha avuto l’idea creativa?

“Achille Lauro è l’artefice di ogni idea. Ho lavorato con lui anche lo scorso Sanremo e seguo tutti i suoi progetti. Ha un team strettissimo formato da Nick Cerioni che è il suo stylist e dal suo agente. Loro sono un po’ la mente iniziale del progetto. Poi c’è dietro Gucci e Alessandro Michele per quanto riguarda il look e poi pezzo per pezzo viene assemblato il tutto pensando anche a trucco e capelli. La prima parte è una specie di condivisione delle idee, da lì inizia la mia parte creativa con la scelta del team che lavorerà per lui e del materiale da scegliere. In questo caso per le cinque serate di Sanremo grande importanza è stata data alle varie parrucche e la scelta di Gregoretti è stata eccellente. Poi si è parlato dei colori da usare e infine alle forme. Il tutto condiviso con l’artista in uno scambio reciproco fatto di mail e idee che arrivano anche in piena notte. In questo Achille Lauro è eccezionale”.

Lei che lo conosce così profondamente che tipo è oltre il personaggio?

“Una mente geniale, un visionario attento ad ogni particolare. Questo è bellissimo perché ti coinvolge e ti fa sentire parte del progetto. È un artista che riesce ad emozionarsi. Quando hai un’idea e a lui piace è un tipo che apprezza moltissimo e ti incoraggia. A differenza di altri artisti che vogliono essere pronti in venti minuti, lui ha molto rispetto per il nostro lavoro e per i tempi di realizzazione”.

In totale quante ore ci vogliono per un trucco come quello di Achille Lauro?

“Cinque o sei, perché c’è tutta una costruzione. Truccare sopra le protesi facciali non è semplicissimo. Però c’è di bello che lui è un artista al servizio di altri, che comprende il lavoro che c’è dietro. Siamo arrivati a cronometrare al secondo la realizzazione per evitare qualsiasi tipo di ritardo. Lui ha una grande professionalità”.

Da molti l’esibizione è stata considerata blasfema. Come avete vissuto questa polemica?

“Di blasfemo nell’esibizione con le lacrime colorate non c’era proprio nulla. Credo che l’Italia dovrebbe cominciare ad aprire gli occhi. Tutto quello che è succcesso e che stiamo ancora vivendo ce lo ha un po’ insegnato. Per me blasfemo è un’altra cosa, soprattutto se contestualizzato in un’espressione musicale di glam rock dove di base hai glitter, paillettes e lustrini. Quindi il gioco il colore e il divertimento di quel mondo e di quell’epoca, che lui spiega prima, durante e dopo l’esibizione. In questo è molto attento e non lascia nulla al caso o all’interpretazione personale. Quelle lacrime rappresentavano la rottura, la ribellione contro la paura di dover sempre dimostrare chi siamo. Purtroppo la gente parla. Non è che non me lo aspettassi e alla fine ci può stare. Si deve lasciare la libertà a chi vuole vederci questo. Alla fine si parla tanto di Lady Gaga ma con Anchille Lauro ce l’abbiamo anche in Italia”.

Parliamo delle donne di Sanremo. Lei ha truccato da Laura Pausini ad Arisa passando per Matilda De Angelis e Matilde Gioli. Sono esigenti o al contrario molto semplici?

“Come dicevamo prima, bisogna imparare a conoscerle per poi far uscire con il trucco la loro personalità. Come agenzia le seguiamo tutto l’anno, quindi di loro abbiamo una conoscenza molto approfondita. Nel caso di Matilda De Angelis è proprio cresciuta con Nicoletta Pinna una delle mie truccatrici che l’ha seguita sin dagli esordi. È un’artista giovane ma già completa che sa recitare, cantare, ballare, presentare ed è un orgoglio per noi italiani. Con il suo make up abbiamo voluto dare l’idea quasi della ragazza della porta accanto, semplice e senza nessuna costruzione come è veramente lei. Anche i capelli, leggermente spettinati, li abbiamo voluti così. Qualcuno li ha criticati dicendo che sembrava che li avesse acconciati da sola, ma in realtà questa è stata una vittoria. Se sono stati notati significa che abbiamo centrato l’obiettivo. Al contrario di Lauro in questo caso non c’era una performance lei è una ragazza piena di talento ed energia ed è apparsa proprio così”.

Invece l’emozione di truccare la Pausini fresca dei Golden Globes...

“Anche lei la seguiamo da tempo, se ne occupa la mia truccatrice Manola. Ovviamente è stata un’emozione grandissima perché lei è un altro orgoglio italiano, con tutti i premi che ha vinto nella sua carriera. C’è grande empatia tra di noi”.

Anche con la Pausini c’è stata una pianificazione prima?

“Laura ha dietro una grande squadra di professionisti che curano ogni lato della sua immagine. È una donna estremamente organizzata. Ha sempre detto una cosa molto bella, che dal momento che sceglie qualcuno è tranquilla e non deve aggiungere altro. Ovvio che poi c’è lo scambio di idee ma conoscendola prima è tranquilla non deve controllare costantemente il risultato mentre la trucchiamo. In una situazione come Sanremo affidarsi a qualcuno di tua fiducia significa molto”.

A differenza delle cinque ore di Achille Lauro, quanto ci vuole a truccare un’artista?

“Andiamo abbastanza veloci, quaranta minuti massimo un’ora, perché conoscendola sappiamo già cosa fare”.

Arisa invece?

“È divertente, creativa e dolcissima pur avendo delle idee ben precise. Noi la prima sera le abbiamo fatto un trucco particolare che ha fatto storcere il naso a chi si trucca poco. Forse a chi non conosce bene le armocromie. Invece contrapporre al suo vestito rosso un rossetto più scuro ha accompagnato perfettamente la sua anima camaleontica. Poi lei ha una voce meravigliosa ed è una delle artiste che amo profondamente. È un vero piacere truccarla perché oltre ad essere professionale è anche molto divertente”.

Sia al festival di Venezia che a quello di Cannes ha truccato grandi star internazionali…

“Moltissime. Mi viene in mente Helen Mirren, Paz Vega. Charlotte Gainsbourg, Gwyneth Paltrow, Tilda Swinton. Di tutte queste e anche molte altre, quella che mi ha insegnato di più è stata Charlotte Gainsbourg. La prima volta che l’ho incontrata mi ha subito fatto capire la sua personalità rifiutando il parrucchiere e asciugandosi i capelli da sola come fosse al mare. Ha un concetto di minimalismo assoluto”.

Esistono ancora le dive, quelle che fanno i capricci?

“Esistono sì. E da queste io mi tengo fortemente lontano. La fortuna di avere tanti e bravi truccatori è che a volte posso permettermi di lasciar gestire il divismo a qualcun altro”.

Sono più dive le italiane o le straniere?

“Le straniere arrivano dopo che hai fatto una trafila lunghissima e solitamente il loro divismo lo dimostrano con il silenzio. Questo vuol dire che stanno lì a farsi truccare senza dare troppa confidenza. Al contrario ci sono personaggi come Helen Mirren che mi hanno addirittura dedicato un post considerando me e la mia squadra come delle Ferrari per la velocità con lui l’abbiamo preparata”.

Qualche nome?

“Mi viene in mente Dakota Johnson, l’attrice di “50 sfumature di grigio”. Pur avendola truccata tre volte, tra me e lei non è mai scattata l’empatia. Il lavoro è stato comunque molto bello, ma se devo dire, quando arriva in Italia preferisco farla seguire da uno dei miei truccatori. Anche Gwyneth Paltrow è algida eppure con lei c’è stata subito una simpatia”.

C’è qualcuna che non ha truccato a Sanremo ma che le è piaciuta?

“Noemi. Stava molto bene. Mi piace molto il nuovo colore di capelli più chiaro che la illumina”.

C’è un personaggio, anche internazionale, che vorrebbe truccare?

“Sicuramente Lady Gaga. Per me rappresenta la follia pura. È una grande trasformista. Ho già incontrato Madonna ed è stata un’emozione, ma Gaga sarebbe un bel traguardo”.

Domenica In, Orietta Berti: "Fatti squalificare, tanto non vincerai mai", il "consiglio" segreto di Fabio Fazio. Libero Quotidiano il 07 marzo 2021. “Fabio Fazio mi ha detto che ci vai a fare, tanto non vincerai mai. Cantala da noi così verrai squalificata e non fai brutta figura”. Orietta Berti ha svelato un retroscena sulla sua partecipazione al Festival di Sanremo 2021. Ospite di Mara Venier per lo speciale di Domenica In dedicato alla kermesse musicale, la Berti ha raccontato un simpatico siparietto avvenuto con Fazio, che stasera la ospiterà a Che tempo che fa su Rai3. Subito dopo ha fatto il suo ingresso sul palco il direttore Coletta, che ha avuto diverse cose da dire a Orietta.  “Io ho parlato con Mara subito dopo aver ascoltato la canzone - ha dichiarato - e ho detto che questo pezzo entra nel cuore. Oltre a essere un tuo fan, devo dire che in questo Sanremo hai rappresentato davvero l’autenticità del cuore. Noi non ci possiamo abbracciare, non possiamo avere relazioni fisiche, ma questo pezzo rimette in moto il sentimento. Poi ti ho sempre apprezzato - ha aggiunto Coletta - perché sei rimasta una persona semplice e sei un valore per tutti noi che ti guardiamo da casa perché non hai mai avuto un tratteggio minimo di divismo”. In precedenza la Berti aveva svelato anche di avere avuto dei dubbi sulla sua partecipazione a Sanremo: “Stavo male, avevo il Covid, infatti quando mi ha chiamato Amadeus gli ho detto ‘non vengo’. Però il Festival era due mesi e mezzo dopo e tutto è andato bene”. 

Che tempo che fa, Zlatan Ibrahimovic gela Fabio Fazio: "Io presentatore? Perché tu non puoi fare il calciatore". Libero Quotidiano l'08 marzo 2021. Dopo Sanremo, è il turno di Fabio Fazio. Zlatan Ibrahimovic va ospite a Che tempo che fa su Rai3 e mostra la stessa disinvoltura del palco dell'Ariston. La presentazione, in svedese, è affidata alla  connazionale Filippa Lagerback e il bomber del Milan la prende bene: "Così mi sento a casa". Fazio prova a rimetterlo al suo posto: "Senti Zlatan se tu mi rubi il mestiere, io mi metto a fare il calciatore". Risposta secca: "Non puoi, devi avere il 47 di piede come me". Si parla ancora del passaggio ricevuto da un motociclista sconosciuto per arrivare al Festival senza troppo ritardo: "Ero preoccupato che nessuno mi credesse, così ho fatto dei filmati col cellulare ma pesavo molto più del conducente e la moto sbandava a seconda di dove mi spostavo, quindi ho pensato fosse meglio restare in mezzo. Ma almeno così c’erano le prove”. Va in onda un messaggio proprio del generoso motociclista: "Spero ti sia ripreso dallo spavento e dal freddo. Per me da milanista è stata un’esperienza allucinante. Hai il mio numero, se hai bisogno chiamami e io arrivo. Ci rivedremo a San Siro, io sugli spalti a tifare, tu in campo a far gol", e Ibra giura che manterrà la promessa. Poi si fa serio e parla del Milan: "Per i miei compagni cosa sono? Mi sento un leader, è l’unica squadra dove mi sono emozionato con loro. Voglio dare tanto, insegnargli tanto, fare da guida, quando mi guardano aspettano che gli dica cosa fare. Oggi volevo esserci, mi sento troppo dentro, mi è mancata tanto la squadra anche durante il Festival. Quando passo un giorno senza di loro, è come un giorno senza i miei figli". Inevitabile parlare del possibile rinnovo: "Vediamo, dipende da Paolo (Paolo Maldini, ndr), se lui vuole ci siamo”.

Da gazzetta.it il 7 marzo 2021. Dopo le 23 ecco Zlatan Ibrahimovic impossessarsi del palcoscenico dell'Ariston. Dopo la scalinata, il suo monologo. "Tutti conoscevano Zlatan prima di questo Festival. Perché è venuto qui dunque Zlatan? Perché gli piacciono le sfide, l'adrenalina, la possibilità di crescere". È partito così il monologo dello svedese che ha puntato molto sulla forza interiore. "Se non sfidi te stesso, non cresci. Quando scendi in campo puoi vincere o perdere. Ho giocato 945 partite, ne ho vinte tante, ma non tutte. Ho vinto 11 scudetti e perso qualcuno. Ho vinto tantissime coppe, ma anche persa qualcuno. Sono Zlatan anche senza aver vinto tutte le partite, lo sono quando vinco e quando perdo". E poi: "Ho fatto più di 500 gol, ma ne ho anche sbagliato qualcuno. Pochi - sorride Ibra -. Qualche rigore è andato male, ma il fallimento non è il contrario del successo, è una parte del successo. Fare niente è il più grande sbaglio che puoi fare".

"ITALIA, LA MIA SECONDA CASA"—   La chiusura è dedicata anche all'Italia intera. "Se sbaglia Zlatan, puoi sbagliare anche tu. La cosa importante è fare ogni giorno la differenza. Impegno, dedizione, concentrazione. Ognuno di voi nel suo piccolo può essere Zlatan. Voi tutti siete Zlatan e io sono tutti voi. E questo non è il mio Festival o di Amadeus, ma è il vostro. E' dell'Italia intera. Grazie Italia, la mia seconda casa".

Ibrahimovic cancella la Juventus: "Ecco quanti sono gli scudetti che ho vinto". Nel suo monologo a Sanremo Zlatan Ibrahimovic ha dichiarato di aver vinto 11 scudetti in carriera: lo svedese ha depennato i due vinti e poi revocati quando vestiva la maglia della Juventus. Marco Gentile - Dom, 07/03/2021 - su Il Giornale. Zlatan Ibrahimovic è stato uno dei mattatori della 71esima edizione del Festival di Sanremo e il suo monologo nella serata finale ha avuto diversi consensi: "Tutti mi conoscevano prima di questo Festival. Perché sono venuto qui? Mi piacciono le sfide e l'adrenalina. Mi piace crescere. Se non sfidi te stesso non puoi crescere. E quando fai una sfida è come scendere in campo. Puoi vincere o perdere", questa la prima parte del saluto dell'attaccante del Milan. "Se sbaglia Zlatan puoi sbagliare anche tu. Conta fare ogni giorno la differenza. Impegno, dedizione, costanza. Ognuno nel suo piccolo può essere Zlatan. Voi tutti siete Zlatan e io sono tutti voi. È il vostro Festival. Il Festival dell'Italia intera. Grazie Italia, sei la mia seconda casa", la conclusione del pensiero di Ibrahimovic che ha dimostrato, seppur un po' impacciato all'inizio, di essere pienamente a suo agio anche davanti alle telecamere e non solo sul terreno di gioco. Ibrahimovic in una parte del suo monologo ha poi parlato del suo ricco palmares fatto di tanti scudetti in Italia e all'estero. Lo svedese ha però cancellato i due vinti sul campo con la Juventus e poi revocati dalla giustizia sportiva nell'ambito del processo di Calcipoli: "Ho giocato 945 partite e ne ho vinte tante, non tutte. 11 scudetti ho vinto (2 in Olanda, 4 in Italia (3 all'Inter, 1 al Milan), 1 in Spagna e 4 in Francia), ne ho perso qualcuno. Ho vinto tante coppe, ne ho persa qualcuna". "Sono Zlatan senza aver vinto tutte le partite. Lo sono se vinco o se perdo. Ho fatto più di 500 gol, ma ne ho sbagliato qualcuno. Pochi. Qualche rigore è andato male, ma il fallimento non è il contrario del successo. Il fallimento è una parte del successo. Fare niente è il più grande sbaglio che puoi fare", la chiosa finale dell'ex attaccante di Psg, Inter, Barcellona, Ajax, Manchester United e Los Angeles Galaxy. Ibrahimovic ha dunque cancellato dalla sua memoria e tolto dalla sua bacheca i due titoli vinti con la Juventus nel 2004-2005 (revocato) e quello del 2005-2006 (assegnato a tavolino all'Inter). Ufficialmente, infatti, gli scudetti bianconeri sono 36 ma tanti tifosi della Juventus e la società stessa ne contano 38 inserendo appunto i due cancellati da Calciopoli e che hanno avvelenato il calcio italiano in questi ultimi 15 anni.

Ibra commuove l'Ariston: "Festival dell'Italia intera". Alto, dritto come un fuso ed elegantissimo, Zlatan Ibrahimovic, dopo aver cantato e presentato i concorrenti, a Sanremo si è cimentato in un monologo. Francesca Galici - Dom, 07/03/2021 - su Il Giornale. Zlatan Ibrahimovic, dopo aver cantato e fatto show sul palco del festival di Sanremo, nell'ultima puntata del festival di Sanremo c'è stato spazio anche un monologo motivazionale per il campione del Milan. Criticato e amato, sicuramente il calciatore ha lasciato il segno. L'arrivo alla terza serata del festival, dopo essere stato assente alla seconda per un impegno con la sua squadra, resterà nella storia di Sanremo. La corsa in moto con uno uno sconosciuto fermato in autostrada per evitare le code che si erano formate a seguito di un incidente ha già fatto epoca, così come il raconto che ne ha fatto Ibrahimovic una volta raggiunto il palco dell'Ariston. Il monologo di oggi, però, ha un valore sociale molto alto: Zlatan Ibrahimovic è un esempio e un idolo pr molti giovani e giovanissimi, che traggono esempio da lui e stasera il campione ha cercato di demitizzare, ironicamente, la sua figura. "Sono venuto perché mi piace la sfida, l'adrenalina, crescere. Se non fai una sfida con te stesso non puoi crescere. Quando fai una sfida è come scendere in campo, quando scendi in campo puoi vincere o perdere", ha esordito Zlatan nel suo monologo, prima di elencare i suoi successi ma anche i suoi insuccessi. "Io ho giocato 945 partite, ne ho vinte tante ma non tutte. Ho vinto 11 scudetti, ma ne ho anche perso qualcuno. Ho vinto tantissime coppe, ma ne ho persa qualcuna. Sono Zlatan anche senza aver vinto tutte le partite, sono Zlatan quando vinco e quando perdo. Ho fatto più di 500 gol, ma ne ho anche sbagliato qualcuno. Pochi", ha proseguito il calciatore, lasciando intendere che la sua vita non è stata solamente successi. Eppure questo non ne ha pregiudicato l'immagine, anzi: "Qualche rigore è andato male, ma il fallimento non è il contrario del successo, è una parte del successo. Non fare niente è il più grande sbaglio che puoi fare. Se sbaglia Zlatan puoi sbagliare anche tu. La cosa importante è fare ogni giorno la differenza. Impegno, dedizione, costanza, concentrazione". E riprendendo il filo del tormentone che ha accompagnato la sua partecipazione al festival di Sanremo, Ibrahimovic ha concluso il suo monologo: "Ho organizzato questo Festival per dirvi che ognuno di voi nel suo piccolo può esser Zlatan, voi tutti lo siete ed io sono tutti voi. Questo è il vostro Festival, dell'Italia intera. Grazie Italia, la mia seconda casa". Parole apprezzate da parte del pubblico a casa, che hanno conosciuto un lato inedito del calciatore.

Giovanna Botteri a un anno dalla pandemia: "Eravamo in guerra". La corrispondente Rai da Pechino ha "cantato" Lucio Dalla per raccontare l'anno della pandemia e ha lanciato un messaggio di speranza. Novella Toloni - Dom, 07/03/2021 - su Il Giornale. Giovanna Botteri ha scelto un estratto de "L'anno che verrà" - storica canzone di Lucio Dalla - per salutare i telespettatori della finale del festival di Sanremo. Parole di un testo musicale che diventano cronaca di una pandemia, quella che il mondo sta vivendo da un anno. "Caro amico, ti scrivo, così mi distraggo un pò/siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò/Da quando sei partito c'è una grande novità/L'anno vecchio è finito, ormai/Ma qualcosa ancora qui non va/Si esce poco la sera, compreso quando è festa/E c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra". La corrispondente Rai da Pechino, scelta da Amadeus come sua spalla femminile per la seconda parte della finale di Sanremo, è ritornata con la memoria a un anno fa, quando in Italia si viveva la magica atmosfera del festival della canzone italiana, ma in Cina il lockdown era già realtà e si consumava il primo atto di una pandemia che avrebbe travolto in poche settimane il pianeta: "Quando ti scrivevo, giusto un anno fa, noi quel nemico terribile, insidioso, misterioso, l'avevamo già visto arrivare. C'erano state avvisaglie ma nessuno ci aveva creduto. Dal giorno alla notte, un paese immenso, la Cina, si è fermato. Eravamo in guerra". Parole pronunciate con evidente emozione dalla Botteri e che non hanno lasciato indifferente Amadeus: "La vedevo al tg e pensavo che il virus non sarebbe mai arrivato". E invece il presente racconta tutta un'altra storia. Ma Giovanna Botteri, da cronista di fatti, ha voluto trasformare quelle parole in positività, lanciando un messaggio di speranza. "Noi ce la faremo, ne sono sicura", ha detto la giornalista. Non prima di aver lanciato uno sguardo alla platea e proseguire: "Quelli che vivono lontani devono fare conti con la distanza, qualcosa che devi fare per non sentirti solo, cerchi di vedere il mondo in un altro modo. Anche questa sala vuota: nel nostro mestiere chiudi gli occhi e pensi a quel che c'è al di là della telecamera e vedi la gente". Dopo la parentesi dedicata alla pandemia è stata la leggerezza a prendere il sopravvento, con Giovanna Botteri che, per la prima volta a Sanremo, ha annunciato il quindicesimo cantante in gara Bugo con "Invece sì".

Da "ilmessaggero.it" il 6 marzo 2021. La super ospite Ornella Vanoni dà spettacolo a Sanremo sul palco dell'Ariston. Prima di esibirsi, infatti, manda una frecciatina a Fiorello: «Ma la tua passione è cantare? È un festival di musica, cantano tutti qui. Ci sono i cantanti, canti anche tu, non va bene, noi chi siamo?». Dopo una battuta sul look del maestro Leonardo De Amicis, si rivolge agli orchestrali: «Sono più importanti loro del pubblico, magari ne capiscono di più. Ma sono stanchi, sfatti». I conduttori glissano e lanciano l'esibizione della Vanoni. Amadeus è parso in imbarazzo nel provare ad arginare le continue battutine della cantante. «L'emozione è uguale anche se non c'è il pubblico. E il pubblico c'è, ce n'è molto, anche se non lo vediamo». Ornella Vanoni arriva sul palco della finale di Sanremo 2021 accompagnata da Fiorello, con cui scende la scala. «Se avete una standing ovation mandatela subito», suggerisce Fiorello e subito sullo schermo ne appare una del 2008. Ornella, in look total black, propone un medley che unisce "Una ragione di più", "La musica è finita", "Mi sono innamorato" e "Domani è un altro giorno". Poi rivolta all'orchestra dice: «Sono più importanti loro del pubblico perché ne capiscono di più». Dopo la pubblicità, la raggiunge Francesco Gabbani e si siede al pianoforte per l'annunciato duetto sulle note di “Un sorriso dentro al pianto”. «Questo momento serve per rallegrare un momento difficile che sembra non avere fine. È molto importante avere fatto questo festival comunque», dice Ornella lasciando il palco.

Ornella Vanoni senza freni: "Qui cantano proprio tutti". Ornella Vanoni incanta con il medley dei suoi successi poi critica Fiorello e ringrazia l'orchestra per il difficile lavoro fatto a Sanremo. Novella Toloni - Sab, 06/03/2021 - su Il Giornale. C'era attesa per l'esibizione di Ornella Vanoni nella serata conclusiva del festival di Sanremo e l'artista non ha tradito le aspettative. Non solo per l'emozionante medley dei suoi brani ma anche per la ramanzina fatta a Fiorello, che poco prima l'aveva accompagnata lungo la scalinata dell'Ariston. Ornella Vanoni - irriverente e diretta come solo lei sa essere - si è presa la scena della finalissima di Sanremo a due ore dall'inizio della serata. La cantante è scesa dalla scalinata del teatro Ariston al fianco di Fiorello e conquistato il centro del palco ha punzecchiato lo showman siciliano per il suo essere poliedrico: "Ma tu canti anche? Oltre alle canzoni in gara, ci sei anche tu? Troppo, qui cantano proprio tutti". Ornella Vanoni ha poi rivolto le sue attenzioni al maestro De Amicis commentando ironicamente i capelli del musicista. A tenere incollati agli schermi i telespettatori del Festival è stata però la sua carrellata di canzoni di successo. Un ritorno al passato cominciato con "Una ragione in più" e proseguito con "La musica è finita", "Mi sono innamorata di te" e conclusosi con il brano "Domani è un altro giorno". Dieci minuti di grande musica italiana che solo un'iconica artista come Ornella Vanoni avrebbe potuto regalare al pubblico di Sanremo. Al termine del suo medley, la cantante ha voluto ringraziare il lavoro di tutta l'orchestra dell'Ariston impegnata da giorni in un lavoro intenso e difficile. "A volte loro sono più importanti del pubblico - ha detto la Vanoni al fianco di Amadeus - però sono proprio stanchi...distrutti. Un applauso a loro". Prima di lasciare il palco e conquistare il backstage l'artista ha cantato il suo ultimo singolo "Un sorriso dentro un pianto", brano del suo nuovo album di inediti "Unica". Con lei, ad accompagnarla al pianoforte, l'eclettico Francesco Gabbani. Al termine dell'esecuzione, dopo aver ricevuto in omaggio il consueto mazzo di fiori, ecco prendere vita l'ultimo "siparietto" con il duo Fiorello - Amadeus. Con quest'ultimo che, prima di salutarla con affetto, le si è avvicinato in attesa di un bacio, scatenando la reazione di Ornella Vanoni: "Dov'è? Dove sei? No, tu mi devi dare un bacino!".

Sanremo, Willie Peyote contro tutti: "Meta? Un ruffiano. Renga? Ha c... sul microfono". Nelle sue dirette Twitch durante Sanremo, Willie Peyote ha sputato veleno sui suoi colleghi, che a Festival finito hanno risposto per le rime. Francesca Galici - Dom, 07/03/2021 - su Il Giornale. Il 71esimo festival di Sanremo si è chiuso con la meritata vittoria della giovane band dei Maneskin ma con la fine della kermesse canora non si sono spente le polemiche, anzi. Ha iniziato il Codacons nella serata di ieri, quando Chiara Ferragni è scesa in campo per lanciare la volata al televoto di suo marito. Nulla di sbagliato ma a qualcuno l'endorsment della moglie di Fedez è sembrato sleale nei confronti degli altri partecipanti. Ma sono state vibranti anche le polemiche tra i cantanti, innescate da Willie Peyote che senza particolari remore o timori reverenziali ha attaccato due grandi della scena musicale: Francesco Renga ed Ermal Meta. La polemica di Willie Peyote, in realtà, si sposta indietro di qualche giorno. Durante Sanremo, il cantante era solito commentare la serata in diretta su Twitch con due comici. Dopo la serata cover, il cantante ha duramente attaccato Ermal Meta, primo in classifica, in difesa dei Maneskin che nelle classifiche provvisorie non sono mai stati in vetta: "Io gli cedevo il primo di Ermal che non se lo merita per niente". Parole forti da parte di Willie Peyote, subito ripreso dai suoi compagni di diretta, che non hanno però potuto fare nulla per arginare il cantante: "In realtà lo dico anche se il mio backliner è lo stesso di Ermal ed è innamorato di Ermal, quindi non ho alcun motivo personale per avercela con lui. Però, stasera ti devo dire la verità: intanto stai cantando Caruso nel giorno del compleanno di Lucio Dalla ed è già una scelta veramente ruffiana. E poi lui canta molto bene, nessuno gli toglierà questa cosa, ma Annalisa in confronto è il vulcano dell’Etna in eruzione". Una critica piuttosto acida, alla quale Erman Meta si è sentito in dovere di replicare con l'eleganza che da sempre lo contraddistingue: "Caro Willie Peyote, voglio farti un dispetto e dirti quello che penso. Penso che tu sia bravo. Ieri eravamo a due metri di distanza nei camerini e se mi avessi detto di persona queste parole, saresti stato il coraggioso che appari sul palco. Buona fortuna e buona musica". È andata anche peggio a Francesco Renga, per il quale Willie Peyote ha avuto parole ancora più dure: "Io credo che Renga, e mi dispiace dirlo, perché lui era uno dei rappresentanti della bella vocalità all’italiana. Ha cagato sul microfono stasera o lo penso solo io? A un certo punto, ti dico solo che sembrava Aiello". Forte di una presunta superiorità, Willie Peyote ha stroncato i suoi colleghi ma in difesa di Renga è intervenuta Ambra Angionlini: "Gli altri fanno i paraculi o cagano sui microfoni, ma quello che esce dalla sua bocca è l’unica cosa che puzza".

Sanremo 2021, Willie Peyote insulta Francesco Renga: "Hai cag*** sul microfono". La brutale replica di Ambra Angiolini. Libero Quotidiano l'08 marzo 2021. Finito il Festival di Sanremo 2021, si scatenano le polemiche più furibonde. Un po' troppo tardi, insomma, ma tant'è. Ad accendere la miccia è stato Willie Peyote. Il punto è che, parimenti a scoppio ritardato, ha preso a circolare un'intervista del rapper torinese dello scorso giovedì, quando insomma la kermesse dell'Ariston era nel vivo. Intervista tenuta sotto coperta fino al termine della gara. La ragione? Quanto detto da Willie Peyote su Ermal Meta e Francesco Renga. Si parte da Renga, contro il quale Peyote ha sparato davvero ad alzo zero, in modo anche piuttosto cafone: "Io credo che Renga, e mi dispiace dirlo perché lui era uno dei rappresentanti della bella vocalità all’italiana, ha cag*** sul microfono… o l’ho pensato solo io? Ti dico solo che ad un certo punto sembrava Aiello”, ha sparacchiato. Insomma, toni durissimi. Inaccettabili: poteva cercare di esprimere lo stesso concetto con parole differenti, soprattutto perché stava parlando di un collega. Brutte parole, che sono arrivate all'orecchio di Ambra Angiolini, ex di Renga, che non ha gradito e ha voluto replicare a modo. Lo ha fatto sui social, dove ha scritto: "Gli altri fanno i parac*** o cag*** sui microfoni ma quello che esce dalla sua bocca è l'unica cosa che puzza". Insomma, la Angiolini ha risposto piazzando un vero e proprio carico da novanta.  Per inciso, tal Willie Peyote ha attaccato, come detto, anche Emral Meta, bollando come "una ruffianata" la scelta di presentarsi alla serata delle cover con Caruso di Lucio Dalla. Perché "ruffianata"? Perché era il 4 marzo, giorno di nascita dell'artista, e la serata di Sanremo era proprio dedicata a Dalla. Meta, da par suo, ha replicato a Peyote: "Me lo venga a dire in faccia". E provate a dargli torto...

Willie Peyote, le scuse a Renga e a Ermal Meta: “Frasi infelici”. Alice su Notizie.it il 09/03/2021. Dopo esser stato travolto dalla bufera per le sue critiche contro Renga ed Ermal Meta, Willie Peyote si è scusato pubblicamente. Willie Peyote è finito nell’occhio del ciclone per alcune critiche da lui pronunciate contro Francesco Renga ed Ermal Meta in una diretta Twitch. Il rapper si è scusato pubblicamente per quanto detto e ha affermato di essersi già chiarito con uno dei due artisti. Nei giorni scorsi Willie Peyote è stato travolto dalle critiche per aver denigrato le esibizioni sanremesi di Francesco Renga ed Ermal Meta. In difesa di Renga era persino accorsa l’ex compagna, Ambra Angiolini, che in un commento via social in riferimento a quanto detto da Willie Peyote aveva scritto:“Gli altri fanno i par****i o ca***o sui microfoni, ma quello che esce dalla sua bocca è l’unica cosa che puzza”. Anche Ermal Meta aveva replicato pubblicamente contro le critiche del rapper e adesso Willie Peyote ha deciso di scusarsi pubblicamente: “Con i diretti interessati mi sono già fatto vivo domenica mattina, appena sono stati resi pubblici i video del programma su Twitch, con alcuni ho già chiarito, con altri spero di farlo nei prossimi giorni”, ha fatto sapere, e ancora: “Mi rendo conto che alcune frasi non sono proprio delle uscite felici e quindi è giusto che quando dici una min*****a è giusto che la gente te lo faccia notare. So di essere una testa di ca*** e di essermi lasciato sfuggire, tra l’altro con le parole peggiori possibili, determinati commenti che potevo risparmiarmi.”  I due cantanti accetteranno le scuse del rapper? Stando a indiscrezioni Willie Peyote si sarebbe già scusato personalmente con Francesco Renga, ma per il momento né lui né Ermal Meta si sono espressi sulle scuse ricevute dal collega.

Da tgcom24.mediaset.it il 9 marzo 2021. Dopo la bufera che l'ha travolto negli ultimi giorni, Willie Peyote ha fatto mea culpa e si è scusato con i colleghi Renga ed Ermal Meta. Il vincitore del Premio della Critica per "Mai dire mai" si era lasciato andare a critiche pungenti nel corso di una diretta su Twitch. "So di essermi lasciato sfuggire, tra l'altro con le parole peggiori possibili, determinati commenti che potevo risparmiarmi", ha ammesso. Sanremo 2021, Willie Peyote dà del ruffiano a Ermal Meta e usa parole "forti" per Renga. L'artista torinese, commentando le esibizioni del Festival, aveva dichiarato: "Io credo che Renga, e mi dispiace dirlo perché lui era uno dei rappresentanti della bella vocalità all'italiana, ha ca**to sul microfono stasera". Poi se l'è presa anche con Ermal Meta, primo in classifica per due serate: "Non si meritava per niente il primo posto. Canti "Caruso" nel giorno di compleanno di Lucio dalla, è una scelta ruffiana. Lui canta bene nessuno glielo toglie, ma in confronto Annalisa è un vulcano in eruzione". Via social era arrivata la replica di Ermal Meta ("se mi avessi detto di persona queste parole, saresti stato il coraggioso che appari sul palco") e sulla questione era intervenuta anche Ambra Angiolini, ex compagna di Renga: "Quello che esce dalla sua bocca è l’unica cosa che puzza". "Commenti che potevo risparmiarmi" - Peyote è quindi tornato sui suoi passi e nelle storie di Instagram ha ammesso senza troppi giri di parole di aver esagerato: "Mi rendo conto che alcune frasi non sono proprio delle uscite felici. Quindi è giusto che quando dici una minch**a la gente te lo faccia notare". "So di essermi lasciato sfuggire, tra l'altro con le parole peggiori possibili, determinati commenti che potevo risparmiarmi. Sono stati detti nell'ambito di un programma con amici, comici, che voleva commentare Sanremo con un fare goliardico, come se fossimo a casa". "Ci tengo a specificare che, però, con i diretti interessati mi sono già fatto vivo domenica mattina, appena sono stati resi pubblici i video del programma su Twitch, con alcuni ho già chiarito, con altri spero di farlo nei prossimi giorni", ha precisato.

Sanremo 2021, Ambra Angiolini difende Francesco Renga dalle critiche. Ilaria Minucci su Notizie.it il 07/03/2021. Ambra Angiolini ha difeso l’ex-compagno Francesco Renga dalle dure critiche rivoltegli dal collega Willie Peyote, in gara a Sanremo 2021. La 71esima edizione del Festival di Sanremo ha portato con sé ventate di polemiche tra i Big in gara che non hanno risparmiato, ad esempio, Francesco Renga. Francesco Renga ha partecipato a Sanremo 2021 con il brano Quando trovo te, classificandosi al 22esimo posto. Nel corso della kermesse, sono apparsi in modo evidente i problemi alla voce del cantautore, rapidamente segnalati sui canali social dai telespettatori che hanno seguito il programma. A questo proposito, tuttavia, una delle critiche più aspre è venuta dal collega Willie Peyote che ha commentato l’esibizione di Renga durante la serata sanremese dedicata alle cover in questi termini: «Era uno dei rappresentanti della bella vocalità italiana, ma questa sera ha cagato sul microfono. La brutalità delle critiche di Willie Peyote ha provocato l’intervento di Ambra Angiolini, ex-compagna del cantante bresciano, che ha risposto alla dichiarazione tramite un post su Instagram corredato dalla seguente didascalia: «Gli altri fanno i paraculi e cagano sui microfoni, ma quello che esce dalla sua bocca è l’unica cosa che puzza». Ambra Angiolini e Francesco Renga si sono separati nel 2015, dopo aver vissuto una storia d’amore durata per 11 anni e dalla quale sono nati i due figli della coppia, Jolanda e Leonardo. Nonostante la fine del loro rapporto, tuttavia, Ambra Angiolini e Francesco Renga hanno conservato un buon rapporto, soprattutto a tutela dei propri figli. Pochi mesi fa, infatti, proprio il cantautore bresciano aveva affermato rispetto all’ex-compagna: «Anche se Ambra e io non stiamo più assieme e abbiamo altre relazioni, ci vediamo spesso. Insomma, non abbiamo mai perso il senso di famiglia. Anzi, noi quattro siamo ancora una famiglia». Il legame tra i due, poi, è apparso ancora più evidente durante le cinque serate del Festival di Sanremo 2021 nel momento in cui Ambra Angiolini ha spinto i propri followers, oltre 800mila, a votare per l’ex-compagno in gara.

Sanremo 2021, vincono i Maneskin ma è bufera sul televoto: "Fedez e Michelin secondi?", cosa non torna. Libero Quotidiano il 07 marzo 2021. Il Festival di Sanremo 2021 se lo sono aggiudicati i Maneskin con "Zitti e buoni". All'esordio sul palco del teatro Ariston, il gruppo che ha iniziato a farsi strada grazie a xFactor ha trionfato col suo rock al termine della 71esima edizione, che passerà alla storia come la prima - e si spera unica - senza pubblico a causa dell'emergenza coronavirus che dopo un anno ancora perseguita l'Italia e il mondo intero. I Maneskin sono entrati nella terna finale insieme a Francesca Michelin e Fedez ed Ermal Meta, battendoli entrambi quando in realtà non sembravano essere i favoriti, vista la mole di preferenze su cui potevano contare gli altri artisti in gara per la vittoria. In particolare non è mancata una polemica piuttosto accesa sui social per il fatto che Chiara Ferragni, potendo contare su oltre 20 milioni di follower su Instagram, abbia influenzato pesantemente l'esito del televoto, riuscendo a far rimontare Fedez e la Michelin fino al secondo posto, a un soffio dalla vittoria finale. Ovviamente nulla di illecito, ma per i fan degli altri artisti non è facile digerire il fatto che l'imprenditrice digitale possa spostare numeri così imponenti pure a Sanremo, stando comodamente seduta sul divano di casa sua insieme al figlio Leone che è più famoso di molti cantanti impegnati al teatro Ariston quest'anno. Per quanto riguarda il resto, Willi Peyote con il brano "Mai dire mai (La locura)" si è aggiudicato il premio della critica Mia Martini, mente Colapesce e Di Martino con "Musica Leggerissima" si sono portati a casa il premio Lucio Dalla, assegnato dalla sala stampa composta da radio, tv e web. Un premio è stato destinato anche a Fiorello: si tratta del Città di Sanremo, che Amadeus ha voluto fargli recapitare "perché senza di lui il Festival non avrei potuto farlo". "È il premio più bello della mia carriera - ha replicato lo showman siciliano - lo dedico a tutti quelli che hanno lavorato affinché il Festival arrivasse alla quinta puntata È il nostro premio", ha chiosato Fiorello che già nel corso della serata aveva chiesto un applauso per le maestranze. 

Sanremo 2021, "rischio annullamento per televoto anomalo": scoppia la polemica su Fedez e Chiara Ferragni. Libero Quotidiano il 07 marzo 2021. Fedez e Francesca Michelin si sono resi protagonisti di una grande rimonta e per poco non hanno vinto il Festival di Sanremo 2021: con la loro “Chiamami per nome” hanno chiuso al secondo posto, alle spalle dei Maneskin e davanti a Ermal Meta. Decisivo per la coppia, che partiva fuori dalla top dieci all’inizio della quinta e ultima serata di questa 71esima edizione della kermesse canora, il ruolo giocato da Chiara Ferragni, che da casa ha messo in campo tutta la sua potenza di fuoco, sfruttando al meglio di 23 milioni di fan che può vantare su Instagram. L’imprenditrice digitale ha fatto montare la polemica sul web perché ovviamente ai fan degli altri concorrenti non è andato giù che la Ferragni influenzasse in maniera così decisa l’esito del televoto: ma d’altronde non ha violato alcuna regola, quello sul palco del teatro Ariston era pur sempre suo marito. L’impegno per portarlo più avanti possibile in classifica è stato massimo: “Chiara Ferragni ha pubblicato letteralmente diciannove stories e tre post, di cui uno con Leone, in cui invita a votare Fedez. Ogni nostro tentativo di far salire qualcun altro sul podio sarà inutile”, ha scritto uno dei tanti utenti che si sono lamentati della situazione. E ovviamente non poteva mancare la presa di posizione del Codacons, che vede sempre rosso quando si parla di Fedez. L’associazione ha fatto sapere che “vigilerà sull’andamento del televoto e chiederà alla Rai di avere tutti i dati relativi ai voti provenienti dal pubblico di casa. Il regolamento prevede la par condicio per tutti gli artisti in gara, e se questa viene violata da interventi esterni atti ad alterare la classifica finale, la stessa classifica rischia di essere annullata”. 

Da "adnkronos.com" il 7 marzo 2021. "Devono vincere le canzoni migliori, non quelle che hanno più follower!", scrive qualcuno. "Ho buttato 50 centesimi. La Ferragni ha detto ai suoi followers di votare suo marito. Ciaaaao", scrive un'altra. Le fa eco un altro utente: "Dall'alto dei miei 128 followers, faccio un appello ai 23 milioni di seguaci della Ferragni: toglietele il follow", invita. "Certo che se votano i fan di Chiara Ferragni sappiamo già chi sarà il vincitore, potevamo risparmiarci l'esibizione di Renga e Bugo", sdrammatizza qualcun altro. Ma c'è anche chi difende l'imprenditrice digitale: "Non capisco la polemica: non dovrebbe invitare i followers a votare per il marito?", scrive qualcuno. Codacons - Il Codacons "vigilerà sull'andamento del televoto e chiederà alla Rai di avere tutti i dati relativi ai voti provenienti dal pubblico da casa", per verificare se l'appello di Chiara Ferragni a votare il marito Fedez in gara a Sanremo con Francesca Michielin possa incorrere in qualche violazione. Lo afferma l'associazione all'Adnkronos, e spiega: "Il regolamento del festival prevede la par condicio per tutti gli artisti in gara, e se questa viene violata da interventi esterni atti ad alterare la classifica finale della kermesse, la stessa classifica rischia di essere annullata". Utilizzare dunque "un bacino di utenza di 23 milioni di follower per favorire un artista a discapito degli altri potrebbe determinare una violazione sia del regolamento del festival che delle delibere Agcom, ed in tal senso, in caso di votazioni anomale attraverso il televoto il Codacons avvierà le dovute azioni legale per annullare la classifica finale di Sanremo 2021".

Ferragni chiede i voti per far vincere Fedez. Insorge il Codacons. Sui social network si è scatenata la polemica per i video promozionali dell'influencer in favore del marito. Gli spettatori protestano e il Codacons annuncia controlli in Rai per verificare possibili violazioni. Novella Toloni - Dom, 07/03/2021 - su Il Giornale. È bastato un appello a votare Fedez e Francesca Michielin in gara al festival di Sanremo a scatenare la bufera su Chiara Ferragni. La popolare influencer ha pubblicato una serie di video su Instagram per chiedere ai suoi 23 milioni di follower di sostenere in massa al televoto il marito. L'appello è stato raccolto e ha spinto in finale la coppia Fedez - Michielin, che si è giocata la vittoria finale a tre. E in pochi minuti sul web si è scatenato l'inferno. Da una parte i sostenitori degli altri venticinque cantanti in gara hanno gridato allo scandalo, dall'altra il Codacons ha annunciato indagini per capire se l'appello della Ferragni possa incorrere in qualche violazione. Una polemica di ampia portata che potrebbe avere pesanti ripercussioni sulla classifica finale di questo Sanremo 2021. Il Codacons "vigilerà sull'andamento del televoto e chiederà alla Rai di avere tutti i dati relativi ai voti provenienti dal pubblico da casa" per verificare se l'appello di Chiara Ferragni a votare il marito Fedez in gara a Sanremo con Francesca Michielin possa incorrere in qualche violazione. Lo ha dichiarato l'associazione all'Adnkronos subito dopo lo scoppio delle polemiche sul web. "Il regolamento del festival prevede la par condicio per tutti gli artisti in gara - prosegue la nota del Codacons - e se questa viene violata da interventi esterni atti ad alterare la classifica finale della kermesse, la stessa classifica rischia di essere annullata". A finire nel mirino dell'associazione dei consumatori - ma anche di migliaia di utenti del web che da ore stanno votando i loro beniamini - la volontà di Chiara Ferragni di sfruttare "un bacino di utenza di 23 milioni di follower per favorire un artista a discapito degli altri, che potrebbe determinare una violazione sia del regolamento del festival che delle delibere Agcom". Così ecco arrivare la denuncia del Codacons: "In caso di votazioni anomale attraverso il televoto avvieremo le dovute azioni legale per annullare la classifica finale di Sanremo 2021". La scelta di Chiara Ferragni di sponsorizzare su Instagram Fedez e la Michielin è stata duramente criticata soprattutto dagli internauti, che sui social network hanno apertamente polemizzato con l'influencer: "Chiara Ferragni ha pubblicato letteralmente diciannove stories e tre post, di cui uno con Leone, in cui invita a votare Fedez. Ogni nostro tentativo di far salire qualcun altro sul podio sarà inutile", "Devono vincere le canzoni migliori, non quelle che hanno più followers!". Polemica che su Twitter si è diffusa a macchia d'olio: "Certo che se votano i fan di Chiara Ferragni sappiamo già chi sarà il vincitore, potevamo risparmiarci l'esibizione di Renga e Bugo", "Ho buttato 50 centesimi. La Ferragni ha detto ai suoi followers di votare suo marito. Ciaaaao".

Da “la Repubblica” l'8 marzo 2021. Un' armata di 22,7 milioni di follower incitati su Instagram a votare per Michielin e Fedez (che comunque da solo ha oltre 11 milioni di seguaci sul social network): ma l' appello di Chiara Ferragni non ha cambiato il risultato finale. Durante la serata finale di Sanremo il televoto ha premiato sì il brano di Fedez e Michielin (16% contro il 13% dei Maneskin) ma all' annuncio dei tre finalisti, quando i voti sono stati azzerati, sono stati proprio i voti da casa a determinare la vittoria della band. Il televoto, che in questa fase pesa per il 34%, ha scelto i Maneskin per il 53%: oltre la metà dei voti del pubblico da casa era per loro. Il 28% per la coppia e il 18% per Ermal Meta. Non determinanti i voti della Sala Stampa e della Giuria Demoscopica, senza grandi differenze di numeri per i tre finalisti.

Gianluca Veneziani per “Libero quotidiano” l'8 marzo 2021. La vignetta più divertente su Sanremo è quella che mostra le differenze tra la canzone vincitrice di quest' anno e quella dell' anno scorso. Nel 2020 ha trionfato Fai rumore, stavolta invece Zitti e buoni. Quasi la conferma simbolica di un abbassamento dei toni, di un Festival più sobrio, meno visto e ascoltato e passato sotto silenzio, senza troppe polemiche. Sembrava così almeno fino all' altro ieri, il giorno della finalissima, che ha consacrato come vincitori con merito i Maneskin, il gruppo rock capeggiato da Damiano, seguiti dal duo Francesca Michielin-Fedez e da Ermal Meta. Ebbene, la polemica si è accesa quando Chiara Ferragni, celebre consorte di Fedez e infuencer dotata di una certa influenza visto che vanta qualcosa come 23 milioni di follower su Instagram, ha fatto la cosa che qualunque moglie avrebbe fatto al suo posto: tifare e votare per il marito e invitare gli altri a fare altrettanto. Con una ventina di stories e tre post sul social la Ferragni ha caldeggiato il sostegno al duo «Fede e Franci», facendo arrabbiare molti follower: «Facile vincere così», «Non vale chiedere i voti», «Questa è propaganda scorretta», «Ci mancava la tua marchetta», si inalberavano in molti. Ad aggiungere il carico pesante arrivava il Codacons, l' organo che difende i diritti dei consumatori, il quale minacciava di procedere per vie legali e di far «annullare la classifica finale di Sanremo», per via di un possibile mancato rispetto della «par condicio per gli artisti in gara» dettato da «interventi esterni atti ad alterare la classifica finale della kermesse». Da qui la denuncia contro i Ferragnez alla Procura della Repubblica di Roma, all' Autorità per le comunicazioni e all' Antitrust, per la possibile «fattispecie di truffa aggravata a danno della Rai e dei telespettatori e violazione delle delibere in tema di televoto». Fedez, il marito apparentemente "favorito" dall' endorsement della Ferragni, rispondeva con buon senso: «Cosa potevate aspettarvi da mia moglie? Mi hanno sempre insegnato che una moglie sostiene un marito e viceversa». Appunto. Aggiungiamo che ogni cantante usa i mezzi che può: Fedez ha la fortuna di avere una consorte seguitissima, ma anche gli altri artisti, legittimamente, hanno usato tutti i propri canali (social e non) a propria disposizione per ottenere consenso e sostegno. Va così, nelle elezioni politiche come a Sanremo. Non facciamo le educande, orsù. Del resto, l' appoggio della Ferragni non è stato decisivo perché, lo ricordiamo ai distratti, a vincere sono stati i Maneskin, non la coppia Michielin-Fedez. E poi: se proprio questi ultimi facevano schifo agli italiani e hanno iniziato a piacere solo perché l' influencer li ha ipnotizzati coi suoi post, non si spiegherebbe come mai in tutte le classifiche musicali del dopo-finale il duo figura sempre nelle prime posizioni. Su Spotify sono al primo posto coi Maneskin quarti, su iTunes sono terzi coi Maneskin primi, nella classifica Fimi dei singoli più venduti sono primi coi Maneskin quarti. A dimostrazione che il televoto non ha falsato ma ha rispecchiato i gusti degli italiani. Maneskin primi e Fedez-Michielin secondi per volontà popolare, e non per trucchi e truffe. Qualcuno ha fatto polemica anche sul monologo di Ibra, accusandolo di aver plagiato una dichiarazione di Michael Jordan. Il noto cestista diceva: «Nella mia vita ho sbagliato più di 9.000 tiri, ho perso quasi 300 palle, 26 volte i miei compagni di squadra mi hanno affidato il tiro decisivo e l' ho sbagliato. Ho fallito. Molte volte. Ed è.

Claudio Sabelli Fioretti per il "Fatto Quotidiano" il 9 marzo 2021. Quello è il mio papà, dovete votare per lui. Carino Leone. Il suo papà è Fedez e lui lo vede alla televisione e si mette a fare il tifo. Giusto. È il suo papà. Solo che poi viene imbeccato dalla mamma e dà il numero di telefono per votare e anche il codice, 11. È piccolo e già la mamma lo ha trasformato in un influencerino, tutto griffato Versace. Lei, Chiara Ferragni, promuove la piastra stiracapelli e lui cerca di far vincere al suo papà il Festival di Sanremo. E quasi ci riesce. Poi interviene la mamma. Gira attorno al cartonato di Fedez che ha sistemato nel salone a grandezza naturale, anche quello griffato Versace, e spara la preghiera ai suoi 22 milioni di follower: “Votiamo tutti Fede mandando un Sms con codice 11 al numero 4754751”. Vi prego, fatelo per me. Le rispondono migliaia di svalvolate rassicurandola. “Fatto”. Con questa potenza di fuoco poteva non arrivare sul podio il suo maritino? In una notte è passato dalla diciassettesima posizione alla seconda. Diciamolo: è la vittoria di Chiara Ferragni che ha considerato il marito come un prodotto da promuovere e ha contribuito a falsare i risultati. Ma come, non si può tifare per i propri congiunti? Sì, ma c’è un limite a tutto. Una volta si falsavano i risultati comprando decine di magliaia di schedine del Totip con le quali si votava. Altre volte i centralini dei call center venivano inondati dai cittadini pugliesi che votavano compatti per il loro eroe Albano a prescindere dalla qualità delle sue canzoni. Adesso l’era telematico-commerciale ha cambiato la metodica. Sei una delle influencer più popolari del mondo? Bene. Puoi decidere chi deve vincere a Sanremo. Il prossimo anno sarà una corsa a rintracciare le centrali dei follower. Anzi saranno loro a offrirsi al miglior acquirente. Già vedo gli annunci. “Controllo 10 milioni di follower. Li faccio votare per chi volete voi”. Già che ci siamo, perché non votare direttamente su Facebook, su Twitter, su Instagram, su Tik Tok? Prima che a qualcuno venga in mente di votare sulla piattaforma Rousseau.

Ps: Vogliamo scommettere che fra una decina di anni il Festival di Sanremo lo vince il piccolo Leone?

Ilaria Ravarino per “il Messaggero” l'8 marzo 2021. Nel post precedente pubblicizzava una piastra per capelli. Nel successivo il marito: «Votiamo tutti Fede e Franci», scriveva ieri sera su Instagram Chiara Ferragni, nel primo dei contenuti dedicati dall'imprenditrice all'avventura sanremese di Fedez, a Sanremo con la canzone Chiamami per nome. Un post ogni ora: alle 21 con il figlio, alle 22 da sola, alle 24 in piedi accanto alla sagoma cartonata del marito: «Forza amore, ancora uno sforzo». Non ci sarebbe niente di strano, se Chiara Ferragni non fosse una delle influencer più note sul web, con 22,7 milioni di follower (più di 33 insieme a quelli di Fedez) che ieri, con pochi post e una decina di storie su Instagram, ha fatto schizzare la coppia Fedez-Michielin dal diciassettesimo al terzo posto della classifica sanremese.

L'INFLUENZA. Dati alla mano, il televoto unica discriminante per la prima delle due votazioni dell'ultima serata del Festival ha inciso in maniera potente sulla scalata di Chiamami per nome, canzone più votata da casa (16,2%), seguita da Zitti e buoni dei Maneskin, già quinti in classifica (13,1%). Un'offensiva social che ha portato per la prima volta Fedez e Michelin tra i primi tre migliori posti (il più alto risultato in classifica l'avevano ottenuto la seconda serata, settimi secondo la giuria demoscopica), ma che non ha permesso alla coppia di trionfare all'ultima prova, quella della votazione finale decisa da pubblico (34%), giuria demoscopica (33%) e stampa (33%). Qui nulla hanno potuto i post e tweet: la preferenza dei votanti è stata schiacciante per i Maneskin (votati dal 53,5%) che hanno battuto Fedez (28,2%) e Meta (18,2%). Un risultato che per Fedez non sarebbe stato drogato dalla campagna digitale condotta dalla moglie, «in una famiglia ci si sostiene. Sarebbe disonesto non dire che la nostra canzone era già l'esibizione più vista sulle piattaforme. E poi sono state anche altre scalate importanti grazie al televoto, per esempio quella di Madame. È una polemica sterile. Cosa potevate aspettarvi da mia moglie? Supporta suo marito».

L'ABITO DA SPOSA. Ma se a gonfiare le vele di Madame sono stati i tweet generati dall'abito da sposa, indossato dall'artista per la performance (5000 tweet al minuto), e a dare una mano ai Maneskin (850.000 follower) è intervenuto Vasco Rossi in persona con un post d'appoggio nel tardo pomeriggio, di certo nessuno ha la potenza di fuoco digitale della coppia Ferragnez. Eppure per la Rai, quello degli influencer non è un problema che meriti una revisione del regolamento, attraverso con l'inserimento di filtri o il ridimensionamento del peso del televoto: «Al momento la ripartizione delle giurie corrisponde al mercato del pubblico che guarda la kermesse ha detto il direttore di Rai 1 Stefano Coletta - Ogni festival produce le sue riflessioni, ma finora siamo convinti che sia stata stabilita una rappresentazione equilibrata delle forze in gioco». Ma il cosiddetto popolo dei social e degli influencer è destinato a farsi strada in un festival sempre più giovane e connesso, capace di produrre in una sola serata 810.000 tweet con l'hashtag #sanremo2021, con un picco del +122% alla vittoria dei Maneskin, (6.000 tweet in un minuto) e 34000 citazioni e retweet dedicate a un solo argomento (Achille Lauro, ovviamente).

PASSAPAROLA. Un Festival in cui le conversazioni totali in rete sulle canzoni sono state 4 milioni, +33% rispetto allo scorso anno, condotte da un pubblico sotto i 45 anni che lo ha visto soprattutto su RaiPlay. «Si tratta di generazioni che usano il passaparola come strumento principe per la condivisione commenta Elena Capparelli, che di Rai Play è direttrice - diventano fan dei contenuti o dei talent che li promuovono, e senza dubbio la Rai deve entrare in sinergia con loro. Le prime ricadute le abbiamo già viste sul festival, sempre più interattivo e interconnesso con le piattaforme».

Sanremo 2021, polemiche sul televoto: Maneskin difendono Fedez. Ilaria Minucci su Notizie.it il 07/03/2021. I Maneskin, vincitori del 71esimo Festival di Sanremo, hanno difeso Fedez dalle polemiche sul televoto relative all’appello social di Chiara Ferragni. Il Codacons ha recentemente annunciato una verifica dei risultati del televoto della finale di Sanremo 2021 relativa al sostegno indirizzato a Francesca Michelin e Fedez, in gara con il brano Chiamami per nome, fomentato dall’appello diramato sui social da Chiara Ferragni. La vicenda è stata commentata non solo dalla stessa influencer e dal marito ma anche dai Maneskin, vincitori della 71esima edizione della kermesse musicale. In merito alle polemiche nate in relazione all’appello di Chiara Ferragni volto ad assicurare la vittoria del Festival al marito, si sono espressi anche i Maneskin. A questo proposito, infatti, i vincitori di Sanremo 2021 hanno liquidato le controversie che stanno agitando i canali social dichiarando quanto segue: «È normale che la moglie di Fedez lo supporti e, se hanno molti followers, è merito del loro lavoro». I Maneskin, inoltre, hanno anche tenuto a sottolineare un aspetto fondamentale strettamente legato allo specifico episodio, spiegando: «Sostanzialmente è successo quello che hanno fatto le nostre famiglie con noi, la polemica è insensata. Anzi, sarebbe stato strano il contrario».

Sanremo 2021, i Maneskin vincono e Victoria umilia Amadeus in eurovisione. "Col cazzo", beccata dalla regia di Rai1. Libero Quotidiano il 07 marzo 2021. In fondo, "la degna conclusione" del Festival di Sanremo 2021. Dagospia ironizza, ma il momento è cult: i Maneskin vincono un po' a sorpresa all'Ariston con la loro Zitti e buoni, pezzo decisamente più "tirato" rispetto agli standard sanremesi. Non a caso, secondi e terzi sono arrivati Fedez e Michielin e il grande favorito Ermal Meta, come al solito entrato Papa e uscito cardinale dalla finalissima. Nell'euforia generale dei giovanissimi artisti romani subito dopo la proclamazione, non sfugge la reazione stranita di Victoria, la bassista della band. Amadeus, dopo aver consegnato loro il trofeo, annuncia al pubblico a casa: "Io e Fiorello vi salutiamo, ovviamente loro si esibiranno, adesso...". La tradizione è la tradizione, soprattutto all'Ariston: la finale si conclude sempre con l'esecuzione del pezzo trionfatore. Ma Victoria, in lacrime e su di giri, la pensa diversamente. Le telecamere di Rai1, che la inquadrano con somma botta di... sfortuna, riprendono il momento esatto in cui il sacro cerimoniale festivaliero rischia di andare in fumo. La bassista ebbra di gioia guarda Damiano, il cantante e frontman dei Maneskin, e con il sorriso stranito di chi è stata appena chiamata dal professore per un giro di interrogazioni a sorpresa se ne esce con un "Col caz***o". Un po' imbarazzante e abbastanza rock'n'roll, tutto sommato.

Marco Molendini per Dagospia il 7 marzo 2021. Il Festival sbagliato è finito con il rock banale dei Maneskin (poteva finire peggio) e con una brutta canzone che sembra uno slogan dell'Italia di oggi: Zitti e buoni. Uno slogan che accompagna il sospiro di sollievo di Amadeus e Fiorello. Finisce così: sollievo e un filo di rancore perché non è andata come doveva andare. Non si spiega altrimenti quella uscita di Rosario che, con l'aria di sparare una battuta, non è stato zitto e buono e ha lanciato una fatwa contro la prossima edizione: «Il teatro deve essere pieno di gente, milioni di persone ma vi deve andare malissimo, 5, 6 milioni e vi dovrete chiedere perché». No, non l'ha digerita Rosario e si capisce il perché. Ha dato tutto, e il talento è tanto, ma non ha trovato il bandolo della matassa. E non l'ha trovato Amadeus che, peccando di presunzione, ha provato a fare un festival normale in tempi assai poco normali, accontentandosi del «mi basta Fiorello». E invece non è bastato, le gag, le battute, i giochini sono svaporati. Come i travestimenti, tanti, troppi. E quando ci si traveste, si sa, spesso è per nascondere la mancanza di idee. Invece bisognava trovare una formula di racconto, non accontentarsi di una sfilata smisurata di canzoni pallide. Ama e Fiore si sono lasciati sedurre dalla prospettiva di avere a disposizione una platea potenziale irripetibile, gli italiani in clausura forzata, e sono andati con il pilota automatico, immaginando di essere in grado di sollevare l'umore generale per il solo fatto di esserci. Ma per sollevarlo, l'umore, ci sarebbe voluto qualcosa così potente da essere capace di smuovere il macigno che ognuno di noi ha sullo stomaco e sulla testa. Certo, hanno ricevuto tanti no, quelli arrivati via via da Celentano, Benigni, Jovanotti, Naomi Campbell, antipasto del no di quei milioni di italiani ai domiciliari che hanno scelto di fare altro piuttosto che ubriacarsi del nulla di tante canzoni da non ascoltare. Un lotto smisurato affidato a una pletora di concorrenti, 26 (e una decina senza arte né parte potevano tranquillamente restare a casa), un errore musicale e televisivo che ha contribuito in buona misura al fallimento del Festival delle grandi aspettative, allungando il brodo a dismisura. Sanremo, così, ha perso ogni senso di sacralità (che misteriosamente e irrazionalmente ogni anno ripropone) inzeppando le sue estenuanti maratone di ospiti d'onore raccolti col criterio del c'è posto per tutti. Ecco perché invece di crescere il Festival si è ristretto (poco conta se la finale in parte ha recuperato un po' di terreno). E ora Fiorello e Amadeus girano i tacchi e abbandonano la nave, la palla resta alla Rai che ha sbagliato i conti. Dovrà trovare un nuovo nocchiero disposto a rischiare per il Festivalone e non sarà facile, perché non sarà facile fare i conti con il passato. E poi chi ci sarà al posto dell'Ama ter dovrà sapere che non potrà contare sul solito pronto soccorso di Fiorello ospite d'onore che, negli anni passati, ogni volta che si era affacciato all'Ariston aveva trascinato folle osannanti (e questo è stato un altro errore da parte di Rosario, maestro nel negarsi: trasformare l'eccezionalità delle sue apparizioni in routine). Non sempre si può vincere, come diceva ieri sera il colosso di Sanremo, Ibrahimovic, spogliandosi ma non troppo del proprio narcisismo.

Sanremo 2021, vincono i Maneskin: il gran finale e il piacere della normalità. Si chiude a tempo di rock la maratona che ha regalato quel senso di meravigliosa inutilità che si pensava perduto. di Beatrice Dondi su L'Espresso il 7 marzo 2021. È stato presentato come un festival diverso, il festival dell'eccezione, della resilienza, il festival voluto a tutti i costi per risollevare un Paese piegato che non si vuole dare per vinto. È stato vissuto come un'impresa titanica, sfoggiando aggettivi inneggianti all'eroismo per chi quell'impresa l'ha voluta portare fino in fondo. La sala vuota, gli applausi finti, le restrizioni. Tanti i bastoni tra quelle ruote così oliate da decenni, il telegiornale che entra come un Moloch con il numero delle vittime del giorno, la variante rarissima del virus individuata a Varese e poi tutti in scena, che lo show deve e vuole continuare. È stato vissuto come un Festival difficile, l'impegno per la leggerezza in un momento in cui nessuno si sente leggero, attaccato con un mastice doloroso alla più cruda delle realtà. È stato ascoltato con un filo di distrazione, con i cantanti per una volta pescati da un mondo sconosciuto, dai nomi misteriosi, inediti che presentano inediti, rivelando talenti inaspettati. È stato insomma investito del peso del bene collettivo, lo facciamo per voi, lo facciamo per noi. Ma al tempo stesso è stato un Sanremo come doveva essere, una tradizionale quanto rumorosa parentesi rosa tra un lunedì e una domenica, capace di far convivere nella stessa posizione in classifica Orietta Berti e Madame, alti e bassi, divertimento e imbarazzo, lievità e noia, nostalgia e innovazione. Una maratona immersiva che ha regalato quel senso di meravigliosa inutilità che si pensava perduto, e come recitano Colapesce e Dimartino “Metti un po' di musica leggera perché ho voglia di niente”. E di cose inutili se ne sono viste parecchie. Inutile il monologo autoreferenziale di Ibra che parla in terza persona (“Tutti conoscevano già Zlatan prima di questo festival ) e poi esce dalla parte del gigante cattivo ma regala perfidamente la maglia del Milan ai due interisti; inutile la battaglia ostinata di Fiorello contro il politicamente corretto quando come un Salvini qualsiasi con Floris si stupisce: Ma quindi non posso dire niente perché qualcun si offende?” Eh no». Inutili le lungaggini ostinate ai limiti della cattiveria, che fanno cantare “alcune canzoni” a Zarrillo, Fogli e Vallesi alle 2.06 del mattino in attesa del vincitore. Inutili le rimostranze del Codacons che se la prende con Chiara Ferragni che invita i suoi 23 milioni di follower a votare il marito, e grida alla vittoria truccata quando invece trionfano a buon diritto  i Maneskin, il gruppo dei bellissimi fuori di testa che ha smosso il palco colpi di rock. Inutile anche il direttore Coletta che definisce eroica questa edizione perché le parole hanno sempre il loro peso e l'unico vero eroe è Max Gazzè vestito da Superman. Inutile, ma esilarante, l'incombente presenza di Giovanna Civitillo, che incoraggia il suo Patato Amadeus, presenzia quel capolavoro dell'assurdo del “Prima Festival” e aleggia in vestaglia nella pubblicità delle navi da crociera. Inutili le gag sulle parole incomprensibili dell'opera lirica, sulla noia del balletto classico dove i cigni non muoiono mai. Bellissime e sontuose le provocazioni di Achille Lauro, ma inutili se fatte in qualità di super-ospite, annunciate in pompa magna. Inutili le voci stonate di cantanti a caso e inutile lo stupore di fronte alla meraviglia di Ornella Vanoni che scende la scala, tiene il palco, sfodera intelligenza e ironia senza sbagliare una nota, infischiandone della sua età pronta a restare ostinatamente nel futuro. Inutile far finta che gli ascolti non siano importanti perché alla fine, bando alle ipocrisie, in una gara c'è sempre un vincitore ma inutile voler dimostrare che questa edizione non sia stata un successo, dal momento che per cinque giorni è andato in scena un sequestro di persona collettivo che ha monopolizzato social, stampa e telecomandi. E la distrazione di massa in certi giorni ha anche il suo perché.

La Repubblica il 6 marzo 2021. "Zitti e buoni", il testo della canzone dei Måneskin a Sanremo 2021. Gruppo rivelazione di X Factor 2017, in pochissimo tempo i Maneskin hanno conquistato successo e popolarità. Damiano, Victoria, Thomas e Ethan sono pronti a lasciare il segno sul palco dell’Ariston dove presentano Zitti e buoni.
Måneskin, Zitti e buoni di D. David - T. Raggi - E. Torchio - V. De Angelis Ed. Sony Music Publishing (Italy) – Milano

Loro non sanno di che parlo

Voi siete sporchi fra’ di fango

Giallo di siga’ fra le dita

Lo con la siga’ camminando

Scusami ma ci credo tanto

Che posso fare questo salto

Anche se la strada è in salita

Per questo ora mi sto allenando

E buonasera signore e signori

Fuori gli attori

Vi conviene toccarvi i coglioni

Vi conviene stare zitti e buoni

Qui la gente è strana tipo spacciatori

Troppe notti stavo chiuso fuori

Mo’ li prendo a calci ‘sti portoni

Sguardo in alto tipo scalatori

Quindi scusa mamma se sto sempre fuori, ma

Sono fuori di testa ma diverso da loro

E tu sei fuori di testa ma diversa da loro

Siamo fuori di testa ma diversi da loro

Siamo fuori di testa ma diversi da loro

Io

Ho scritto pagine e pagine

Ho visto sale poi lacrime

Questi uomini in macchina

Non scalare le rapide

Scritto sopra una lapide

In casa mia non c’è Dio

Ma se trovi il senso del tempo

Risalirai dal tuo oblio

E non c’è vento che fermi

La naturale potenza

Dal punto giusto di vista

Del vento senti l’ebrezza

Con ali in cera alla schiena

Ricercherò quell’altezza

Se vuoi fermarmi ritenta

Prova a tagliarmi la testa

Perché

Sono fuori di testa ma diverso da loro

E tu sei fuori di testa ma diversa da loro

Siamo fuori di testa ma diversi da loro

Siamo fuori di testa ma diversi da loro

Parla la gente purtroppo

Parla non sa di che cosa parla

Tu portami dove sto a galla

Che qui mi manca l’aria

Parla la gente purtroppo

Parla non sa di che cosa parla

Tu portami dove sto a galla

Che qui mi manca l’aria

Parla la gente purtroppo

Parla non sa di che cazzo parla

Tu portami dove sto a galla

Che qui mi manca l’aria

Ma sono fuori di testa ma diverso da loro

E tu sei fuori di testa ma diversa da loro

Siamo fuori di testa ma diversi da loro

Siamo fuori di testa ma diversi da loro

Noi siamo diversi da loro

Luca Dondoni per “la Stampa” l'8 marzo 2021. «Non siamo degli automi, siamo esseri umani come gli altri, che provano emozioni. Quelle sul palco erano lacrime di gioia: in quel momento ci siamo resi conto che avevamo fatto qualcosa di importante». I Maneskin spiegano così il pianto di ieri all'annuncio della vittoria al festival. «In soli quattro anni siamo passati dal suonare nei ristoranti, o sui marciapiedi di Via Condotti a Roma sino alla vittoria a Sanremo», dice il frontman del quartetto romano Damiano David, attorniato da Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio: 82 anni in quattro, un gruppo «diventato la nostra famiglia», che ha vinto con il brano molto rock Zitti e buoni. «Dedichiamo questa vittoria alle persone che ci attaccano, a chi ci vuole incasellare. Ci piace ciò che siamo e nessuno ci cambierà».

È la rivincita rispetto alla finale di X factor dove eravate arrivati secondi?

«No, in questo momento c'è solo gioia, nessuna rivalsa. Quella sconfitta l'abbiamo ampiamente superata, in quattro anni siamo soddisfatti del nostro percorso».

Qual è la cosa più bella di questa vittoria?

«Abbiamo portato una cosa diversa da quello che si è abituati a vedere sul palco dell'Ariston e siamo rimasti stupiti da come sia stata capita . È bello che in un momento del genere, da casa, la gente si sia smossa con la nostra canzone e ci abbia votato. Ma anche l'orchestra, la sala stampa, tutti ci hanno supportato dicendoci a gran voce che era giusto portare il rock, l'attitudine punk su un palco come quello dell'Ariston».

Lo spettacolo vive una situazione di difficoltà, a causa della pandemia.

«In questo settore ci sono migliaia persone che lavorano di cui non ci si rende conto. Crediamo che da Sanremo possa passare un messaggio di una ripresa in sicurezza. Noi aspettiamo solo che si possa tornare a suonare».

Ora vi aspetta il nuovo disco Teatro d'ira - Vol.I e il 65° Eurovision Song Contest a Rotterdam.

«Non vediamo l'ora di andarci: Ermal Meta, Fedez e Francesca Michielin ci hanno promesso di tifare per noi e vogliono che si vada a Rotterdam a spaccare quel palco con i nostri suoni».

Nessuna polemica con Fedez e Michielin, per l'appoggio sui social della moglie del rapper, Chiara Ferragni?

«E' una polemica un po' insensata. Normale che si appoggino a vicenda, lo stesso hanno fatto le nostre famiglie».

Com' è andata con Amadeus?

«Gli siamo grati per averci dato la possibilità di partecipare a un evento così bello, soprattutto in un momento del genere, per aver creduto così tanto in noi ed essersi preso il rischio di far partecipare realtà diverse, un bel messaggio».

Siete giovanissimi, cosa vorreste dire ai vostri coetanei in questo momento?

«Ai nostri coetanei diciamo di mettere tutti se stessi in quello in cui credono, nel periodo storico che stiamo vivendo le passioni sono una valvola di sfogo davvero importante. Bisogna sviluppare la propria identità e crederci, oltre gli ostacoli».

I Måneskin, vincitori del festival di Sanremo, aprono Le Iene con il brano “Zitti e Buoni”. Le Iene News l'8 marzo 2021. I Måneskin a Le Iene: a poche ore dalla vittoria della 71ª edizione del Festival di Sanremo, apre lo show il gruppo italiano più rock della scena musicale, composto da Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio, che si esibirà live con il brano “Zitti e buoni”. I Måneskin a Le Iene: a poche ore dalla vittoria della 71ª edizione del Festival di Sanremo, apre lo show il gruppo italiano più rock della scena musicale, composto da Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio, che si esibirà live con il brano “Zitti e buoni”. La canzone vincitrice ha già raggiunto, in una manciata di giorni, numeri strabilianti ed è prima in tutte le classifiche digitali con ben 1.300.000 stream solo su Spotify. Già protagonisti di un’intervista a quattro - che domani torna in onda con contenuti inediti - i giovanissimi non si sono risparmiati dal rispondere alla consueta raffica di domande.

I Måneskin dopo Sanremo cantano "Zitti e buoni" a Le Iene: “Una nuova data per il nostro concerto”. Le Iene News il 09 marzo 2021. Hanno portato tutta la loro carica rock a Le Iene. I Måneskin hanno cantato per noi “Zitti e buoni”, la loro canzone arrivata prima a Sanremo. Ad Alessia Marcuzzi e Nicola Savino raccontano il loro Festival e annunciano le date del loro tour (alcune già sold-out), con una novità. Hanno portato tutta la loro carica rock anche a Le Iene. I Måneskin hanno aperto la puntata di stasera condotta da Alessia Marcuzzi e Nicola Savino. Dopo aver conquistato l’Ariston con la canzone “Zitti e buoni” hanno vinto l’edizione 2021 del Festival. “Abbiamo aggiunto una data in più del nostro tour, il 15 dicembre ci esibiremo a Roma. E le altre due sempre a Roma e a Milano sono già sold-out”, hanno detto. Noi, Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio, li abbiamo conosciuti da vicino nella nostra intervista in formato quadruplo. Li abbiamo letteralmente sommersi con la nostra raffica di domande, a partire dal significato di “Måneskin”, che in danese vuol dire “chiaro di luna”. Si sentono più simili a un rapper o ai Pooh? “Ai Pooh che reppano”, risponde Damiano, il frontman: “Ho iniziato a cantare a sei anni, ora riesco a mantenermi con la musica”. La prima spesa folle che ha fatto? “La macchina”. Ha mai mandato a quel paese un fan? “Una volta abbiamo suonato, c’erano le transenne, Victoria si è piegata e un ragazzo ha avuto la geniale idea di toccarle il culo. Gli ho detto un po’ di cose non belle…”. Non ci ha voluto dire se è fidanzato, ma ha confessato di essere stato con una donna più grande di lui di 16 anni. Non potevamo non chiedergli se ci fosse stato qualcosa con Victoria, la ragazza del gruppo: “Se vi piace crederlo ve lo lascio credere…”. Così lo abbiamo chiesto a lei, ma abbiamo strappato solo un “chissà”. Victoria ha mai avuto un'avventura con una ragazza? “Sì, anche duratura”, risponde. A forza di domande abbiamo stilato il loro identikit: il più intonato, a detta di tutti e quattro, è Damiano. Il più ritardatario è Thomas. Per quanto riguarda il più “pigro” ognuno ha indicato qualcun altro. E chi passa più tempo sul porno? “Non so perché ma ho la sensazione che gli altri abbiano detto me”, risponde Ethen. E ha ragione! E alla domanda se quest’anno sarebbero stati loro i vincitori di Sanremo, hanno risposto con un “chissà”. E se fossero arrivati ultimi? “Gli ultimi saranno i primi!”, ci ha risposto Victoria. Loro, per ora, sono solo primi!

Veronica Etro e i look dei Maneskin a Sanremo: ''È una fortuna lavorare con qualcuno pronto a superare il limite''. La stilista racconta la lunga collaborazione con la band vincitrice, iniziata ai tempi di XFactor. E la realizzazione al cardiopalma degli outfit visti sul palco del Festival: "Nessuno di loro quattro ha problemi a indossare pezzi da donna o, nel caso di Vic, da uomo. È così che anch'io vedo la moda oggi". Serena Tibaldi su La Repubblica l'8 marzo 2021. I corsetti rosa con i reggicalze. I body sgambati, le tute trasparenti con i ricami piazzati ad arte. Il Sanremo dei Måneskin passerà alla storia anche per i look esplosivi della band romana. Tutti i costumi di scena - nonché gli abiti usati nelle occasioni ufficiali della 5 giorni musicale - sono firmati Etro. A crearglieli letteralmente addosso è stata Veronica Etro, direttrice creativa della womenswear del brand di famiglia, con il supporto del fratello Kean. Raggiunta telefonicamente, la designer su una cosa è chiara: lei lo aveva capito subito di che pasta fossero fatti i quattro.

In che senso lo ha capito subito?

«Quando li ho visti a X-Factor nel 2017 per la prima volta: avevano un'energia e un carisma rari, sono rimasta folgorata. Ho pensato: ma che bomba sono? Mi ricordo che il giorno dopo mi sono precipitata in ufficio a dire che dovevamo contattarli. E così abbiamo iniziato a vestirli per il programma. Poi abbiamo collaborato in altre occasioni, compreso il loro ultimo lavoro, Vent'anni. Quindi ci conoscevamo già, non è stata un'operazione nata alla cieca».

Com'è andata? Come avete deciso che linea prendere con i costumi?

«Loro puntavano su un look alla David Bowie, rock, noi li abbiamo seguiti. Per la verità siamo stati fortunati, nel senso che la mia collezione autunno/inverno era ispirata a Jimi Hendrix, quindi c'era un'assonanza. E meno male, perché è stata un'impresa tra lockdown e chiusure far arrivare tutto in tempo».

Problemi?

«Le prove le abbiamo fatte da remoto tra Milano e Roma, con i pezzi che sono arrivati letteralmente all'ultimo minuto. Per esempio, le tutine dell'ultima sera: sono state ricamate a mano qui a Milano, le hanno provate una sola volta a Roma, sono state terminate 7 giorni fa. Ci arrivano, le guardo e penso: oddio, saranno nudi. Io nel panico, con mio fratello Kean che mi calmava. Abbiamo risolto mettendo due strati di tulle, piazzando i ricami al millimetro, e sperando in bene. Sono state pronte letteralmente all'ultimo istante, e non avevamo un piano B. O meglio, lo avevamo, ma era una soluzione di ripiego».

E loro?

«Tranquillissimi, tanto che alla fine ci siamo rilassati anche noi. In questo sono fantastici: quando lavori con qualcuno pronto a superare il limite, ti lasci andare. Una vera fortuna».

Ricami piazzati a parte, quali sono stati gli altri ostacoli?

«Per esempio, questi pezzi dovevano essere sì belli, ma anche funzionali: loro saltano, ballano, fanno la spaccata, non potevamo rischiare che si rompessero a metà esibizione. I pantaloni di velluto li abbiamo rifatti 3 volte, così da renderli sufficientemente stretch. È stato un po' come fare dei costumi per un balletto, credo».

Interessante anche il fatto che fossero vestiti alla stessa maniera, a prescindere dal sesso.

«È così che io vedo la moda oggi, non è un caso se le mie icone per l'ultima collezione donna di Etro fossero Jimi Hendrix e Rudolf Nureyev, due uomini. Nessuno di loro 4 ha problemi a indossare pezzi da donna o, nel caso di Vic, da uomo, come le giacche con le cravatte. Per esempio, i bustier rosa: arrivano da una collezione di un paio d'anni fa, quando li hanno visti si sono entusiasmati, ma li volevano più stretti, più alti, più forti. E poi i body neri ricamati trasparenti (ride). Anche lì, avevamo fatto una sola prova, dovevamo sistemare la sgambatura, ma io temevo di esagerare. Ho chiesto un parere a Kean, che mi ha subito risposto: "Ma taglia, vedrai che vanno bene, esagera!"».

Aveva ragione.

«Ah, quello è sicuro!»

Dubbi in fase di preparazione?

«Tra loro e noi direi proprio di no. Ma la cosa bella è che sono davvero uniti fra loro: quando discutevamo dei costumi c'eravamo noi, il loro management, il loro stylist Nick Cerioni, ma alla fine erano loro ad avere l'ultima parola. Mi ha colpito l'affetto e la fiducia reciproca che c'è nel gruppo, si percepisce. E credo anche che il fatto che loro a Sanremo siano andati "così come sono", senza costruirsi una storia da vendere, alla fine abbia pagato».

La loro vittoria è stata una sorpresa?

«E chi se l'aspettava! Noi pur di vestirli abbiamo rinunciato a seguire altri artisti, che pure erano in gara: preferivamo concentrarci su di loro, ma certo il piano non era "Vestiamo i vincitori annunciati", anche perché non lo erano. Ripeto, a me piacciono loro, ed è chiaro che non sono l'unica a pensarla così. Anche Vasco Rossi ha tifato Måneskin, mi pare chiaro quanto valgano, no?»

Maneskin, Instagram censura la foto scattata alla finale di Sanremo. La popolare piattaforma di immagini ha cancellato una foto scattata dal gruppo nei camerini poco prima della vittoria del Festival per "atti sessuali espliciti". Novella Toloni - Lun, 08/03/2021 - su Il Giornale.  L'irriverenza dei Maneskin è piaciuta al pubblico del festival di Sanremo, ma non a Instagram. La popolare piattaforma dedicata alle foto, infatti, ha censurato uno scatto condiviso dalla band sui social network durante la serata finale della kermesse. Un episodio che aveva già visto protagonista la band lo scorso novembre e che si è ripetuto per colpa dell'outfit scelto dai quattro ragazzi e dal gesto del leader Damiano immortalato nella foto. I Maneskin hanno vinto la 71esima edizione del festival di Sanremo e hanno dominato i social network, conquistando lo scettro virtuale di band più citata e commentata della finalissima della kermesse. Uno scatto audace li ha però fatti finire nel mirino della censura di Instagram. Intorno alla mezzanotte di sabato sera, quando la gara era ancora nel vivo, il gruppo ha pubblicato su Instagram e Twitter una foto di gruppo dai camerini per chiedere ai fan di sostenerli al televoto. Nello scatto i Maneskin indossano i loro abiti di scena color carne con i quali si sono esibiti sul palco del teatro Ariston nel corso della finale. Abiti che, a colpo d'occhio, fanno sembrare i componenti della band seminudi. In realtà la mannaia della censura di Instagram si è abbattuta sui Maneskin non tanto per gli abiti quanto per il gesto compiuto dal leader della band, Damiano, che si tocca le parti intime in tono provocatorio. Un'immagine che per gli amministratori della popolare piattaforma fotografica non corrisponde agli standard regolamentari e che violava le linee guida del famoso social "in materia di nudi e atti sessuali". La segnalazione ha così provocato l'immediata rimozione della foto da Instagram, ma non da Twitter che evidentemente porta avanti una differente politica in materia di contenuti vietati. Era già successo lo scorso novembre quando i Maneskin hanno pubblicato il loro singolo "Vent’anni", accompagnato dalla provocante campagna ideata da Oliviero Toscani. Anche in quell'occasione Instagram aveva riscontrato violazioni nelle linee guida in tema di nudo e atti sessuali - visto che nello scatto la band appariva completamente nuda - e aveva provveduto a cancellare il post incriminato. Ma i Maneskin si erano difesi motivando la loro scelta: "Quello che volevamo rappresentare tramite questo scatto era proprio questo concetto di un amore universale puro e privo di qualsiasi pregiudizio".

 Da liberoquotidiano.it il 10 marzo 2021. I Maneskin hanno vinto il Festival di Sanremo 2021, riscrivendo la storia della kermesse, dato che mai una band rock si era spinta così in alto in classifica. Segno dei tempi che stanno mutando, non ha vinto la solita canzonetta sanremese stavolta. Il gruppo lanciato quattro anni fa da xFactor sta facendo il giro dei salotti televisivi: domenica è stato prima da Mara Venier a Domenica In e poi da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Ieri sera, invece, è stato il turno de Le Iene su Italia1: i Maneskin si sono ovviamente esibiti con la loro “Zitti e Buoni”, dopodiché si sono sottoposti alla solita intervista nel formato delle Iene. Ovviamente si è parlato molto di Victoria e della sua vita privata, oltre che di quella di Damiano: “Io e lui insieme? Chissà. Una storia con gli altri due membri della band? No, ma sono belli anche loro. Però ho avuto un flirt con un collega molto famoso, ma non dico chi è. Per conquistarmi non servono soldi, non mi importa di cene offerte o degli addominali”. La bassista dei Maneskin ha svelato di aver ricevuto avance anche dalle donne: “Ho avuto delle avventure e delle storie durature con delle ragazze ed è andata bene”. Invece sulla sua carriera: “Avrei fatto anche Amici, ma non Uomini e Donne o Temptation Island”. A tutto c’è un limite per il successo.

Le Iene, Victoria dei Maneskin e la confessione sconvolgente: "Una donna e quel collega molto famoso", sotto alle lenzuola...Libero Quotidiano il 10 marzo 2021. I Maneskin hanno vinto il Festival di Sanremo 2021, riscrivendo la storia della kermesse, dato che mai una band rock si era spinta così in alto in classifica. Segno dei tempi che stanno mutando, non ha vinto la solita canzonetta sanremese stavolta. Il gruppo lanciato quattro anni fa da xFactor sta facendo il giro dei salotti televisivi: domenica è stato prima da Mara Venier a Domenica In e poi da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Ieri sera, invece, è stato il turno de Le Iene su Italia1: i Maneskin si sono ovviamente esibiti con la loro “Zitti e Buoni”, dopodiché si sono sottoposti alla solita intervista nel formato delle Iene. Ovviamente si è parlato molto di Victoria e della sua vita privata, oltre che di quella di Damiano: “Io e lui insieme? Chissà. Una storia con gli altri due membri della band? No, ma sono belli anche loro. Però ho avuto un flirt con un collega molto famoso, ma non dico chi è. Per conquistarmi non servono soldi, non mi importa di cene offerte o degli addominali”. La bassista dei Maneskin ha svelato di aver ricevuto avance anche dalle donne: “Ho avuto delle avventure e delle storie durature con delle ragazze ed è andata bene”. Invece sulla sua carriera: “Avrei fatto anche Amici, ma non Uomini e Donne o Temptation Island”. A tutto c’è un limite per il successo. 

Pomeriggio Cinque, urla e polemiche per la vittoria dei Maneskin. Ilaria Minucci su Notizie.it il 10/03/2021. Nello studio di Pomeriggio Cinque, condotto da Barbara D’Urso, la vittoria dei Maneskin a Sanremo 2021 è stata accolta dagli ospiti con polemiche e urla. La polemica incentrata sulla vittoria dei Maneskin al 71esimo Festival di Sanremo è ancora viva, come dimostrano i toni accesi che hanno dominato parte del confronto sviluppatosi nel corso della puntata di Pomeriggio Cinque, andata in onda su Canale 5 nella giornata di martedì 9 marzo. Nel corso della puntata di martedì 9 marzo di Pomeriggio Cinque, programma Mediaset condotto da Barbara D’Urso, erano ospiti in studio sia la showgirl Flavia Vento che il conduttore radiofonico Marco Baldini. Il dibattito si stava svolgendo in modo pressoché normale, nel rispetto dei canoni tipici del format, fino a quando la conduttrice non ha introdotto l’argomento relativo ai vincitori del 71esimo Festival di Sanremo. La vittoria della rock band romana Maneskin, infatti, continua a essere fortemente contestata e criticata mentre lo sgomento che ne è derivato sta monopolizzando l’attenzione social-mediatica. L’agitazione seguita alla conclusione della discussa kermesse musicale ha invaso anche lo studio di Pomeriggio Cinque. Durante la puntata del 9 marzo, infatti, gli ospiti hanno ferocemente litigato confrontandosi sul tema “Maneskin”. Introdotto il topic relativo alla vittoria della band romana, Flavia Vento ha dichiarato in modo fermo e lapidario: «Non mi piacciono per niente! Sono troppo volgari, danno un senso di volgarità». A corredo dell’esternazione della showgirl, il conduttore radiofonico Marco Baldini ha ribadito che il loro successo testimonia che «i tempi sono cambiati». A questo punto, la conversazione degenera rapidamente e si fa ricorso a strepiti e urla che impongono alla padrona di casa di ristabilire l’ordine e placare gli impetuosi scontri verbali dei suoi ospiti. A questo proposito, li rimette in riga affermando: «Siamo a scuola?! Per favore, sto parlando. Se mi parlate sopra anche quando tento di lanciare un servizio… davvero a casa cambiano canale e vanno a fare la pipì, anche se non devono andarla a fare». In questo modo, Barbara D’Urso riesce a placare la polemica e in studio si ricostruisce un clima di calma.

Sanremo, i veri vincitori della 71esima edizione. Spin Factor ha analizzato il sentiment social e delle piattaforme di streaming e YouTube dopo Sanremo: ecco chi ha più successo dopo il Festival. Francesca Galici - Mar, 09/03/2021 -  su Il Giornale. Sabato notte, anzi, domenica alle 2.39 del mattino, si è conclusa la 71esima edizione del festival di Sanremo, la prima senza il pubblico a riempire le poltrone del teatro Ariston, vuote come quelle di tutti gli altri teatri italiani. Amadeus e Fiorello hanno accompagnato il pubblico a casa per cinque lunghe serate, cercando di aprire una parentesi di normalità in un momento drammatico per il Paese. I risultati in termini di ascolti non sono stati esaltanti rispetto allo scorso anno ma le canzoni in gara stanno già riscuotendo un certo successo. Al di là delle polemiche per i tanti cantanti sconosciuti al pubblico generalista che segue il festival di Sanremo, superando l'iniziale diffidenza nel leggere nomi come Coma Cose o La Rappresentante di lista, i brani sanremesi di quest'anno piacciono, così com'è piaciuto il Festival. Lo dimostra l'analisi effettuata dall'agenzia Spin Factor attraverso la piattaforma di web e social listening Human, che in un report in esclusiva per IlGiornale.it ha preso in considerazione i canali Youtube, Spotify, Instagram e Facebook collegati o collegabili ai cantanti in gara e alla competizione. "In questa fase c’è grande bisogno di momenti di unità. E il sentiment largamente positivo che si è creato attorno all’edizione 2021 di Sanremo lo dimostra. Dall’analisi semantica non emergono parole o combinazioni di parole negative. È stata accolta in maniera più controversa l’esibizione di alcuni cantanti, ad esempio Achille Lauro, o la polemica sull’invito di Chiara Ferragni ai suoi fan/follower di votare per il marito Fedez. In entrambi i casi, resta comunque una forte polarizzazione sul dato positivo", ha spiegato Tiberio Brunetti, fondatore e amministratore di Spin Factor. L'agenzia ha preso in considerazione, a diversi livelli, i dati dal 2 marzo e fino all'8 marzo, considerando una finestra temporale di sei giorni con decorrenza dal giorno in cui è iniziato il festival di Sanremo. Dal report si evince che la seconda edizione targata Amadeus e Fiorello ha ottenuto un buon riscontro di pubblico. Le rilevazioni Spin Factor riportano un sentiment positivo del 53,85%, neutro del 42,30% e solo il 3,85% negativo. Sono dati ottenuti sulla base di 100.570 tra post e commenti relativi al festival di Sanremo pubblicati su Facebook, Instagram e Twitter, dal 2 al 7 marzo. Sullo stesso campione di messaggi social, Spin Factor ha rilevato che la parola maggiormente utilizzata, oltre a Festival e Sanremo, è stata Ermal. Il riferimento è al cantante Ermal Meta, che per due sere è stato in vetta alla classifica per poi chiudere al terzo posto, dietro Francesca Michielin-Fedez e i Maneskin. A proposito dei cantanti in gara, Spin Factor ha redatto una classifica in base al sentiment dal 2 al 7 marzo, che vede Annalisa primeggiare con il 70.31% di commenti positivi. Alle sue spalle Ermal Meta con il 66,67% e a seguire i Maneskin (66,15%) e Noemi (65,77%). Chiudono questa top ten Fasma al decimo posto con il 58,93% e i Coma Cose con il 61,54%. Spotify, invece, stando alla rilevazione Spin Factor fino alle ore 10:00 a.m. dell’8 Marzo 2021, premia Francesca Michielin e Fedez con 3.142.865 di stream. A sorpresa, alle spalle del duo più social, si è piazzata Madame con 2.687.003 ascolti. Al terzo posto i Maneskin, vincitori dell'edizione, con 1.940.738 stream. La stessa analisi effettuata da Spin Factor sui canali dei cantanti o i canali delle relative etichette su YouTube vede sempre al primo posto la coppia composta da Fedez e Francesca Michielin con 5.349.985 visualizzazioni del video. Al secondo posto su YouTube, invece, ci sono i Maneskin con 3.156.064 visualizzazioni e dietro di loro, con un ampio margine di distacco, Colapesce Dimartino con 1.833.717. Vista la quasi concomitanza con l'8 marzo, Spin Factor ha analizzato anche il ruolo della donna nel Festival ed emerge con grande forza la quantità di interazioni polemiche per il monologo di Barbara Palombelli nella serata del venerdì. A scatenare le reazioni sono state soprattutto le parole della giornalista su Luigi Tenco, non gradite dalla famiglia e da molti telespettatori in ascolto. "Sia il monologo di Barbara Palombelli, sia la scelta di conduttori principali uomini e di donne subalterne sul palco, hanno dato l’idea di stereotipi datati. In sintesi possiamo dire che la musica quest’anno a Sanremo ha trionfato andando oltre i luoghi comuni. Sarebbe il momento che anche il format generale, a livello di impostazione e contenuti, seguisse l’esempio", ha concluso Tiberio Brunetti.

Con i Maneskin (e non solo) a Sanremo 2021 ha vinto la rivoluzione. Ernesto Assante su La Repubblica il 7 marzo 2021. Questa edizione ha avuto il suono di una generazione nuova e ha segnato uno strappo fortissimo con il passato. Artisti che sfuggono alla grande industria, crescono nei nuovi media, e segnano una profonda distanza dalle generazioni precedenti. La rivoluzione è compiuta: i Maneskin, una band di giovanissimi, figli di una generazione nuova, con un brano rock, potente e sfacciato, hanno vinto il Festival di Sanremo. Fedez e Michielin al secondo posto, Ermal Meta chiude al terzo posto. E non basta: Willie Peyote vince il premio della Sala Stampa, Colapesce e Dimartino quello della Sala Radio e Tv, per il miglior testo ha vinto Madame, quello per la miglior composizione musicale a Ermal Meta. Le giurie, sommate, avevano offerto un risultato misto, celebrando sia l’innovazione che la conservazione, mentre nel rush finale tutto è cambiato, premiando il cambiamento, cosa rarissima in una manifestazione come Sanremo. Ma mai come in questa edizione il risultato finale va molto oltre quello, già assolutamente rivoluzionario della vittoria dei Maneskin. Il Festival pur restando una gara ha preso sempre più l’aspetto di una rassegna, in cui conta la proposta e non la posizione in classifica e tutti, in realtà, hanno davvero vinto. Perché ha vinto la musica. E c’è una canzone che ha un testo che, da solo, spiega tutto il Festival, quello di “Musica leggerissima” di Colapesce Dimartino, quando dice: “Metti un po’ di musica leggera, nel silenzio assordante, per non cadere dentro al buco nero che sta a un passo da noi”. Pura verità, cantata facendo finta che tutto sia un gioco. Ma la musica popolare non è un gioco, il pop è parte integrante della nostra vita quotidiana, è nei nostri cuori, nelle nostre vene, come cantano Colapesce e Dimartino, è qualcosa che ci aiuta, quando soffriamo e quando siamo felici, quando abbiamo bisogno di pensare e quando abbiamo “voglia di niente”. Hanno ragione quando dicono: “Rimane in sottofondo dentro ai supermercati, la cantano i soldati, i figli alcolizzati, i preti progressisti, la senti nei quartieri assolati, che rimbomba leggera, si annida nei pensieri, in palestra, tiene in piedi una festa anche di merda, ripensi alla tua vita, alle cose che hai lasciato cadere nello spazio della tua indifferenza”. Tutto Sanremo 2021, nel pieno della pandemia, con le poltrone del teatro vuote, con la gente in casa, con l’orchestra con le mascherine, con un paese in ginocchio, è raccontato da questa canzone, apparentemente leggerissima ma pesante come un macigno, vera e tagliente, tra i lustrini, le gag, i balletti, i travestimenti. Sanremo 2021 è stato dolce e amaro, ha cercato di consolare ma ci è coscientemente riuscito solo fin dove ha potuto, senza esagerare, senza coprire di lustrini la realtà, ha cercato di far dimenticare per qualche momento la realtà e allo stesso tempo ci ha costantemente ricordato che cosa sta accadendo. La vita è arrivata sul palco attraverso le canzoni: quella di Willie Peyote che inizia con la voce di Valerio Aprea in Boris: “Questa è l’Italia del futuro, un paese di musichette mentre fuori c’è la morte”. O in quella di Francesco Renga che parla della sua Brescia: “Guarda un po’ la mia città è insonne e ha smesso di sognare (…), questa volta ho come l’impressione che la speranza abbia cambiato umore”. Certo, non tutti i testi sono così, perché la “voglia di niente” è altrettanto importante e cantare d’amore è altrettanto importante. Ma anche portare l’amore in scena, senza finzioni, senza badare agli altri, come hanno fatto i Coma_Cose, che hanno cantato per loro stessi cantando per tutti quelli che si amano. Vi sembra poco tutto questo in un festival? Vi sembra che davvero sia soltanto “intrattenimento”? Lo è, non c’è dubbio, e meno male che lo è, se non ci intrattenesse sarebbe altro, non sarebbe arte. Ma non si limita a farci pensare o a intrattenere. Prendete Madame e la sua intricata proposta musicale. O i Maneskin, giovanissimi e rock. O gli Extraliscio, che delirano liberamente e poeticamente, o Fasma che trasforma la trap in canzone, o Lo Stato Sociale che mescola gli Skiantos e la magia, Fulminacci e la sua chitarra acustica, Malika Ayane e la sua eleganza, la meravigliosa felicità di Ghemon, la passione inarrestabile di Aiello, il tormentone contaminato di Gaia, o l’emozione di Random, la forza di Ermal Meta, la voce di Arisa, la poesia sbilenca di Gio Evan, la vita stracciata di Bugo, la travolgente emozione de La Rappresentante di Lista, e ancora gli altri, tutti gli altri, Annalisa, Noemi, Irama, Michielin e Fedez, quelli che ci sono piaciuti, quelli che non ci sono piaciuti, come è normale che sia. Le canzoni sono importanti, lo sono sempre, lo sono ancora di più in questo momento, e Sanremo, sera dopo sera, lo ha dimostrato. E’ partito male il festival, sottovalutando le canzoni e mettendo tanto, troppo varietà, troppo spettacolo, poi per forza di cose, le canzoni hanno riconquistato lo spazio, il tempo, il cuore, e il pubblico. Canzoni in gran parte diverse dal mainstream, proposte da molti artisti che il grande pubblico non aveva nemmeno mai sentito nominare. Artisti contemporanei, veri, quelli che stanno rivoluzionando la musica italiana e hanno rivoluzionato Sanremo. Il suono di una generazione nuova, che ha segnato uno strappo fortissimo con il passato, che ha occupato la scena, le classifiche, le piattaforme di streaming, sfuggendo alla grande industria, al modo della comunicazione ufficiale, crescendo nei nuovi media, nell’underground, segnando una profonda distanza dalle generazioni precedenti. Il Festival li ha portati all’attenzione di tutti, ha acceso la luce su una generazione in movimento, che sta cambiando le regole del gioco, in un momento in cui il Paese ha bisogno di energia nuova, di nuove speranze e, lasciatecelo dire, di nuove canzoni. Ultimo quadro della settimana del Festival di Sanremo per Achille Lauro, questa volta dedicato alla musica classica, con in scena il ballerino dell'Opera di Roma Giacomo Castellana. Achille Lauro canta C'est la vie, poi iniziano a risuonare le parole di tutti quelli che lo hanno criticato negli ultimi anni: Red Ronnie, Matteo Salvini, Maurizio Gasparri, Valerio Staffelli. A petto nudo e con delle rose infilzate nel petto sanguinante (le parole che feriscono) e sanguina cadendo in ginocchio. "È giunto il nostro momento - recita - La nostra stessa fine in questa strana fiaba. La più grande storia raccontata mai. Maschere dissimili recitano per il compimento della stessa grande opera. Tragedia e commedia. Essenza ed esistenza. Intesa e incomprensione. Elementi di un'orchestra troppo grande per essere compresa da comuni mortali. È giunto il nostro momento. Colpevoli, innocenti. Attori, uditori. Santi, peccatori. Tutti insieme sulla stessa strada di stelle Di fronte alle porte del Paradiso. Tutti con la stessa carne debole. La stessa rosa che ci trafigge il petto. Insieme, inginocchiati davanti al sipario della vita. E così sia. Dio benedica solo noi esseri umani".

Annalisa smette di seguire alcuni giornalisti: il post dopo Sanremo. Linda su Notizie.it il 09/03/2021. A seguito di alcune critiche da parte dei critici musicali di Sanremo, Annalisa Scarrone avrebbe tolto il "segui" sui social ad alcuni di loro. A finire al centro dell’attenzione mediatica nelle ultime ore è stata Annalisa Scarrone, ex concorrente di Amici di Maria De Filippi e da poco reduce da Sanremo 2021. All’inedita edizione del Festival della canzone italiana, la bella artista ha presentato l’emozionante brano Dieci, che celebra per l’appunto la sua prima decade di carriera. Anticipando la riedizione del disco Nuda, per l’occasione rinominato Nuda Dieci, la cantante si è posizionata al settimo posto della classifica finale. Tuttavia alcuni giornalisti della sala stampa sembrano non aver apprezzato del tutto il suo ultimo lavoro. Stanca delle critiche ricevute, la cantante pare aver deciso di defolloware alcuni critici musicali sui social, togliendo dunque loro la spunta dal “segui”. Coinvolto nella bagarre si è trovato anche Paolo Giordano, che ha deciso di provocare Annalisa. Il giornalista ha infatti condiviso online una foto di Virginio Simonetti risalente ai tempi della vittoria ad Amici. Com’è noto la Scarrone perse proprio contro il cantante alla finale del talent mariano del 2011, classificandosi al secondo posto. Davvero non capisco la domanda provocatoria….. Avete massacrato quella ragazza per 5 anni e le chiedi se va via con l’amaro in bocca ?

Barbara Alberti per Dagospia il 6 marzo 2021. Un Sanremo meraviglioso. E’ la prima volta che mi appassiono a un festival, questo è il più bello. Dico sul serio. Anche in passato ci sono stati grandi momenti. La veemente eresia di Grillo, l’irruzione di Cavallo Pazzo, Chiambretti che scende dall’alto volando con le ali…Ma con l’ultima edizione è entrata la poesia, a passi di clown. Uno degli amici con cui lo stavo guardando ha sbuffato: “Ma è il festival della sfiga!”. Sono saltata su, ‘’Il festival della sfiga’’? E ti pare poco? La sfiga della condizione umana, specie di quella attuale, nella quale ci riconosciamo tutti. Cosa di più appassionante? Questo Sanremo è lo specchio delle nostre case, dove siamo rinchiusi e non sappiamo che fare. Quel vuoto, quel silenzio, il silenzio della pandemia, le luci fastose e spettrali, che pena! E quei due che devono inventarsi per cinque sere un continuo fuoco d’artificio per salvare la audience e non scontentare gli sponsor…Fiorello e Amadeus sono noi, noi siamo loro, questi due disperati, pronti a tutto pur di fare festa, di inventarsi un pretesto comico, cercando di animare il vuoto…ed eroicamente ci riescono. Che risata spontanea, che delizia quando Fiorello arriva in versione Malgioglio con un manto coperto di fiori, gli occhiali da Malgioglio, il rossetto da Malgioglio, e canta ‘’Grazie dei fior’’… un omaggio che è grazia scherzo e cachinno; o quando arriva agghindato da Arcimboldo pieno di spini, fra un cespuglio e un riccio, e imitando Achille Lauro dice non sono un uomo, sono un quadro, sono un olio, e si fa portar via da quattro attrezzisti restando rigido come un  dipinto- e se non ridi, di che rider suoli? Fiorello trasforma in personaggi le sedie vuote dell’Ariston con l’animismo dei cinque anni, pura infanzia, irrompe con una parrucca da pazza, afferra al volo la battuta di Zingaretti sulle poltrone e la trasforma in una gag irriverente…Fiorello a Sanremo è l’amico di paese che nessuno ha più, l’amico matto e spensierato, che ha sempre voglia di ridere prima ancora che di farti ridere, e si attacca a tutto, senza pudore, senza scrupoli, e ti trascina in un ballo allegro tuo malgrado. Ma soprattutto questo Sanremo ci riporta indietro, agli ‘70 o ‘80 della tv in bianco e nero, quando Tognazzi e Vianello si vestivano da donna e si divertivano davvero - qui sembra divertirsi solo Fiorello, Amadeus è un ostaggio perplesso che per non sbagliarsi sorride sempre, perfetto Stanlio di Ollio, garbato Sancho di un donchisciotte scatenato che si batte senza tregua con la sua bacinella in testa. E ci riportano ancora più indietro, alla remota infanzia, nel dopoguerra, le domeniche da poveri, senza giocattoli, quando ci si mascherava indossando al rovescio gli abiti della mamma. Guardando Sanremo noi popolo di spaventati, ricattati, derubati, storditi, ma ancora pronti al buonumore della speranza, ci sentiamo finalmente rappresentati. Fiorello e Amadeus sono gli unici che ci hanno tirato un po’ su, con le divine eterne stupidaggini del varietà,  facendo del loro disagio un pretesto comico senza pause. Gli unici in questa commedia fra Beckett e Jonesco (con un po’ di Brecht, come nella ballata dell’Opera da tre soldi, della inadeguatezza degli sforzi umani, di tutti gli sforzi umani) che è in scena all’Ariston. Sanremo 2021 fa tenerezza, fa ridere, fa piangere - ci riporta a noi stessi. E c’è anche la bella musica. La fiammata di Arisa bella come il peccato, trascinante con la canzone di Gigi D’Alessio (spero che vinca!),  Loredana Berté strega trionfante,  fra i cantastorie Fasma e Nesly…L’irruzione degli Extraliscio che consola come una preghiera, memento di un tempo in cui c’era ancora il ritmo, e il divertimento, quando c’era ancora la vita. Come Rett Butler di "Via col vento", ho un debole per le cause perse. E se questo capolavoro cervantesco fa meno ascolti pazienza, è il prezzo dell’arte.

Sanremo 2021, "sembra un gay pride": il marito di Veronica Maya insorge, "ho cambiato canale". Libero Quotidiano il 06 marzo 2021. I “quadri” di Achille Lauro sul palco del teatro Ariston non sono piaciuti a tutti. In particolare l’ultimo, in cui l’artista, vestito da sposa, si è avvalso anche della complicità di Fiorello - con il quale ha duettato nel finale di canzone - e ha dato spettacolo al Festival di Sanremo 2021, con tanto di bacio in bocca al bassista Boss Doms. Il quadro messo in scena da Achille Lauro ha mandato in tilt i social, con tantissimi messaggi positivi ma anche alcuni di tutt’altro tipo. Come quello di Marco Moraci, il marito di Veronica Maya, inviata a Sanremo per Ore 14, la trasmissione in onda su Rai2. “Più che il Festival di Sanremo è un gay pride”, ha scritto Moraci sul proprio profilo di Facebook per poi aggiungere parole ancora più controverse: “Una volta il Festival era un’occasione per le famiglie italiane per riunirsi e guardare la bella sana musica italiana. Dove le canzoni avevano testi ricchi di valori come amore, amicizia e stimoli a fare bene nella vita. Stasera io ho cercato di spiegare ai miei figli cosa fosse Achille Lauro, ho preferito cambiare canale”. Poi in risposta a qualche commento di critica, Moraci si è espresso così: “Io non mi nascondo dietro a nulla. Voglio essere rispettato, stiamo subendo una discriminazione al contrario. Per quanto riguarda i miei figli: non c’è niente di male nella famiglia del Mulino Bianco! Lavaggi del cervello a casa mia non se ne fanno perché ai miei figli sono già stati inculcati quei valori sani etici e morali che li metteranno sempre in condizione di fare le giuste scelte nella vita”. 

Dagospia il 31 marzo 2021. Dal profilo Linkedin di Domenico De Masi. Il Festival di San Remo si conferma come uno dei pochi prodotti italiani che continuano a eccellere. Penso, per esempio, al treno Freccia Rossa, alla terza rete radiofonica RAI, alla rivista “L’Internazionale”. Ma il Festival di San Remo si conferma anche come uno dei pochi, attendibili “analizzatori” sociali. Cioè quei fenomeni quasi profetici che consentono di percepire la condizione antropologica della nostra società svelandone le oscillazioni e consentendo di metterle a nudo - così come si possono osservare sotto una lente di ingrandimento - i meccanismi di un orologio cui sia stata aperta la cassa. La mancanza di pubblico imposto dalla pandemia ha costretto i geniali ideatori del Festival a inventarsi forme espressive che ne compensassero l’assenza e gli ha consentito di inserirsi nella grande onda della digitalizzazione che in questi mesi, con lo smart working, sta modificando i costumi di milioni di italiani. Inoltre ha permesso di affidare la scenografia ai soli effetti della virtualità luminosa che guadagna in spettacolarità tutto quello che risparmia nei costi, liberando il palcoscenico da tutta la paccottiglia cartonata. Ma quest’anno il festival ha superato se stesso nell’indicarci con dovizia di indizi dove sta andando la nostra cultura post-moderna. La compresenza di Orietta Berti o di Ornella Vanoni con Madame o con Achille Lauro ha riaffermato la legittimità di unire la tranquillità del vintage con l’irrequietezza del sorprendente: come dire il palazzo tutto specchi di Hans Hollein di fronte alla cattedrale gotica di Vienna. Ma questi fatti sono secondari rispetto alla grande novità: quest’anno, complice la pandemia, il Festival ha fatto per la prima volta un outing in piena regola, ripudiando le sue origini, quado uomini vestiti da uomini e donne vestite da donne cantavano canzoni regolamentari composte di strofe e ritornelli. In questa edizione le canzoni sono diventate performances e i cantanti hanno stemperato la loro identità sessuale in una androginia dove i sessi sfumavano tra loro, gli uomini si baciavano tra loro, le cantanti sbattevano in faccia ai giornalisti le loro indifferenti preferenze erotiche. Gli stessi presentatori, non più il maschio Pippo Baudo e la femmina Belen, sono stati due uomini ammiccanti tra loro, entrambi invaghiti del muscoloso Zlatan Ibrahimovic. La summa di tutto questo non poteva essere che il gruppo dei Maneskin dove uomo e donna, rock e melodico, gusto, buon gusto e cattivo gusto intenzionalmente si proponevano come trionfante patchwork culturale di sexual fluidity, pansessualità e androginìa. Ma in questo convergere di uomo e donna chi dei due sta vincendo? La passerella di diecine di personaggi sul palco virtuale di San Remo non ha lasciato dubbi: sono le donne che, continuando a esibirsi orgogliosamente vestite da donne, colonizzano gli uomini costretti, per essere notati, a esibire abiti sempre più femminili. La fine del maschio inizia dall’estetica.

ProVita: "A Sanremo gender e blasfemia. La Rai chieda scusa". Dopo le esibizioni di Sanremo, considerate a tratti offensive per la fede e inneggianti al gender, l'associazione Pro Vita manifesta contro la Rai. Francesca Galici - Lun, 15/03/2021 - su Il Giornale. Da qualche ora gli studi Rai di Saxa Rubra e di viale Mazzini a Roma sono circondati da manifesti di protesta contro Amadeus e contro l'amministratore delegato Fabrizio Salini. I cartelli sono a opera dell'Associazione Pro Vita e Famiglia onlus. Il motivo scatenante la manifestazione del pensiero contrario al conduttore e all'alto dirigente della tv pubblica è il festival di Sanremo appena concluso, a causa di alcune esibizioni considerate non opportune per il pubblico televisivo. "Ma l’Ad Fabrizio Salini è ancora al suo posto? E Amadeus continua a condurre programmi tv normalmente? È ora di dire basta! Chi sbaglia paghi. Il festival di Sanremo 2021 ha offeso e mortificato la sensibilità di chi crede, con volgari parodie della fede cristiana", dice Toni Brandi, presidente di Pro Vita e Famiglia onlus. Il presidente, poi, aggiunge: "Per questo abbiamo lanciato una petizione che in pochi giorni ha raggiunto ad oggi oltre 52.000 firme e che chiede alla Rai che il servizio pubblico non mandi mai più in onda 'spettacoli' blasfemi. E sia Amadeus che Salini dovrebbero dimettersi come chiedono milioni di cristiani offesi. Nessuno avrebbe mai pensato di offendere le altre confessioni religiose ma i cristiani sì, possono essere insultati in mondovisione?". Proprio oggi, l'associazione Pro Vita e Famiglia onlus ha avviato una campagna di protesta con maxi manifesti e camion vela sul tema. Lo scenario sarà Roma, dove la Rai ha i suoi uffici principali e le sue sedi storiche. Jacopo Coghe, vicepresidente della onlus, ha voluto spiegare il perché di questa manifestazione: "Non si tratta solo di una questione di libertà religiosa, alcune performances hanno indignato anche molti spettatori non credenti. Le famiglie Italiane non ne possono più!". A finire nel mirino dell'associazione sono state alcune esibizioni: "Come se non fosse stata sufficientemente grave l’ennesima genuflessione al gender, dall'indifferentismo sessuale e alla 'sessualità fluida', Amadeus & co hanno mandato in onda “esibizioni” blasfeme e oltre il limite della decenza di un “artista” che non merita neppure di essere menzionato, a cui ha dato manforte anche il co-conduttore Rosario Fiorello, che oltretutto aveva appena ricevuto il premio 'Città di Sanremo'". Il riferimento è al quadro di Achille Lauro, in cui il cantante ha baciato il suo compagno di palco e chitarrista Boss Doms e nel quale Fiorello ha cantato con una corona di spine sul capo. "La Rai chieda scusa agli italiani! Non si possono più sopportare e subire offese. Stop alla TV di regime, che dileggia e insulta la fede di milioni di italiani e diffonde il gender nelle proprie trasmissioni", ha concluso Coghe.

Da liberoquotidiano.it il 6 marzo 2021. “Tutti i giornalisti si interrogano sul calo degli ascolti tv che trasmette il Festival di Sanremo. La spiegazione è semplice: la manifestazione canora è una boiata pazzesca”. Così Vittorio Feltri in un tweet si è espresso sul flop fatto registrare finora a livello di share dall’edizione 2021. Di certo la pandemia e l’assenza del pubblico al teatro Ariston non ha aiutato Amadeus e la macchina organizzativa di Rai1, ma allo stesso tempo è innegabile che la gara canora in sé non sia proprio di gran livello.

Sanremo 2021, esplode la protesta contro Amadeus e Fiorello: fumogeni e urla disperate, "libertà, libertà". Libero Quotidiano il 06 marzo 2021. A pochi minuti dall’inizio della finalissima del Festival di Sanremo 2021 ci sono stati attimi di tensione fuori dal teatro Ariston, dove alcuni commercianti e ristoratori della città dei fiori si sono dati appuntamento per urlare tutta la loro rabbia e disperazione contro le chiusure delle attività imposte per contenere la terza ondata del coronavirus. La protesta è stata pacifica, ma ha comunque destato preoccupazione all’inizio per via dei fumogeni fatti partire davanti alle porte del teatro Ariston. “Libertà! Libertà!”, è stato il grido che si è alzato dall’esterno, al quale si è poi aggiunto “dobbiamo vivere, dobbiamo lavorare”. I ristoratori hanno chiamato in causa anche Fiorello e Amadeus per far sentire la loro voce, che però non poteva arrivare ai destinatari, i quali ormai erano già dentro e impegnati con l’inizio della finale della 71esima edizione del Festival, la prima caratterizzata da una pandemia e da protocolli rigidissimi. Tra l’altro la quinta e ultima serata del Festival si è aperta con la banda della Marina Militare sul palco: praticamente in contemporanea, fuori dal teatro Ariston andava in scena il Sanremo “alternativo”, con ristoratori, gestori e commercianti che si sono radunati per chiudere con forza la riapertura dei loro locali. Erano oltre un centinaio e si sono presentati con striscioni e bandiere tricolore per protestare pacificamente. 

Da video.corriere.it il 6 marzo 2021. In conferenza stampa, Amadeus ha dato l'annuncio ufficiale: «Dopo due festival così importanti, non ci sarà un Ama-ter». Il direttore artistico e presentatore di Sanremo, quindi, non sarà alla guida della prossima edizione. Non esclude di tornare, in futuro, «Magari prima dei 70 anni» sempre al fianco del fidato amico e co-presentatore Fiorello.

Da huffingtonpost.it il 7 marzo 2021.  “A Sanremo tagliato il tributo a Stefano D’Orazio: cosa orrenda”. Parlano così i Pooh dopo che nella serata conclusiva del Festival della Canzone Italiana è saltato l’omaggio allo storico batterista della band, recentemente scomparso dopo aver contratto il Covid. La serata finale della kermesse, infatti, prevedeva un tributo al musicista, probabilmente a causa della lunghezza eccessiva dello show, andato ben oltre le 2 di notte. Fiorello e Amadeus avrebbero dovuto cantare "Uomini Soli", ricordando poi D’Orazio. Dopo l’accaduto, il compagno di band e amico Red Canzian ha dichiarato all’Adnkronos: ”È stata una cosa orrenda, davvero molto brutta. Sapevamo che doveva esserci questo omaggio e siamo rimasti molto male quando non l’abbiamo visto. Perché credo che Stefano D’Orazio meritasse quel ricordo. In cinque serate piene di qualsiasi cosa, tre minuti si potevano trovare”. E ancora: “Per provocazione potrei dire che il tempo si poteva trovare persino al posto degli ultimi cinque in classifica, la cui assenza non avrebbe cambiato la storia della musica. Credo che Stefano in 50 anni abbia dato tanto alla musica italiana e che qualcosa poteva essergli restituito da quel palco. Non si può essere onorati solo quando si serve a qualcuno”, ha concluso con amarezza.

Da liberoquotidiano.it l'8 marzo 2021. Codazzo polemico per il Festival di Sanremo 2021: dalla scaletta della puntata finale, come ormai è noto ai più, è stato tagliato l'omaggio a Stefano D'Orazio, l'ex batterista dei Pooh recentemente scomparso (il quale trionfò a Sanremo con i Pooh nel 1990 con il brano Uomini Soli). Un taglio dovuto al ritardo che ha fatto infuriare molte persone: davvero tra tutto ciò che si poteva tagliare è stato scelto quello? Sì, davvero. E tra chi si è infuriato, ecco Roby Facchinetti, che su Instagram si è speso in un lunghissimo e durissimo post su quanto accaduto. Per inciso, anche Amadeus nel corso della conferenza stampa che ha seguito la finale si è scusato per il taglio. Ma resta l'amaro in bocca: la finalissima è durata cinque ore e non si è trovato un minuto per D'Orazio. Ed è proprio il punto su cui insiste Facchinetti. Di seguito, le parole di Facchinetti su Instagram. Nella prima parte del post, Facchinetti si è messo nei panni di Amadeus e Fiorello, e ha scritto ciò che immaginava si sarebbe detto a Sanremo in ricordo di D'Orazio, scomparso lo scorso 6 novembre: Cari amici del Festival di Sanremo, cari amici della canzone italiana, ora vorremmo spendere un minuto delle nostre tante, tantissime, infinite ore di diretta per un ricordo davvero doveroso. Basterà un minuto solo, credeteci. Ma proprio dobbiamo onorare la memoria di un grande artista – prosegue Roby -, di un esponente storico della canzone italiana più famosa e celebrata anche nel mondo, di un protagonista di questo stesso palco dove ha vinto con una delle canzoni più belle che abbiano mai vinto il Festival, “Uomini soli”. Di una persona bella, franca, intelligente, leale. Non possiamo insomma dimenticarci di mandare un applauso a Stefano D’Orazio, che con i Pooh ha rappresentato la stagione più fertile della nostra grande canzone italiana. Questo palco, un Festival che si chiama “della canzone”, non poteva certo scordarsi di chiedere a voi, e a chi ci segue da casa, qualche secondo di attenzione per rivolgere un pensiero e un applauso alla memoria di Stefano D’Orazio. Ciao Stefano, non ti dimenticheremo mai. Dunque, la seconda parte del post di Facchinetti, quella con lil suo pensiero e la sua critica: Ieri sera sono rimasto sveglio quasi fino alle tre, cari amici, aspettando che Amadeus o chi per lui pronunciasse parole come queste. Non per presunzione, o perché fossero pretese da me, dai miei amici per sempre, da Tiziana. Ma perché il Festival di Sanremo le aveva promesse. Anzi, garantite. Il ricordo di Stefano era nella scaletta ufficiale, sia pure a ora tarda, ed in tale veste è stato confermato anche alla stampa. Tanto che quotidiani come L’Eco di Bergamo oggi riportano sia avvenuto, avendo dovuto chiudere le pagine ben prima che il Festival arrivasse a quel punto della scaletta. Invece, parole come quelle che ho scritto sopra, o altre comunque con lo stesso senso, né io, né i miei amici per sempre, né Tiziana, né voi le abbiamo sentite. E credo che allora non ci siano altre parole da spendere: sul Festival, i suoi autori, chi lo ha condotto. C’è solo amarezza. E poco importa si sia trattato di sbadataggine, ignoranza, trascuratezza o maleducazione. Davvero, poco importano le cause. Resta, indimenticabile, il fatto. E il mio commento al Festival di Sanremo 2021 non può che esaurirsi qui! Buona domenica e ascoltate sempre buona musica. Come accennato, lo stesso Amadeus si era scusato, con queste parole: "Chiedo scusa io personalmente. Stefano D’Orazio era un amico personale, l’amore e l’affetto per lui sono fuori discussione. Chiedo scusa personalmente per non aver fatto quello che avevamo pensato di fare anche insieme a Rosario". Ma l'amaro in bocca resta, eccome.

Sanremo, salta omaggio a Stefano D'Orazio. Pooh furiosi: "Orrendo". Fiorello e Amadeus avrebbero dovuto ricordare il compianto musicista dei Pooh cantando "Uomini Soli", ma l'esibizione è saltata scatenando la rabbia di Red Canzian e Roby Facchinetti. Novella Toloni - Dom, 07/03/2021 - su Il Giornale. Tra i tanti omaggi musicali dell'ultima serata del festival di Sanremo ne è mancato uno, saltato all'ultimo minuto per colpa dello sforamento sull'orario della messa in onda. Amadeus e Fiorello avrebbero dovuto ricordare Stefano D'Orazio, storico componente dei Pooh scomparso per colpa del Covid-19 pochi mesi fa, ma il duetto in suo onore non è andato in scena al teatro Ariston. Un cambio di programma all'ultimo minuto che ha scatenato la dura reazione degli ex componenti della storica band, primo tra tutti Red Canzian. Tutto era stato stabilito da tempo. La finalissima del festival di Sanremo avrebbe dovuto regalare ai telespettatori un ricordo dell'ex batterista e paroliere dei Pooh, scomparso nel novembre scorso, quando - già in cura per una patologia seria - ha contratto il Covid. Fiorello e Amadeus avrebbero dovuto cantare "Uomini Soli", uno dei brani più celebri del gruppo, intorno alla metà della puntata. Ma l'esibizione non c'è mai stata per colpa di un ampio sforamento nella scaletta della serata. Una cancellazione improvvisa e dettata da esigenze televisive che ha fatto andare su tutte le furie uno dei volti noti dei Pooh, Red Canzian. Durissimo il suo commento all'Adnkronos: "È stata una cosa orrenda, davvero molto brutta. Sapevamo che doveva esserci questo omaggio e siamo rimasti molto male quando non l'abbiamo visto. Perché credo che Stefano D'Orazio meritasse quel ricordo". Difficile, come ha spiegato il musicista, crede che in cinque serate piene di ospiti e omaggi tre minuti per D'Orazio fossero stati rilegati all'ultima difficile serata. Red Canzian non si è risparmiato neppure la stoccata sulla qualità del Festival e dei cantanti in gara: "Per provocazione potrei dire che il tempo si poteva trovare persino al posto degli ultimi cinque in classifica, la cui assenza non avrebbe cambiato la storia della musica. Credo che Stefano in 50 anni abbia dato tanto alla musica italiana e che qualcosa poteva essergli restituito da quel palco. Non si può essere onorati solo quando si serve a qualcuno". Durissimo anche Roby Facchinetti che, poche ore fa, ha affidato a Instagram il suo amaro sfogo contro Amadeus e l'organizzazione: "Ieri sera sono rimasto sveglio quasi fino alle tre, cari amici, aspettando che Amadeus pronunciasse il nome di Stefano. Soprattutto perché il Festival di Sanremo le aveva promesse. Anzi, garantite. Il ricordo di Stefano era nella scaletta ufficiale, confermato anche alla stampa. Invece né io, né i miei amici per sempre, né Tiziana, né voi lo abbiamo sentito. Sul Festival, i suoi autori, chi lo ha condotto c'è solo amarezza. E poco importa si sia trattato di sbadataggine, ignoranza, trascuratezza o maleducazione. Resta, indimenticabile, il fatto".

Stefano D'Orazio dimenticato a Sanremo 2021: "Problema di tempi", i Pooh fanno a pezzi le scuse di Amadeus. Libero Quotidiano il 07 marzo 2021. “Mi scuso, c’è stato un problema di sforamenti, di tempi. È colpa mia. Quell’omaggio l’avevo voluto perché Stefano D’Orazio era un amico, quindi io sono il primo ad essere dispiaciuto”. Così Amadeus si è scusato con i Pooh, non riuscendo però a placare la loro rabbia mista a delusione per l’omaggio saltato durante la finale del Festival di Sanremo 2021. La quinta e ultima serata prevedeva che il conduttore cantasse insieme a Fiorello “Uomini Soli” e poi ricordasse D’Orazio, venuto a mancare lo scorso novembre quando già in cura per una patologia seria aveva contratto il Covid. “È stata una cosa orrenda, davvero molto brutta”, ha dichiarato Red Canzian all’Adnkronos. “Sapevamo che doveva esserci questo omaggio - ha aggiunto - e siamo rimasti molto male quando non l’abbiamo visto. Perché credo che Stefano D’Orazio meritasse quel ricordo. In cinque serate piene di qualsiasi cosa, tre minuti si potevano trovare”. Poi ha rincarato ulteriormente la dose contro la macchina organizzativa della Rai: “Per provocazione potrei dire che il tempo si poteva trovare persino al posto degli ultimi cinque in classifica, la cui assenza non avrebbe cambiato la storia della musica. Credo che Stefano in 50 anni abbia dato tanto alla musica italiana e che qualcosa poteva essergli restituito da quel palco. Non si può essere onorati solo quando serve a qualcuno”. 

Sanremo 2021, lo sfogo di Roby Facchinetti: Amadeus fa le sue scuse. Ilaria Minucci su Notizie.it l'8/03/2021. Roby Facchinetti si è sfogato per il mancato omaggio a Stefano D'Orazio al Festival di Sanremo 2021. All’indomani della finale del Festival di Sanremo 2021 (che ha visto trionfare i Maneskin) Roby Facchinetti ha affidato ai social uno suo sfogo per il mancato omaggio al compianto Stefano D’Orazio, il batterista dei Pooh scomparso lo scorso 6 novembre. Durante la serata finale al Festival di Sanremo 2021 avrebbe dovuto svolgersi un omaggio a Stefano D’Orazio, il batterista dei Pooh scomparso il 6 novembre 2020 dopo essere stato contagiato dal Coronavirus. Roby Facchinetti, suo storico collega, ha dichiarato di esser stato sveglio fino a tardi in attesa che l’omaggio al suo storico amico iniziasse e ha manifestato la sua delusione per quanto accaduto: “Il ricordo di Stefano era nella scaletta ufficiale, sia pure a ora tarda, ed in tale veste è stato confermato anche alla stampa. Tanto che quotidiani come L’Eco di Bergamo oggi riportano sia avvenuto, avendo dovuto chiudere le pagine ben prima che il Festival arrivasse a quel punto della scaletta. Invece, parole come quelle che ho scritto sopra, o altre comunque con lo stesso senso, né io, né i miei amici per sempre, né Tiziana, né voi le abbiamo sentite. E credo che allora non ci siano altre parole da spendere: sul Festival, i suoi autori, chi lo ha condotto. C’è solo amarezza”, ha dichiarato il musicista. La questione ha sollevato una bufera sui social e Amadeus, direttore artistico della 71esima edizione di Sanremo, ha deciso di scusarsi pubblicamente per il mancato omaggio a Stefano D’Orazio. “Mi scuso personalmente per non avere fatto, nella frenesia di tutta la produzione, l’omaggio a Stefano D’Orazio dei Pooh che pure io e Fiorello avevamo previsto e studiato in modo particolare”, ha fatto sapere.

Michela Proietti per corriere.it il 9 marzo 2021. «Siamo rimaste con mia mamma davanti alla tv fino alle 2 di notte. Le dicevo: dai, resisti, che tra poco arriva Stefano». Non c’è rabbia, ma delusione nella voce di Tiziana Giardoni, la vedova dell’ex batterista dei Pooh Stefano D’Orazio, morto per Covid lo scorso novembre. Lui che di quel palco conosceva ogni segreto, avrebbe meritato un omaggio che non è mai arrivato. Colpa di «sforamenti di tempi», si è giustificato Amadeus. «Ma non voglio fare polemica né con Amadeus, né con Fiorello, che sono due amici, e neppure con Riccardo Fogli, al quale non spettava farsi carico di questo momento» puntualizza Tiziana. «Solo che era tutto strano dall’inizio: avevo ricevuto la scaletta e il fatto che il ricordo di Stefano fosse previsto alle 2 di notte mi sembrava una mancanza di rispetto. Forse è stato meglio niente, che essere l’ultima ruota del carro...».

Tiziana, lei continua a tenere vivo il ricordo di Stefano grazie ai social e ora con il romanzo postumo «Tsunami».

«Lo devo a Stefano e ai suoi fan. Sul mancato ricordo a Sanremo mi hanno scritto: “Lui ha una platea molto più grande: i nostri cuori”. Mio marito teneva molto a questo libro, si stava facendo bello per l’uscita. Veniva da un periodo di alti e bassi e finalmente si stava curando con successo. Io avevo l’abitudine di fotografarlo di continuo per osservare i cambiamenti del suo viso: nelle ultime foto stava benissimo».

Il romanzo parla di una «fuga» dalla routine. Autobiografico?

«Walter, il protagonista, scappa da un ruolo: anche Stefano era assetato di libertà. Ci siamo conosciuti nel 2007 e già diceva che aveva voglia di esplorare nuove forme di creatività. Un giorno, nel 2009, è arrivato in studio e non parlava più: era esaurito. Quel giorno i Pooh si sono sciolti».

Walter è un pubblicitario messo da parte dall’azienda per fare spazio ai giovani.

«Stefano diceva che il ricambio generazionale era indispensabile. Un altro elemento biografico è il gatto, suo compagno nell’isola. Stefano scriveva con accanto Prilly, il nostro gatto, di vedetta sulla scrivania».

Stefano era un formidabile conversatore. È un libro scritto di getto? 

«Aveva un block notes accanto al comodino e la notte mi svegliava di colpo: accendeva la luce e appuntava l’idea che gli era venuta. Di giorno non si alzava neppure per mangiare».

Cosa si aspettava da questo romanzo?

«Era curioso di sapere cosa ne avrebbero scritto “quelli che ci capiscono”, come chiamava i critici. Non voleva commettere ingenuità: chiamava un nostro amico esperto di barche per usare i termini nautici giusti. Ha persino disegnato una cartina».

Come convive con la sua assenza?

«Un dolore che non supererò mai: per il “protocollo”, come tante altre persone che hanno perso gli affetti più cari, non ho potuto salutarlo. Lo stesso per mio padre, morto per il Covid 21 giorni dopo Stefano e senza mia madre, sua compagna per 60 anni. Mi hanno devastato la vita».

Perché era doveroso ricordare Stefano al Festival?

«Perché lui fa parte della storia di Sanremo e in una edizione così strana per colpa della pandemia sarebbe stato giusto ricordare un artista morto per il Covid, come era giusta la presenza dell’infermiera Alessia Bonari».

Sta pensando a progetti legati a suo marito?

«Vorrei aiutare i giovani a intraprendere la carriera artistica. E poi ho nel cassetto altri progetti e libri di Stefano, la vera eredità che condividerò con i fan. Voglio che sia ricordato per l’allegria e le battute che mi mancano tanto».

Ce ne dica una.

«Per farlo dimagrire gli compravo il pane integrale. Lui lo addentava e mi diceva. “bono ‘sto cartone”».

Ieri era l’8 marzo: le avrebbe dato una mimosa?

«Mi regalava fiori, ma non l’8 marzo. Aveva una ammirazione sconfinata per le donne. Diceva: “Essere donna è un mestiere che conoscono a malapena le donne”.

Dagonews l'8 marzo 2021. “E’ stato un Festival di Sanremo per licantropi. Durato anche più di sei ore in qualche serata. In questo momento che stiamo vivendo era il caso di togliere qualcosa invece di aggiungere”. Marino Bartoletti interviene a “Campioni del mondo”, la trasmissione condotta da Marco Lollobrigida su Rai-Radio 2, per parlare di tv, pallone e canzoni. “Nel calcio conta la classifica, a Sanremo sì ma non del tutto, perché in passato ci sono state canzoni che non si sono piazzate bene ma che sono state dei veri successi commerciali. La classifica di Sanremo è una entità dello spirito, poi ognuno canta quello che vuole. A me sono piaciuti molto Ermal Meta, Willie Peyote e Colapesce-DiMartino. Non è stato bellissimo vedere l’Ariston vuoto ma trovo giusto aver fatto il Festival così come è giusto che si giochi il campionato di calcio seppur nella precarietà in cui ci si trova”. Da San Siro all’Ariston. A Sanremo l’Italia ha scoperto l’Ibra intrattenitore: “Possiamo aprire un dibattito che sarebbe lungo ore", sospira Bartoletti: “Posso dire che non se ne sentiva la necessità? Posso dire che per quanto si sia rivelato simpaticissimo e forse in pochi se lo aspettavano, ha la sindrome del Marchese del Grillo? Il suo club è stato molto generoso a dargli questa possibilità. Potevano bastare una o due serate per Zlatan, le altre sono state superflue”. Mihajlovic? “Era molto elegante. Lui ha una assistente, la moglie Arianna, per quanto riguarda il dress code: lei è bravissima. Peccato non la si sia potuta vedere. La coppia avrebbe fatto clamore. Tutte le esibizione di vitalità e gioia di vivere da parte di Sinisa sono sempre straordinarie considerato ciò che gli è successo non più di un anno fa”. Bartoletti, che ha dedicato alla kermesse sanremese l’imperdibile “Almanacco del Festival di Sanremo”, è partito dalle parole di Dalla: “La bellezza di un Festival si giudica dalle prime tre canzoni classificate” per dire che il podio di Sanremo del ’71 è stato tra i più belli di sempre. “Lucio era di parte, arrivò terzo; quell’anno vinse Nicola di Bari con Nada e “Il cuore è uno zingaro”, al secondo posto Josè Feliciano e i Ricchi e Poveri con “Che Sarà”. Non è mai stato solo “canzonette”, la storia di Sanremo coincide in quasi totale sovrapposizione con quella dell’Italia repubblicana. È cultura popolare, memoria condivisa e storia nazionale. Bartoletti cita come esempio l’edizione del 1952. “Non ricordo chi vinse lo scudetto quell’anno (la Juve) ma ricordo chi vinse Sanremo. Nilla Pizzi si prese primo, secondo e terzo posto trionfando con “Vola colomba” che conteneva un messaggio politico “bellissimo, forte, potente”, non da tutti capito, per il ritorno di Trieste all’Italia. “Non so se grazie a Sanremo ma due anni dopo Trieste tornò ad essere italiana…”

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera” l'8 marzo 2021. Perché Sanremo si è trasformato in «X Factor»? Non per caso ha vinto la band lanciata dal talent di Sky. Una trasformazione per conquistare il pubblico più giovane? Per avere più sintonia con le radio? Perché il buon Amadeus non aveva altro da scegliere? Perché le canzoni le hanno suggerite le case discografiche o cosa resta di loro? Se sì, non lamentiamoci degli ascolti. Beati i tempi in cui, senza pudore, si poteva dire che «Sanremo è lo specchio del Paese» (non era vero, ma la metafora funzionava, specie nella versione baudesca e tautologica: «Sanremo è Sanremo»). Il voto finale è il risultato un po' cervellotico di una sommatoria che comprende giuria demoscopica, televoto, orchestra, sala stampa. Come se nessuno volesse assumersi una responsabilità diretta. Capisco molto bene perché Amazon Prime e Netflix abbiano investito in spot pubblicitari nel corso della kermesse: vogliono conquistare pubblico della tv generalista e avviarlo alle delizie dello streaming (dall'orario del treno a «lo schermo è mio e lo gestisco io»). Non capisco perché, ogni anno, Sanremo faccia pubblicità gratis a Mediaset. Ieri Maria De Filippi, oggi Barbara Palombelli (il monologo più autoreferenziale della storia della tv; mancava solo l'accenno a Radio Rai ai tempi dell'Università). Loro non c'entrano, ovvio, ma c'entra forse lo zampino di Lucio Presta? Non ho capito la presenza di Achille Lauro, ma mi adeguo: le sue non erano esibizioni canore ma «quadri», qualunque cosa voglia dire. Come dice Pippo Franco nel finale di «Gole ruggenti» di Pier Francesco Pingitore (un film su Sanremo del 1992), «Il Festival è come il fumatore di spinello. Tira sempre». Quest' anno non ha tirato come avrebbe dovuto. Di chiaro c'è solo che senza Fiorello questa edizione sarebbe stata un disastro, che il Paese si sarebbe depresso più di quanto già non lo sia.

Sanremo stonato. Il cast ha contribuito al fallimento. Marco Molendini su Il Quotidiano del Sud il 7 marzo 2021. Chi ha vinto ha vinto e si potrebbe anche aggiungere un bel chissenefrega, nel senso che mai come quest’anno (il disinteresse è stato legittimo, assai spesso, anche nel passato) la gara è stata privata di qualsiasi pathos con quella pletora di concorrenti, 26, una scemenza musicale e televisiva, quanto mai pallida e sbalestrata. Un lotto smisurato di cantanti raccolti con la pala basandosi sul miraggio di conquistare il pubblico che non c’è e sull’apparenza (i travestimenti sbracati di Achille Lauro, il cantante con la maschera da Hannibal Lecter, la cantante a piedi nudi fuori tempo massimo, luccichii vari, colpi di scena più che di tonsille) più che sulla sostanza. Il cast è stato uno dei punti dolenti di questa edizione stonata e ha contribuito in buona misura al fallimento del Festival delle grandi aspettative. Lanciato a tutti i costi dalla Rai, sognando ascolti mirabolanti perché si puntava sulla disperazione italica del tutti a casa per forza, tanto è vero che viale Mazzini ha venduto la sua pubblicità aumentando i costi del 9 percento e puntando, come minimo garantito, su un più 2 per cento di share. Invece bisognerà rifare i conti. Si paga pedaggio per i cantanti, si paga pedaggio perché non è vero che gli italiani avevano bisogno di Amadeus e del suo esercito canoro per sollevare un umore che non può essere sollevato. O meglio, avrebbe potuto sollevarlo soltanto qualcosa capace di smuovere il macigno che ognuno di noi ha sullo stomaco e sulla testa. Si paga pedaggio (la media degli ascolti ha visto un calo quotidiano fra il milione e mezzo e i due milioni di spettatori e attorno al dieci per cento di share) perché non è stata tirata fuori un’idea che una per giustificare un Festival speciale capace di superare quel senso di vuoto cosmico di un teatro senza pubblico (paradigma perfetto del silenzio a cui è costretto da un anno il paese, assieme a tutto il mondo dello spettacolo). Si paga perché Sanremo ha perso, in queste circostanze, ogni senso di sacralità (che misteriosamente e irrazionalmente ogni anno riproponeva) inzeppando le sue estenuanti maratone di ospiti d’onore raccolti col criterio del c’è posto per tutti. Si paga perché i no via via arrivati da Celentano, Benigni, Jovanotti, Naomi Campbell sono stati l’antipasto del no che hanno profferito i milioni di italiani che hanno scelto di fare altro piuttosto che ubriacarsi del nulla di tante canzoni da non ascoltare. Si paga perché Amadeus e il suo amico, amico fino al sacrificio, Fiorello, si sono trovati nella situazione di dover arrampicarsi sugli specchi. All’inizio di questa settimana già c’era chi parlava di Amadeus ter, addirittura Fiorello aveva scherzato paragonandolo al Conte ter (che infatti non c’è stato). Adesso, arrivati alla fine, entrambi hanno messo le mani avanti con un orizzonte ampio. Promettono che fino ai 70 anni (ne mancano dieci) non si faranno più vedere dalle parti dell’Ariston. Promessa che illustra platealmente quale sia la delusione di un Sanremo che avrebbe dovuto consacrarli eroi nazionali del divertimento in tempo di pandemia, invece li ha semplicemente trasformati in ufficiali giudiziari di un Festival sbagliato.

SanremoSol, l'altra faccia del Festival: boom per il lucano Giuseppe Grande. Francesco Fredella Libero Quotidiano l'8 marzo 2021.

Francesco Fredella è nato nel 1984. Pugliese d'origine, ma romano d'adozione. Laureato in Lettere e filosofia a pieni voti, è giornalista professionista. Si occupa di gossip da sempre diventando un punto di riferimento nel jet-set televisivo. Collabora con Libero, Il Tempo, Nuovo (Cairo editore). E' uno degli speaker della famiglia RTL102.5, dove conduce un programma di gossip sul digital space. E' opinionista fisso di Raiuno e Pomeriggio5.

“Siamo una produzione che non dispone di mezzi importanti, però una cosa sappiamo fare: regalare attimi di spensieratezza”: le parole di Giuseppe Grande, ideatore e direttore di SanremoSol, sono chiarissime. Per il sesto anno consecutivo ha portato a Sanremo, in una storica e inedita edizione del Festival, la Basilicata e non solo. “Non siamo perfetti, anzi, però proviamo sempre a donare un sorriso, che vince su tutto ed è più forte rispetto ad ogni altra cosa", racconta. Il programma televisivo è riuscito nella sua mission: valorizzare gli studenti, le bellezze dei territori, le tradizioni, la musica, intervallati da interviste, sketch e situazioni divertenti. Oltre al Festival c'è SanremoSol, che si attesta quale certezza proprio della settimana della canzone italiana. Dalla postazioni televisiva del balcone fronte Ariston allo splendido yatch ormeggiato a Porto Sole, il format ha spopolato sui social e sul digitale terrestre. Una trasmissione frizzante, condotta da Angela Tuccia, Antonio Paolino, e dallo stesso Grande, che scrive i testi, coordina la regia, dà suggerimenti. In ogni puntata riflettori accesi sugli studenti lucani con i loro istituti, che hanno lavorato per realizzare rubriche tematiche. Molto apprezzate anche le sigle di apertura e di chiusura di SanremoSol registrate dalle scuole a indirizzo musicale. Insomma un team che ha lavorato per mesi con spirito di sacrificio cresciuto a poco a poco in tutti questi anni. Non è da tutti avere due big della musica italiana in trasmissione, come il maestro Fio Zanotti ed Enzo Campagnoli protagonisti di SanremoSol. Proprio Zanotti sarà parte integrante del progetto nazionale "Genesi, alle origini della musica”, costruito tra gli altri proprio da Grande. Una nuova avventura che avrà come scopo quello di selezionare cantanti e voci nuove, che dovrebbero diventare gli artisti del terzo millennio, eredi dei grandi attuali. Altri momenti di questa edizione di SanremoSol sono stati la partecipazione del giornalista e critico musicale, Dario Salvatori e la breve intervista ad Amadeus. Indimenticabili poi le esibizioni di Peppino, il cantante senza Festival, altra trovata del creativo lucano, che ha spopolato sui social, a cui Grande ha voluto regalare questa vetrina. "Dovremmo essere tutti un po' Peppino - racconta Grande - sprigionare gioia ed energia senza paura, e credere fino in fondo a ciò che si fa". Nel corso dei questa edizione spazio alla valorizzazione del territorio con focus sui comuni lucani di San Chirico Raparo, Senise, Marsico Nuovo, Guardia Perticara, e Vaglio Basilicata. Interessante anche la formula di rendere protagonisti i partner commerciali con momenti loro dedicati: oltre alla promozione della stessa azienda è venuto fuori il lato umano dei titolari. Giuseppe Grande quest’anno, proprio in un momento difficile lo aveva già annunciato: “Era importante esserci per dare un segnale, i sacrifici e la voglia di fare comunque premiano sempre . Il team di lavoro mi è stato vicino – conclude Grande - e voglio ringraziare chi ha creduto e tifato per me, per noi tutti, per la Basilicata".

Sanremo, tutti pazzi per i nomi d’arte: ecco quali sono quelli veri. Chiara Ferrara su Notizie.it l'08/03/2021. Soltanto tre partecipanti a Sanremo non hanno utilizzato nomi d'arte. La 71° edizione del Festival di Sanremo è stata colma di artisti che utilizzano un nome d’arte. Tra tutti, infatti, soltanto in tre sono saliti sul palco dell’Ariston con quello reale. Si tratta di Ermal Meta, Malika Ayane e Francesca Michelin. Gli altri, invece, erano in codice.

I nomi d’arte a Sanremo. In tre al Festival di Sanremo hanno utilizzato semplicemente il proprio nome di battesimo (Annalisa e Gaia) oppure il loro cognome (Aiello e Dimartino). Qualcun altro invece ha leggermente modificato il proprio nome. È il caso di Francesco Renga (all’anagrafe Pierfrancesco Renga) e di Max Gazzè (all’anagrafe Massimiliano Gazzè), nonché di Orietta Berti, che invece ha accorciato il cognome (all’anagrafe Orietta Galimberti). Altri ancora hanno fatto un mix tra le due tecniche: Bugo (sui documenti Cristian Bugatti) e Fedez (sui documenti Federico Lucia). Per tanti altri, tuttavia, il nome d’arte non ha nulla a che vedere con quello di battesimo. Arisa è Rosalba Pippa, Colapesce è Lorenzo Urciullo, Fasma è Tiberio Fazioli, Fulminacci è Filippo Uttinacci, Ghemon è Giovanni Picariello, Gio Evan è Giovanni Giancaspro, Irama è Filippo Fanti, Madame è Francesca Calearo, Noemi è Veronica Scopelliti, Random è Emanuele Caso e Willie Peyote è Guglielmo Bruno. Anche i nomi delle band partecipanti al Festival di Sanremo non hanno nulla a che fare con quelli dei loro componenti. I Maneskin, ad esempio, sono Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio.

Chiara Ferrara. Nata a Palermo, classe 1998, è laureata in Scienze delle comunicazioni per i media e le istituzioni e iscritta all'Albo dei giornalisti pubblicisti. Prima di collaborare con Notizie.it ha scritto per Mediagol e itPalermo.

Sanremo 2021, Fiorello tifa per il fallimento del Festival: “Niente Amadeus? L'anno prossimo…” Libero Quotidiano il 06 marzo 2021. Il Festival di Sanremo 2021 è giunto alla serata conclusiva, quella che eleggerà il vincitore di questa 71esima edizione caratterizzata ovviamente dall’emergenza coronavirus. La macchina organizzativa ha dovuto fare uno sforzo enorme per rispettare i protocolli rigidissimi anti-contagio: in particolare Amadeus in qualità di direttore artistico e conduttore ha dovuto portare un grande peso sulle spalle, ma ormai ce l’ha quasi fatta. Anche se prima della finalissima ha annunciato in conferenza stampa che non ci sarà un terzo Sanremo consecutivo sotto la sua responsabilità. Fiorello ha deciso di commentare le sue parole direttamente dal palco del teatro Ariston: “Sono rimasto basito quando hai detto che non farai il Festival l’anno prossimo. Ti capisco perché è impegnativo, hai un’età e poi sono contento perché se non lo fai tu io finalmente sono in pace. Però ci tengo a fare un in bocca al lupo a quelli che verranno l’anno prossimo, vi auguro questa platea piena di gente, deve essere strapiena, con milioni di persone fuori dall’Ariston, ospiti internazionali”. A questo punto però Fiorello si è tolto un sassolino dalla scarpa anche per Amadeus, dato che sono stati molto criticati per i risultati sotto le attese a livello di ascolti: “Vi deve andare malissimo l’anno prossimo. Vi diamo tutto ma vi deve andare male, ve lo auguro con tutto il cuore. Tanto se c’è il pubblico vuol dire che le cose sono andate benissimo. Voglio vedere chi si prende questa patata bollente l’anno prossimo”. 

Da davidemaggio.it il 7 marzo 2021. Nella serata di ieri, sabato 6 marzo 2021, su Rai1 – dalle alle  – Sanremo Start ha ottenuto 10.975.000 spettatori (39.1%). La finale del Festival di Sanremo 2021 ha appassionato 10.715.000 spettatori pari al 53.5% (i dati della quarta serata, i dati delle finali, il vincitore, la classifica finale, i picchi e i confronti nel dettaglio). Nel dettaglio la prima parte – dalle 21.23 alle 23.50 – ha ottenuto 13.203.000 spettatori (49.9%), la seconda parte – dalle 23.55 alle 25.59 – ha ottenuto 7.730.000 spettatori (62.5%). All’interno il TG1 60 Secondi ha raccolto .000 spettatori con il %. Su Canale 5 Non si ruba a casa dei ladri ha raccolto davanti al video 2.109.000 spettatori pari al 7.6% di share. Su Rai2 12 Soldiers ha interessato 1.096.000 spettatori pari al 3.9% di share. Su Italia 1 The LEGO Movie 2: Una Nuova avventura ha catturato l’attenzione di 500.000 spettatori (1.8%). Su Rai3 Fuori Controllo ha raccolto davanti al video 816.000 spettatori pari ad uno share del 2.9%. Su Rete4 Il Padrino – Parte II totalizza un a.m. di 584.000 spettatori con il 2.7% di share. Su La7 Indovina chi viene a cena ha registrato 460.000 spettatori con uno share dell’1.6%. Su TV8 Vertical Limit ha segnato lo 0.8% con 208.000 spettatori mentre sul Nove Casamonica – Le Mani su Roma ha catturato l’attenzione di 409.000 spettatori (1.8%).

 (Adnkronos il 7 marzo 2021) "Ho sentito solo numeri, ho letto addirittura la parola flop. 14 milioni, flop. Mi chiedo, ma cosa hanno visto? C'è qualcosa che non mi torna". A dirlo è Fiorello, in collegamento telefonico con Amadeus nel corso della conferenza stampa finale del festival di Sanremo 2021. "Grazie, comunque -aggiunge Fiore- è l'esperienza più importante della mia vita. Se domani mi dovessero chiamare, e mi dicono che c'è una conferenza di venti persone dico 'davvero??? E' una folla!'", scherza. "Da domani inizio un nuovo format, si intitola divano".

Marco Molendini per Dagospia il 7 marzo 2021. Mi chiedo, i 14 milioni che avrebbero seguito il festival, Fiorello dove li ha visti? Capisco la delusione ma il Festival quest'anno è andato peggio dell'anno scorso. Possiamo chiamarlo come vogliamo, ma il termine flop non è campato per aria. Stando ai numeri, come media finale, hanno seguito Sanremo 8 milioni e 481 mila spettatori pari al 45,4 per cento della platea televisiva. L'anno scorso erano stati 9 milioni e 856 mila con il 55,27 per cento, quindi mancano all'appello circa un milione e 400 mila persone, pari al 10 per cento di share. Che poi quelli che hanno voltato le spalle al Festivalone siano soprattutto gli over 65 (un calo nelle fila degli anziani di 12 punti) deve interessare soprattutto i dirigenti di Rai1, perché quello è proprio il pubblico della rete che evidentemente non ha gradito il cast musicale messo assieme da Amadeus. Mentre per quanto riguarda l'incremento fra la fascia più giovane, 15-24 anni, si deve sapere che è formata da gente che poi Rai 1 non la guarderà più per tutto l'anno. Quanto a Fiorello è probabile che il suo riferimento sia ai picchi d'ascolto, ma da professionista sa benissimo che contano fino a un certo punto. Il Festival si fa con le medie (se il picco è altissimo poi la media è molto più bassa non è un bel segnale di gradimento) e, siccome è uno spettacolo che basa la sua forza proprio sul fatto di mettere insieme un pubblico che nessun'altra trasmissione riesce a radunare,  è ovvio che il risultato numerico generale abbia la sua importanza. Alla fine dei conti Sanremo 2021 è andato peggio di Sanremo 2020, di Sanremo 2029, di Sanremo 2018, di Sanremo 2017, di Sanremo 2016 e di Sanremo 2015. Per trovare un risultato peggiore bisogna risalire al 2014, il secondo Fazio/Littizzetto che non a caso venne definito un flop.

Da liberoquotidiano.it il 7 marzo 2021. Dopo Fiorello, anche Amadeus perde il controllo e contrattacca. Il Festival di Sanremo, vinto dai Maneskin, è giunto al termine e la Rai ha deciso di organizzare la conferenza finale domenica a pranzo e non sabato notte, a bocce ferme e mente fredda. Ma il conduttore ha picchiato duro sui giornalisti: "Io chiedo scusa per la proclamazione dopo le 2, non è stata pensata per mancare di rispetto a voi, e qualora voi abbiate percepito questo come una mancanza di rispetto, io vi chiedo scusa. E' stata così, l'anno prossimo arriverà qualcuno che la darà un'ora prima e farà meglio. Lo stesso rispetto e onestà però lo dovete avere voi. La stessa onestà nei confronti del pubblico a casa la chiedo a voi nel dire che questo è uno dei Sanremo più forti nella storia del festival, anche in termini di ascolti". Insomma, vietato parlare di flop, anche a fronte di ascolti sensibilmente più bassi rispetto all'edizione del 2020, "l'Ama-1". Fiorello, sabato sera, era andato giù piatto: "Il teatro deve essere pieno di gente ma vi deve andare malissimo, 6, 6 milioni evi dovrete chiedere perché". Un ragionamento già abbozzato il giorno prima su alcuni quotidiani, rivendicando i 10 milioni di spettatori nell'era Covid e senza pubblico in sala all'Ariston come "un miracolo". E proprio su Fiorello, Amadeus apre spiragli importanti: "Non escludo capiti prima o poi di fare qualcosa alla radio io e Fiorello, è stato il nostro primo amore. Sono molto felice dei risultati ottenuti da Radio2 al Festival, abbiamo trasformato un fatto negativo, di una platea vuota, in qualcosa di bello con la presenza di Andrea Delogu, Ema Stokholma e Gino Castaldo che ringrazio al posto del pubblico", "L’ho voluta fortemente questa cosa e ha permesso a Rai Radio2 di fare un servizio impeccabile con risultati incredibili, ringrazio tutta la squadra", ha concluso il direttore artistico del Festival.

Sanremo, Fiorello punge il successore di Amadeus: "Auguro la platea piena di pubblico ma deve andare male". Nell'ultima serata del festival di Sanremo, Fiorello punge il successore di Amadeus che non farà il ter e scherza sulla lunghezza dello spettacolo. Francesca Galici - Sab, 06/03/2021 - su Il Giornale. Volente o nolente, la platea vuota di Sanremo è stata grande protagonista del festival di Sanremo. Per la prima volta da quando è iniziato il Festival, il pubblico non ha potuto fare il suo ingresso al teatro Ariston. Fin dalla prima puntata, Fiorello ha scherzato su questa particolarità del 71esimo festival di Sanremo, facendo anche satira su Nicola Zingaretti e sulle sue dimissioni dalla segretria del Partito democratico. "Una poltrona senza culi è come Nicola Zingaretti senza la d'Urso", ha detto lo showman siciliano durante la premiere. Su questa falsariga ha portato avanti diversi monologhi di questa edizione e anche durante la finale non si è potuto esimere di scherzare su questo aspetto, ipotizzando anche il futuro festival di Sanremo. Durante la conferenza stampa tradizionale prima dell'ultima puntata di questa edizione del Festival, Amadeus ha annunciato che questa sarebbe stata la sua ultima esperienza a Sanremo e che non ci sarebbe stato un ter l'anno prossimo. Anche lo scorso anno il conduttore si era detto contrario al bis ma le circostanze l'avevano alla fine convinto ad accettare insieme al suo fido compagno di palco Fiorello. Proprio lo showman siciliano ha scherzato sulle dichiarazioni di Amadeus durante l'ultima puntata del Festival. L'anno prossimo non ci saranno loro in conduzione, ancora la Rai non ha deciso chi prenderà il posto di Amadeus e Fiorello ma lo showman ha già un augurio per i loro successori: "Auguro che questa platea sia piena di pubblico, che ovunque ci sia il pubblico, anche in mezzo all'orchestra, in galleria". Un bellissimo augurio da parte di Fiorello, che insieme ad Amadeus per il momento, e speriamo per sempre, sono gli unici conduttori ad aver portato avanti un festival di Sanremo senza pubblico. Ma dietro tanto buon cuore da parte dello showman siciliano c'era pronta la stoccata al veleno tra il serio e il faceto: "Ma deve andare male, male male... Voglio vedere chi si prenderà questa patata bollente". Il festival di Sanremo numero 72 sarà probabilmente con il pubblico in sala ma l'edizione numero 71 resterà negli annali per le poltrone rosse vuote in sala. C'è stato spazio anche per una battuta sul ministro Dario Franceschini, che ha posto il veto al pubblico al teatro Ariston, al pari di tutti gli altri teatri italiani. "Mi ha chiamato Franceschini e mi ha detto che sono 700 anni dalla morte di Dante e siccome noi divulghiamo, ecco che l'ho ricordato", ha detto Fiorello, che poi ha scherzato sulla durata della serata: "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, chè la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura. Il resto lo leggete voi perchè abbiamo 26 cantanti in gara".

Da leggo.it il 7 marzo 2021. L’ad Rai Salini finalmente ci mette la faccia e scende in campo lanciando la proposta ad Amadeus e Fiorello: «Siete un patrimonio Rai e siccome dividiamo la stessa fede calcistica (tre interisti) dobbiamo pensare al triplete nel prossimo anno. Si meritano l'applauso della sala». Non sarà facile convincerlo. Sia Ama sia Fiorello sembrano abbastanza decisi a fare il passo di lato. I due sono legati da una fratellanza indissolubile. Si vede da ogni parola e gesto. Amadeus in conferenza stampa si è collegato al telefono con Fiorello - che resta fedele alla sua pecca principale di non partecipare mai alla conferenza stampa – e con gli occhi lucidi ha seguito il socio che ha confessato che questo Sanremo è stato la più importante esperienza della sua vita. Amadeus ha ripetuto che “stare davanti al nulla è una cosa che non auguro a nessuno. All’inizio ho avuto un attimo di smarrimento, poi grazie all’orchestra che è stata il nostro pubblico l’ho superato. Queste cinque serate non le dimenticheremo mai. Anche se non farò il prossimo Sanremo io voglio restare alla Rai (il contratto scade ad agosto) e tornare alle mie trasmissioni”.  La raccolta pubblicitaria è andata alla grande (38 milioni, uno in più rispetto allo scorso anno). “Gli inserzionisti – spiega il responsabile di RaiPubblicità, Tagliavia – hanno sposato l’opportunità di esserci. E penso che siano stati contenti del cambio del target, perché ci si avvicina di più alle fasce che più interessano ai pubblicitari. Grande risultato per la Rai considerando che quest’anno non c’erano gli eventi collaterali di piazza che portano sempre incassi”. Nel 2020 la raccolta ha portato in cassa 37 milioni (6 in più dell'anno precedente, +10 rispetto al 2018). E considerando che quest’anno si presume che i costi siano stati inferiori rispetto a quelli del 2020 (circa 17 milioni) si può dire che la Rai con questo Sanremo si mette in tasca oltre 25 milioni. Anche se quest'anno c'è da registrare la spesa in più del protocollo sanitario e tutto quello che ne consegue. Elena Capparelli, responsabile di RaiPlay, ha sciorinato i dati del boom di giovani che hanno seguito il Festival sulla piattaforma: 30 milioni di interazioni sui social, 8 milioni nella serata finale, +30% rispetto al 2020. Tirando le somme: oltre il 40% del pubblico di RaiPlay ha meno di 35 anni. Anche Coletta si è dichiarato più che soddisfatto per aver abbassato la media over di Rai1 a 51 anni. La media company del servizio pubblico - fortemente voluta all'inizio del suo madato da Salini - adesso è diventata una realtà. Grandi elogi per tutta la Covid Task Force: 25 mila mascherine utilizzate, 5800 tamponi effettuati, dei quali 9 risultati positivi tra gli antigenici, 8 dei quali confermati dal molecolare.

Amadeus a Sanremo, ci sarà il Ter? Giovanna smentisce: “Più avanti”. Alice su Notizie.it il 09/03/2021. Giovanna Civitillo ha smentito l'ipotesi di un Amadeus Ter al Festival di Sanremo 2022. Amadeus è stato direttore artistico della 70esima e della 71esima edizione del Festival di Sanremo. Sua moglie Giovanna Civitillo ha parlato di un possibile Amadeus Ter a Sanremo, smentendo l’ipotesi per il prossimo anno. Per il momento sembra che Amadeus non sarà direttore artistico della 72esima edizione del Festival di Sanremo. A smentire l’ipotesi è stata sua moglie, Giovanna Civitillo, che ha affermato che almeno per il prossimo anno il marito non sarà conduttore della kermesse: “Che cambiano idea molto spesso è possibile, però lo potrà rifare anche più avanti. Tra qualche anno”, ha dichiarato. Quest’anno gli ascolti del Festival di Sanremo 2021 sono stati decisamente più bassi rispetto alla precedente edizione, e inoltre – come sempre – la kermesse è stata accompagnata da numerose polemiche. Tra le bufere più discusse quelle legate alle problematiche legate all’emergenza Coronavirus (e infatti a Sanremo, durante il Festival, sono stati rivelati alcuni casi positivi che hanno dovuto rinunciare all’ultimo a prendervi parte). Infine hanno sollevato critiche anche “la durata” della performance e il mancato omaggio a Stefano D’Orazio (per cui Roby Facchinetti si è sfogato via social). Gli ascolti, il monologo di Barbara Palombelli (contro cui ha replicato la famiglia di Luigi Tenco) e l’assenza del pubblico dovuta alle norme di sicurezza sono state tra gli altri avvenimenti che non hanno mancato di scatenare polemiche e commenti.

Da leggo.it il 7 marzo 2021. «Finalmente è arrivato il 7 marzo, sono felicissimo per aver realizzato un Sanremo diverso dagli altri, e pensare che 13, 14 milioni di persone hanno seguito ieri la finale, con dati quasi più alti delle edizioni normali, rende il nostro sforzo ancora più immenso». Lo dice Amadeus nella conferenza stampa finale. «Sono felice, orgoglioso di tutto quello che è accaduto, complimenti a tutti i ragazzi, a tutti i cantanti. C'è stato un passaggio epocale nella storia del festival, un voltare pagina, prendere un'occasione al volo per cambiare qualcosa e questo è accaduto».  «In un momento in cui intorno c'era tanta incertezza, confusione, paura, dubbi, non avrei mai potuto fare il festival senza Fiorello al mio fianco - dice ancora - mio fratello, il più grande showman che abbiamo. Insieme abbiamo cercato di fare intrattenimento, una cosa difficilissima senza pubblico. Soprattutto la prima sera uscire e vedere teatro vuoto è una cosa che non auguro a nessuno di coloro che fanno il mio lavoro, non era scontato fare 5 ore di trasmissione a sera ». Poi il ringraziamento alla sua squadra, guidata dal manager Lucio Presta, «che mi è stata sempre accanto, e alla mia famiglia: pochi ma buoni. Grazie a tutti e viva Sanremo: il festival non ce lo ha nessuno e, teniamocelo stretto».

Fiorello dopo Sanremo 2021: ci siamo inventati un mestiere. «Ho letto la parola flop, con 14 milioni c'è qualcosa che non mi torna», ha detto Fiorello in collegamento telefonico con la sala stampa. Sull'assenza di pubblico: «Ho ricevuto chiamate da colleghi comici, chi fa il mio mestiere sa esattamente cosa succede quando si fa una battuta. Il pubblico fa parte dell'esibizione, ti guida. Ti dice se stai andando bene, se ti devi fermare, se devi cambiare argomento. Io e Ama nelle prime due puntate abbiamo cercato la quadra. Ci siamo inventati un mestiere: fare gli spettacoli per nessuno in sala». Poi Fiorello è tornato sulle sue parole dette in diretta durante la finale: «A chi condurrà l'anno prossimo auguro una platea piena ma di andare malissimo». «L'anno prossimo fate un festival pazzesco perché io lo voglio guardare. La cosa di ieri sera l'ho fatta per un motivo solo: perché avevo detto ad Amadeus, ti immagini se lo facessi? E volevo vedere la sua faccia», ha spiegato.

Renato Franco per corriere.it il 6 marzo 2021. «Dopo un Sanremo in queste condizioni penso di poter fare qualunque cosa. Questo Festival è come nuotare nell’acqua dolce con due pesi alle caviglie, mentre normalmente qualunque spettacolo è come nuotare nel mare, con l’acqua salata che ti sostiene e con le pinne che fanno andare veloce». Fiorello si è comunque mosso tra le onde del Festival con la solita leggerezza, l’ironia del battutista, l’eleganza della voce, nonostante il contesto complicatissimo a partire dalla platea vuota, un controsenso per chi fa spettacolo.

È stata la sfida più difficile della sua vita?

«Sì, la più difficile, come lo è per tutti quelli che lavorano perché da un anno a questa parte il Paese è in difficoltà. È una situazione generale, che tocca anche a noi che facciamo questo mestiere. Uno cerca di andare sul palco per sorridere e far sorridere, ma anche io ho le mie angosce quotidiane. Penso a mia figlia, a tutti gli adolescenti, e soffro per loro che nell’età più bella si vedono negate tante cose».

Riesce a essere felice sul palco, anche in una situazione così?

«Vale per me ma vale per chi fa questo mestiere: non appena metti il piede sul palcoscenico subentra la magia per cui in quel momento sei lì per fare quella determinata cosa. In quegli istanti io sono felice, allegro. Poi esco e vado in camerino, prendo il cellulare, chiamo casa, un saluto alla mamma, chiedo se è andata bene, ho le mie insicurezze...».

Se oltre ad Amadeus ci fosse stata un’altra spalla forse il peso del Festival sarebbe stato più leggero da reggere?

«Ho tanti difetti e pochi pregi. Uno dei miei difetti è che sono egocentrico, mi piace stare da solo. La mia spalla può essere solo il mio amico Amadeus, non potrei avere di fianco un altro comico, se no diventa una gara. Sono fatto così, lavoro sempre da solo. Questo Festival si poteva fare unicamente in questo modo, con due amici in conduzione. Anche il comico più bravo del mondo in questa situazione sarebbe stato in grande difficoltà: non hai reazioni, non sai se funziona, quando fai la battuta senti il vuoto. Quindi ho optato per una comicità di cazzeggio, io entro in scena apposta anche quando non sono previsto, cambio in corsa a puntata iniziata, decido lì per lì, improvviso al volo. A casa la gente in questo momento ha bisogno di buonumore, non di comicità sfrenata».

Come sono stati i primi minuti sul palco, quelli dell’esordio nella serata di martedì?

«Per uno che fa spettacolo come me i primi due minuti sono stati terrorizzanti. Ho scelto di uscire cantando proprio per evitare di affrontare subito la platea vuota, ma il finale me lo ricorderò per sempre: il silenzio, solo quell’applausetto registrato, pure basso e poco intenso. E ora qui come si fa? mi sono detto. Ma poi andando avanti nella serata mi sono abituato e non ci ho fatto più caso. Adesso nel mio bagaglio di esperienza c’è anche questa strana cosa qua, solo io e Amadeus potremo dire di averla fatta. Infatti mi hanno già chiesto di fare una convention nel deserto del Sahara: non c’è nessuno, ma sono tranquillo. So come si fa».

Magari con Renzi, in Arabia Saudita è di casa, c’è il deserto pure lì...

«Lui è più showman di me, tra i politici è il più showman di tutti, fa solo il 2%, ma nel suo campo è già tanto. Devo invece chiedere scusa a Zingaretti, pensavo si fosse dimesso per colpa mia ma ho capito che i problemi erano altri».

La sensazione, espressa anche da Amadeus, è che non tutti siano disposti a passare qualche ora di spensieratezza, la flessione di ascolti rispetto all’anno scorso si spiega anche così. Come se molta gente fosse disturbata dal buonumore del Festival, distonico rispetto al sentimento del Paese.

«Non ci possiamo fare niente. Tutti siamo tristi, noi stiamo solo facendo il nostro lavoro. Capisco che ci siano persone tristi che vogliono vedere tristezza, ma ce ne sono altre, milioni, che vogliono vedere anche allegria. Dieci milioni di spettatori in tempo di pandemia e piattaforme di streaming sono un miracolo. Penso che ci meritiamo comunque un applauso».

Il 2022 dovrebbe essere l’anno del tutti vaccinati, della normalità. Perché non tornare a Sanremo?

«Nella mia carriera ho sempre fatto passare qualche anno tra uno spettacolo e l’altro, tra un programma e l’altro. Con Sanremo invece ho già dato parecchio, negli ultimi quattro anni sono stato qui 3 volte, una con Baglioni e due con Amadeus. Se avrò la fortuna di arrivare a 70 anni ne riparliamo, ma in realtà so che non verrò perché a quell’età sarò già in pensione».

Dopo il Festival che farà?

«Mi atterrò alle regole nazionali anticovid, starò a casa se devo rimanerci, uscirò se posso farlo. Spero di potermi vaccinare molto presto, non so quando sarà il turno dei 61enni ma credo che siamo terzi in classifica. Tra un po’ scatta il momento della mia generazione, non vedo l’ora. Agli italiani dico di stringere i denti, è dura per la salute e per il lavoro: vedo le facce di quelli del mio settore che non lavorano, le difficoltà si ripercuotono sull’umore generale di tutto il Paese. So che nell’immaginario collettivo il personaggio del mondo dello spettacolo è quello che sta bene, ma ciò non toglie che io sia veramente addolorato e rattristato. Non sono uno che cita filosofi o poeti, ma ricordo una frase del Corvo, il film con Brandon Lee: non può piovere per sempre».

Maurizio Caverzan per La Verità il 6 marzo 2021. È il cervello della comunicazione di Tim. Formalmente: direttore Brand strategy media e multimedia entertainment della prima compagnia telefonica italiana. 54 anni, un passato da fiero craxiano e produttore tv di successo (5 Telegatti), Luca Josi è l'ideatore di tutte le campagne che accompagnano il marchio al Festival di Sanremo. Anche la piattaforma Timvision risponde a lui. Questo è il quinto anno di Tim sponsor unico: qual è il vostro bilancio?

«È un lustro che ci ha dato lustro. Tutto è cominciato nel 2017 quando Mina ha iniziato a interpretare i brani delle nostre campagne».

Siete partiti benino.

«Da allora, ogni anno ha dedicato un nuovo brano a Tim, riuscendo a inserire il brand nella canzone fin dalla prima, quando s' inventò quel Tim Tim Tim che divenne subito virale. Poi ci fu Timtarella di luna sul palco di Sanremo Fino all'edizione in corso con Questa è Tim, l'inno del gruppo che è l'adattamento di This is me, brano vincitore del Golden globe 2017, il cui acronimo è proprio Tim».

Anche la collaborazione con Mina è motivo di lustro.

«Il fatto che la più prestigiosa e desiderata interprete italiana canti per la nostra azienda con enormi riscontri è qualcosa di molto gratificante. E ci gratifica anche la coerenza del messaggio. La nostra mission è far comunicare tra loro le persone: avere come testimonial la voce italiana più apprezzata nel mondo, oltre che motivo di orgoglio è il modo più paradigmatico per rappresentare il nostro gruppo».

Perché per voi è interessante collaborare con la Rai per il Festival?

«Sanremo è l'evento italiano che mette insieme il pubblico più variegato ed eterogeneo. Nel Festival il più importante gruppo italiano di comunicazione riconosce il veicolo più efficace per incontrare il proprio pubblico».

Com' è nata l'idea del concorso a premi con in palio una crociera lunga un anno?

«Da una serie di coincidenze. La prima è che per anni, da produttore televisivo, mi sono dedicato a giochi e concorsi. Ho fatto Passaparola, che ha allargato il vocabolario di una parte dei telespettatori.

Con Amadeus abbiamo lavorato insieme a Quiz show, un altro format di successo. Ma non è una mia fissazione: prendo solo atto che siamo un Paese di giocatori, di persone che amano mettere alla prova le proprie conoscenze. Non a caso i programmi preserali sono imperniati su giochi e quiz. Ora una serie di innovazioni tecnologiche consente alla pubblicità di trasformarsi in opportunità».

Come?

«Il nostro concorso cambia la comunicazione pubblicitaria. Inserendo negli spot ogni volta un indizio diverso stimoliamo lo spettatore a seguire la campagna perché offre la possibilità di acquisire nuovi beni e servizi. È una forma di pubblicità interattiva. Una piccola grande rivoluzione».

Perché avete messo in palio una crociera di un anno?

«Sono tutti premi orientati al mondo che ripartirà. Prodotti alimentari Valsoia, un'auto Suzuki ibrida, una crociera intorno al mondo per quattro persone nella suite di una nave Costa crociere. È una sorta di nemesi che risponde all'anno appena trascorso in cui la popolazione è stata obbligata dalla pandemia a rimanere chiusa in casa».

Che risposta ha avuto?

«Molto positiva, ogni giorno crescono tutti gli indici di partecipazione, gli iscritti, gli utenti unici. Si può partecipare anche fotografando il Qr-code delle nostre filiali o del portellone delle Panda aziendali che girano l'Italia».

Che Festival è stato dal punto di vista di Tim?

«Credo sia stato fatto qualcosa di eroico. Confrontarsi con uno spazio vuoto è un'operazione difficilissima. Un conto è guardare lo show dal divano di casa, un altro dalla parte di chi costruisce cinque ore e per cinque giorni uno spettacolo in quelle condizioni. Faccio un piccolo esempio: gli anni scorsi, ogni notte la lettura della classifica veniva accolta dal brusio della platea che esprimeva dissenso o approvazione. Ora tutto questo non c'è. I conduttori lavorano nel silenzio e nel vuoto».

Qual è il momento che le è piaciuto di più e quello che le è piaciuto meno?

«Meno di tutto mi è piaciuto girare in una cittadella dove i chioschi delle radio degli anni scorsi sono stati sostituiti dai chioschi dei tamponi».

E sul palco?

«Non faccio distinzioni a favore di qualcuno. Editorialmente, l'ho trovato uno spettacolo molto garbato. Produrre questi risultati in questa situazione mi sembra una magia».

L'ha sorpresa il fatto che con il coprifuoco l'audience sia diminuita rispetto al 2020?

«Non recito la parte di quello che l'aveva detto. Anch' io pensavo a una platea potenziale più larga. La surrealtà nella quale è andato in scena il Festival provoca una curiosità eccezionale che dura qualche minuto, come la leggenda del monoscopio che fa più audience del programma. Non a caso da 70 anni il pubblico continua a comprare il biglietto per vedere il Festival dal vivo. Poi c'è anche un altro fattore, poco considerato».

Sentiamo.

«Il lockdown ha un po' nordicizzato il Paese, anticipando tutti i nostri orari. L'obbligo di essere a casa alle 22 ha accorciato le serate, si cena prima e si va a dormire prima. Infatti i bacini televisivi dei programmi di seconda e terza serata si sono ridotti. Forse Sanremo ha pagato anche il fatto che ci siamo avvicinati ad orari e abitudini nord europee».

Il calo di ascolti comporta una correzione del contratto fra Rai e Tim?

«Io mi occupo della parte editoriale, ma non mi risulta».

La vostra campagna istituzionale per i 100 anni d'innovazione conteneva l'auspicio di tornare presto ai balli di massa: era una visione troppo ottimistica della situazione in cui ci troviamo?

«Senza fare paragoni, che cosa faceva essere ottimistica la comunicazione del cinema di Frank Capra nei momenti tragici in cui veniva prodotto? Una regola aurea del vivere ancor prima che del comunicare è che in tempi in bianco e nero si cerca di dare il colore, mentre in tempi variopinti si produce una comunicazione più minimalista e introspettiva. Se è in discussione il nostro modo di esistere cerchiamo di trasmettere la possibilità dell'uomo di credere in sé stesso e nella sua energia».

Con il primo spot con il ballerino Sven Otten avete inaugurato una nuova stagione della comunicazione pubblicitaria.  Quanto è difficile continuare a innovare?

«È un problema che ci poniamo ogni giorno. Ci sembra di aver fatto molto e in effetti abbiamo fatto ballare col cappello di Sven Otten Topolino e il Gabibbo, Amadeus e Gerry Scotti, Spiderman e i personaggi di Star Wars. Paventare l'esaurimento delle idee per il futuro sarebbe presunzione. Il mondo offre un'infinità di spunti rispetto ai quali ciò che noi abbiamo prodotto è nulla. Anche grandi compagnie come Coca Cola e Pepsi hanno realizzato spot orientati al ballo. Il quale è un modo di coinvolgere le persone attraverso un elemento unificante che invita a vedere positivamente il presente e il futuro».

Era molto presente anche nel cinema del dopoguerra.

«La stagione dei grandi musical si è alimentata di questa cultura. Non c'è frivolezza nel dire "ballaci sopra". Per chi fa comunicazione non c'è niente di più importante che regalare alle persone la possibilità di gioire e di liberarsi dalle costrizioni».

In che modo il Covid ha cambiato la comunicazione pubblicitaria?

«Non sono un sociologo della comunicazione. Credo che ci vorranno anni per capire le trasformazioni nelle quali siamo immersi. Mi diverte lavorare al videogioco della nostra comunicazione, consapevole che non stiamo scoprendo la penicillina. Ma provando a trasmettere un pizzico di serenità e offrendo al pubblico, anziché martellarlo con un messaggio sempre uguale, un'opportunità di dialogo e partecipazione come attraverso il concorso al Festival».

Difficilmente ci sarà l'Amadeus-Fiorello ter. Da sponsor unico, Tim ha dei suggerimenti per i vertici Rai?

«Sul fatto che non ci sarà il terzo festival di Amadeus e Fiorello mi concedo qualche dubbio. Non do consigli agli altri, ascolto quelli che danno a noi. Abbiamo visto i fiori sul carrello, poi con i guanti, mancava che li facessero cantare con la mascherina. Quando tra dieci anni rileggeremo questi dati di ascolto ci stupiremo della capacità di mettere insieme platee così ampie in un'era di frammentazione delle piattaforme e di rigidi protocolli anti pandemia».

 Tim avrebbe gradito Mina direttore artistico del Festival?

«Non è una valutazione che ci compete».

La collaborazione con lei continuerà?

«Da anni coltiviamo una grande idea. Mina è sempre sorprendente per curiosità e visione. Per l'ultimo brano abbiamo avuto ritorni inaspettati dal pubblico giovane. Perché a chiunque si parla attraverso il talento. Il quale si spiega da sé e arriva prima anche a chi appartiene a un'età anagrafica diversa».

Questa idea riguarda la comunicazione del marchio o qualcosa di più?

«Qualcosa di più, con il marchio capofila. Sarà un regalo a tutti gli italiani, ma qui mi fermo per riservatezza verso Mina e suo figlio Massimiliano».

·        Sanremo 2022.

Giuseppe Candela per Dagospia il 4 dicembre 2021. Habemus lista! Chiacchierata, attesa e finalmente annunciata. Amadeus ha svelato le carte nell'edizione delle 20 del Tg1. La notizia? Il ritorno dei veri big in gara. Ventidue artisti, a cui il prossimo 15 dicembre si aggiungeranno i due vincitori di Sanremo Giovani, che saliranno sul palco dell'Ariston dal 1 al 5 febbraio 2022. Il conduttore e direttore artistico della kermesse porta a casa due colpacci (uno ve lo aveva già svelato Dagospia): il ritorno in gara di Gianni Morandi e Massimo Ranieri. Il primo torna in Riviera a cinquant'anni precisi dalla sua prima partecipazione, il cantante napoletano sarà in gara dopo ben venticinque anni (da ricordare nel 1988 il primo posto con "Perdere l'amore"). In Riviera sbarcherà, anche questa una sorpresa, Elisa, ventuno anni dopo la vittoria con "Luce". Ne sono passati dieci dalla quella di Emma con "Non è l'Inferno", per la giudice di X Factor nel mezzo anche un anno da conduttrice al fianco di Carlo Conti. Ora ci riprova in gara, fa lo stesso Achille Lauro: si tratta di un poker sanremese (nel 2019 e 2020 in gara, nel 2021 era nel cast fisso). Duo inatteso ma potenzialmente bomba quello formato da Mahmood e Blanco. Tornano in quota over Iva Zanicchi e Rettore con Ditonellapiaga. Per la quota tormentoni: Ana Mena, Sangiovanni e Aka7even. Completano il cast: Noemi, La Rappresentante di Lista, Le Vibrazioni, Irama, Dargen D'Amico, Giovanni Truppi e Highsnob e Hu. Michele Bravi, Rkomi, Fabrizio Moro e Giusy Ferrari.

ECCO I VENTIDUE BIG IN GARA:

Elisa 

Dargen D'Amico 

Gianni Morandi 

Rettore e Ditonellapiaga 

Noemi 

Le Vibrazioni 

Sangiovanni 

Massimo Ranieri 

La Rappresentante di Lista 

Ana Mena 

Highsnob e Hu 

Emma 

Achille Lauro 

Michele Bravi 

Iva Zanicchi 

Rkomi 

Fabrizio Moro 

Mahmood Blanco 

Irama 

Giusy Ferreri 

Giovanni Truppi 

Aka7even

Paolo Giordano per il Giornale il 5 dicembre 2021. Manco a farlo apposta il cast dei concorrenti del Festival è principalmente diviso in due proprio come l'annuncio di Amadeus ieri sera al Tg1: giovanissimi e debuttanti all'Ariston da una parte, come gli Highsnob con Hu, Giovanni Truppi, Aka7even, Rkomi, o Sangiovanni o la bella e sorprendente Ditonellapiaga (vero nome Margherita Carducci, classe 1997) che arriva con la spigolosa e sempre ribelle Donatella Rettore. E dall'altra i grandi nomi, quelli strafamosi che tornano a Sanremo dopo averlo pure presentato (Gianni Morandi) oppure dopo averlo vinto con una delle canzoni più belle di sempre (Perdere l'amore, Massimo Ranieri) oppure dopo averlo vinto per ben tre volte (Iva Zanicchi, brava a non averlo neanche fatto sospettare, al punto che ieri sera era pure ospite di Ballando con le stelle). In mezzo ci sono artisti da classifica come Noemi, Fabrizio Moro, Giusy Ferreri (mai fortunata a Sanremo) Emma o Elisa, che torna ventun anni dopo averlo vinto. E una sola band, Le Vibrazioni. Ma non finisce qui. Arriva pure una spagnola, ossia Ana Mena, già ben conosciuta in Italia grazie alle collaborazioni con Rocco Hunt e Federico Rossi. In poche parole, si ripete l'effetto Sanremo dello scorso anno all'annuncio del cast, ossia l'effetto boh. Qualche nome sarà davvero sconosciuto al pubblico di Raiuno e, più in generale, a chi non è proprio un giovane appassionato di musica. Ad esempio, l'anno scorso quando erano stati confermati La Rappresentante di Lista, pochi li conoscevano al di fuori del circuito indie. Ora tornano molto più conosciuti di prima. E ritorna anche Irama, giusto risarcimento dopo la sfortunata esibizione di marzo a causa di contagio Covid. 

Infine ci sono le vere sorprese.

La più sorpresa di tutte è la riapparizione al grande pubblico di un gigante del rap che talvolta è stato sottovalutato, cioè il geniale Dargen D'Amico. Sorprende, anche se qualcuno lo aveva anticipato, pure Achille Lauro alla sua quarta volta consecutiva (la terza in gara). A lui il compito sempre più complicato di sparigliare le carte, stupire, magari indignare, Di certo ha uno dei compiti più difficili di questa edizione perché essere «divisivo» per quattro anni di seguito non è mica facile. Ed è curioso, oltre che carico di attese, l'incontro tra Mahmood e Blanco che si giocano Sanremo in coppia: uno ha già vinto con Soldi, l'altro è il nuovo protagonista assoluto di quest'anno pop.

Insomma, ecco qui il cast. Forse è meno dirompente dello scorso anno, ma era difficile ripetere lo stesso exploit. Ma è comunque coraggioso perché riesce ad avere un'età media più alta della scorsa edizione (Iva Zanicchi a Sanremo avrà 82 anni) ma non si nota. Almeno sulla carta, poi si ascolteranno le canzoni e tutto sarà più chiaro. Per capirci, è stato recuperato un po' del tradizionale spirito sanremese confermando però una vocazione sempre più forte e sempre più bella a consacrare volti semisconosciuti al grandissimo pubblico (tra gli spettatori di Raiuno chi conosce Giovanni Truppi o il rapper Highsnob, vero nome Michele Matera?). Ed è questo l'ex factor del Festival di Sanremo: esser diventato un autentico motore del futuro pop senza perder per strada i grandi nomi, quelli che hanno carriere sterminate, sono popolari a prescindere ma hanno una credibilità musicale che guai a chi la tocca. Qualcuno può dire che a settant'anni Massimo Ranieri non sia ancora al top? Fin qui le premesse della 72esima edizione del Festival di Sanremo in scena dall'1 al 5 febbraio. Adesso tocca alle canzoni e poi al cast che affiancherà Amadeus in scena. È iniziato il conto alla rovescia.

Se bruciasse Sanremo, Morandi contro Ranieri, ovvero vogliamo più bene alla mamma o al papà? Sembra di essere tornati a cinquanta anni fa, il Festival 2022 sarà come Canzonissima del 1972. Evviva! Fabio Ferrari su L'Inkiesta il 6 Dicembre 2021. La cosa più bella interrotta dalla pandemia era la residenza di Gianni Morandi al Duse, il teatro di Bologna dove da piccola andavo a piedi da casa a vedere Vittorio Gassman e da grande in treno apposta per sentire Banane e lampone. Come nelle residenze di Broadway – Morandi è il nostro Springsteen – tra una canzone e l’altra Gianni raccontava la sua vita. Il mio episodio preferito era quello in cui smetteva d’essere aspirante qualcosa, e faceva quello che in quegli anni era il gran salto: andava al Cantagiro. Ma la mamma lo avvisava che non avrebbe tifato per lui: mica poteva tradire Claudio Villa. Per noialtre vegliarde – per noi persino più vegliarde di quanto lo fosse la mamma di Morandi quando il figlio cominciò una delle carriere più lunghe della storia del pop italiano – questo Sanremo è un problema, mica un’opportunità: quale dei Claudio Villa tradire? 

Tifare Massimo Ranieri – non conosco nessuna che non si strappi le mutande per Se bruciasse la città – o tifare Gianni Morandi, che è pur sempre quello di Uno su mille, la nostra Born to Run? Vuoi più bene al papà o alla mamma? E se fossi Sophie, che figlio sceglieresti di salvare? 

Poi ci sono domande minori sebbene maggiori, tipo: Jovanotti farà per Morandi quel che Vasco fece per Patty Pravo al Sanremo 1997, cioè sorprenderci scrivendo la più bella canzone della carriera di qualcuno che ha avuto una carriera di così tante belle canzoni che sembra davvero impossibile si superi in vecchiaia? 

Per Morandi non sarebbe neppure una novità. Morandi sembra la New York di cui parlava Francis Scott Fitzgerald quando diceva d’essersi sbagliato a pensare che nelle vite degli americani non esistesse il secondo atto: nella vita di Gianni Morandi ci sono più secondi atti che foto su Facebook. 

Chi ha la mia età l’ha conosciuto con un secondo atto. Il repertorio che piaceva ai nostri genitori – robetta come In ginocchio da te, o Fatti mandare dalla mamma, o Scende la pioggia – lo scoprimmo quando Morandi era il caso della settimana, in classifica con il disco fatto assieme a Lucio Dalla, quello che conteneva un sommo capolavoro come Vita (e anche Chiedi chi erano i Beatles, uno dei miei pezzi preferiti nella storia del pop italiano, scritto da Gaetano Curreri, che nel decennio successivo sarebbe stato coautore con Vasco della Patty Pravo suprema nel Sanremo condotto da Mike e da Chiambretti e dalla Marini: poveri voi che siete nati troppo tardi). 

Poiché la vita è sceneggiatrice, in quell’estate dell’88, oltre a Dalla/Morandi, uscì Jovanotti for President, e a fine anno era l’undicesimo disco più venduto in Italia, mentre Dalla/Morandi era il quarto; ma ogni tanto qualcuno instagramma la foto d’una pagina di giornale nella settimana in cui Jovanotti stava sopra a Dalla/Morandi, e ogni volta io m’immagino Lorenzo che chiama Gianni per fargli le sue scuse retroattive.  

Poiché la vita è sceneggiatrice, l’88 è anche l’anno del ritorno di Ranieri: quello in cui vince Sanremo con Perdere l’amore, una canzone che ha una modalità gucciniana di selezione degli ascoltatori; gli immaturi pensano parli della fine d’una relazione, noialtri adulti sappiamo che è una canzone sull’unico tema interessante: diventare vecchi (so che non potete stare senza sapere che la mia canzone jovanottiana preferita, visto che ormai nel derby tra Morandi e Ranieri ho intromesso Cherubini, è Quando sarò vecchio, della quale mi piace ricordare il verso «molti che conosco saran morti, sepolti sotto metri di irriconoscenza»). 

E sì, lo so che tra i partecipanti annunciati a questo Sanremo, oltre a una sleppa di nomi che non so chi siano, e altrettanti che so esistano ma dei quali non ho mai sentito una canzone, c’è anche Mahmood, autore di Soldi, la più bella canzone italiana degli ultimi non so quanti anni, ma Mahmood è un vivente: noialtre vegliarde tifiamo i coetanei, mica i viventi. O, per dirla con la mia canzone jovanottiana preferita: «Quando sarò vecchio, sarò vecchio: di quelli che nessuno vuole avere intorno, perché ha visto tutto e ha fatto tutto, e non sopporta quelli che ora è il loro turno». 

Se guardiamo a Sanremo come un prodotto per l’epoca dei cuoricini e non per noialtre vegliarde, Morandi ha più chance di Ranieri. Gianni è una presenza social, «foto di Anna» è lessico famigliare anche per chi i social li odia, fa i video con Rovazzi, palleggia col postmoderno come neanche Orietta Berti. Ranieri non è che conduca vita ritirata, eh; va ad Amici, e a Sanremo duetta con Tiziano Ferro, ma perlopiù fa teatro, o varietà di quelli in cui si esibisce gente capace e non dilettanti con la cui incapacità empatizzare: non è figlio di questo secolo (non lo è neanche Gianni, ma finge meglio). 

Insomma, Sanremo 2022 sarà come il Canzonissima del 1972. Per chi l’ha visto e per chi non c’era: concorrevano entrambi, vinse Ranieri, Morandi arrivò secondo. Terza in classifica, Iva Zanicchi, anche lei in gara al Sanremo di quest’anno. Che è quindi ufficialmente una replica. Amadeus fa Pippo Baudo, e Fiorello può fare Loretta Goggi, che la Canzonissima 72 la conducevano. Il problema è che l’ospite speciale di quell’edizione era Vittorio Gassman, e non so a chi intendano farlo sostituire, ma ecco, attore italiano cinquantenne che ha un simile inarrivabile termine di paragone: ti vedo e ti piango. 

Sanremo, i Jalisse esclusi per la 25esima volta di seguito, nonostante la lettera di Mattarella: «La ripartenza non è per tutti». Laura Zangarini su il Corriere della Sera il 5 Dicembre 2021. Sfogo social per la coppia artistica unita anche nella vita dopo l'esclusione dalla gara canora. Nel maggio scorso il presidente della Repubblica aveva scritto loro una lettera di stima. Game Over. Venticinque anni dopo la loro vittoria al Festival di Sanremo con il brano «Fiumi di parole» — correva l’anno 1997, il nuovo millennio cominciava ad affacciarsi all’orizzonte —, i Jalisse, «due artigiani della musica», come amano definirsi Fabio Ricci e Alessandra Drusian — i due fanno coppia anche nella vita e non solo artisticamente —, hanno riprovato a entrare in concorso, ma nulla da fare. Esclusi. E non era la prima volta che tentavano: ci hanno provato per 24 anni con 24 canzoni diverse ma senza successo. E tutto questo nonostante la lettera di stima scritta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel maggio scorso, in cui il capo di Stato si era detto interessato a ricevere una copia del loro ultimo album. Così, in un post su Facebook, i due hanno dato sfogo a tutta la loro amarezza. «Lo scorso anno scrissi una lunga lettera sulle 24 consecutive esclusioni dei Jalisse dal Festival di Sanremo — si legge nel post —. “Rolling Stone” Italia e molte altre testate rimbalzarono la notizia, fino ad RTL News pochi giorni fa... Oggi sono 25 i brani e 25 le esclusioni dal Festival, ma questa volta lascio parlare le persone». E ancora: «E tornano in mente le pagine dello storico giornalista e vice direttore del celebre “Tv Sorrisi e Canzoni” Gigi Vesigna (nel libro con la prefazione di Antonio Ricci; “Vox populi. Voci di sessant’anni della nostra vita”, 2010, Excelsior 1881), la famosa ripartenza non è per tutti; noi Jalisse non abbiamo spazio sul pentagramma del Festival di Sanremo, ma si può parlare di noi e fare citazioni. Quale canzone abbiamo presentato quest’anno per Sanremo 2022? Un brano sulla ricerca di noi stessi e su cosa dobbiamo ricordare per tornare a essere chi eravamo: titolo “È proprio questo quello che ci manca”».

Laura Zangarini per corriere.it il 6 dicembre 2021. Game Over. Venticinque anni dopo la loro vittoria al Festival di Sanremo con il brano «Fiumi di parole» — correva l’anno 1997, il nuovo millennio cominciava ad affacciarsi all’orizzonte —, i Jalisse, «due artigiani della musica», come amano definirsi Fabio Ricci e Alessandra Drusian — i due fanno coppia anche nella vita e non solo artisticamente —, hanno riprovato a entrare in concorso, ma nulla da fare. Esclusi. E non era la prima volta che tentavano: ci hanno provato per 24 anni con 24 canzoni diverse ma senza successo. E tutto questo nonostante la lettera di stima scritta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel maggio scorso, in cui il capo di Stato si era detto interessato a ricevere una copia del loro ultimo album. Così, in un post su Facebook, i due hanno dato sfogo a tutta la loro amarezza.

Dal profilo Facebook dei Jalisse il 6 dicembre 2021. Lo scorso anno scrissi una lunga lettera sulle 24 consecutive esclusioni dei Jalisse dal Festival di Sanremo. Rolling Stones Italia e molte altre testate rimbalzarono la notizia, fino ad RTL News pochi giorni fa...Oggi sono 25 i brani e 25 le esclusioni dal Festival, ma questa volta lascio parlare le persone. E tornano in mente le pagine dello storico giornalista e vice direttore del celebre Tv Sorrisi e Canzoni Gigi Vesigna (nel libro con la prefazione di Antonio Ricci). La famosa ripartenza non è per tutti; noi Jalisse non abbiamo spazio sul pentagramma del Festival di Sanremo, ma si può parlare di noi e fare citazioni. Quale canzone abbiamo presentato quest'anno per Sanremo 2022? Un brano sulla ricerca di noi stessi e su cosa dobbiamo ricordare per tornare ad essere chi eravamo: titolo “E' proprio questo quello che ci manca”, ecco il testo di Ale e Fabio per festeggiare i 25 anni dalla vittoria del Festival di Sanremo 1997 (e 30 anni di vita insieme).

Da fanpage.it il 6 dicembre 2021. Amadeus ha annunciato i nomi dei 22 Big che parteciperanno al Festival di Sanremo 2022 e anche quest'anno non c'è il nome dei Jalisse. Fiumi di parole compie 25 anni proprio nel 2022 e sarebbe stato simbolico avere proprio il duo composto da Fabio Ricci e Alessandra Drusian in gara tra i Big. Così non è stato e un'onda di affetto è arrivata a stringersi attorno alla band che, in questa intervista a Fanpage.it, chiarisce: "Non possiamo avercela con Amadeus perché in tutti questi anni sono tanti i direttori e i conduttori che si sono avvicendati. Noi vorremmo solo una risposta, perché ogni anno c'è il tormentone "dove sono i Jalisse? dove sono i Jalisse?", noi siamo sempre stati qua, non siamo spariti. E ogni anno proponiamo la nostra canzone". 

Da 24 anni non c'è spazio per i Jalisse. Perché? 

Fabio: È molto curioso. Presentare un brano all'anno, dal 1998 a oggi, fa riflettere: son tanti brani, tante pelli diverse. In 24 anni cambia tutto, ci si sposa, nascono figli, si cambia lavoro. È una vita. E allora, sì, noi una domanda ce la poniamo: abbiamo rappresentato la canzone italiana all'Eurovision Song Contest, dove siamo arrivati quarti e allora cos'è quella cosa che blocca i Jalisse al Festival di Sanremo? Ventiquattro pezzi diversi abbiamo presentato: sò tutti brutti? 

Alessandra: È una questione politica? Oddio, sarà che mangiamo il radicchio e che l'altra politica, più centrista, va per la carbonara? 

Intanto, il prossimo anno si festeggiano i 25 anni dalla vittoria di "Fiumi di parole". 

Fabio: La cosa strana è che poi, durante Sanremo, si parla sempre dei Jalisse. L'anno scorso c'erano Fedez e Francesca Michielin che hanno fatto la cover di "Fiumi di parole", qualche anno fa c'è stata Paola Cortellesi con Antonio Albanese (Sanremo 2017, ndr). Noi abbiamo i pezzi fino al 2030, basta scegliergli. Però, io vorrei che ci fosse una motivazione. Quando mandiamo il materiale, è come se non esistessimo. Siamo da non considerare. 

Alessandra: Poi non siamo solo quelli di "Fiumi di parole". Siamo quelli di tanti progetti che purtroppo non hanno avuto la stessa visibilità di "Fiumi di parole". Noi non ce l'abbiamo con Amadeus, perché in tutti questi anni sono tanti i direttori e i conduttori che si sono avvicendati. Noi vorremmo solo una risposta, perché ogni anno c'è il tormentone "dove sono i Jalisse? dove sono i Jalisse?", noi siamo sempre stati qua, non siamo spariti. 

I Jalisse si sono sempre presentati come etichetta indipendente?  

Fabio: Siamo nati indipendenti. Io e Alessandra abbiamo aperto la nostra piccola casa discografica nel 1992, quando le major non erano interessate. Abbiamo vinto e sono venuti tutti a bussare alla nostra porta, noi però abbiamo sempre voluto mantenere il nostro profilo indipendente e anche quest'anno è stato così. Non voglio pensare però che sia per questo, perché ci sono sempre molte etichette indipendenti alle quali viene dato spazio. 

Cosa ne pensate del cast di Sanremo 2022?

Alessandra: Molti nomi non li conosciamo, ma siamo felici della presenza di Massimo Ranieri, Iva Zanicchi e Gianni Morandi. Un vero colpaccio. Anche la presenza di Donatella Rettore. Diciamo che noi siamo un po' tradizionalisti, ci acchiappano di più questi nomi che sono la tradizione della musica italiana, ma ben vengano i giovani. 

Il brano che avete presentato e che è stato scartato si chiama "È proprio questo quello che ci manca". Quando sarà disponibile? 

Fabio: Stiamo lavorando sulla produzione finale. Abbiamo pubblicato già il testo e speriamo entro Natale di pubblicare anche il pezzo.

Luca Dondoni per "la Stampa" il 7 dicembre 2021. Amadeus ha annunciato i nomi dei 22 big del Sanremone numero 72 e la lista degli scontenti scartati all'ultimo momento è lunghissima. E fra loro, anche quest' anno - ed è il venticinquesimo consecutivo - c'è il nome dei Jalisse. Fabio Ricci e Alessandra Drusian inaspettatamente trionfarono nel 1997 con Fiumi di Parole: e da allora sperano, invano, di tornarci. Invece sono diventati loro malgrado simbolo dei mali storici del Festival, reo di dare popolarità enorme a sconosciuti per poi relegarli nuovamente nell'oblio e di premiare chi poi il pubblico snobba. Ma con i Jalisse si è verificato il cortocircuito: talmente spariti, talmente episodici, da diventare famosi per questo, triste antonomasia dei reietti del festival. Fabio e Alessandra, l'anno scorso al rifiuto avete chiesto "In cosa non andiamo bene?". Quest' anno un nuovo rifiuto: qualcuno vi ha risposto?

«No, continuiamo a chiedercelo. Veniamo scartati ma poi siamo citati ripetutamente ogni qualvolta la manifestazione si avvicina. Onestamente non capiamo questa ritrosia nei nostri confronti e forse dietro c'è qualcosa di più».

Cosa, secondo voi?

«Ce lo chiediamo da 25 anni e non abbiamo risposta. Antonio Ricci ha scritto una nota nella quale ha scritto che esiste un Sanremo Prima dei Jalisse e Post Jalisse e forse è così. Abbiamo davvero scritto pezzi con grandi nomi: Maurizio Fabrizio, Luis Bacalov eppure niente. Anche questa volta abbiamo chiesto: c'è il testo sbagliato? La musica non vi piace? Ditecelo e noi correggiamo. Perché non possiamo gioire della ripartenza post Covid visto che sta ripartendo tutto»? 

Eppure avete scritto anche a Mattarella che vi ha risposto chiedendovi una copia del vostro album.

«La gente deve sapere che non siamo solo quelli di Fiumi di parole e abbiamo tante canzoni che abbiamo proposto e composto al di là di Sanremo. Lavoriamo con la musica ma a qualcuno non va bene». 

Il prossimo festival saranno i 25 anni dalla vittoria.

«E questa è una delle cose che ci fa più male». 

Che canzone avete presentato al Sanremo 2022?

«Un brano sulla ricerca di noi stessi e su cosa dobbiamo ricordare per tornare a essere chi eravamo. Il titolo è È proprio questo quello che ci manca e sembra fatto apposta per raccontare quello che ci manca per arrivare all'Ariston. Un pezzo che parla di speranza». 

Ma voi non avere mai pensato che il problema fossero i vostri pezzi?

«Sicuramente c'erano dei capolavori che ci avrebbero superato anche se ci avessero presi in gara, ma siamo certi che in qualche caso abbiamo scritto canzoni che sono poi state apprezzate all'estero e la gara l'avrebbero sostenuta bene. Ci sarebbe piaciuto farle sentire al pubblico di Sanremo». 

Le classifiche di Spotify però parlano chiaro: Fiumi di parole ha ottenuto a oggi 1 milione e 500mila ascolti, ma gente come Rkomi o Blanco questi ascolti li fa in un giorno.

«Ma quello non è il pubblico che ci vuole a Sanremo. Basta andare su internet e vedere che dopo il mio post si è scatenato un mondo di persone che ci stanno sostenendo. Sanremo si basa solo su quello che funziona su Spotify? Non credo». 

Mi permetta, ma dopo tutte queste porte chiuse, perché vi ostinate?

«Perché è il nostro lavoro è quello di fare le serate, comporre musica, scrivere per il cinema. Ci abbiamo riprovato facendosi una domanda: ma perché non ci dobbiamo riprovare»? 

Vi riproporrete anche l'anno prossimo?

«Certo. È una tradizione che deve continuare e noi vogliamo che ci si dia la possibilità di esserci. Non ci metteremo a piangere e sbattere i pugni sul tavolo ma cerchiamo di non perdere la dignità come artisti. Ci meritiamo l'Ariston e lo avremo».

Assia Neumann Dayan per "la Stampa" il 7 dicembre 2021. Il Festival di Sanremo del 1997 ci ha insegnato quello che sarebbe diventato il manifesto programmatico dei coraggiosi e degli indolenti, e cioè che «comunque vada, sarà un successo». Quel Festival vide la vittoria a sorpresa del duo dei Jalisse con il pezzo Fiumi di parole. Un grande pezzo, visto che lo abbiamo tutti in testa da 24 anni e, nonostante gli alti e bassi della carriera dei Jalisse, tutti sappiamo chi sono perché, per l'appunto, comunque sia andata è stato un successo. Quella vittoria è il nostro Oscar a Marisa Tomei per il film Mio cugino Vincenzo: i maligni dicono che ci fu un errore, un complotto, che è stato un terribile falso, ma il successo si costruisce principalmente sulla leggenda e sul pettegolezzo. E i Jalisse sono diventati leggenda. Un paio di giorni fa il duo ha pubblicato sui social il testo del loro venticinquesimo fallimento - che poi fallimento non è, visto che non si parla di altro da giorni sia sui giornali che sui social -. Hanno presentato 25 pezzi per Sanremo, un pezzo all'anno, e sono 25 anni di rifiuti. Di fatto un doppio album di «no, mi dispiace, sarà per il prossimo anno», peccato però che quell'anno non sia mai arrivato. O meglio, non ancora. Francamente non riesco a pensare nulla che più si avvicini alla musica concettuale. Ci vuole coraggio, e tigna, e mestiere per passare la vita a proporre pezzi al Festival che ti ha dato la gloria, ma che adesso non ti vuole più. Un accanimento romantico e per noi terapeutico, o perlomeno, qualcosa di cui parlare. Esiste qualcosa di più immedesimabile del fallimento? Una volta che il sogno della vita si è avverato, cosa rimane se non cercare di replicarlo? Siamo tutti il capitano Achab dietro ad una balena bianca. «Chiamatemi Ismaele», oppure «chiamatemi Jalisse». Raccontare l'assenza è una pratica molto difficile da mettere in atto, ma i Jalisse ogni anno ci fanno sapere che loro ci hanno provato, che purtroppo non ci saranno sul palco dell'Ariston, ma che avrebbero tanto voluto - o dovuto - esserci. Alimentare il ricordo del proprio successo è un meccanismo estremamente utile al lavoro, e loro non hanno mai smesso di farlo; forse hanno un ritratto in soffitta che scrive i pezzi per Sanremo al posto loro. Hanno pubblicato il testo dell'ultimo pezzo scartato: È proprio quello che ci manca, un titolo forse profetico, forse autoriferito. Parla di «dopoguerra», di «scarpe rotte», di «tavolate di polenta e sugo», di «corse a nascondino», di «genitori stanchi» e «nonni distanti», dei bei tempi andati, e a me sembra ci sia pure un chiasmo. «In questa nostra sfida quotidiana guardo allo specchio io e vedo il sogno mio e non è irraggiungibile» recita il testo, e speriamo tutti che si riferisca alla proposta di un pezzo anche per Sanremo 2023. È come un «prossimamente su questi schermi» lungo 25 anni, e sono certa che se parteciperanno ad un altro Festival la loro presenza sarà la vera notizia che arriva dalla Riviera. In un'epoca dove siamo sempre in bilico tra le teche Rai e il futuro, i Jalisse ne rappresentano l'intersezione perfetta. Li sentiamo vicini, ne vorremmo avere la costanza, e anche i ricordi: «Guarda allo specchio adesso tu, prenditi il sogno tuo che non è irraggiungibile». Solo di una cosa abbiamo certezza: che comunque vada la prossima candidatura a Sanremo, sarà un successo, almeno per noi. 

Michela Tamburrino per "la Stampa" il 7 dicembre 2021. Piero Chiambretti parla del Festival di Sanremo e nella sua voce appare il luccichio degli occhi. Pare faccia questo effetto a chi lo ha praticato e lui ne è stato parte per tre volte. La più significativa, creata a immagine e somiglianza autoriale da Chiambretti stesso, è l'edizione 1997, vinta dai Jalisse un attimo prima di sparire. 

Chiambretti, che ricordi ha di allora?

«Di quel Sanremo ricordo ogni dettaglio. Fu meraviglioso, si combinarono l'utile e il dilettevole, sul palco dell'Ariston m' innamorai di una violinista dell'orchestra, e funzionò a pieno la sit-com che avevo creato con Mike Bongiorno padre, Valeria Marini la sposa promessa e io il figlio che come un angelo pendeva dal cielo in forma metafisica. Un paradosso per chiamarmi fuori dalla messa cantata sanremese». 

Che Rai era quella che faceva il Festival?

«Una Rai che produceva in toto la manifestazione, che sceglieva conduttori e artisti. Era un festival importante dopo anni di egemonia del grande Pippo Baudo. Fui invitato a condurlo con Raffaella Carrà che all'epoca rinunciò per poi accettare l'edizione 2001 dove poi arrivai anch' io come guastatore».

Invece nel 1997?

«Non mi sentivo pronto ad ereditare una manifestazione orfana di Pippo. Allora pensai che l'unico a poter colmare quell'assenza fosse Mike Bongiorno che arrivò come un bambino felice. La Marini in quel momento era la soubrette per eccellenza capace di racchiudere nel suo capace corpo la bruna e la bionda di baudiana memoria».

Quale fu la sua canzone preferita?

«Era di Vasco Rossi e la cantava Patty Pravo, E dimmi che non vuoi morire, vinse il premio della critica, un brano bandiera capace di suggellare un festival perfetto per ascolti, tra i più alti della storia sanremese». 

Invece vinsero i Jalisse...

«Vinsero inaspettatamente per un incrocio di voti arrivati da varie giurie. Io ero nel retropalco con Mike e rimanemmo sorpresi. Oggi farebbero più strada, allora subirono l'handicap della loro immagine, insufficiente ad arrivare a un pubblico non giovane. La loro canzone, Fiumi di parole, non era né brutta e né bella ma fu crocifissa per vent' anni. Nel giorno della loro vittoria si compì la loro fine mediatica. Hanno pagato uno scotto incomprensibile. A me sono simpatici e mi è dispiaciuto».

Da poco è in libreria una sua autobiografia Chiambretti, nella quale racconta anche dei suoi Festival. Oggi che conduzione adotterebbe e le andrebbe di condurlo ancora?

«Mi piace la direzione scelta, guardare ai giovani, ai talent, a presenze provocatorie che rappresentano diverse identità, più qualche evergreen per soddisfare quelli d'età. Pippo Baudo era un purista e nel 2008 pagò il fatto di non aver guardato ai nuovi bacini di talenti. Sanremo è una scommessa che qualsiasi autore prenderebbe in esame. Nella mia vita mi sono tolto la soddisfazione per tre volte più due dopo festival. Ci posso stare».

Senza Fiorello, che cosa aspetta Amadeus quest' anno?

«Ma siamo sicuri? Io penso che alla fine Fiorello ci sarà e che non lascerà Amadeus da solo. È una tecnica già utilizzata quella del non vado per poi andare. Altrimenti, a rimetterci sarebbe soprattutto Amadeus». 

Fiumi di mitomania. Il mio Galagol, Alba che intervista Boutros Ghali e l’Italia dei Jalisse. L'Inkiesta.it l'8 dicembre 2021. Il duo che ha vinto Sanremo nel 1997 da 24 anni si lamenta delle continue esclusioni dal Festival. Senza che nessuno gli faccia notare l’ingiustizia della loro vittoria contro Patty Pravo e Carmen Consoli. La prima cosa cui ho pensato, vedendo i giornali che per giorni parlavano dei Jalisse venticinque volte scartati da Sanremo, non è stato Il Gattopardo, o Harry Potter, o Tre metri sopra il cielo; la prima cosa cui ho pensato non sono le opere che ci si pente d’aver scartato quando diventano successi clamorosi, e che ognuno di noi mitomani usa come scusa (non è che sono una pippa: è che mi rivaluteranno da morta). La prima cosa cui ho pensato è l’inverno del 1996, un anno prima dell’inverno di Fiumi di parole, la canzone dei Jalisse che nel ’97 vinse Sanremo. Nell’inverno del 1996 lavoravo come autrice di Galagol. Non l’edizione che rese famosa la Parietti, la conduttrice con lo sgabello incorporato. Quella era stata nel 1990, e da allora erano passati, per la carriera di Alba, seicento anni. Aveva condotto La piscina e Sanremo, i Telegatti e Serata mondiale: Cecchi Gori aveva comprato Tmc e aveva coperto di soldi la ormai star per tornare dove aveva debuttato. Ci sarebbero molte cose da dire di quell’edizione di Galagol, in cui c’era una valletta vestita da pornoinfermiera per l’invenzione della quale oggi ci arresterebbero tutti, ma non c’entrano con quel che riguarda i Jalisse. La conferenza stampa di presentazione del programma lasciò disperati gli adulti che lavoravano a Galagol (non me, che avevo ventitré anni e non capivo nientissimo di niente): si era parlato di tutto tranne che di noi. In particolare, Alba aveva dirottato i titoli sul fatto che nei giorni successivi, su Rai 1, avrebbe intervistato Boutros Ghali, allora segretario generale dell’Onu. Non lo intervistava nel senso proprio del termine: faceva parte d’una platea di gente famosa, e ognuno dei famosi faceva un paio di domande a Ghali – ma questo era del tutto irrilevante, come Alba sapeva già allora e io ci avrei messo anni a imparare. Non è che io non dica che ho scritto sul New York Times solo perché ci ho scritto una volta sola, no? E quindi, da venticinque anni, a ogni intervista Alba Parietti fornisce a sé stessa la legittimazione culturale che crede le serva: io ho intervistato Boutros Ghali. E quindi, da ventiquattro anni, i Jalisse possono dire che la loro unica canzone nota è ascoltatissima (a Roma è stata a lungo la musica d’attesa d’un radiotaxi: chissà quanto vale in royalties) e che è una cosmica ingiustizia – nonché un complotto, nonché un’evidenza del loro essere invisi ai poteri forti – che le successive proposte siano state tutte scartate. Qualcuno (l’ultimo per ora è Luca Dondoni, ieri sulla Stampa) prova a obiettare: ma non è che sono canzoni brutte? E loro: ma cosa dice, hanno avuto successo all’estero (che è una formula di prestigio percepito persino più vaga di «ho intervistato Boutros Ghali»). Nessuno però ricorda mai, ai venticinque volte scartati, cosa concorreva a quel Sanremo 1997. Nessuno dice mai ai due tapini che hanno tutto il diritto alla loro mitomania e a percepirsi talentuosi, ma avrebbero anche diritto a un contraddittorio con una qualche prospettiva storica (o almeno con uso di Google): scusate, ma non vi pare che la Vero amore dei Ragazzi italiani fosse vertiginosamente più orecchiabile? Ma non vi pare uno scandalo che Confusa e felice, che quasi venticinque anni dopo è ancora la canzone più squarciagolata anche da chi non è particolarmente fan di Carmen Consoli, neppure fosse arrivata nella selezione finale? E soprattutto: ma non vi vergognate come degli scippatori colti in flagranza di reato ad aver vinto contro …E dimmi che non vuoi morire, per la quale la definizione di «capolavoro» mica lo so se basta? Non vi pare che la notizia non siano le venticinque volte che non vi hanno preso ma il fatto che abbiate, santiddio, vinto contro quella Patty Pravo lì? Non dovreste ogni Sanremo, invece che riproporre una nuova canzone per il concorso, come rituale andare a casa della Strambelli (ma pure a casa di Vasco e di Curreri, che le avevano scritto il capolavoro) a scusarvi? «Cerchiamo di non perdere la dignità come artisti», dicevano ieri i Jalisse, fingendo di non sapere che l’ambiente musicale è (particolarmente quest’anno) pieno di scartati da Sanremo assai più famosi di loro, i quali però si guardano bene dal fare post, comunicati, e raccontare «Mattarella ci ha chiesto il disco» (povero Mattarella, tirato in mezzo a tutte le stronzate di questo povero paese, e pure fatto sembrare uno che i dischi non se li compra se non glieli omaggiano). Insomma: gente che non perde la dignità. E che però, contando sulla forza delle canzoni (non è che se ti scartano a Sanremo il tuo pezzo non possa poi uscire ed essere un successo, eh), e tacendo sulla bocciatura sanremese in questo dignitoso modo, non è come i Jalisse ogni sei mesi sui giornali senza aver raggiunto alcun traguardo artistico (l’ultima volta era appunto stata la lagna «Mattarella ci ha chiesto il disco ma a Sanremo non ci vogliono», a maggio). Al povero Dondoni che ieri faceva presente «Le classifiche di Spotify però parlano chiaro: Fiumi di parole ha ottenuto a oggi 1 milione e 500mila ascolti, ma gente come Rkomi o Blanco questi ascolti li fa in un giorno», i mitomani che quest’epoca si può permettere non rispondevano «anche Lucio Dalla fa pochi streaming, ma è la storia della musica», macché. La risposta faceva così: «Ma quello non è il pubblico che ci vuole a Sanremo. Basta andare su internet e vedere che dopo il mio post si è scatenato un mondo di persone che ci stanno sostenendo». Cioè: la gente non ci clicca su Spotify ma ci cuoricina su Instagram. Ascoltarci col cazzo, ma solidarizzare son tutti pronti. Avessero un qualche talento per la comunicazione, imparerebbero da chi sa durare anche molto dopo aver finito le cose da dire: se non Guterres, dovrebbero fare in modo d’intervistare Mattarella. Altro che «ci ha chiesto il disco»: abbiamo fatto un’intervista a Mattarella su Zoom, in sottofondo si sentiva che ci stava ascoltando su Spotify.

DAGONEWS l'8 dicembre 2021. C’è un complotto contro i Jalisse? Sono 25 anni che vengono sistematicamente esclusi da Sanremo. La colpa è dei testi (non memorabili), delle melodie (in linea con la media sanremese), del nome Jalisse (ma che vor dì)? Dopo Ustica, l’altro mistero d’Italia restano loro, come sottolineò Aldo Grasso. Nel ’97 vinsero il festival con Fiumi di parole. la scelta di canzoni e cantanti fu di una Commissione formata da Pino Donaggio, Giorgio Moroder e Carla Vistarini. Loro superarono decine di selezioni e alla fine ottennero una “carrettata di voti”. Marino Bartoletti nel suo “Almanacco del festival di Sanremo” scrive: "E’ chiaro che l’anatema Jalisse (in fondo immeritato perché gli interpreti erano bravi e la loro canzone decorosissima) segnò l’edizione del Festival ‘97 (...) Il vero problema dei vincitori fu che tra le canzoni sconfitte ce ne fu una che sarebbe passata alla storia: “E dimmi che non vuoi morire”. Un trittico micidiale: Vasco Rossi e Gaetano Curreri come autori, Patty Pravo come interprete..." Antonio Ricci, nella prefazione del libro “Vox populi” di Gigi Vesigna, individua con i Jalisse uno spartiacque nella storia del Festivalone: “Sanremo si divide in A.J. e P.J., Ante Jalisse e Post Jalisse. Il Sanremo prima di loro era torbido e effervescente. Vincere era importantissimo, si vendevano dischi e partivano tournee per tutta l’Italia, feste patronali comprese. Il Sanremo dopo i Jalisse non fu più lo stesso. I vincitori di quell’anno, invece di essere lanciati verso un radioso futuro, evaporarono. Da allora vincere Sanremo non fu più importante. Dopo due mesi il cantante vincitore viene dimenticato. La manifestazione si è trasformata da gara canora a trasmissione televisiva. Ora conta chi la presenta e che ospiti riesce a convocare…” Fabio Ricci, produttore indipendente dei Jalisse e componente con Alessandra Drusian del mitologico duo, rivela a Dagospia tutto il suo stupore: “Sono 25 anni che ci chiediamo il motivo dell’esclusione”. Pagate il fatto di avere un’etichetta indipendente nel periodo della tirannia delle major? “Non riusciamo a capirlo. Siamo piccoli artigiani della musica. Questa mancanza di considerazione ci fa riflettere”. Amadeus? “Non ce l’abbiamo con lui, un piatto di pasta lo mangiamo lo stesso”. Festeggiate le nozze d’argento con i niet di Sanremo, è il momento di voltare pagina? “Assolutamente no, abbiamo già pronto il pezzo per il prossimo anno”

Sanremo, il complotto contro i Jalisse: spuntano gli indizi. Dagospia svela la vendetta? Il Tempo l'8 dicembre 2021. L'hanno "festeggiata" come se fosse un anniversario importante, i Jalisse, la venticinquesima esclusione dal Festival di Sanremo dopo il trionfo a sorpresa nel 1997 con il brano "Fiumi di parole" e il successivo, dignitosissimo, quarto posto all'Eurovision Song Contest di Dublino. Un ostracismo incomprensibile per il duo di marito e moglie, Fabio Ricci e Alessandra Drusian, che da allora sono stati fatti fuori dalla musica che conta. Ebbene, ora spunta l'ipotesi del complottone. Insomma, le porte dell'Ariston restano chiuse ai Jalisse per colpa "dei testi (non memorabili), delle melodie (in linea con la media sanremese), del nome Jalisse (ma che vor dì)?" scirve Dagospia, ma dietro il "Mistero" potrebbe esserci dell'altro. Basti pensare a quanto scrisse il critico televisivo Aldo Grasso: "Dopo Ustica, l’altro mistero d’Italia restano"i Jalisse. Il sito va alla ricerca degli indizi sulle cronache dell'epoca del trionfo di Fiumi di parole e tra le memorie degli osservatori. Come il giornalista sportivo e autore Marino Bartoletti, esperto del mondo sanremese: "E’ chiaro che l’anatema Jalisse (in fondo immeritato perché gli interpreti erano bravi e la loro canzone decorosissima) segnò l’edizione del Festival ‘97 (...) Il vero problema dei vincitori fu che tra le canzoni sconfitte ce ne fu una che sarebbe passata alla storia: 'E dimmi che non vuoi morire'. Un trittico micidiale: Vasco Rossi e Gaetano Curreri come autori, Patty Pravo come interprete...". Insomma una vendetta indiretta per aver rotto le uova nel paniere della canzone. Il papà di Striscia la notizia Antonio Ricci nella prefazione di un libro scrive senza fraintendimenti: “Sanremo si divide in A.J. e P.J., Ante Jalisse e Post Jalisse. Il Sanremo prima di loro era torbido e effervescente. Vincere era importantissimo, si vendevano dischi e partivano tournee per tutta l’Italia, feste patronali comprese. Il Sanremo dopo i Jalisse non fu più lo stesso. I vincitori di quell’anno, invece di essere lanciati verso un radioso futuro, evaporarono. Da allora vincere Sanremo non fu più importante. Dopo due mesi il cantante vincitore viene dimenticato. La manifestazione si è trasformata da gara canora a trasmissione televisiva. Ora conta chi la presenta e che ospiti riesce a convocare…”

Da video.corriere.it il 14 dicembre 2021. «Io valuto la canzone e non ritenevo la loro adatta al mio Festival. Niente contro i Jalisse, così come niente contro gli altri 320 esclusi», ha detto Amadeus, direttore artistico di Sanremo. Il conduttore non ha usato mezzi termini per commentare l'uscita pubblica dei due artisti, secondo loro «vittime di pregiudizio» ed esclusi da Sanremo per il 25esimo anno di fila. «Credo - ha aggiunto Amadeus - che la cosa più importante sia quella di lavorare e non di lamentarsi perché la lamentela non rende mai merito alla storia di un cantante. Mi hanno sempre insegnato di lavorare sodo e a non pensare che ci sia sempre un complotto contro qualcuno. Lavora e magari le cose possono migliorare». Solo così «magari in futuro ci sarà occasione per loro».

Da leggo.it il 14 dicembre 2021. Una canzone finalista di Sanremo Giovani non sarebbe inedita, perché già presentata a The Coach trasmissione della rete televisiva 7 Gold. Ne è certa «Striscia la Notizia» che questa sera a “Rai Scoglio 24”, con l'inviato Pinuccio ha mostrato il filmato del video inviato da Angelica Littamè per la partecipazione al Festival comparandolo con il video dell'esibizione della cantante mandata in onda dall'emitennte 7 Gold. Il brano "sotto accusa" è «Cazzo avete da guardare». Ad intervenire nel servizio di «Striscia la Notizia» è Luca Garavelli produttore di The Coach che in collegamento spiega: «L’esibizione di Angelica è stata registrata il 21 luglio ed è andata in onda tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. C’erano concorrenti che si erano appena esibiti e altri in attesa dell’esibizione e tutto lo staff, 60-70 persone almeno». L’inviato sottolinea proprio il fatto che quando Angelica Littamè ha cantato, nello studio erano presenti una settantina di persone: per questo secondo Pinuccio non potrebbe essere considerato un inedito, come da regolamento. «Pinuccio sgancia una vera e propria bomba su Sanremo Giovani, il concorso canoro condotto da Amadeus in cui 12 cantanti si contendono due posti tra i big in gara al Festival di Sanremo 2022 (1-5 febbraio). Tra i finalisti del programma (l'ultima puntata è prevista in diretta su Raiuno mercoledì 15 dicembre) - annuncia «Striscia la Notizia» - c’è la cantante Angelica Littamè con “Cazzo avete da guardare”, brano che per regolamento dovrebbe essere inedito ma, come rivelato dal Tg satirico di Antonio Ricci, era in realtà già stato presentato nella trasmissione The Coach della rete televisiva 7 Gold». 

Chi ha paura dei Jalisse? Massimo Gramellini su Il Corriere della Sera il 9 dicembre 2021. So bene che esistono questioni più importanti, ma sono anche più ansiogene, per cui oggi mi domando come da titolo: chi ha paura dei Jalisse? In preda a un attacco di masochismo acustico, ho riascoltato il tormentone che li portò a sbancare il Festival del 1997: «Fiumi di parole tra noi - prima o poi ci portano via». Altro che «prima o poi». Li hanno portati via subito, scaraventandoli su uno scoglio lontanissimo da Sanremo. Sono venticinque anni che provano a tornarci, ma niente. 

Perché questo accanimento reciproco, i Jalisse nel mandare fiumi di canzoni e il Festival nel dire «ripassate l’anno prossimo, che tanto prima o poi…» 

Venticinque anni: nello stesso lasso di tempo Berlusconi è riuscito a diventare simpatico persino a Conte. Che cos’avranno fatto i Jalisse di così terribile? Hanno negato una plusvalenza alla Juve? Hanno parlato male di Greta Thunberg? Hanno riso in faccia a Cacciari? 

Qui da noi va in prescrizione qualsiasi misfatto, possibile che solo la loro vittoria non sia stata ancora smaltita? L’autore dei testi non sarà De André, né Lennon quello delle musiche, ma in questi venticinque anni abbiamo sentito di peggio, dai rapper stonati ai tromboni trombati. Oltretutto minacciano di insistere, dicono di avere già pronte canzoni per i prossimi otto Sanremo. Andrebbero invitati anche solo per evitare che ne scrivano altre. 

Propongo una petizione per i Jalisse al Festival di cui non vorrei mai essere io il primo firmatario.

M. M. per "il Messaggero" il 6 dicembre 2021. Per Highsnob il Festival di Sanremo rappresenterà una rivincita, artistica ma anche e soprattutto personale. Non solo perché si sta riprendendo in questi giorni da un delicato intervento chirurgico e del quale, per ora, preferisce non parlare e ha saputo della sua partecipazione in gara tra i big al Festival 2022, dove gareggerà in coppia con la cantautrice Hu (vero nome Federica Ferracuti, classe 1994, vista l'anno scorso a Sanremo Giovani) dal letto d'ospedale. Ma anche perché all'Ariston Michele Matera, 32 anni, campano di nascita ma ligure d'adozione, cercherà un riscatto da un passato segnato da stupefacenti, dipendenze e anche dal carcere («per guai dei quali preferisco non parlare»). Se nel 2020 suscitarono polemiche i contenuti dei testi di Junior Cally, la storia di Highsnob non susciterà meno scalpore a ridosso del Festival. A scoprirlo fu Fedez, all'epoca del duo Bushwaka, composto insieme all'ex sodale Samuel Heron. Poi il sodalizio con Heron terminò e con Fedez, Highsnob finì per litigare per questioni contrattuali. La disputa finì pure nelle aule dei tribunali. L'ultimo lp di Highsnob, Yang, risale al 2020. Nel suo palmares due dischi d'oro, quelli per i singoli 23 coltellate e Harley Quinn. 

Mattia Marzi per “il Messaggero” il 7 dicembre 2021. L'Aquila di Ligonchio, così come venne soprannominata negli Anni '60, torna a volare. A 81 anni Iva Zanicchi si riprende il palco del Festival di Sanremo, dove manca dal 2009 e dove trionfò nel '67, nel '69 e nel '74, rispettivamente con Non pensare a me, Zingara e Ciao cara come stai?. Classe 1940, Zanicchi è la veterana del cast dei big in gara a Sanremo 2022 (in programma dall'1 al 5 febbraio), annunciato da Amadeus sabato sera, composto da super big da 280 Dischi di platino complessivi vinti (sui social monta intanto la rabbia degli esclusi, a partire dai Jalisse, scartati per la venticinquesima volta consecutiva). All'Ariston la cantante ritroverà amici come Gianni Morandi (di anni ne ha 76) e Massimo Ranieri (70), ma anche protagonisti della nuova scena che lei stessa ammette di non aver mai sentito nominare: «Come quei due là», dice. Si riferisce a Highsnob e Hu? «Esatto. Mi hanno detto che quella Ditonellapiaga (duetterà con Rettore, ndr) è molto brava. Mentre di loro non so proprio nulla». Non è la sola. In compenso ci sono diversi protagonisti del pop italiano: Emma, Elisa, Achille Lauro, Mahmood (in coppia con Blanco).

Le piacciono le scelte di Amadeus?

«Eccome. Io quest' anno desideravo proprio esserci. Sa, potrebbe essere anche il mio ultimo Sanremo. Faccio le corna, ma sono pur sempre una signora di 81 anni. Non smetterò mai di ringraziarlo per avermi presa». 

È stata lei a farsi avanti o lui a cercarla, come l'anno scorso con Orietta Berti?

«Ci siamo cercati a vicenda. Io mi sono proposta: Verrei volentieri. Amadeus è stato un signore: Mandami il pezzo. Ti prometto che lo ascolterò e poi ti farò sapere cosa ne penso. Qualche giorno fa mi squilla il telefono: Ci sei. Ma la conferma l'ho avuta solo sabato sera, guardando il Tg1 come tutti, seduta in casa con la caviglia fasciata».

Cosa ha fatto?

«Giovedì sono scivolata sull'asfalto mentre andavo a fare il tampone prima di prendere il treno per Roma per le prove di Ballando con le stelle, dove mi sarei dovuta esibire proprio sabato sera come ballerina per una notte. Mi hanno portata in ospedale, avevo la caviglia gonfissima. Ho dovuto chiamare Milly Carlucci per disdire a malincuore la mia partecipazione al programma».

La canzone che presenterà in gara come si intitola?

 «Amadeus mi ha detto che non posso ancora svelarlo. Però posso dirle che è una gran canzone, con una bellissima melodia. Era quello che volevo e quello che Ama si aspettava da me. L'ha scritta e arrangiata il grandissimo Celso Valli, braccio destro di Vasco Rossi. È una canzone classica. Mi piace ripetere questa parola, perché ad essere classici io non ci trovo nulla di male».

La sua ultima partecipazione, tredici anni fa, non fu un successo: Ti voglio senza amore fu eliminata prima della finale e lei accusò Roberto Benigni, reo di averla presa in giro durante il suo passaggio da superospite sul palco, di averla penalizzata. Ha archiviato tutto?

«Sì, ci ho messo una pietra sopra e oggi di quella vicenda preferisco non parlarne più. Mi ferì, ma poi lo perdonai: dobbiamo essere orgogliosi di personaggi come Benigni, che hanno reso grande nel mondo l'arte italiana».

La gara la spaventa?

«Per niente. Il Festival l'ho già vinto. Tre volte. Un record, per una cantante donna». 

Cosa cercherà sul palco dell'Ariston?

 «Un riscatto dopo mesi difficili. La perdita di mio fratello, scomparso per complicanze legate al Covid l'anno scorso, è una ferita ancora aperta. Fui ricoverata insieme a lui. Poi io mi salvai, mentre lui, cardiopatico, restò a lottare in ospedale. 

La sua scomparsa è stata uno shock. Ho trovato la forza di reagire. Con le due serate su Canale 5, D'Iva, mi sono ripresa il mio posto sulla scena, aiutata da amici come Rita Pavone, Romina Power, Cristiano Malgioglio. All'Ariston canterò la mia rinascita». 

A Orietta Berti quel palco ha portato fortuna: se Dargen D'Amico e Achille Lauro le proponessero di incidere un tormentone estivo per il prossimo anno, accetterebbe?

«Quello che è successo a Orietta è qualcosa di irripetibile. Non mettiamo limiti alla provvidenza, comunque (ride). Piuttosto, se lo immagina un bel trio Morandi, Ranieri, Zanicchi?. 

Old but gold, dicono gli americani: vecchio, ma buono.

«Appunto. Vuole mettere? (ride)».

"Non è italiana...". Scoppia la polemica su Sanremo. Novella Toloni il 5 Dicembre 2021 su Il Giornale. La cantante spagnola è tra i 22 cantanti in gara al prossimo festival di Sanremo, ma la sua partecipazione ha scatenato la polemica sia in Italia sia in Spagna. L'annuncio dei 22 cantanti in gara al prossimo festival di Sanremo ha scatenato le polemiche. A finire al centro dell'attenzione è Ana Mena. La cantante spagnola è stata scelta da Amadeus per partecipare alla kermesse non in coppia con un big italiano, ma come solista con un brano in italiano e su Twitter è esplosa la bomba. Subito dopo l'annuncio fatto dal direttore artistico di Sanremo durante l'edizione serale del Tg1, sui social network si è accesa la discussione sulla partecipazione della cantante spagnola alla kermesse della canzone italiana. Decine di tweet che hanno sollevato il caso: "Ma Ana Mena a quale titolo prende parte al Festival della Canzone Italiana?", "Ma Ana Mena a Sanremo perché? Non era il festival della canzone italiana?", "Ana Mena non è italiana, è spagnola, ma Amadeus lo sa?", "Ma perché Ana Mena? Per carità bravissima, ma non è italiana". Ana Mena Rojas, 24 anni, è già nota al pubblico italiano per essere una delle regine dell'estate musicale. Le sue collaborazioni in italiano con Fred De Palma e Rocco Hunt l'hanno fatta apprezzare anche in Italia, ma questo non l'ha messa al riparo dalla polemica. Amadeus l'ha inserita nel cast del prossimo Festival, ma di fatto lei non è la prima straniera a partecipare a Sanremo. Nel 2008 l'argentina Lola Ponce vinse con Giò di Tonno col brano "Colpo di fulmine"; nel 2013 l'italoamericano Peter Cincotti partecipò insieme a Simona Molinari e nel 1969 esordì a Sanremo un giovanissimo Stevie Wonder in coppia con Gabriella Ferrari con "Se tu ragazzo mia". Precedenti che però non hanno fermato la polemica, soprattutto perché la Mena parteciperà da sola e non in coppia con un cantante italiano. Il regolamento non pone condizioni sulla nazionalità del cantante in gara, ma solo sulla canzone che "deve essere in lingua italiana". Il "caso" sta assumendo toni internazionali e la polemica è scoppiata anche in Spagna. I fan iberici sono rimasti sorpresi dalla partecipazione della cantante andalusa alla kermesse italiana e su Twitter i cinguettii si sono sprecati. Molti hanno garantito il loro supporto all'artista, ma la stampa iberica ha messo i puntini sulle "i" sulla questione Eurovision. "Ana Mena non gareggerà per rappresentare la Spagna agli Eurovision Song Contest", riferisce il sito spagnolo El Diario. Con la partecipazione al Festival della canzone italiana Ana Mena avrebbe perso ogni possibilità di rappresentare la sua nazione alla kermesse europea, che si terrà a Torino grazie al trionfo dei Maneskin nell'ultima edizione. Potrà invece rappresentare l'Italia nel caso vincesse Sanremo. E questo potrebbe aprire l'ennesima polemica. 

Novella Toloni. Toscana Doc, 40 anni, cresco con il mito di "Piccole Donne" e del personaggio di Jo, inguaribile scrittrice devota a carta, penna e macchina da scrivere. Amo cucinare, viaggiare e non smetterò mai di sfogliare riviste perché amo le pagine che scorrono tra le dita. Appassionata di